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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 25/04/2018, 13:24 
freelancer007 ha scritto:
L'economia è idealizzata e centralizzata come fosse la cosa più importante del pianeta!
In realtá ha valore indispensabile solo per quanto riguarda i beni di mantenimento:cibo,bevande,alloggio e salutenei suoi aspetti veramente indispensabili!
Per il resto è un optional e dovrebbe essere considerata tale!

Io ci metterei anche il SESSO, ma SOLO quello NORMALE.



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Comunque lo spessore delle persone alla fine viene fuori.
La carta NON È tutta uguale.
C'è chi è pergamena e chi carta igienica!
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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 30/05/2018, 14:53 
Cita:

Macron chiede aiuto a Rwanda e Angola Gli ‘affari africani’ non stanno andando bene per Parigi, incontri con Paul Kagame e João Lourenço


Qualcosa di grosso bolle nel pentolone della FranceAfrique, mentre il Maitre Chef, Presidente Emmanuel Macron, sotto pressione dalla Marcia Popolare, sta preparando una ricetta nuova. Un piatto in esclusiva che nessuno fino ad ora ha mai assaggiato, teso a salvare il secolare banchetto francese in Africa. La Francia è sotto assedio essendo seriamente compromesso e minacciato il suo controllo sulle colonie africane. La maggior parte dei Paesi francofoni dell’Africa Occidentale sono in latente rivolta. Solo le politiche di destabilizzazione attuate dall’Eliseo, utilizzando i terroristi salafisti, con supporto discreto della Arabia Saudita, sembrano al momento l’unica arma per evitare rivolte generalizzate in Africa Occidentale contro la ‘Madre Patria’ Parigi.

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo non è più favorevole alla Francia. Il dittatore Joseph Kabila sta rinviando le elezioni dal dicembre 2016, sopprimendo ogni opposizione anche e soprattutto quelle organizzate dalla Chiesa Cattolica e dalla diplomazia del Vaticano. Gli interessi delle multinazionali francesi in Congo stanno subendo pesanti attacchi e il rais Kabila sta diventando un personaggio scomodo, se non un nemico, per gli interessi francesi. L’Impero Balloré è sotto inchiesta per i suoi torbidi affari in Africa.

In Burundi, il prete-re Pierre Nkurunziza gode tutt’ora del supporto francese, soprattutto in armamenti e appoggi politici. Eppure questo matrimonio che l’Eliseo ha deciso di mantenere con il regime HutuPower sta favorendo solo gli interessi economici della Russia e della Cina. Alla Francia rimane solo il grosso rischio di essere nuovamente coinvolta in un genocidio nella Regione dei Grandi Laghi, come avvenne in Rwanda, nel 1994, visto che il potere in Burundi è ormai detenuto dagli autori dell’Olocausto africano, le FDLR.
La Repubblica Centroafricana è persa e il contingente militare francese sconfitto. Il vuoto creatosi nel devastato Paese è stato riempito dai militari e imprenditori russi che stanno conquistando una Nazione strategica a livello geopolitico e ricca di minerali e diamanti.

Insomma, gli ‘affari africani’ non stanno andando bene per Parigi, che teme il crollo dell’Impero. Lo sfruttamento, attuato tramite la FranceAfrique, delle ex colonie africane determina il 40% della economia francese. Una ribellione generalizzata delle colonie d’Oltre Mare significherebbe il collasso economico per Parigi. Il tentativo di calmare i Paesi africani con una blanda riforma del sistema di sfruttamento finanziario, il Franco CFA, non sembra sufficiente. Il Presidente Macron si vede costretto a cercare alleanze con l’Angola e con il suo principale nemico in Africa, il Rwanda.

Lo scorso 23 maggio Macron ha incontrato, a Parigi, il Presidente ruandese Paul Kagame, in un disperato tentativo di riconciliazione con i ‘Kmer Neri’, come venivano definiti i combattenti del Fronte Patriottico Ruandese durante i combattimenti contro i soldati francesi dell’operazione Turquoise -una storia segreta avvenuta nei 100 giorni dell’Olocausto Africano. Il Presidente Kagame rimane irremovibile nel chiedere la condanna del ruolo della Francia durante il genocidio del 1994 e la fine della protezione dei genocidari presenti in Francia, prima tra tutti la first lady Agathe Habyarimana, ideatrice e mandante dell’attentato a suo marito, il Presidente Juvenal Habyarimana, avvenuto il 6 aprile 1994. Attentato che diede il via alla soluzione finale ideata dalla first lady e dai suoi fedelissimi generali e politici HutuPower. In Francia sono protetti oltre 46 alti quadri genocidari autori di 1 milione di vittime. Macron ha un disperato bisogno di allearsi con il Rwanda dopo il fallito tentativo di organizzare una invasione militare, utilizzando il regime burundese, i terroristi ruandesi delle FDLR e un’accozzaglia di milizie congolesi denominate Mai Mai.

Il Rwanda è una potenza militare troppo forte per poter essere sconfitta in una proxy war (guerra per procura). Uno scontro militare Francia-Rwanda è ovviamente impensabile e impraticabile. Il peso economico e politico che ha assunto il Rwanda nel continente sta mettendo in seria difficoltà la tenuta dell’‘Impero’ da parte di Parigi. Paul Kagame ora è anche il Presidente dell’Unione Africana. Vista la posizione di forza di Kigali, Macron a malincuore è costretto a cercare alleanze. La ripresa dei rapporti diplomatici, interrotti nel 2015, ha un grosso prezzo che Macron non intende pagare.
Prima di tutto gli si chiede di ammettere la partecipazione francese nella organizzazione e nella gestione del genocidio ruandese. Atto impossibile da compiere. Ammettere la partecipazione francese al genocidio significa esporre alti funzionari e politici, ex presidenti e generali francesi al crimini di genocidio, uno dei pochi crimini che rimane perpetuo. Una intera classe politica e militare, ammettendo le proprie colpe, rischierebbe di andare alla sbarra. Il secondo prezzo da pagare è la fine del sostegno ai terroristi FDLR. Vi sono forti rischi che una volta tolto il sostegno politico e militare, questo gruppo terroristico per vendicarsi presenti prove della particolare amicizia con Parigi, esponendo l’attuale classe politica e militare francese.

Eppure, una soluzione è indispensabile, e al più presto, in quanto, proprio come nel 1994, quando la vittoria del Fronte Patriottico Ruandese fece implodere il controllo francese sulla Regione dei Grandi Laghi a favore di Gran Bretagna e Stati Uniti, ora Paul Kagame rischia di diventare il Ho Chi Min africano, creando un terremoto politico ed economico per la Francia eguale alla perdita dell’Indocina, la prima colonia a sconfiggere militarmente e politicamente la grandeur francais. Rispetto al 1994 i tempi sono cambiati e non a favore della Francia.

Nei Grandi Laghi sono emerse potenze regionali, sia militari che economiche –Kenya, Tanzania, Uganda e Rwanda– che hanno iniziato una propria politica ‘imperiale’ indipendente dagli interessi occidentali. Se il Kenya cerca l’egemonia economica, Uganda e Rwanda attingono alla ricchezze naturali della regione a suon di baionette, promuovendo una delle più aggressive politiche estere regionali degli ultimi cinquant’anni, direttamente tramite i loro potenti eserciti o indirettamente tramite supporto a guerriglie e movimenti armati. La Tanzania, ancora chiusa nel suo mondo, cerca ora di allearsi con i nemici storici del fantomatico Impero Hima dei tutsi, il Presidente ugandese Yoweri Museveni e Kagame.

La Gran Bretagna, dopo Brexit, sta affrontando serie difficoltà interne che accentuano il suo declino imperiale in Africa. Gli Stati Uniti di Donald Trump si stanno ripiegando su se stessi. Questo declino di potere delle due potenze occidentali anglofone non permette alla Francia di fare accordi basati sulla suddivisione delle aree geografiche di influenza politica ed economica. All’orizzonte Russia e Cina, che si presentano nella regione con valige piene di milioni, crediti facili, rifornimenti di armi a costi stracciati e supporto politico presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Mosca e Pechino non sono inclini a compromessi con Parigi, Londra o Washington, in quanto hanno da tempo deciso di conquistare i territori sotto l’influenza occidentale in Africa.

È in questo difficile contesto che il Rwanda diventa fondamentale per Parigi. Il Paese non è ancora sotto influenza russa e cinese, detiene una forza militare paragonabile a quella di Egitto, Etiopia, Angola e Sud Africa, anche se numericamente inferiore. Ha una economia forte e solida e un prestigio continentale e internazionale. Rwanda e Uganda sono, paradossalmente, tra le poche Nazioni in grado di risolvere i problemi della Francia con il Congo e di evitare che Parigi perda il Burundi che si sta ormai mettendo nelle mani della Cina, senza riserve e con spirito di completa sudditanza. Per questo Macron deve normalizzare i rapporti con il Rwanda, anche se il rospo da ingoiare è amaro e indigesto. «Abbiamo deciso di lavorare insieme in maniera pragmatica. La normalizzazione dei rapporti prenderà senza dubbio del tempo, ma è possibile. Non possiamo sottostimare le difficoltà del passato che non permettono di normalizzare i rapporti dall’oggi al domani. Ma noi abbiamo la volontà di farlo». Amare le parole ufficiali di Macron, il Presidente che solo otto mesi fa stava sognando di riconquistare militarmente il Rwanda usando il Burundi, le FDLR e le milizie Mai Mai. Ora Macron propone ai ‘Kmer neri’ la guida della OIF (Organizzazione Internazionale della Francofonia), sostenendo la candidatura alla Presidenza del Ministro degli Esteri ruandese Louise Mishikiwabo, da sempre definita dall’Eliseo una ‘pericolosa bastarda passeggiatrice ruandese’. Eppure, solo qualche mese fa, Macron aveva tentato di addossare la colpa del genocidio al Governo ruandese e a Kagame -tentativo fallito miserabilmente a causa delle rivelazioni sul ruolo francese fatte dal Capitano Ancel.

L’incontro tra Macron e Kagame sembra rappresentare una resa della Francia e il trionfo del Rwanda, dopo 24 anni di resistenza ai tentativi di ‘scalata’ con ‘in pugno le armi’ da parte di FranceAfrique; Kigali sembra aver vinto la guerra segreta imposta da Parigi.
L’incontro non ha avuto la ‘dignità’ dell’incontro tra Kagame e Papa Francesco del marzo 2017, quando il Pontefice, dinnanzi a Kagame, riconobbe le pesanti responsabilità della Chiesa Cattolica nel genocidio, chiese perdono e assicurò nuove relazioni in politica estera del Vaticano. Kagame considerò Papa Francesco un sincero e pentito amico di cui fidarsi. Con Macron, Kagame ha usato solo il sorriso sornione di chi, vincitore, concede qualcosa allo sconfitto, sapendo di essere in una posizione di forza.

Macron è stato costretto anche a rivolgersi all’Angola, una potenza che, seppure in difficoltà per la caduta del prezzo del greggio, ha prospettive di crescita economica inimmaginabili per la Francia, oltre al controllo del 15% dell’economia portoghese. Il Presidente João Lourenço, che ha abilmente distrutto l’Impero della Famiglia Dos Santos in meno di un anno, è da ieri in visita ufficiale in Francia e vi resterà fino a mercoledì 30 maggio. Durante la visita verranno firmati importanti accordi economici con Total e si concentrerà sulla Repubblica Democratica del Congo. Macron chiede all’Angola di risolvere la questione Kabila, dittatore appoggiato da Parigi fino a pochi anni fa, ora sfuggito dal controllo della FranceAfrique. Il piano francese per destituire Kabila si basa su Angola e Rwanda. Macron ha chiesto a Lourenço e a Kagame una mediazione presso l’Unione Africana (dove Kagame è attualmente Presidente) per risolvere la crisi politica di Kinshasa. Sotto banco, secondo rumors di questi giorni, Macron avrebbe dato il consenso ad una soluzione ‘non ortodossa’ contro Kabila se le iniziative diplomatiche dovessero fallire. Per assicurarsi l’alleanza angolana, oltre agli accordi commerciali, Macron firmerà un accordo di difesa tra i due Paesi che si concretizzerà in una valanga di moderne armi per l’Esercito angolano.

Mente il ‘prete re’ burundese, ancora inebriato dalla vittoria referendaria, osserva le visite in Francia con un misto di timore e apprensione, essendo il suo potere legato a un filo e collegato alla decisione di Kigali di invadere militarmente o meno il Burundi, il rais di Kinshasa reagisce da leone ferito e per questo ancora più pericoloso.
Ieri gli ambasciatori angolano e ruandese a Kinshasa sono stati convocati alla Presidenza, sono state chieste loro spiegazioni sulle visite francesi dei loro capi di Stato. Il Presidente Kabila vuole spiegazioni sull’iniziativa diplomatica Angola-Rwanda presso l’Unione Africana, come vuole conoscere le reali intenzioni di Luanda e Kigali nei confronti del Congo. Kinshasa ha dichiarato che la convocazione non deve essere interpretata come un atto ostile, si tratterebbe di una semplice richiesta di spiegazioni.

Contemporaneamente il Governo del più grande Paese francofono (90 milioni di abitanti) e membro della OIF, ha espresso tutta la sua sorpresa e contrarietà riguardo alla decisione francese di mettere alla testa della Organizzazione Internazionale della Francofonia il nemico giurato, il Rwanda. Le Autorità congolesi hanno appreso la notizia dai media, senza essere state consultate da Parigi. Mentre il ‘piatto speciale’ di Macron sta finendo la cottura lenta, strane manovre militari stanno avvenendo e coinvolgono l’ex Governatore del Katanga ed ex cittadino italiano, Moise Katumbi, il movimento tutsi congolese M23, Kagame e Museveni. Si parla dell’abbattimento del regime di Kabila, manus militaris: rumors, per il momento, magari depistaggi da parte di qualche ‘servizio’ africano o europeo, il tempo ce lo dirà.



http://www.lindro.it/macron-chiede-aiut ... -e-angola/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 30/05/2018, 14:54 
Cita:


Soros: “Rischiamo una nuova grande crisi finanziaria”


PARIGI (WSI) – Ci avviciniamo verso un’altra grande crisi finanziaria. A lanciare la previsione il finanziere George Soros.

“L’Unione europea è impantanata in una crisi esistenziale, e nell’ultimo decennio tutto quello che poteva andare storto è andato storto. Com’è possibile che un progetto politico che ha sostenuto la pace e la prosperità dell’Europa dopo la guerra sia arrivato a questo punto?”.

Il presidente del Soros Fund Management e della Open Society Foundations, nel libro “La Tragedia dell’Unione europea: disintegrazione o rinascita”parla del futuro dell’Ue, non certo roseo.

“L’Ue deve affrontare tre problemi urgenti: la crisi dei rifugiati, la politica di austerità che ha rallentato lo sviluppo economico e la disintegrazione territoriale, di cui la Brexit è esempio emblematico”.

Ma è un altro il problema che emerge dalle parole di Soros.

“Fino a poco tempo fa, si sarebbe potuto affermare che l’austerità sta funzionando: l’economia europea è in graduale ripresa e l’Europa non deve far altro che continuare su questa strada. Guardando avanti però l’Europa si trova ora ad affrontare il fallimento dell’accordo sul nucleare iraniano e la distruzione dell’alleanza transatlantica che è destinata ad avere un effetto negativo sulla sua economia e causare ulteriori stravolgimenti. La forza del dollaro sta già accelerando una fuga dalle valute emergenti e c’è il rischio che si vada incontro ad un’altra grave crisi finanziaria (…) L’Ue deve intraprendere un’azione drastica per sopravvivere alla sua crisi esistenziale: in altri termini , l’Ue deve reinventare se stessa (..) La trasformazione della Comunità del carbone e dell’acciaio nell’Unione europea è stata una decisione imposta dall’alto e ha funzionato a meraviglia. Ma i tempi sono cambiati. La gente comune si sente esclusa e ignorata, e per questo ora bisogna guardare a una forma di collaborazione che coniughi l’approccio verticistico delle istituzioni europee con le iniziative dal basso che servono a coinvolgere l’elettorato”.


http://www.wallstreetitalia.com/soros-r ... nanziaria/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 03/06/2018, 20:45 
Cita:
Governo Lega-M5s, Soros: preoccupa la vicinanza alla Russia

http://www.imolaoggi.it/2018/06/03/gove ... la-russia/



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 03/06/2018, 22:10 
L'italia è l'unico paese che accoglie in pompa magna uno sciacallo speculatore assassino di popoli che non più di 20 anni fa stava facendoci fallire. dovrebbero prenderlo ed incarcerarlo invece di fargli fare il profeta (inteso come colui che parla per conto di)



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 04/06/2018, 08:43 
A me preoccupa di più la sua presenza (sempre invitato dalle giunte di sx) , dopo che ha guadagnato miliardi sulla nostra pelle e riempito l'Italia di africani...



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 08/06/2018, 12:35 
Cita:
Le tre crisi che sincronizzeranno un collasso globale entro il 2025

https://comedonchisciotte.org/le-tre-cr ... o-il-2025/



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 26/07/2018, 17:38 
Cita:

Gli scioperi che attraversano la Cina rivelano la pressione dal basso



Mentre il Partito Comunista Cinese agisce con maggiore sicurezza sulla scena internazionale come mai prima, la classe operaia cinese sta iniziando a sfidare le dure realtà del capitalismo. Da maggio, ci sono stati tre scioperi di alto profilo a livello statale avviati dagli operatori di gru, dai lavoratori della consegna fast food e, più recentemente, dai camionisti. Sebbene gli scioperi fossero su scala ridotta, in relazione alla classe operaia in generale, la capacità dei lavoratori di organizzarsi in diverse grandi città indica che uno strato della classe operaia cinese viene spinto alla lotta.

Camionisti, lavoratori della consegna di cibo e manovratori delle gru

Secondo il China Labour Bulletin, da venerdì 8 giugno, più di una dozzina di luoghi [nelle regioni di] Shandong, Chongqing, Anhui, Guizhou, Jiangxi, Shanghai, Huberi, Henan e Zhejiang hanno visto gruppi di camionisti drappeggiare i loro veicoli con slogan di protesta contro l’aumento dei prezzi del carburante e dei pedaggi e il ritardo del pagamento degli stipendi. Si sono anche opposti alla piattaforma online Yun Man Man, il sito web in cui loro trovano i contatti, che sta implementando un’app che impedisce ai clienti di contattare direttamente i camionisti e consente il confronto tra loro, mettendo efficacemente i camionisti l’uno contro l’altro a prezzi più bassi.

L’azione transnazionale è stata preceduta da un appello anonimo a scioperare, rivolto a “30 milioni di camionisti” in tutta la Cina. Finora sembra che questo sforzo organizzativo su vasta scala sia stato condotto tramite le comunità online Kayou (“camionisti amici”) attraverso le quali i camionisti possono socializzare. Il fatto che questa azione sia stata in grado di decollare simultaneamente in molte città, nonostante il controllo completo del regime del PCC sui social media, attesta l’inventiva e l’efficienza dei camionisti scioperanti. Finora non ci sono state notizie su questo argomento da alcun supporto legale cinese, e qualsiasi discussione online è stata rapidamente rimossa. Questo potrebbe essere perché gli scioperi in alcune città sono diventati altamente militanti contro il PCC. Un gruppo di camionisti fa riferimento a loro stessi come Alleanza di Wagangzhai, in attinenza ai ribelli che sono insorti contro un imperatore tirannico alla fine della dinastia Sui. C’è anche un video che mostra uno sciopero dove i guidatori inneggiavano “sconfiggere il PCC!”

Le azione dei camionisti sono state precedute da uno sciopero dei lavoratori della consegna di cibo, avvenuto all’inizio di maggio, che ha anche avuto luogo in tutta la Cina a Shandong, Zhejiang, Chongqing, Shanghai, Guangdong, Jilin, Hunan, Guangxi e Shanxi. Questi lavoratori dipendono per l’occupazione da Meituan, il colosso tecnologico per la consegna di cibo, nello stesso modo in cui GrubHub o Seamless assegnano posti di lavoro ai corrieri in Occidente. Mentre Meituan è attualmente valutata 40 miliardi di dollari, gli addetti alla consegna di cibo lavorano in condizioni deplorevoli e stressanti, ciò nonostante devono loro stessi accettare l’abbassamento della retribuzione e il farsi carico del costo del carburante, del telefono e delle riparazioni del veicolo.

Un tema importante diventa evidente quando si confrontano le condizioni degli addetti alla consegna di cibo e dei camionisti. La proliferazione di app e servizi di gig economy(1) ha trasformato molti di questi posti di lavoro in posizioni contrattuali indipendenti, contrapponendo i lavoratori l’uno contro l’altro per contratti e reddito, mentre aziende come Meituan o la società di ride-sharing DiDi vedono incrementare i loro profitti. Xi afferma che la Cina è un Paese socialista, governato dall’alleanza del proletariato e dei contadini, ma in realtà il sistema capitalista in Cina sta trascinando sempre più lavoratori in condizioni precarie, per ottenere maggiori profitti in un modo conosciuto dalla classe operaia occidentale.

Nel periodo in cui gli addetti alla distribuzione del cibo hanno avviato il loro sciopero, gli operatori delle gru nei cantieri di Guangxi, Jiangsu, Henan, Jiangxi e Fujian hanno iniziato a scioperare il primo maggio. Oltre a richiedere per sé stessi una retribuzione migliore, condizioni più sicure e otto ore al giorno, a quanto si dice i manovratori delle gru avrebbero richiesto lo stesso trattamento per i loro compagni lavoratori edili. L’alto profilo dello sciopero ha costretto il media a gestione statale, Global Times, a pubblicare un articolo che riconosce l’esistenza del movimento e le richieste dei lavoratori.

Una nuova fase per il movimento operaio cinese?

I sopracitati scioperi transnazionali che si sono svolti in rapida successione, sottolineano una tendenza importante nel movimento operaio cinese. Dopo il ripristino del capitalismo, come viene diretto dal PCC, e la rapida crescita dell’economia, la Cina ha infatti assistito ad azioni imponenti (tuttavia localizzate), come la rivolta del villaggio di Wukan nel 2011 e la protesta dei minatori di Shuangyashan del 2016. Nel mentre ci sono spesso scioperi nelle singole fabbriche, e occasionalmente nel contesto di una determinata città.

L’idea di estendere le lotte in tutto il Paese sembra prendere piede / Foto: UDN

Un punto di svolta si è verificato tra giugno e luglio del 2016, quando i lavoratori della Walmart hanno reagito, in molte località di tutta la Cina a un nuovo regime orario di lavoro che la direzione ha imposto loro, organizzando uno sciopero nazionale. Anche se il movimento si è concluso con il fatto che i lavoratori non sono stati in grado di mantenere la loro organizzazione, a causa di problemi interni e pressioni del PCC in tandem con la Walmart, l’idea di estendere le lotte in tutto il Paese sembra prendere piede.

L’avvio con successo degli ultimi tre scioperi, su vaste distanze geografiche, potrebbe suggerire che i lavoratori hanno trovato un modo per organizzare online queste azioni, evitando la sorveglianza statale.

Il PCC sente la pressione

L’ascesa della militanza della classe operaia in Cina non è una sorpresa per i Marxisti. Le tendenze naturali del capitalismo, in ultima analisi, allargano le dimensioni del proletariato e crea le condizioni che incitano a combattere il sistema. Anche in Cina, che ha una sorveglianza e una censura all’avanguardia, la lotta di classe non può essere evitata.

In certa misura il PCC, seguendo la tradizione stalinista, coglie il fatto che alla fine si arriverà alla lotta di classe. Il forte aumento delle repressioni contro i dissidenti, il rapido sviluppo delle tecnologie di sorveglianza e la campagna di Xi per centralizzare, il potere attraverso la nuova Commissione di supervisione nazionale a tutti i livelli del governo, sono misure per aumentare la capacità dello Stato per combattere i movimenti di massa in caso di insurrezione. Questo non è un segno di forza, ma una prova di paura.

Questa ansia è stata espressa come campagna di reclutamento, condotta il 10 aprile dalla Federazione dei sindacati di tutta la Cina (ACFTU – All-China Federation of Trade Unions). L’ACFTU è gestita e controllata dal PCC. In questo modo il PCC ha creato una facciata che rappresentasse i lavoratori e deviasse, allo stesso tempo, in canali tollerabili qualsiasi fermento di radicalizzazione.

Il paradosso di questa spinta a riunirsi in sindacato stava nel fatto che i camionisti erano un obiettivo chiave per il reclutamento, ma evidentemente gli operai percepivano ancora che dovevano prendere in mano la situazione. Questo è il destino comune della classe operaia cinese nell’era della crisi capitalista globale. Quando questi lavoratori finalmente si muoveranno, scuoteranno la terra.



https://comedonchisciotte.org/gli-sciop ... dal-basso/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 01/08/2018, 18:17 
Cita:

Crisi demografica, immigrazione e tasse: come alla fine dell’Impero romano?


Quando si cerca un precedente storico dell’attuale emergenza immigratoria, ci si riferisce all’emigrazione italiana del ‘900.

Ma il paragone non regge, se non altro perché quella fu un’emigrazione, mentre oggi ci troviamo di fronte ad un fenomeno immigratorio di vasta portata, del tutto nuovo nell’Italia moderna e non riscontrabile anche in quella medievale (se non in misura ridotta).



Immigrazione o invasione: l’Impero romano

Per ritrovare un precedente dobbiamo, quindi, riferirci alla storia della Roma imperiale, all’epoca delle invasioni.

Questo perché alcune di quelle che sono passate alla storia come invasioni barbariche furono piuttosto migrazioni di interi popoli, convogliati all’interno dei confini dell’Impero per ripopolare vasti territori. Si fece ricorso ai migranti, precipuamente, per reclutare nuove leve per l'esercito. Per questo motivo, si concesse loro la cittadinanza. Abbiamo così che all'inizio del V secolo, l'esercito romano (che contava quasi mezzo milione di uomini) era per metà formato da immigrati di origine germanica. Ma la barbarizzazione dell’esercito si rivelò un errore fatale, perché, anziché respingere gli invasori etnicamente affini, i soldati di etnia germanica si unirono a loro e, alla fine, marciarono su Roma, ponendo fine all'Impero.

L’hospitalitas fu, secondo un’accreditata tesi storiografica, l’istituto giuridico cui ricorsero i Romani per regolarizzare l’insediamento dei barbari. Esso era un vecchio istituto già in vigore a favore dei soldati che non avevano un luogo in cui alloggiare. I cittadini erano tenuti ad ospitarli temporaneamente, cedendo loro un terzo o due terzi della domus. Pertanto, i Romani cedettero due terzi delle rendite delle terre (o delle tasse) di una data regione in concessione alle popolazioni barbariche, applicando ai foederati germanici, in quanto formalmente soldati romani, le stesse leggi dello ius hospitii. Anzi, a differenza di quanto era avvenuto in precedenza con i soldati romani, le terre e le case furono cedute permanentemente. Gli ospitati s'impegnarono a dichiarare fedeltà all'imperatore e a fornirgli appoggio militare.

Riscontri se ne hanno nel Liber Constitutionum, una raccolta di leggi burgunde (si veda la Chronica Gallica ad annum 452) e nelle leggi visigote (lo attesta Filostorgio), nonché in documenti relativi ai mercenari di Odoacre in Italia (dopo il 476) e agli Ostrogoti di Teodorico.

La denatalità all’epoca della Roma imperiale

Già lo ius trium liberorum (diritto dei tre figli) dell’epoca di Augusto fu un tentativo normativo di contrastare la denatalità incoraggiando le nascite. Esso garantiva ai genitori particolari privilegi quali, ad esempio, per i padri, agevolazioni nella carriera militare.

Ma la denatalità divenne col tempo un fenomeno persistente e duraturo, al punto da configurare nei secoli tardo-imperiali un vero e proprio tracollo demografico. Roma, che aveva all’epoca di Augusto circa un milione di abitanti, ne contava solo qualche decina di migliaia nel V secolo. Né andò meglio nelle campagne, dove molti villaggi furono abbandonati e interi territori restarono incolti.

La denatalità ebbe conseguenze sull’economia, innescando una spirale di tasse insostenibili, statalismo e immigrazione non governata. L’esosa fiscalità finì per vanificare anche i vari provvedimenti incentivanti la natalità (per favorirla si confidò, in un primo tempo, negli schiavi, cui fu fatto divieto di praticare l'aborto e che furono obbligati a fare più figli).

Quali le cause di questo fenomeno?

A causarlo furono non solo le guerre, le carestie e le epidemie, che provocarono molti morti fra la popolazione in età fertile, ma anche una tendenza consolidata a limitare le nascite. Essa fu, a sua volta, conseguenza della corruzione, e del successivo allentamento dei legami familiari tradizionali.

Fu questo, molto probabilmente, ancor prima delle invasioni, il motivo della caduta dell’Impero romano (lo sostiene, in particolare, Michel De Jaeghere in Gli ultimi giorni. La fine dell'Impero romano d'Occidente, saggio del 2014, saggio che ha suscitato in Francia un vivace dibattito, e non solo in ambito storiografico).

Le tasse

Anche la tassazione esosa si legò alla crisi demografica, nel senso che, per certi versi, ne fu una conseguenza, per altri, finì per alimentarla. Nelle campagne, infatti, i piccoli proprietari, non potendo farvi fronte, rifluirono verso le città vivendo di sussidi (e, quindi, di economia improduttiva) o finendo per ingrossare le fila della criminalità.

A ruota seguirono la crisi del commercio e dell’artigianato.

Fu così che gli introiti fiscali, anziché aumentare, diminuirono vertiginosamente (nell’ultimo secolo quasi il 90% in meno!). Un'intera classe di piccoli proprietari, che con il loro lavoro zelante costituivano il nerbo della produttività e sostenevano gran parte del peso fiscale, all'inizio del V secolo non esisteva più.

Contestualmente, vennero meno i presupposti culturali e morali della romanità, quella lealtà alle tradizioni dei padri e quella fedeltà alla parola data e alla patria, che l’avevano fatta grande.




https://www.agoravox.it/Crisi-demografi ... one-e.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 01/08/2018, 18:27 
Io penso una cosa assai semplice e cioè che siamo giunti in una situazione in cui o le cose si aggiustano o la nave è la volta buona che va sugli scogli e poi va tutto a ramengo. Ecco perché è importante che i nostri attuali capitani sappiano tirarci fuori dalla burrasca conducendoci in mari tranquilli.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 13/08/2018, 22:20 
Cita:

Previsione dei Rothschild: l'ordine mondiale sull'orlo del crollo


Il famigerato Lord Jacob Rothschild aveva indirizzato un messaggio agli investitori del suo fondo RIT Capital Partners, in cui aveva toccato non solo lo stato del sistema finanziario, ma anche i problemi dell’ordine mondiale.

Questa volta, ha attirato l'attenzione sulle minacce al sistema economico globale istituito dopo la seconda guerra mondiale — e quando una delle persone che hanno fatto innumerevoli ricchezze nel dopoguerra avverte del pericolo di un collasso, si dovrebbe almeno ascoltare.


Come i fattori chiave che provocano il collasso del sistema globale, il miliardario ha indicato la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, così come la crisi dell'eurozona. Un altro problema, secondo lui, è la mancanza di un "approccio comune".

Tutto questo, riassume Lord Rothschild, provoca una deviazione dalla globalizzazione e, per molti aspetti, il processo è collegato alla regola del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il capo del fondo ha detto che è stato Trump a rendere "molto più difficile la collaborazione oggi".

"Negli eventi dell'11 settembre e nella crisi finanziaria del 2008, il mondo ha collaborato e ha seguito un approccio comune. Oggi la cooperazione è diventata molto più difficile. Ciò pone in gioco l'ordine postbellico nella sfera dell'economia e della sicurezza ", ha detto Rothschild.

In questa situazione, secondo il Lord dell'antica dinastia, la politica del fondo è di sostenere le azioni e le capitali esistenti e di "affrontare i nuovi obblighi con grande cura".

In effetti, il numero di titoli azionari quotati del RIT (equity quotato) è registrato a un livello storicamente basso (47%). Il motivo è che la famosa famiglia di miliardari di origine ebraica è preoccupata del fatto che il ciclo ottimistico dei 10 anni e la crescita delle quotazioni nel mercato stanno volgendo al termine. A questo proposito, recentemente il FMI ha previsto anche un rallentamento della crescita economica.


Rothschild ha riconosciuto che negli ultimi dieci anni molte economie si sono notevolmente rafforzate e, dopo la crisi finanziaria del 2008, circa 120 paesi hanno dimostrato una crescita. Tuttavia, ritiene il miliardario, i rischi per l'economia globale rimangono elevati: le attuali valutazioni del mercato azionario sono sopravvalutate dagli standard storici, ma sono gonfiate da anni di bassi tassi di interesse e politica di "quantitative easing", che stanno giungendo al termine.

Uno dei rischi potenziali è l'economia europea, in cui i livelli del debito hanno raggiunto "livelli potenzialmente devastanti", ha detto il signore.

"I problemi che l'area dell'euro deve affrontare sono pericolosi — sia politici che economici — dati i livelli potenzialmente devastanti di debito in molti paesi".

Secondo Rothschild, i rischi della guerra commerciale globale sono in aumento — dato che i cinesi stanno imparando dall'amara esperienza:

"La probabilità di una guerra commerciale è aumentata e con essa le tensioni, l'impatto è stato registrato per le azioni — per esempio, all'inizio di luglio, l'indice azionario di Shanghai è sceso di circa il 22% dal suo picco nel mese di gennaio."

Rothschild ha anche ripetuto un avvertimento recente fatto dal capo della Banca centrale dell'India, dicendo che la riduzione della liquidità globale dollaro ha colpito anche i mercati emergenti.

"È probabile che i problemi continuino nei mercati emergenti, coperti dall'aumento dei tassi di interesse e dalla politica monetaria della Fed americana, che ha esaurito la liquidità del dollaro globale. Abbiamo già visto l'impatto sulle valute turche e argentine ", ha ricordato il miliardario.

Infine, Rothschild si è detto preoccupato per "problemi geopolitici, tra cui il Regno Unito fuori dell'Unione europea, la Corea del Nord e del Medio Oriente, mentre il populismo si estende a livello globale."



Ricordiamo che il fondo di investimento Rothschild è aumentato negli anni '90, e nel 1998 il rendimento raggiunto tassi di spazio di 2400%. Grazie al successo ottenuto dagli investimenti dei miliardari del clan Rothschild, questi vengono molto ascoltati e gli investitori e i più importanti esponenti delle politica sono tra i suoi partner commerciali — in particolare Warren Buffett e Henry Kissinger. Rothschild da lungo tempo indica la vulnerabilità dell'economia mondiale: nel 2016 scrisse che la Banca centrale è stato "l'esperimento più grande nella politica monetaria" nella storia del genere umano, e ha sottolineato che le conseguenze sono imprevedibili.

Negli ultimi quattro anni, la Fondazione Rothschild divenne in realtà il portavoce dei cambiamenti imminenti: prima del referendum Brexit, che avevano precedentemente liquidato le attività in sterline. Nell'appello del 2016, quando tutti erano fiduciosi della vittoria di Hillary Clinton nelle elezioni presidenziali americane, Rothschild aveva avvertito che il processo elettorale sarebbe stato "straordinariamente stressante".

Ora c'è la sensazione che il miliardario sia in qualche modo disonesto e intimidatorio per gli investitori. Vale la pena notare che la stessa RIT Capital Partners investe attivamente in Asia (si tratta di beni cinesi, giapponesi, indiani). Inoltre, il fondo sta sviluppando la sfera delle tecnologie IT: a titolo illustrativo, sta investendo in servizi Dropbox e Alphabet-Google, oltre a biotecnologie, grandi infrastrutture (comunicazione ferroviaria negli Stati Uniti) e, naturalmente, energia.


Ma quello che è veramente interessante: Il Lord miliardario sta richiamando a preservare il capitale e non il rischio, così come lui stesso aveva accusato la Russia di aggressione per aver espulso la banca Rothshild dal paese, in precedenza, aveva incorporato nelle azioni "Cassa di Risparmio" e "Novatek" (RIT Capital Partners investito in BlackRock Emerging Markets Fund).

Ma in questo caso Rothschild dimostra di non essere astuto, così come lo è nel rottamare l'ordine mondiale attuale. Apparentemente, il fondo prevede di incassare benefici dal naufragio dell'impero globalista e di passare pragmaticamente a mercati promettenti.

Rothschild stava parlando degli aspetti economici del crollo della globalizzazione, ma l'allarme suonava fra gli architetti politici del dispositivo atlantista. Ricordiamo che questo riguarda l'ideologo dell'ordine mondiale liberal, Bernard Henri Levy, che era fra i promotori alle origini del rovesciamento di Gheddafi, ed è responsabile per istruire gli islamisti dell'opposizione libica e ucraina di Maidan, e per incitamento alla guerra siriana e gli eventi in Iraq. Nel discorso di Amsterdam, ha dichiarato apertamente che il mondo sta cambiando, e l'egemonia americana tradizionale si sta erodendo.


E la critica di Trump alle dimissioni di Levy con l'indignazione di Rothschild: il presidente americano non esita nello smantellare l'infrastruttura del modello della precedente amministrazione nell'arena internazionale. Levy è indignato dal fatto che Trump semplicemente distrugga coerentemente quei progetti a cui il teorico liberale ha partecipato in passato.

Cambiamenti negli ultimi anni non possono non eccitare gli ideologi globalisti del liberalismo e la crema della elite finanziaria mondiale: questi si riassumono nell'incipiente divisione in due del mondo occidentale, e nell'aumento delle posizioni forze di destra in Europa, e nello sviluppo di posizioni anti-americane e anti-sioniste in coalizione in Medio Oriente, e la fase economica (e non solo) che rappresenta un miracolo per la Cina. Il mondo sta cambiando e i globalisti stanno tentando freneticamente di adeguarsi alle nuove sfide.



https://it.sputniknews.com/punti_di_vis ... -mondiale/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 30/08/2018, 22:19 
Cita:


Argentina, tassi volano al 60%
Sono i più alti al mondo. Obiettivo fermare il crollo del peso


La banca centrale argentina corre ai ripari per cercare di fermare il crollo del peso e alza i tassi di interesse di 15 punti percentuali al 60%, i più alti al mondo. La decisione fa seguito alla richiesta del presidente argentino, Mauricio Macri, al Fmi di accelerare il versamento dei 50 miliardi di dollari previsti dal piano di salvataggio del paese.



http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 8ed93.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 17/09/2018, 15:18 
Cita:


Germania: “Europa sull’orlo di una guerra civile”

L’Europa è sull’orlo di una guerra civile. Lo avrebbe riferito off-the-record un politico tedesco al giornalista di orientamento conservatore e libertario James Delingpole, che ha lavorato per diverse testate inglesi tra cui il Daily Mail, il Daily Express, il Times, il Daily Telegraph e The Spectator.

Delingpole, vicino all’alt-right americana (la destra radicale e populista), racconta di aver trascorso le ultime settimane a Francoforte, in Germania, dove si respira un clima di tensione per via della politica di apertura ai rifugiati e richiedenti asilo politico del governo.

Secondo le cifre ufficiali in Germania sono arrivati 1,5 milioni di migranti da quando la cancelliera Angela Merkel ha deciso di accogliere cittadini siriani e altri popoli in fuga dalla guerra favorendo milioni di domande di asilo.

Stando agli ultimi sondaggi politici, se si andasse a votare oggi il partito di estrema destra anti immigrazione Alternative für Deutschland (AfD) otterrebbe circa il 16% dei voti su scala nazionale, una percentuale che potrebbe essere sufficiente a diventare il secondo partito più influente nella prima economia d’Europa.

Tuttavia, osserva Delingpole in un articolo provocatorio, è “la discrepanza enorme” tra il pensiero delle élite al potere in merito alla questione dell’immigrazione e quelli che sono l’opinione pubblica e il pensiero dominante della gente comune, che potrebbe scatenare un conflitto intestino in Europa, la quale è chiamata a delle elezioni chiave l’anno prossimo, tra il 23 e il 26 maggio.

Da un sondaggio condotto quest’estate è emerso che il 62% dei cittadini tedeschi vorrebbe che i migranti senza documenti che arrivino al confine siano respinti, appoggiando quindi la linea dura del ministro degli Interni Horst Seehofer, mentre l’86% sarebbe favorevole ad accelerare le espulsioni di quelli che si sono visti negare le cui richieste di asilo.





http://www.wallstreetitalia.com/germani ... ra-civile/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 18/09/2018, 12:57 
il titolo adeguato sarebbe stato: GERMANIA sull'orlo di una guerra civile (in Francia invece c'è già anche se latente.)



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 19/11/2018, 22:46 
vimana131 ha scritto:
Cita:
L'America stanca del Black Friday, vendite giù dell'11% nel weekend del Ringraziamento

Gli americani si mostrano sempre meno entusiasti all'idea di lunghe file, e magari resse, ai centri commerciali per aggiudicarsi una super offerta appena finito il tacchino del Ringraziamento. I dati diffusi oggi dalla National Retail Federation infatti conferma che il 'black friday", il tradizionale arrembaggio a mall e negozi all'indomani del Ringraziamento con cui si inizia lo shopping natalizio, quest'anno è stato un vero flop, con le vendite scese dell'11%.

Gli americani hanno speso negli ultimi quattro giorni - sono stati infatti moltissime le grandi catene che hanno anticipato già al giovedì, il giorno del Ringraziamento, l'inizio dei saldi - 50,9 miliardi di dollari, con un netto calo rispetto ai 57,4 miliardi del 2013 , quando già si è registrata una flessione delle vendite rispetto all'anno precedente. Ci si aspetta quindi un calo anche per quest'anno, ma la realtà è stata più negativa delle previsioni, dal momento che 6 milioni in meno di americani, rispetto a quanto stimato, si sono effettivamente recati a fare shopping durante il 'ponte'.

Diversi fattori di questo calo, a partire dal costante aumento del numero degli americani che preferisce lo shopping online, che anche per questo black friday ha conosciuto una netta crescita, più 15% Ma anche per l'online si prospetta una stagione difficile, e oggi si prevede che cali anche il numero delle persone che compreranno durante il Cyber Monday, diventato da anni la versione online del Black Friday. Insomma, gli americani appaiono meno disposti del passato a buttarsi subito a capofitto nelle offerte, come testimoniava uno studio diffuso nei giorni scorsi sempre dall'associazione dei consumatori che registra come il 31,6%, un più 2%, rispetto allo scorso anno, intende aspettare a fare gli acquisti natalizi per verificare che le offerte siano veramente convenienti.


http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2 ... oVBNN.html




Gli Shoppinati


Immagine


di Beppe Grillo
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Long Island, 5 del mattino, la folla è assiepata davanti alle porte chiuse del grande magazzino, per accaparrarsi le super offerte del Black Friday. Cinque minuti prima dell’apertura prevista, le porte di Walmart crollano verso l’interno sotto il peso della folla. Si riversano nel magazzino a centinaia, uno tsunami di acquirenti isterici travolge completamente gli impiegati, tra cui Jdimytai Damour, un immigrato haitiano che aveva trovato lavoro temporaneo per le vacanze della festa del ringraziamento, è travolto dalla folla e calpestato, calpestato da acquirenti che corrono per entrare nel corridoi. I medici che si precipitano in suo soccorso vengono spintonati e calpestati anche dagli acquirenti. Damour è stato dichiarato morto appena dopo le 6 del mattino. Morì di asfissia, letteralmente calpestato a morte. Nello stesso fuggi fuggi, altri tre sono stati ricoverati in ospedale, tra cui una donna incinta che ha subito un aborto mentre veniva buttata giù dalla folla.

Questo avvenne durante il Black Friday del 2008 a Valley Stream, New York, forse uno degli esempi più brutali dell’isteria dei consumatori di massa.

Quello stesso giorno nella parte opposta del paese, a Palm Desert, in California, una rissa all’interno di Toys “R” Us si trasformò in una sparatoria mortale quando due donne e i loro mariti litigarono per accaparrarsi un giocattolo. Il tutto finì con due morti. Nel 2011, in un altro Walmart a Los Angeles, una donna iniziò a spruzzare pepe contro gli occhi degli acquirenti per acquistare per prima la Xbox scontata.

MORIRE PER LA SMANIA DI ACQUISTO, MORIRE DI CONSUMISMO

Il termine “consumismo” non si riferisce semplicemente a fattori immediati nella nostra vita quotidiana come l’onnipresenza della pubblicità, ma tutto ciò che è collegato all’idea dominante nella nostra società moderna che per essere persone più felici, migliori e di maggior successo dobbiamo avere più roba.

Anche se quando parliamo di sistema consumistico dobbiamo fare una riflessione, perché la parola consumare non ha senso: noi non consumiamo, noi buttiamo via cose nuove.

Fondamentalmente, il consumismo è un modello socioeconomico basato sull’ingegneria del desiderio. L’impulso materialista che alimenta il capitalismo è sempre esistito all’interno della psiche umana, ma nei primi anni del 20° secolo, l’industria pubblicitaria ha iniziato a usare tecniche psicologiche per versare benzina sul fuoco del desiderio, facendoci acquistare beni inutili.

Anche se lo scopo originario del consumismo è stato quello di guidare la crescita economica manipolando le persone a spendere di più, si è rapidamente evoluto in uno strumento di controllo sociale.

Tutto iniziò negli anni ’20 con un individuo austriaco-americano di nome Edward Bernays, che era anche il nipote del famoso psicologo Sigmund Freud.

Durante la prima guerra mondiale, Bernays lavorò come propagandista per il presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, in sostengo dello sforzo bellico statunitense per convincere il pubblico americano (che preferiva l’isolazionismo a intromettersi negli affari esteri dell’epoca) che, intervenendo nella prima guerra mondiale, avrebbero “portato la democrazia in tutta Europa” – e chi non ama la democrazia?

Dopo aver assaporato il potere che deriva dal plasmare la percezione pubblica e essere stupito dalla facilità con cui molte persone si fossero innamorate di uno slogan a basso costo, Bernays cominciò a chiedersi dopo la guerra se quelle stesse tecniche potessero essere usate in tempo di pace. Bernays attingeva alle teorie di Gustave Le Bon, un teorico chiave nel campo della psicologia della folla; Wilfred Trotter, un esperto nel pensiero di massa; e alle tecniche psicoanalitiche di suo zio Freud – che stava diventando una stella all’epoca – usandole per attingere alle menti subconscie e inconsce delle masse. Fu lui ad inventare le pubbliche relazioni.

Lo storico Ann Douglas lo descrisse come l’uomo che “orchestrò la commercializzazione della cultura” e ispirò innumerevoli altri professionisti del marketing e psicologi aziendali fino ai giorni d’oggi.
LA TERRA E’ PIENA

Viviamo su un pianeta finito, in un paese che consuma molto più del necessario per sopravvivere. Mentre ci lamentiamo della mancanza di un jack per le cuffie del nuovo iPhone, interi villaggi in Africa non hanno accesso all’acqua pulita. Ci chiediamo quali regali comprare alle persone per Natale mentre i bambini yemeniti muoiono di fame. Questa cultura del consumo, del materialismo, del profitto è incredibilmente privilegiata e incredibilmente insostenibile.

Il 12% della popolazione che vive in Europa e negli Stati Uniti, consuma il 60% dei beni del mondo mentre il 33% più povero, africano e asiatico, consuma il 3%.

In una casa media ci sono 300 mila oggetti (dalle graffette all’asse da stiro), e nel Regno Unito un bambino di dieci anni ha in media 238 giocattoli, anche se gioca con 10/12 giocattoli (o con le chiavi dei genitori).

Passiamo in media dieci minuti al giorno a cercare cose che perdiamo: in una vita possono essere 200 giorni persi alla ricerca di qualcosa. Quasi nulla, se paragonati ai duemila che passiamo comprando cose! E’ pazzesco.

Rispetto ai nostri nonni oggi possediamo due macchine a persona, mangiamo il doppio delle volte e godiamo di infiniti altri prodotti che non esistevano: televisori a grande schermo, forni a microonde, dispositivi wireless portatili etc… Ma siamo più felici? “Rispetto ai loro nonni, i giovani adulti di oggi sono cresciuti con molta più ricchezza, meno felicità e un rischio molto maggiore di depressione e patologie sociali assortite”, osserva lo psicologo dello Hope College David G. Myers.
IL DISTURBO DA ACCUMULO

Tra le tante patologie sociali ne è emersa una negli ultimi anni denominata “Disturbo da Accumulo o Disposofobia” (Hoarding Disorder). In Italia da 3 a 6 persone su 100 ne soffrono, è un disturbo che coinvolge la sfera psichica e si manifesta nel conservare, accumulare oggetti di ogni genere, senza valore, pericolosi, inutili e antigienici.

Pensate, Andy Warhol ne era affetto, Dante relegò gli accumulatori al quarto girone infernale (quello degli avari e dei prodighi), e i Fratelli Collyer morirono letteralmente di accumulo: uno schiacciato dal peso degli oggetti accumulati nella loro casa, probabilmente crollatigli addosso, e l’altro presumibilmente di fame (si pensa che non riuscisse più ad uscire).

Su Change.org è partita una raccolta firma per la sensibilizzazione sul tema e per far si che questo distrubo sia riconosciuto a tutti gli effetti. Tutte le info qui.
LA GIORNATA DEL NON ACQUISTO

Proprio oggi è partito il Black Friday, la ricorrenza statunitense che sancisce l’inizio degli acquisti natalizi, con offerte super vantaggiose, e ormai adottata anche in Italia. Ma quello che dovremmo celebrare è il Buy Nothing Day, il giorno del non acquisto: un giorno annuale di azioni e proteste durante il Black Friday per attirare l’attenzione sulla natura distruttiva di questa cultura dell’acquisto e offrire un’alternativa alla pubblicità, allo shopping e al consumismo insensato. Il Buy Nothing Day si è rapidamente diffuso negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone, in Austria, in Israele e ora include la partecipazione in oltre 65 paesi in tutto il mondo. Tutte le iniziative le trovate qui.

Concludo con questo articolo di Goffredo Parise, già pubblicato tempo fa sul Blog, augurandovi un buon giorno del non acquisto! Ricordate, Il rimedio è la povertà, sempre
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