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Ma che volete di più?
di: MARCO TRAVAGLIO
da: Il Fatto Quotidiano di domenica 1 settembre 2019.
Il sondaggio Ipsos-Corriere dovrebbe far riflettere chi, nel M5S, continua a tentennare fra il governo Conte-2 e le elezioni a ottobre (o, peggio, il ritorno tra le fauci di Salvini).
Fino al 7 agosto i 5Stelle erano in picchiata e soprattutto in trappola.
Se rompevano con la Lega, regalavano a Salvini le elezioni dei “pieni poteri”; se restavano, quello completava la cannibalizzazione.
Li ha salvati il Cazzaro, facendosi esplodere da solo.
E spingendo prima Renzi poi tutto il Pd a compiere un passo rinviato da 10 anni.
Di Maio all’inizio se l’è giocata bene: o Conte o voto.
Zingaretti aveva posto il veto su quello che tutti vedono come l’anti-Salvini, poi ha dovuto rimangiarselo.
Così Conte, prima visto come figura istituzionale autonoma, appare ora un premier 5Stelle. E l’“effetto Conte” porta il M5S oltre il 24%, di nuovo davanti al Pd (che pure cresce), e i giallo-rosa insieme al 45%: per la prima volta dopo mesi, alla pari del centrodestra.
Ora, preso atto che il Conte-2 dimagrisce la Lega e ingrassa il centrosinistra, ma soprattutto il 5S, che altro va cercando Di Maio?
L’ultimatum di venerdì, che ha creato inutili tensioni, è incomprensibile: persino sui dl Sicurezza il Pd aveva accettato di ripartire dalle critiche di Mattarella, anziché da un’abrogazione integrale che conviene solo a Salvini. Certo, bisogna mostrare i muscoli agl’iscritti titubanti di Rousseau.
Certo, è sempre meglio vampirizzare che essere vampirizzati.
Ma se Di Maio spera di recuperare peso e voti travestendosi da Salvini dei giallo-rosa, sbaglia di grosso.
Le gare di rutti sono roba da Salvini.
E alla lunga stancano.
Ora, per reazione, la gente vuole ministri seri che parlino coi fatti.
Se proprio vogliono litigare, i 5Stelle lo facciano su certi nomi che girano nella galassia dem.
Tipo Giuliano Pisapia alla Giustizia.
Brava persona, per carità. Ma, a parte la “discontinuità” di uno che è in politica da 45 anni, dall’ultrasinistra a Rifondazione, dal Pd (e De Benedetti) al Parlamento, dal Comune di Milano a Bruxelles, Pisapia ha già fatto abbastanza danni. Decarceratore impenitente, da capo della commissione Giustizia (1996-’98) continuò a difendere imputati mentre depenalizzava o riformava i loro reati, in pieno conflitto d’interessi.
Nel 2006 fu tra i padri dell’indulto Mastella e confessò pure il movente: “Ci vuole un condono di 2-3 anni che faccia accedere Previti ai servizi sociali”. Poi, astenendosi con tutta RC, fece passare la legge-vergogna di B. contro Caselli alla Procura nazionale antimafia. E annunciò l’abolizione dell’ergastolo anche per le stragi, costringendo lo stesso Mastella a dissociarsi.
Ecco: Pisapia no grazie, magari un’altra volta.