Con i progressi tecnologici nel campo della missilistica da più parti ci si chiede se le portaerei siano ancora uno strumento efficace di deterrenza e proiezione di forza e non rappresentino, invece, un costosissimo bersaglio galleggiante.
Se pensiamo ad alcuni teatri, come il Golfo Persico ed in particolare lo Stretto di Hormuz, appare evidente che un Csg (Carrier Strike Group) rappresenterebbe l’obiettivo per gli attacchi missilistici o di naviglio sottile di una potenza regionale come l’Iran, ed in particolare una portaerei, soprattutto durante il transito lungo lo stretto, potrebbe risultare “un facile bersaglio” secondo la dottrina di Teheran.
Dall’altro capo del mondo, nel Mar Cinese Meridionale, la Cina potrebbe attaccare direttamente una portaerei americana che incrociasse in quelle acque per spingere gli Stati Uniti ad indietreggiare da quello che viene considerato, un po’ arrogantemente, il cortile di casa di Pechino.
Anche da quelle parti, insomma, le portaerei Usa vengono considerate un facile e alquanto pagante bersaglio.
Gli Stati Uniti, però, non sono rimasti a guardare, e per le loro due nuove unità della classe Ford stanno provvedendo a fornire nuovi sistemi in grado di far fronte alle minacce missilistiche ed elettroniche di ultima generazione.
Le modifiche alle portaerei Usa
Risulta ovvio che a fronte di nuove minacce attuali non solo si cerchi di porvi rimedio con adeguati sistemi di difesa ma che si operi anche per anticipare quelle che potrebbero essere le minacce future.
L’Us Navy non è di certo restata a guardare, come molti sembrano pensare, e le sue due nuove portaerei della classe Ford, la Cvn-80 Enterprise e la ancora anonima Cvn-81, saranno consegnate con nuovi sistemi in grado di migliorare notevolmente il potenziale di combattimento marittimo non solo dal punto di vista difensivo.
Innanzitutto le due unità saranno in grado di operare in modo efficace con gli F-35, i caccia di quinta generazione la cui versione C è stata appositamente creata per l’impiego dalle portaerei. Il caccia della Lockheed-Martin, infatti, rappresenta già da solo un enorme salto in avanti nel settore della raccolta dei dati sul campo di battaglia come non si era mai visto grazie alla sua suite di sensori e all’elettronica avanzata che permette la condivisione in tempo reale delle informazioni raccolte.
Pertanto occorre che una portaerei, che deve a tutti gli effetti essere la base galleggiante di uno stormo di F-35, sia in grado di gestire in modo efficace la mole di dati raccolti dai caccia di quinta generazione e pertanto avere sistemi informatici adeguati che permettano il loro pronto utilizzo, né più né meno di come opera a terra il software Alis per la gestione dei velivoli.
La Us Navy da questo punto di vista sta adeguando le due future portaerei per utilizzare efficacemente anche il nuovo drone Mq-25 Stingray, che provvederà alle necessità di rifornimento in volo della flotta di F-35 ed F-18 avendo parziali caratteristiche stealth e soprattutto riducendone l’impatto finanziario di gestione, con un profilo di produzione e impiego low cost come specificato dalla stessa Boeing.
Oltre a questo drone una piattaforma di quinta generazione come l’F-35 sarà in grado, in futuro, di gestire direttamente Uav da attacco. Oltre a veri e propri aerei senza pilota, il Pentagono ha in mente di utilizzare micro-Uav come uno sciame di insetti (per raccogliere dati o addirittura in attacchi kamikaze) ed ha già condotto i primi esperimenti con piccoli droni comandati a distanza che potranno essere usati anche dal caccia di ultima generazione.
Gli adeguamenti più interessanti, però, riguardano le armi laser. L’Us Navy ha infatti espressamente richiesto che le due nuove unità della classe Ford siano dotate di sistemi laser di difesa in grado di abbattere velivoli e missili nemici.
Un primo sistema laser di questo tipo, denominato Laws (Laser Weapon System) è stato già testato con successo nel 2014 a bordo della Uss Ponce, una ex nave anfibia ora trasformata in Afsb (Afloat Forward Staging Base), proprio nel Golfo Persico e vi rimase montato sino al 2017.
La vera è più interessante novità, però, sarà il laser Helios (High Energy Laser and Integrated Optical-dazzler with Surveillance), un sistema ad alta energia che oltre a colpire droni o velivoli in avvicinamento sarà in grado di mettere fuori uso anche tutti i tipi di missili – anche ipersonici – diretti verso una portaerei andando a colpire direttamente il loro sistema di guida. Entro meno di un decennio il laser potrà disporre di una potenza tale da essere in grado di effettuare hard kills contro bersagli come Asbm (Anti Ship Ballistic Missile) dotati di Marv, veicoli di rientro manovrabili, e quindi essendo in grado di neutralizzare la minaccia dei missili come il cinese DF-26.
Non solo. Gli Stati Uniti stanno alacremente sviluppano un railgun, un cannone elettromagnetico, in grado di sparare proiettili ad una velocità impressionante (tra i 7200 ed i 9mila chilometri orari) che permetteranno di colpire direttamente con una precisione mai vista gli Ascm (Anti Ship Cruise Missile) e Asbm nella fase terminale del loro volo, in prossimità della nave. Attualmente tali armi sono in grado di sviluppare un’energia compresa tra i 20 e i 30 megajoule sufficiente per lanciare un proiettile di piccolissime dimensioni ad altissima velocità ma entro un decennio potranno di sviluppare energia sufficiente per dotarsi di proiettili più grandi.
Non bisogna dimenticare poi il Naval Integrated Fire Control-Counter Air (Nifc-Ca), il nuovo sistema difensivo antimissile e antiaereo integrato navale già in fase di integrazione con i sistemi parilivello alleati. Il Nifc-Ca utilizza diversi sensori, incluse appunto le piattaforme di quinta generazione come l’F-35 ed il sistema Aegis imbarcato, per estendere il proprio raggio di scoperta e ingaggio di possibili bersagli.
Oltre a tutte queste innovazioni, alcune già in via di introduzione, un Csg è già in grado di far fronte alle attuali minacce missilistiche attraverso gli ultimi ritrovati della guerra elettronica che sono letteralmente in grado di spegnere i sistemi di navigazione satellitare dell’avversario e così disturbare i sistemi di guida – almeno una parte di essi – nemici.
Le portaerei saranno ancora sulla breccia
Le portaerei, non solo quelle americane, saranno quindi ancora al centro della capacità di proiezione di forza e di deterrenza di uno Stato, ed in particolare vedremo in linea le due nuove della classe Ford in un arco di tempo che va dal 2032 al 2040.
Sbaglia chi crede che rappresentino uno strumento ormai obsoleto a causa delle nuove armi, come i missili ipersonici, che sarebbero in grado di colpirle “come un’anatra appollaiata”. Del resto l’efficacia di un sistema o di un mezzo da guerra è determinata dalla sua capacità di adattarsi alle nuove minacce unitamente al reale valore tattico. Se una corazzata durante la Seconda Guerra Mondiale era già ritenuta obsoleta, ma comunque in grado parzialmente di rappresentare una minaccia con la sua sola esistenza, la portaerei, che soppiantò proprio in quegli anni la corazzata nel ruolo di regina dei mari, ha ancora molto da dire proprio perché il concetto di proiezione di forza non può prescindere dall’arma aerea e perché è un asset passibile di continue migliorie tecniche.
Questo a prescindere dal fatto che la perdita di una capital ship come una moderna superportaerei americana (100mila tonnellate di stazza, 5500 uomini, 70 velivoli imbarcati) possa sicuramente rappresentare un duro colpo alla supremazia Usa sui mari.
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