Censis, sfiorita la ripresa economica gli italiani adesso si sono incattiviti
Alessandra Arachi Un'ora fa
C’è una parola chiave che il Censis sceglie quando presenta il suo rapporto annuale. Quest’anno è: la cattiveria. E viene dopo il rancore del 2017. Ci rende cattivi l’economia che non decolla, il patto sociale che si è rotto, l’ascensore sociale che non funziona: meno di un italiano su 4 (il 23%) pensa di avere una situazione socio economica migliore di quella dei propri genitori.
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Di più: il 96% delle persone con un basso titolo di studio e l’89% di quelle con basso reddito sono convinte che la loro condizione non cambierà mai. Così come il 56,3% di tutti gli italiani pensa che le cose nel nostro Paese non sono affatto cambiate. Ed è difficile farle cambiare quando abbiamo smarrito anche i miti, gli eroi, forse anche i santi. Un italiano su due (il49,5%) è convinto che chiunque può diventare famoso, basta internet, e dunque i modelli a cui ispirarsi non servono più.
I politici tutti uguali
Siamo cattivi e disincantati, dunque. Non solo miti e santi, ma nemmeno ii politici ci ispirano più: per il 49,5% degli italiani i politici sono semplicemente tutti uguali , ma questo purtroppo lo pensa il 73 dei giovani under 35. Del resto lo si vede nelle urne: in cinquanta anni, dal 1968 ad oggi, gli astensionisti si sono triplicati (passando dall’11,3% al 28,4%) e oggi sono un popolo di 13,7 milioni alla Camera e 12,6 milioni al Senato.
Un mondo di single
Ci si sposa sempre meno e ci si separa sempre di più. Insieme al patto sociale, l’Italia registra la rottura delle relazioni affettive stabili. Dal 2006 al 2016 i matrimoni sono diminuiti del 17,4% e le separazioni sono aumentate del 14%. Aumenta la «singletudine»: le persone sole non vedove negli ultimi dieci anni (dal 2007 al 2017) sono aumentate del 50% e oggi sono più di 5 milioni.
«lavoro lavoro lavoro»
«Abbiamo visto sfiorire la ripresa e l’atteso cambiamento miracoloso non è stata una palingenesi», dice Massimiliano Valerii direttore generale del Censis, spiegando come l’Italia sia anche «orfana di una narrazione forte entro la quale costruire la nostra identità e radicare il nostro benessere». Oggi purtroppo prevalgono «una coscienza infelice, una speranza senza compimento». E Valerii si chiede: da dove e da cosa ripartire, per poi rispondersi, senza alcun dubbio: «lavoro lavoro lavoro»
https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... spartanntpPERO' NON SCRIVONO CHE IL MALE VIENE DA LONTANO,SI SON GUARDATI BENE A SCRIVERLE SOTTO I GOVERNI PASSATI QUESTI SERVI DI REGIME!.
LA CLASSICA FRASE CHE "I POLITICI SONO TUTTI UGUALI" PER GIUSTIFICARE LE INEFFICIENZE DEI LORO "PADRONI".