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 Oggetto del messaggio: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 26/09/2010, 19:14 
Le piramidi di Sicilia


In Sicilia, che è la maggiore isola del Mediterraneo (26000 km2), la presenza umana è molto antica e risale alla fine del Pleistocene. Nelle grotte dell'isola, nelle cavrne dell'Addaura, dalle parti di Palermo, e nelle isole Egadi, si trovano disegni risalenti al 6000/8000 a.C. Vi sono anche molte tracce risalenti al Paleolitico superiore. Nell'isola furono ambientati anche diversi episodi della mitologia dei Greci e dei Romani. Il patrimonio archeologico è di gran ricchezza e diversità, ma le sue piramidi rimangono poco conosciute. Sono partita in perlustrazione, con la mia équipe. Comunità agricole dette "primitive" si stabilirono intorno al mare Egeo intorno al 6000 a.C., ma si sostiene che questa regione rimase arretrata rispetto alle punte di progresso che erano costituite dall'Egitto e dalla Mesopotamia. Crediamo che la realtà possa essere più ricca di sfumature. Omero, nell'Odissea, chiamava la Sicilia Sikania (nei testi classici troviamo anche il nome Sikelia) e menziona le montagne sicane. Uno dei tre popoli più antichi dell'isola si chiamava Sicani (Sikanoi) e pare risalire al 3000 â€" 1600 a.C., considerando anche il periodo protoâ€"sicano, quando diversi influssi provenienti dal Mediterraneo si mescolavano nelle popolazioni durante il Neolitico, nelle parti centrale e occidentale dell'isola. Molte delle nostre conoscenze sui più antichi abitanti della Sicilia provengono dalla letteratura greca e da scrittori come Diodoro Siculo, ma si sa troppo poco sui Sicani. Di loro parlò lo storico greco Tucidide (460â€"394 a.C.), padre della storia scientifica e del realismo politico. Egli li descriveva come una tribù proveniente dall'Iberia. Ci sarebbero elementi linguistici a sostegno di tale teoria e c'è un fiume Sicano in Spagna, ma le prove non sono definitive. Il nome deriverebbe dal termine Sika, che indicava il calcedonio, del quale sono ricchi i luoghi da loro abitati, e che era usato per costruire gli attrezzi neolitici. Si sa che vivevano in confederazioni autonome, che mantenevano scambi piuttosto stretti con la cultura cretese minoica (4000 â€" 1200 a.C.) e con i Micenei (1450 â€" 1100 a.C.). La civiltà minoica fioriva verso il 2000 a.C. come la principale cultura del Mediterraneo, e c'è una teoria che sostiene che si trattasse d'egiziani che sfuggivano ai disordini, presenti all'epoca nella loro terra, e che portavano le proprie tecniche e mantenevano scambi commerciali con la Mesopotamia. I Minoici inventarono una propria forma di scrittura. Secondo Tucidide, i Sicani sconfissero i giganti Ciclopi e occuparono tutta l'isola, prima dell'arrivo dei Siculi. Verso il 1400 a.C., dalle coste calabresi giunsero i Siculi (Si'keloi) che s'installarono nella Sicilia orientale e respinsero i Sicani verso la parte ovest dell'isola. Lo storico greco Filisto di Siracusa (IV sec. a.C.), autore d'una Storia della Sicilia (Sikelikà), racconta che l'invasione giungeva in origine dalla Liguria, guidata da un certo Siculo, figlio del re Italo, il cui popolo era stato respinto dai Sabini e dagli Umbri. Alcuni ricercatori moderni pensano che Siculo e il suo popolo provenissero da più lontano ancora, dall'Oriente. In Sicilia, i prof. Enrico Caltagirone ed Alfredo Rizza stimano che l'attuale lingua siciliana contenga oltre 200 parole che derivano direttamente dal sanscrito. Nell'Età del Bronzo, altri popoli giungono in Sicilia: gli Elimi (Elimoi, Elymi) provenienti dall'Anatolia e derivati dai famosi "Popoli del Mare". Tucidide dice che venivano da un gruppo di Troiani, sfuggiti all'eccidio della loro città, che si sarebbe mescolato ai Sicani. Virgilio scrive che erano condotti dall'eroe Aceste, re di Segesta, che aveva recato aiuto a Priamo ed Enea e aveva sepolto Anchise ad Erice. Essi dunque si concentrarono intorno a Segesta e ad Erice. L'interpretazione della loro lingua pone ancora problemi agli specialisti e non credo che l'origine troiana sia immaginaria, come qualcuno pensa. Occorrerebbe poter procedere ad analisi del DNA delle ossa ritrovate. In ogni caso, erano abbastanza forti da resistere all'espansionismo dei Greci di Selinunte, che riuscirono a contenere grazie all'alleanza con i Cartaginesi. Nel sec. VIII a.C. comincia la colonizzazione della Sicilia da parte dei Fenici (Cartaginesi) alleati ai Cretesi e dei Greci, Corinti, Ioni e Megaresi. Vediamo dunque che non è facile distinguere fra i tre popoli antichi della Sicilia, per stabilire chi di loro fossero i costruttori delle piramidi. Le piramidi intorno all'Etna La prima cosa da considerare, nello studio delle piramidi siciliane, è che si trovano per la maggior parte raggruppate in arco di cerchio intorno al vulcano Etna.L'Etna (Aïtné in Greco, Aetna in Latino, Jebel Utalamat in arabo (la mondagna di fuoco) e di conseguenza Mungibeddu (Mongibello, monte + jebel) in siciliano, è il più antico vulcano attivo del mondo. Occupa un'area di 1190 km2 ed ha una circonferenza di 165 km. La sua altitudine varia da 3326m a 3350m, secondo le eruzioni. Il cratere centrale ha una larghezza di 1/2 km. Si tratta d'un vulcano stratoâ€"vulcanico, ai piedi del quale sorge la città di Catania. La piana attuale di Catania era un golfo di mare, 700.000 anni fa, quando nacque l'Etna da una serie d'eruzioni sottomarine. Non si dimentichi che la Sicilia subisce gli effetti di spostamento di tre placche tettoniche: quella eurasiatica, quella araba e quella africana. Nel 6000 a.C., uno tsunami causato da un'eruzione dell'Etna lasciò i segni nell'Est del Mediterraneo, e nel 396 a.C. una sua eruzione arrestò i Cartaginesi che avanzavano per attaccare Siracusa. Le sue ceneri ancor oggi raggiungono Roma, a 800 km di distanza. Che fanno tutte queste piccole piramidi intorno al vulcano? Diverse forme di piramidi, costruite tutte allo stesso modo Innanzitutto, sapevo che una decina di piramidi erano già state identificate e documentate da fotografi italiani. Decisi di andare a vederle di persona, con le poche informazioni disponibili. Tentai d'identificarle da foto satellitari, ma senza successo, dato il terreno lavico, talvolta coperto da frutteti e vigne. Dopo un soggiorno a Catania, e poi a Giardini Naxos, ci dedicammo a percorrere in auto la zona, con circa 300 soste al giorno, per proseguire a piedi, scalare colline, fotografare e misurare. Ho scattato circa 2000 foto, d'una trentina di piramidi! La cosa non è stata facile, perché molte piramidi sono in proprietà private di difficile accesso, altre sono nascoste dalla vegetazione ed altre ancora sono state quasi interamente distrutte o sono servite da basamenti per la costruzione di case, vista la loro stabilità impeccabile. Pensavo dapprima di ritrovare le piramidi già fotografate, ma rimasi sorpresa dalla scoperta di decine d'altre. Piramidi perfette, di pietra lavica, che sembravano non essere mai state inventariate. Ben presto, avvicinandoci, facendone il giro, osservandole a diverse ore del giorno, ci rendemmo conto che tutte le piramidi intorno all'Etna risalivano ad una medesima civiltà, erano fatte con la stessa pietra lavica, la stessa disposizione, lo stesso trattamento degli angoli, e che ne esistevano diversi tipi, ben distribuiti intorno al vulcano. Abbiamo potuto elencare, da Piedimonte Etneo, passando per Linguaglossa, Passopicciaro, Randazzo, Bronte sino ad Adrano, piramidi rettangolari a gradoni, piramidi quadrate a gradoni, piramidi a base rettangolare con gli spigoli arrotondati, con gradoni pure arrotondati, talvolta con altari sommitali, e piramidi coniche, su base rotonda, a gradoni. Abbiamo visto anche un buon numero di percorsi pavimentati di pietre laviche, non utilizzati più d gran tempo e compresi tra muretti di pietre a secco, ricoperti da fichi d'india e da cespugli spinosi, come una rete di sentieri sinuosi che disegnano miriadi di piccoli campi, racchiusi da muri alti 4 m, e talvolta provvisti di porte e finestre… c'erano persino intere colline "lavorate" con sistemi antichi di canali d'irrigazione e stretti terrazzamenti a teatro, sui versanti che guardavano verso l'Etna… ad esempio, a Catena presso Linguaglossa, al di là della strada, a nord d'una stradina moderna che serve delle case, si trova subito a sinistra un percorso sinuoso pavimentato d'antiche pietre nere.Stretti tra i due muretti, si raggiunge un ciuffo d'alberi e appare improvvisamente una piccola, perfetta piramide, la piccola piramide di Catena, che qualcuno ha tentato inutilmente di distruggere, e che ha ad ovest una rampa d'accesso, ancora visibile. Il tutto è circondato da brandelli di muri in rovina, parti d'un complesso, che si perdono in mezzo alla vegetazione incolta. Se si prosegue per lo stesso cammino, ma andando diritti verso le colline, si trovano muretti d'una fattura particolare, spessi e larghi, che si trovano solo in vicinanza delle piccole piramidi. Esattamente gli stessi muri che avevamo trovano nella plaine Magnien all'isola Mauritius, vicino alle piramidi di quella località! Si vedono poi almeno tre colline lavorate a terrazzamenti ad arco, come un vero e proprio teatro, con un luogo in basso pavimentato di grandi lastre, che fronteggia la maestà dell'Etna. I gradoni sono stretti, troppo per coltivare, benché oggi si cerchi di piantarvi vigne e ulivi, con grandi difficoltà. Gli angoli sono perfetti e la lavorazione delle pietre denota maestria: un esempio notevole di quello che poteva essere un antico luogo di culto dedicato al vulcano. La mitologia dei luoghi Non si dimentichi che la parola Etna è il nome d'una ninfa siciliana, trasformata in una dea: Aetna (Aitnê, Aitna) che deriva dal greco Aitne, da aithô : "Io brucio". Ella si chiamava anche Thalia. Aetna era figlia di Gaia, la terra, e d'Urano, il cielo, che erano i genitori dei Giganti, dei Titani, dei Ciclopi (uno dei quali si chiamava Bronte, come una cittadina ad Est dell'Etna) e delle Furie (una delle quali, Megaera, ha dato pure il nome ad una città siciliana). Aetna ebbe due gemelli da Adrano, un dio molto simile a Hephaïstos, che viveva sotto il vulcano, e che certi ricercatori paragonano al fenicio Adar ed anche al persiano Adramelech, tutti personificazioni del sole e del fuoco. Adrano, dio dei Siculi che abitavano intorno al vulcano, era adorato in tutta la Sicilia e in modo particolare nella città d'Adrano, che porta il suo nome, sulle pendici dell'Etna, dove terminano le piramidi. Sempre intorno all'Etna Dall'altro lato di Linguarossa, sul versante Nord Est dell'Etna, si trova su diversi km2, una miriade di sentieri sinuosi fiancheggiati da muri, che chiudono piccoli giardini, alti talvolta sino a 4 m e larghi anche 80 cm, che non si trovano in nessun altro luogo della Sicilia, della stessa fattura delle piramidi di pietra lavica, con la stessa usura e la stessa disposizione. Questi muri sono davvero impressionanti. Oggi i campi racchiusi dai muri contengono talvolta costruzioni e abbiamo visto strutture piramidali usate come zoccolo per piccole case. È difficile vedere che cosa si trovi esattamente nei piccoli campi chiusi, di proprietà privata, ricchi d'alberi e d'orti.Gli ultimi piani sono in rovina, la base è larga 23 m con scale molto ripide, che salgono ai terrazzamenti superiori. Al piede della piramide, altre terrazze sono disposte in bell'ordine, ricoperte oggi da ulivi e da vigneti. Potevamo constatare che tutte le piramidi avevano scale o rampe per salire sino in cima. Tra Linguaglossa e Randazzo, tra le altre, ce n'è una in un vigneto, perfettamente rettangolare, con sei gradoni ed una scaletta che presenta il fianco verso l'Etna.Tra Passopisciaro e Francavilla di Sicilia si può vedere una notevole piramide rettangolare, oblunga, da gradino ben diritti, come tirati con la cordicella, che formano all'interno della piramide come un sentiero sinuoso d'accesso, perché gli angoli sono incredibilmente arrotondati e si trova una scaletta che sale sino in cima, a raggiungere la piattaforma sommitale . Si vedono anche specie di merlature, con doccioni che permettono lo scolo delle acque. È chiaro che si salisse, girando tutt'intorno, sino alla cima, che offre la vista sul vulcano. Lungo la strada, tra Randazzo e Bronte, si trovano diverse piramidi dalla forma classica. Ne abbiamo contate una decina, alcune delle quali molto rovinate, perdute nella vegetazione, tutte con rampe d'accesso.Abbiamo visto anche sapienti terrazzamenti, che sembrano della stessa epoca delle piramidi e dovevano servire ad un antico sistema d'irrigazione. Una fonte è captata e piccoli canali scendono dai gradini alti e versano l'acqua. Non sembra che questi terrazzamenti servissero all'agricoltura, perché per la maggior parte sono completamente privi di coltivazioni.Abbiamo potuto constatare anche che molte piramidi si trovano vicino a importanti siti megalitici e a pietre erette. Osservazioni essenziali Abbiamo dunque constatato che le piramidi, nonostante le diverse forme, avevano tutte rampe o scale d'accesso alla cima, con vista privilegiata verso le sommità dell'Etna, e che si trovavano tutt'intorno al vulcano, ove vi erano pericoli di colate laviche. Quale non fu la nostra sorpresa nel constatare ripetutamente che gigantesche colate di lava si erano fermate nettamente proprio a pochi passi da quelle piramidi. Si tratta di un'osservazione fatta sul terreno per 27 piramidi.Alcuni scienziati del nostro gruppo, http://www.gizaforhumanity.org, hanno cominciato a riflettere ed il nostro fisico ha proposto una teoria che meriterebbe d'essere approfondita e verificata sul terreno. Si tratta di questo: nel creare su una piramide, o un rilievo conico o cilindrico o emisferico, un percorso a elica o spirale dalle proprietà focalizzanti, si materializza il percorso del campo unitario, poiché si crea una cavità risonante, ossia un'antenna. Ciascuna spirale ha una risonanza propria. Questo può alterare nelle vicinanze la struttura spazioâ€"temporale e le regole di comportamento delle masse, ed è un processo che viene attivato tramite la marcia processionale, con una cadenza particolare, che crea risonanza. Forse un'antica tecnica per fermare la lava? In ogni caso, un'ipotesi che merita una verifica. Non dimentichiamo che i soldati, quando passano in marcia ritmata sui ponti, possono farli cedere, e perciò rompono la cadenza, in modo da evitare che il ponte entri in risonanza. È interessante vedere, su un'antica carta della Sicilia, un cerchio che avvolge il vulcano, come un serpente, dove si trovano le piramidi. Altre scoperte Dopo aver visto le piramidi della valle d'Alcantara intorno all'Etna, siamo andati nel cuore della Sicilia per studiare una piramide già nota, quella di Pietraperzia presso Caltanissetta. L'accesso a questa piramide è molto difficile, occorre percorrere stretti sentieri sterrati e caotici per decine di chilometri, ma ne vale la pena. Non solo abbiamo trovato in mezzo ai campi di grano una magnifica piramide a gradoni arrotondati, con sulla cima due pietre erette in due piccoli vani privi di tetto ed un percorso a chiocciola che conduce alla cima, ma anche, in distanza, abbiamo visto altre tre piramidi perfettamente simili, mai identificate prima.Constatammo anche che le piramidi erano allineate in linea perfettamente retta con la Pietra forata, che dà il nome alla località di Pietraperzia. Attraverso questa pietra si osservano i raggi del sole al solstizio. Altre strutture, nella zona, giacciono ancora sotto l'erba, compresa una perfetta piramide triangolare. Gli Antichi avevano scelto questo luogo particolare, al centro dell'isola, per installarvi un centro di culto molto importante.i può osservare che le piramidi rotonde hanno gradoni "a petali" tutt'intorno e sino alla cima e tutto si trova sotto la cifra 2: due stanzette prive di soffitto, separate da una scala, in cui si trovano due pietre erette identiche con il simbolo " Y " intagliato, e più in alto domina un sedile per due… forse in onore dei gemelli Palici , i due volte nati, figli della ninfa Aetna : gli dèi siciliani della navigazione e dell'agricoltura. Una delle stanzette in cima alla piramide. Una delle due pietre erette. Lungo il muro d'una delle stanzette si può ancora salire. Una poltrona per due, in cima alla piramide, con la traccia d'una finestrella che offre la vista diretta, a distanza, della pietra forata. Comunque, sopra il "sedile", si vede la traccia d'una finestrella che offre la vista diretta, a distanza, della pietra forata, il che indica la presenza d'un culto solare sofisticato e solstiziale. All'epoca, quando un raggio luminoso attraversava da parte a parte tutte le strutture al solstizio, doveva essere uno spettacolo magnifico. Si trovano anche altari di pietra disseminati un poco dappertutto, intorno alle piramidi. Possibile origine delle piramidi I Sicani e i loro predecessori preistorici hanno certamente occupato tutta la Sicilia, all'origine, prima dell'arrivo dei Siculi, perché le loro tracce si trovano un poco dappertutto, come sul monte Kronio presso Sciacca, e potremmo scommettere che fossero loro i costruttori di queste piccole piramidi, tanto più che le piramidi nel cuore della Sicilia, zona specifica d'occupazione dei Sicani, sembrano essere leggermente anteriori a quelle che circondano l'Etna. Non dimentichiamo che una cultura sicana si può identificare propriamente a partire dal 1600 a.C., ma che essi esistevano già prima. Molto si deve ancora scoprire su di loro e la loro storia non è priva di personaggi favolosi, come il re sicano Kokalos che offrì rifugio, contro il re di Creta, al famoso architetto inventore Dedalo, a Inycus presso il fiume Belice. Dedalo costruì in Sicilia fortificazioni, terme, acquedotti, templi e serbatoi, un po' dappertutto. Un'altra ipotesi possibile è quella dei famosi Popoli del Mare, composti da una dozzina di tribù, tra le quali un gruppo misterioso e poco conosciuto, gli Shekelesh, forse originari della Sicilia del sud est (secondo lo studioso N.K Sandars). Shekelesh, Sikala, Sikil, Siculi sono un popolo che si trova negli anni 1220 e 1186 a.C. negli attacchi contro l'Egitto (Redford 1992 :148) sotto i regni dei faraoni Merneptah e Ramses III. Li troviamo citati negli archivi di Merenptah (1224â€"1214 a.C.), il quale catturò 222 Shekelesh, e in un'iscrizione della tomba di Ramses III (N°157/Tebe Ovest), nel papiro Harris che fornisce l'elenco dei gruppi che componevano i Popoli del Mare, tra cui gli Shekelesh, e nelle famose iscrizioni del tempio funerario di Medinet Habu, ai piedi della Valle dei Re, a Luxor, dove gli Shekelesh sono descritti come grandi, con un'acconciatura in testa e un medaglione sul petto, due lance ed uno scudo rotondo. Cosa interessante, perché gli archeologi hanno ritrovato villaggi Shekelesh, tra l'altro, anche nel corridoio Siroâ€"Palestinese, a Tell Zeror, e la loro identificazione come Siculi di Sicilia sarebbe provata dalla scoperta di anfore sul monte Dessueri in sicilia, identiche a quelle trovate presso Jaffa, ad Azor. Questo popolo siciliano, che avrebbe navigato un po' dappertutto sui mari, forgiava tripodi e calderoni di bronzo e conosceva la ruota (frammenti scoperti a Piediluco) e fabbricava ceramiche (a Termitito)… nel sec. XIII a.C. Il re ittita Suppiluliuma II avvertì il re d'Ugarit Hammurabi dell'arrivo imminente del popolo Shikalayu, che viveva su navi, e gli storici pensano si trattasse degli stessi Shekelesh/Sicel citati da Merenptah… Essi erano fieri navigatori, e ciò spiegherebbe perché si trovino le stesse piramidi in Sicilia, a Tenerife e persino all'isola Mauritius (cfr. articoli su Mauritius della stessa autrice) e certamente in altri luoghi, ancora da scoprire. Fonti: http://www.gigalresearch.com http://www.gizaforhumanity.org http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=279#top Bibliografia: â€" La Sicilia e l'arcipelago maltese nell'età del Bronzo Medio, D. Tanasi Pubblicazioni del Progetto Kasa 3 (Officina di Studi Medievali), Palermo 2008. â€""On the Thapsos Culture in the Syracuse Area: the Problem of the Aegean Component" â€" by the author Gianmarco Alberti, Thesis: 2001â€"02. â€" "Histoire des origines de la Grèce ancienne", Cannop Thirlwall, 1832.â€" "The Sea Warriors of the Ancient Mediterranean", Sandars, N.K., London. â€""The Sea Peoples", The Cambridge Ancient History, vol II. Barnett, R.D. â€""Medinet Habu Inscriptions and Papyrus Harris" in Pritchard, J.B.1969, Princeton University Press. â€""The Shekelesh", Michele MacLaren, CAMS. â€""Final Bronze Age Transmarine Migrations", Federico Bardanzellu. â€""Best of Sicily",: "Daedalus in Sicily"& "Sicilian People :The Sicanians" di Vincenzo Salerno. â€""Storia degli Etruschi", Mario Torelli, Romaâ€"Bari, 1998. Copyright (©) Antoine Gigal, 2009. All Rights Reserved. Foto di Antoine Gigal A cura di Antoine Gigal

Fonte
http://www.antikitera.net/news.asp?numnews=3433&T=1

http://www.enricobaccarini.com/?p=1740#more-1740


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MessaggioInviato: 26/09/2010, 20:24 
Inoltre aggiungo: il culto del Dio Saturno a Roma,è stato portato dai Siculi quando in un periodo arcaico dominarono tutta l'Italia.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 03/09/2018, 22:07 
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Cita:
Rase al suolo alcune piramidi dell'Etna: la storia è di nuovo ignorata dalle ruspe

C'è chi pensa che esistano da oltre 3mila anni e chi da "soli" 200 anni: antiche o no, le associazioni invocano - finora invano - le istituzioni perché fermino l'edilizia privata

Immagine

Le "turrette" etnee, anche note come "piramidi dell’Etna" (ecco dove ne abbiamo parlato) , sono in pericolo.

Secondo l’Associazione Free Green Sicilia – S.O.S. Beni Culturali alcune strutture sono state recentemente abbattute per far posto a nuove e moderne costruzioni nelle campagne tra Sant’Agata Li Battiati e San Giovanni La Punta.

«Sono state rase al suolo – afferma Alfio Lisi, portavoce dell’Associazione – E come queste anche altre nel tempo, per far posto a delle costruzioni».

«Ci chiediamo se la Sovrintendenza - continua - più volte interpellata dalla nostra Associazione per il riconoscimento di tali manufatti, abbia espresso un suo parere o meglio se questa non fosse al corrente della presenza di tali manufatti storici».

Di origine ancora incerta le piramidi sono da diversi anni al centro di un interessante dibattito scientifico.

Secondo l’archeologa Antoine Gigal, queste strutture potrebbero essere state costruite circa 3mila anni fa dagli antenati dei Siculi: la studiosa ha censito circa 40 manufatti piramidali attorno al vulcano e secondo la sua interpretazione sarebbero stati costruiti con un sistema di mura di cinta e camminamenti che descriverebbero una rete di strutture legate ad un culto di adorazione del vulcano.

Meno fantasiosa invece la spiegazione di Fabrizio Meli, biologo e consulente del paesaggio, che proprio un anno fa a Balarm ha spiegato come queste strutture altro non sono che delle torri realizzate durante le opere di spietramento dei campi da coltivare: si chiamerebbero proprio "turrette" in siciliano.

In questo modo l’età delle strutture sarebbe ben più recente e risalente a non più di duecento o trecento anni fa.

Antiche o no, le "turrette" sono ormai parte integrante del paesaggio etneo, puntellando campi, boschi e pendii tutt’intorno all’Etna: un patrimonio storico e paesaggistico da tutelare e rilanciare per incrementare l’offerta culturale dei paesi alle falde del vulcano siciliano.

Proteggerle dunque lnon solo da incuria e abbandono ma anche dalla speculazione edilizia, un’urgenza confermata dalla recente demolizione denunciata da Free Green Sicilia – S.O.S. Beni Culturali.

L’Associazione aveva già tentato qualche anno fa di spingere le amministrazioni locali all’istituzione di un vincolo di tutela e conservazione per queste strutture; una richiesta che però non ha avuto alcun esito.

«Se le autorità preposte non intervengono subito per vincolare e salvare le piramidi fortunatamente rimaste in piedi – spiega ancora De Lisi – Queste rischiano di fare la stessa fine di quelle rase al suolo».

«Da oltre dieci anni, abbiamo lanciato a più riprese un accorato appello pubblico e formale per il riconoscimento e la salvaguardia delle piramidi a gradoni dell’Etna - conclude - ma tale appello è stato apertamente e colpevolmente ignorato dalle Istituzioni che si dovrebbero occupare della protezione dei beni culturali».



https://www.balarm.it/news/rase-al-suol ... uspe-21424

http://www.politicamentecorretto.com/in ... ews=102472


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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 06/09/2018, 16:32 
Non l'avevo letto... [:299]



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 07/09/2018, 00:11 
bleffort ha scritto:
Inoltre aggiungo: il culto del Dio Saturno a Roma,è stato portato dai Siculi quando in un periodo arcaico dominarono tutta l'Italia.


Guarda che ho trovato ! :wink:

La storia dei siculi, fin dalle loro origini.

Guarda su youtube.com


[:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 07/09/2018, 00:13 
Grazie mille vimana131
per le Info .[:)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 07/09/2018, 09:21 
catwalk ha scritto:
bleffort ha scritto:
Inoltre aggiungo: il culto del Dio Saturno a Roma,è stato portato dai Siculi quando in un periodo arcaico dominarono tutta l'Italia.


Guarda che ho trovato ! :wink:

La storia dei siculi, fin dalle loro origini.

Guarda su youtube.com


[:305]


Ma si sono arrestati di fronte alla forza degli autoctoni Sicani che li hanno contenuti fino a spartirsi il territorio della Sicilia:quella orientale i Siculi, quella centrale i Sicani e gli Elimi di diversa origine probabilmente Iberica e Nordica invece nel territorio Occidentale a partire dal fiume Platani verso il Trapanese. [:305]

Però qualcosa non mi torna; eravamo un popolo autoctono?, o forse anche i Sicani è stato un popolo stanziatosi prima dell'avvento dei Siculi? allora da dove è derivato il nome Sicani-Sicania?[:291]


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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 01/10/2020, 16:12 
PIRAMIDI IN SICILIA E IN ITALIA

Immagine

Immagine di apertura: una piramide siciliana.
PIRAMIDI IN SICILIA E IN ITALIA
di Daniela Giordano

Esiste una struttura architettonica che ci arriva da un lontano passato. E’ presente quasi dappertutto sulla Terra e molti ricercatori indipendenti ne ipotizzano un’unica origine culturale che attraverso i millenni ci parla della sua presenza: la piramide.

Diversi sono gli stili rappresentati nel mondo: a gradoni, romboidali, la classica a punta, a forma allungata, o anche a cono ma tutte vengono chiamate piramidi o templi piramidali.

Immagine


Immagine sopra. I diversi stili delle Piramidi presenti nel mondo – Disegno di S.E. Davis



Sebbene diverse per posizione geografica, per grandezza o per stile, molte hanno in comune l’orientamento secondo i punti cardinali, l’allineamento astronomico con Sirio o con le tre stelle della cintura di Orione – così come si ritiene quelle della piana di Giza, in Egitto – o allineamenti con astri diversi, secondo le divinità amate dalle popolazioni.

Sebbene poco famose, anche in Italia abbiamo delle piramidi.

Grazie ad una osservazione satellitare, l’architetto Vincenzo Di Gregorio ha scoperto nel 2001 tre formazioni collinari, modellate dall’uomo e utilizzate come siti astronomici e sacrali. Denominate le Piramidi di Montevecchia, si trovano nella Val Curone, in Lombardia, e sono simili, se non per grandezza, per posizione e orientamento astronomico a quelle di Giza.

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Immagine sopra: una delle tre “Piramidi di Montevecchia”. Probabilmente trattasi colline naturali modellate deliberatamente dall’Uomo. Si trovano nei territori di Perego (frazione del comune di La Valletta Brianza) e Rovagnate in provincia di Lecco.

Purtroppo ben poco è stato fatto per quanto riguarda analisi o datazioni di queste strutture. Di Gregorio ricorda che i Celti in Nord Italia erano presenti circa nel VII secolo B.C. e che le prime forme di agricoltura risalgono a circa 11 mila anni fa. Questo fa ipotizzare che queste piramidi del Nord Italia potrebbero essere state costruite dai 10.000 ai 3.000 anni fa.



L’archeologa viennese Gabriella Lukacs, professore associato alla University of Pittsburgh Department of Anthropology, ha effettuato un allineamento e una triangolazione tra le piramidi in Italia e quelle bosniache. Dal tracciato si evidenzia che la Piramide di Vesallo (Reggio Emilia) è in allineamento con quelle di Sant’Agata dei Goti-Pontassieve-Vesallo-Montevecchia Curone. È da notare che Vesallo si trova all’altezza della Piramide Motuvun (Istria), mentre quella di Sant’Agata dei Goti si trova proprio sulla perpendicolare di Visoko (Bosnia).

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Immagine sopra: l’ipotesi dell’archeologa Gabriela Lukcas sulla “Triangolazione piramidale”.

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Immagine sopra: Piramide di Sant’Agata dei Goti (BN)

Ipotesi e teorie si sprecano anche per le misteriose piramidi scoperte circa 10 anni fa in Sicilia.
Sono circa una quarantina, di cui una proprio al centro della Sicilia, vicino Enna, denominata la Piramide di Pietraperzia. Mancando dati e riferimenti certi, come provenienza e datazione, accese discussioni sono di prammatica. La maggior parte di queste piramidi sono collocate in semicerchio intorno alle pendici del vulcano Etna nella piana di Catania, la più estesa pianura siciliana coltivata ad uliveti e agrumeti.
Alte fino a 40 metri, a gradoni o coniche, su base rotonda o quadrata, intatte o semi-distrutte, e talvolta con altari sulla cima, queste piramidi sono state realizzate con la tecnica della posa delle pietre a secco, utilizzando blocchi di roccia vulcanica ordinatamente posizionate secondo uno schema eccezionalmente preciso. E una delle caratteristiche costruttive in Sicilia è proprio quella dei muri a secco. Ve ne sono moltissimi, sparsi per la campagna e anche nelle periferie delle città delimitando strade e poderi, soprattutto perché hanno un’ottima funzione antisismica.
Per lungo tempo la popolazione locale non ha mai dato molta importanza a queste strutture, considerate semplici vecchie costruzioni per controllare il lavoro degli agricoltori da parte dei latifondisti. Alcune sono difficili da individuare perché si trovano su terreni privati semi ricoperte dalla vegetazione o addirittura inglobate nella costruzione di abitazione private. Inoltre, la ritrosia dei proprietari dei terreni, che temono che tali piramidi si trasformino in monumenti che necessitano di decreti e vincoli secondo le leggi, impedisce agli eventuali archeologi o ricercatori di sviluppare piani di studio e di analisi di queste costruzioni.
Comunque, la recente scoperta di antichi sentieri e canalizzazioni delle acque fanno pensare alla presenza di un’antica civiltà alle falde dell’Etna e quindi le piramidi potrebbero essere antecedenti allo sbarco del popolo greco in Sicilia.

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Immagine: Piramidi di Guimar, Tenerife, Canarie



Secondo alcuni storici italiani invece le costruzioni della Valle dell’Alcantara (orientate secondo i punti cardinali) sono soltanto delle semplici postazioni di osservazione costruite tra il XVI e il XIX Secolo.

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Immagine sopra: Un’altra Piramide dell’Etna in Sicilia.



Ma con la loro somiglianza costruttiva e con il linguaggio astronomico del tumulo (“Cairn“) di Barnenez (lungo 70 metri, largo 26 e alto 8) in Bretagna, risalente secondo gli archeologi ad un’epoca compresa tra il 5000 e il 4400 BCE, e le celebri piramidi presenti alle Canarie, nell’Isola di Tenerife, denominate le Piramidi di Güimar, ripropone il problema della loro datazione ed accende gli animi tra i ricercatori indipendenti e l’archeologia conservatrice/ortodossa sui loro misteriosi costruttori.

Così come le piramidi siciliane, anche le Piramidi di Guimar erano considerate solo il prodotto del lavoro dei contadini.

In realtà dimostrano connotazioni astronomiche eccezionali che furono scoperte dall’esploratore Thor Heyerdahl (1914-2002), celebre studioso norvegese che si era recato alle Canarie negli Anni ’60.

Antoine Gigal, fondatrice di Giza for Humanity, ricercatrice francese indipendente, esperta in egittologia e autrice di numerosi articoli pubblicati in svariate lingue, ha scoperto le piramidi siciliane grazie ad alcuni fotografi italiani.

“Sapevo dell’esistenza di una decina di piramidi da alcuni fotografi italiani, ma durante la nostra missione esplorativa ne abbiamo trovate circa una quarantina” spiega l’archeologa francese “Tutte le piramidi, nonostante le diverse forme, avevano un sistema di rampe o scale d’accesso alla cima con vista privilegiata sulla sommità dell’Etna, un fattore che potrebbe far pensare a un culto di adorazione del vulcano”.

Queste costruzioni hanno caratteristiche architettoniche simili a quelle delle piramidi di Güímar, nell’arcipelago delle Canarie, e questo farebbe pensare a un’origine molto antica della loro costruzione. Secondo gli studiosi potrebbero essere stati i Sicani, prima dell’arrivo dei Siculi (e dunque prima del XV sec. a.C.), gli stessi che del resto hanno costruito alcune strutture piramidali nella Sicilia centrale.

Secondo una tesi più affascinante, le piramidi dell’Etna sarebbero state costruite dagli Šekeleš (o Shekelesh), una tribù della confederazione dei Popoli del Mare, provenienti dalla zona del Mare Egeo e che secondo alcuni archeologi sarebbero gli antenati dei Siculi (o i Siculi stessi).



Secondo l’archeologa britannica Nancy K. Sandars sono stati gli Shekelesh a costruire le piramidi.

Originari della Sicilia sud orientale, questo popolo era esperto in navigazione e molti reperti ritrovati, come le anfore presso il Monte Dessueri (vicino Gela, Sicilia), sono totalmente identici a quelli trovati ad Azor, nei dintorni di Jaffa (Israele). Grazie alla loro maestria nella navigazione, hanno raggiunto Tenerife e l’isola di Mauritius, costruendo delle piramidi identiche a quelle presenti in Sicilia.

Omero, nell’Odissea, si riferisce alla Sicilia come Sikania e nei testi classici viene denominata Sikelia, questa è l’origine del nome per cui sono stati chiamati Sicani. Questo popolo probabilmente era già lì tra il 3000 e il 1600 B.C. amalgamandosi poi con la popolazione del Neolitico.

Dall’Età del Bronzo e dall’antichità classica vengono le prove dell’esistenza di un altro popolo: gli Elisani (o Elimi ai quali si attribuisce la costruzione del Tempio di Segesta e di cui nessuno finora è riuscito a decifrare la loro lingua) che emigrarono dall’Anatolia e potrebbero essere i discendenti dei famosi Popoli del Mare. Tucidide riferisce che erano rifugiati scappati da Troia.

Questi sopravvissuti potrebbero essere un gruppo di troiani fuggiti via mare che, stabilitisi in Sicilia, si mescolarono con i Sicani. Virgilio scrive che erano guidati dall’eroe Aceste, re di Segesta in Sicilia, che diede aiuto a Priamo durante la guerra e accolse il fuggitivo Enea, aiutandolo nella sepoltura del padre Anchise ad Erice (Erix).

Per avere conferma delle diverse ipotesi e delle origini troiane, basterebbe fare delle analisi del DNA delle ossa che sono state trovate. Come sempre, problemi di carattere economico e burocratico impediscono veloci soluzioni per dipanare dubbi e misteri.

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Immagine sopra: le posizioni approssimative degli Elimi e i loro vicini, i Sicani e i Siculi, in Sicilia intorno all’XI secolo a.C. (prima dell’arrivo dei Fenici e dei Greci).

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Immagine sopra: Il Tempio degli Elimi a Segesta in Sicilia.



Non è facile stabilire quali dei popoli elencati abbia costruito le Piramidi in Sicilia. Gran parte della nostra conoscenza degli antichi abitanti di quest’isola proviene da autori come lo storico Diodoro Siculo (90-27 a.C.), che in realtà ne dice ben poco, e Tucidide (460-394 a.C., storico e militare ateniese, uno dei principali esponenti della letteratura greca antica), che considerava i Sicani una tribù dell’Iberia del sud. Sempre secondo Tucidide, furono i Sicani a sconfiggere il gigante Ciclope.

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Immagine sopra: Diodoro siculo in un affresco del XIX secolo.

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Immagine sopra: Tucidide (460-394 a.C.)



Si sa che i Sicani vivevano in confederazioni autonome e che avevano stretti legami con la civiltà minoica a Creta (4000 – 1200 B.C.) e con i Micenei (1450 – 1100 B.C.). È anche noto che la civiltà minoica con cui i Sicani erano ben collegati fece un balzo improvviso verso il 2000 B.C. e primeggiò tra le culture del bacino del Mediterraneo.

Una teoria suggerisce che ciò era dovuto al contatto con gli antichi Egizi che avrebbero quindi divulgato le loro tecniche e condiviso i collegamenti commerciali con la Mesopotania. Infatti nello stesso periodo i Minoici inventarono una forma di scrittura basata su un sistema geroglifico.

Intorno al 1400 B.C. vi fu una grande migrazione dei Sicels (Si’keloi) dalle coste della Calabria verso la Sicilia che si stabilì principalmente nella parte orientale dell’isola, respingendo così i Sicani a ovest. Lo storico greco Filisto da Siracusa (IV secolo a.C.), autore di Storia della Sicilia (Sikelikà), racconta che questa invasione ebbe origine dalla Basilicata e fu guidata da Siculo, figlio del Re Italo, il cui popolo era stato costretto a trasferirsi dai Sabini e dalle tribù umbre. In tempi più antichi questo popolo avrebbe dominato tutta l’area tirrenica, dalla Liguria alla Calabria.

Altri ricercatori, in tempi recenti, pensano che Siculo e il suo popolo abbiano invece avuto origine da est. Il Prof. Enrico Caltagirone e il Prof. Alfredo Rizza hanno calcolato che nella moderna lingua siciliana vi sono più di 200 parole che provengono direttamente dal sanscrito.

L’origine e la storia dei Popoli del Mare, presunta confederazione marinara, si evince solamente da sette antiche fonti scritte egiziane. Secondo questi documenti, durante l’ottavo anno di regno di Ramses III, della Ventesima Dinastia, i Popoli del Mare tentarono di conquistare il territorio egizio. Nella Grande iscrizione di Karnak, il faraone egizio li definisce come “nazioni o popoli stranieri provenienti dal mare”. Probabilmente provenivano dall’Egeo e, navigando verso il Mar Mediterraneo orientale sul finire dell’Età del Bronzo, invasero l’Anatolia (determinando il crollo dell’Impero Ittita), la Siria, la Palestina, Cipro e il Nuovo Regno Egizio, quest’ultimo senza molto successo.

Sebbene contestato da molti studiosi, il popolo degli Shekelesh è solo uno dei nove che configurano i Popoli del Mare (Deneyen, Ekwesh, Lukka, Peleset, Sherden, Shekelesh, Teresh, Tjeker, Weshesh ).

Il mistero delle Piramidi in Sicilia non è di facile soluzione poiché composto da mancanza di dati certi, dall’intrico storico dei dati conosciuti e da miti e leggende che lambiscono questo enorme patrimonio.

Recentemente l’associazione “Free Green Sicilia – sos Beni Culturali” ha lanciato un appello per salvare le misteriose piramidi dell’Etna da speculazioni edilizie e piani regolatori che potrebbero cancellare per sempre queste testimonianze del passato.

Tra l’altro, notizia non confermata, sembra sia stata creata una collaborazione tra l’Unione Europea e una partnership con studiosi di Tenerife (tra cui Vicente Valensia Alfonso che ha già lavorato con l’Università del Maine nel sito spagnolo di Güimar) per poter effettuare uno studio approfondito su tutta la zona.

Nel frattempo necessitano approfondimenti, ricerche, esplorazioni e… studiosi di buona volontà.

(Daniela Giordano)

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Immagine sopra: Una descrizione parziale del testo geroglifico a Medinet Habu (sulla torre destra del Secondo pilone, a sinistra) e un’illustrazione dei prigionieri raffigurati alla base della Porta fortificata orientale (a destra), furono fornite per la prima volta da Jean-François Champollion in seguito ai suoi viaggi del 1828–29 in Egitto e pubblicato postumo.

Sebbene Champollion non li etichettasse, decenni dopo i geroglifici etichettati da 4 a 8 (a sinistra) furono tradotti come Peleset, Tjeker, Shekelesh, Denyen e Weshesh, e i geroglifici accanto ai prigionieri 4 e 6 (a destra) tradotti come Sherden e Teresh. (foto e testo Wikipedia).

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Immagine sopra: Pantalica: la più grande necropoli scavata nella roccia d’Europa. Situata nei pressi di Siracusa, nel 2005 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.



ARTE RUPESTRE

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Immagine sopra: La grotta dell’Addaura è un complesso di tre grotte naturali poste sul fianco nord-orientale del monte Pellegrino a Palermo, in Sicilia. L’importanza del complesso è determinata dalla presenza di incisioni rupestri databili fra la fine dell’Epigravettiano (20.000 anni fa) e il Mesolitico (11.000 anni fa).

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Immagine sopra: Il complesso delle Grotte dell’Addaura, a 70 metri sul livello del mare, sul fianco del Monte Pellegrino che domina Palermo.

“Il Monte Pellegrino, chiamato Munti Piddirinu in siciliano, è un promontorio calcareo alto poco più di 600 metri che si protende nel Mar Tirreno, chiudendo a nord il Golfo di Palermo e a sud quello di Mondello. Anticamente veniva chiamato Heirkte (Εἱρκτή) dai Greci e Gebel Grin (ovvero “montagna vicina”) dagli Arabi. Il rilievo è famoso non solo perché ben visibile dal capoluogo siciliano ma pure in quanto vi sorge, a circa 429 metri slm, il Santuario seicentesco della patrona di Palermo; Santa Rosalia. “Santuzza”, come la chiamano i Palermitani. Ma il Monte è stato frequentato sin dalla preistoria. Infatti sulle pendici nord-orientali si aprono alcune grotte in cui sono stati trovati reperti come utensili e resti ossei risalenti al Paleolitico e al Mesolitico. Ma non solo. Sono state rinvenute anche straordinarie pitture parietali, grossomodo databili tra l’Epigravettiano finale e il Mesolitico. Vi sono raffigurati uomini ed animali, come cervi, bovidi, cavalli. Ma a sconcertare in particolar modo è la scena in cui si vedono un gruppo di personaggi che paiono mascherati, disposti in circolo, attorno ad altri due con il corpo inarcato all’indietro. Ancora oggi si discute su che cosa vi sia rappresentato. Un rito con degli acrobati, oppure un sacrificio umano con i due che vengono soppressi mediante (auto)strangolamento? O ancora un rito di iniziazione sciamanica? Il mistero rimane. E proprio su questa montagna che, evidentemente sin dalla Notte dei Tempi, per i suoi frequentatori ha significato qualcosa che va aldilà del mondo puramente materiale, nel 2016, in mezzo ad una pineta, Stefano Baldi ha realizzato con pietre e piante un grande labirinto riconducibile alla tipologia “classica”. Vanta 11 circuiti e oltre 18 metri di diametro. Il Labirinto, trovandosi in uno spazio aperto, è sempre fruibile gratuitamente a chiunque salga sul Monte Pellegrino.” (da Giancarlo Pavat “Guida curiosa ai labirinti d’Italia” – Newton Compton 2019)

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Immagine sopra: Statuetta di Melkart attribuita ai Fenici, trovata a Sciacca in Sicilia (Foto Antoine Gigal)



http://www.ilpuntosulmistero.it/piramid ... a-giordano


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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 02/10/2020, 10:26 
[quote="vimana131"][wbf]PIRAMIDI IN SICILIA E IN ITALIA

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Immagine sopra: Pantalica: la più grande necropoli scavata nella roccia d’Europa. Situata nei pressi di Siracusa, nel 2005 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Non è la sola in Sicilia ve ne sono altre più piccole e meno conosciute.
Ad esempio:

tombe di caltabellotta 1.jpg






http://www.caltabellotta.net/storia-caltabellotta.http

https://www.facebook.com/13493125659128 ... 378703027/
https://www.academia.edu/4294480/La_nec ... _di_Ribera
https://www.castelvetranoselinunte.it/c ... to/113219/


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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 19/08/2021, 10:49 
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Caltabellotta: La storia passa dai calendari astronomici preistorici


Caltabellotta, con centro abitato situato quasi a quota mille metri sul livello del mare, si arricchisce della scoperta di una considerevole area che presenta diversi calendari astronomici che la fanno definire la capitale degli indicatori solstiziali ed equinoziali di presumibile epoca preistorica dell’Isola. Si tratta di siti che danno la possibilità di potere assistere all’osservazione delle albe e dei tramonti solstiziali.
Ce ne danno conferma lo storico locale Vincenzo Carmelo Mulè e soprattutto i ricercatori ed archeologi Ferdinando Maurici, Alberto Scuderi, Vito Francesco Polcaro che hanno pubblicato un interessantissimo volume dal titolo “Civiltà del sole in Sicilia”. Il Maurici e lo Scuderi, dopo avere osservato attentamente l’area dei siti, guidati su indicazioni fornite dal Mulè, hanno pure partecipato ad un convegno scientifico che, svoltosi a Caltabellotta, ha rivelato come la cittadina potrebbe trarre dei grandi vantaggi storici, scientifici e turistici da un simile patrimonio presente sul territorio e certamente a molti sconosciuto.


A parlare da tempo di queste opere naturali o artificiali preistoriche è Vincenzo Mulè, un insegnante elementare in pensione. “I Sikani erano un popolo che praticavano l’agricoltura, la pastorizia e la navigazione e per svolgere tali attività – ci dice il ricercatore caltabellottese – dovevano sapere con precisione il susseguirsi delle stagioni, non potevano improvvisare una semina, un raccolto sol perché cambiava la temperatura. Anche i pastori per l’ingravidamento, la gestazione, e la transumanza e gli stessi navigatori dovevano calcolare il tempo con precisione per cui avevano bisogno di calendari astronomici solari e lunari e di puntatori stellari. A Caltabellotta e dintorni, su un territorio che conosco bene, in ogni angolo, ho localizzato ad oggi ben 13 calendari astronomici a forma oculare (le cosiddette pietre forate) o triliti, 4 altari perfettamente orientati, 5 globi sferici bene orientati, due cerchi astronomici, tutti testati e funzionanti nell’arco degli ultimi quattro anni”.
Il territorio di Caltabellotta – dicono gli studiosi – è uno tra i più ricchi in Sicilia per la presenza di indicatori solstiziali e per tale ragione la città è stata scelta per presentare un apposito studio scientifico, redatto con una pubblicazione, da studiosi che si occupano di archeologia e di astronomia. Il volume tratta di un viaggio reale compiuto dai ricercatori in quasi tutte le province siciliane alla ricerca delle rocce forate attraverso cui passano i raggi del sole o della luna, dei calendari che scandivano le stagioni.
Ad indicare a Caltabellotta i siti di particolare interesse astronomico sono stati Vincenzo Mulè, Paolo Vetrano e Pellegrino Farina, tre ambientalisti che conoscono alla perfezione il vasto territorio e che hanno accompagnato gli studiosi da un punto all’altro dell’agro caltabellottese. Le spettacolari foto sono state scattate di Accursio Castrogiovanni di Caltabellotta.



Le pubblicazione “Civiltà del sole in Sicilia”, edita da Kalos, contiene un capitolo e significative immagini sui siti del centro montano agrigentino. E’ stata presentata un paio d’anni fa nella biblioteca comunale.
Queste tutt’oggi le testimonianze. “Caltabellotta – afferma Ferdinando Maurici – ha la più vasta area interessata dalla presenza di indicatori solstiziali in Sicilia, quello estivo e il tramonto di quello invernale, in contrada “Taja”. Secondo Giulio Magli si tratta di un eccezionale sito archeo-astronomico. I ricercatori locali ci hanno guidato in almeno altri cinque siti, quattro con rocce forate ed orientate e uno con una feritoia solstiziale, ottenuta accostando due massi”.
“A Caltabellotta – afferma Vincenzo Mulè – sono una dozzina i siti di interesse astronomico. Faremo ulteriori indagini, ricerche e visite per scoprire altri indicatori che certamente saranno presenti sul territorio. Particolare attenzione presteremo al santuario “Taia” che è un sito unico e di grande interesse astronomico”.
Il sindaco di Caltabellotta Calogero Cattano, a parte l’indiscussa valenza scientifica dei siti, vede nelle opere naturali o artificiali presenti nel territorio una possibilità di sviluppo turistico ed economico che potrebbe viaggiare assieme all’attuale turismo ambientale e paesaggistico”.


A Caltabellotta il sito più vasto e vario è quello denominato “Taia” , dalla omonima contrada, il cui toponimo potrebbe venire dall’arabo, terrazza, aia, recinto per bestiame. E’ posto in una conca ben visibile dall’alto. Altre località individuate e studiate sono: “Campanazza”, “Nuvi”, “Vitadda”, “Gogala”, “Funtanazzi”, “Tammurinu”, “Mulara” o “U Raggiu”.
Altra pregevole pubblicazione scientifica sui calendari è quella del prof. Enrico Caltagirone, editrice Etabeta. Porta il titolo “Sikania. Dai miti alla storia” ed ha in copertina i tre “pizzi” di Caltabellotta. Si tratta di uno studio multidisciplinare che ha usufruito dei preziosi contributi di Simona Modeo, archeologa e presidente di SiciliAntica, che ha scritto la prefazione del libro, di Francesco Torre, già docente di geomorfologia e archeologia della preistoria all’Università di Bologna, di Editta Castaldi, docente di antropologia all’università di Pesaro Urbino, di Giuseppe Castellana, archeologo, di Rosalba Panvini e Dario Palermo archeologi agrigentini e di Irene Soggia egittologa.
“Il libro nasce dall’esigenza di dare ai Sikàni il posto che spetta loro, dal momento che su questo popolo è stato steso un velo – dice il prof. Caltagirone al ricercatore Mulè – la causa principale deve essere attribuita ai Greci, che non sapevano nulla dei Sikàni e hanno considerato tutto siculo. I Sìkuli appresero quasi tutto dai Sikàni, dalle tecniche agricole all’astronomia, dalla matematica alla navigazione, per non parlare dello zolfo, del sale e della porpora. I Sikàni culturalmente erano molto più avanti dei Sìkuli, ma per “merito” dei Greci venne considerato tutto siculo. Oggi il libro “Sikania” ha la sua importanza perché cerca di fare luce sui nostri più antichi antenati, così trascurati, dimenticati e quasi completamente cancellati. Un grazie di cuore a tutti gli amici che hanno collaborato e un riconoscimento particolare al ricercatore Vincenzo Mulè”.

https://ripost.it/2021/08/18/caltabello ... eistorici/


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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 19/08/2021, 11:41 
Che meraviglia Bleff...!
Da quelle parti ci stanno posti davvero incantati...
per non parlare del mare! Fusione.[8D]



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 Oggetto del messaggio: Re: Le piramidi di Sicilia
MessaggioInviato: 19/08/2021, 11:48 
Sicilia: sulla cima dell'Etna per capire il mistero delle 40 piramidi

https://www.mediasetplay.mediaset.it/vi ... 1101001C18

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