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“Non ho tempo per beghe e polemiche, chiedetelo a Conte. Io lavoro“. Dopo le parole in qualche modo concilianti di giovedì sera, il risveglio di Matteo Salvini è molto meno pacifico. Da Fidenza il leader della Lega prova a rilanciare sul tema della tasse per deviare l’attenzione dalla vicenda Armando Siri, dopo la decisione del premier Giuseppe Conte di portare al prossimo cdm la proposta di revoca della nomina del sottosegretario indagato per corruzione. “Basta che il presidente del Consiglio mi spieghi“, aveva detto Salvini, lasciando in qualche modo aperta la possibilità che la Lega potesse accettare la revoca, come auspicato a 24 Mattino su Radio24 anche dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli: “Noi speriamo che non si voti in cdm“. Per ora però le posizioni degli esponenti del Carroccio restano distanti dalla linea data dal premier. A testimoniarlo sono anche le parole di Giancarlo Giorgetti: “Rompere la coalizione? Non so, si tratta di decidere se si vuole perdere tempo con le dichiarazioni e con i giornalisti o se si vuole lavorare. Io personalmente lavoro tanto, forse troppo”, dice il sottosegretario, che ha assunto a Palazzo Chigi il figlio di Paolo Arata. Dopo Siri ci sarà un caso Giorgetti? “Non so, può darsi. A turno toccherà a tutti. Io sono tranquillissimo e il governo ha i suoi problemi come potete vedere”, dice il numero due del Carroccio.

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mp4Il numero uno – cioè Salvini – ha invece provato a liquidare la questione: “Gli italiani mi chiedono meno tasse. La flat tax è un’emergenza nazionale, la riduzione delle tasse si deve votare adesso. Non esiste che ministri dicano ‘c’è tempo’. Vedo che qualcuno ha tempo da perdere polemizzando su altro”, attacca il ministro dell’Interno. “Conte sfida Salvini sul caso Siri? Sfidiamoci sulle tasse, su qualcosa che interessa gli italiani, non sulla fantasia”, risponde alle domande dei cronisti a Fidenza a margine di un comizio elettorale. Perché, aggiunge, “non ho tempo da perdere in polemiche, io lavoro”. Quindi arriva anche una battuta: “Se ho sentito Conte? Per adesso pensiamo ad Antonio Conte, vorrei sentirlo come allenatore del Milan…In questo momento penso ad Antonio, non a Giuseppe”.
“Non servono al governo né all’Italia bracci di ferro, spero che Siri capisca e accetti la decisione di Conte“, aveva detto poco prima il ministro M5s Toninelli. “Lui ha tutto il diritto alla presunzione di innocenza, ma noi non possiamo permetterci ombre. La fiducia dei cittadini viene anche dalla coerenza. Il premier ha fatto la scelta giusta. L’emendamento era retroattivo e andava ad avvantaggiare un’azienda in particolare”, ha spiegato il titolare del ministero dei Trasporti, di cui Siri è sottosegretario. “Sono convinto che anche Salvini capirà che a questo era legato il futuro di questo governo. Questo è un passaggio fondamentale”, ha aggiunto Toninelli.
Un assaggio della divisione che ancora permane tra leghisti e Cinquestelle. “Invito il M5s a non cantare vittoria. Invito la Lega a non lasciarsi guidare da reazioni corporative”, aveva chiesto ieri nel suo discorso il premier. Non è bastato a evitare del tutto le polemiche, con il presidente della Lombardia Attilio Fontana che parla di “un momento molto negativo per chi crede allo stato di diritto” e di una decisione in cui “evidentemente ha prevalso la casacca da politico” rispetto a quella da avvocato. Il leghista, fermato dai cronisti a margine dell’inaugurazione della Milano Food Week, sostiene che “anticipare le conseguenze di una condanna credo sia contrario agli elementi basilari” dell’ordinamento giuridico.
Eppure nell’esporre la sua decisione, Conte ha spiegato come Siri rimanga innocente fino a prova contraria e la sua linea sia dettata da ragioni politiche, perché l’emendamento che avrebbe reso retroattivi gli incentivi per la produzione di energia eolica – che Siri ha tentato di fare inserire in diversi provvedimenti su richiesta dell’ex parlamentare forzista Paolo Arata – non avesse carattere “generale e astratto” bensì andasse a vantaggio di interessi particolari. Una linea contestata però anche dal legale di Siri, Fabio Pinelli: “L‘interesse pubblico si persegue attraverso scelte normative che possono riguardare sia la totalità dei cittadini che determinate categorie produttive. L’affermazione che un provvedimento normativo, che riguardi una determinata categoria produttiva, non rivesta i caratteri di generalità ed astrattezza è giuridicamente errata ed estranea all’ordinamento”, ha sostenuto il penalista.
“Non è vittoria né sconfitta di alcuno. Non si può gioire quando un collega viene giustamente invitato a dimettersi”, ha ribadito invece Toninelli in radio. “Mi spiace per lui – ha concluso il ministro – ma vanno tutelate le istituzioni e l’immagine del governo del cambiamento. Noi abbiamo bisogno della fiducia degli italiani, che ultimante la politica aveva perso”. I Cinquestelle ripetono come sia “una soluzione di buon senso”.
Così la definisce Francesco D’Uva, capogruppo alla Camera del M5s, in una intervista al Corriere della Sera. “Non è né una nostra vittoria – sottolinea anche D’Uva -, né una sconfitta della Lega, è la vittoria degli italiani“. “Non mi interessa – aggiunge – dire colpevole o non colpevole. La giustizia farà il suo corso, ma c’è una responsabilità politica evidente e quindi è normale che faccia un passo indietro”. “Il piano giudiziario farà il suo corso ma c’è un piano etico, morale a cui bisogna dare risposta. Come abbiamo sempre detto chi rappresenta le istituzioni deve essere specchiato, non deve avere alcuna ombra”, ribadisce anche Laura Ferrara, europarlamentare M5S, ai microfoni di Rai Radio1. Come Toninelli, anche D’Uva auspica che al prossimo cdm si voti all’unanimità: “E in cuor mio spero che la questione si risolva prima. Anche perché ne abbiamo parlato sin troppo di questo caso. Ora basta, andiamo avanti, pensiamo alle cose che servono al Paese”.
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Salvini lavora e non perde tempo in polemiche.
Insomma, lui si che ha parecchio da fare.