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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 24/05/2020, 13:46 
Ho già spiegato che Giancarlo Elia Valori è l'uomo italiano più potente che esista...
Non mollerà di un centimetro.



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 24/05/2020, 14:58 
Prima o poi tutti cadono.



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 25/05/2020, 08:03 
Roba da pazzi… Pure Benetton batte cassa!


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¯
Gli imprenditori italiani, piuttosto scarsi – in media – quanto a idee innovative e voglia di rischiare capitali propri – hanno fiutato il vento che tira e alzano il prezzo ogni giorno.

Con l’elezione di Carlo Bonomi – ex bocconiano diventato amministratore delegato di una piccola società di elettromedicali grazie a un contorto sistema di scatole cinesi – ritengono di aver trovato il loro Napoleone.

Il già generosissimo “Decreto rilancio” non basta più, ognuno – specie se con fatturato miliardari cerca di passare all’incasso sfruttando il momento dei finanziamenti a pioggia, spesso a fondo perduto. Abbiamo visto pochi giorni fa il signor Fiat Elkann pretendere una “garanzia” da 6,3 miliardi su un prestito che le banche faticano a concedergli.

Ma che nei primi posti della fila dei questuanti si trovi anche la famiglia Benetton, patron di Atlantia e dunque di Autostrade, con sulle spalle la responsabilità del crollo del Ponte Morandi e di 43 morti (oltre a 566 sfollati)… beh, supera ogni macabra fantasia.

Il cda del gruppo ha emesso un allucinante comunicato che arriva a minacciare “azioni legali contro lo Stato” se non verrà concessa anche a loro una “garanzia” da 1,2 miliardi su un prestito che – anche a loro – le banche esitano dall’elargire.

Il dato oggettivo è la crisi di tutto il “sistema automobile” in seguito alla pandemia – dalla produzione automobilistica vera e propria a tutto l’indotto, rete autostradale compresa, per ovvio crollo del traffico causa lockdown.

Ma qui siamo all’improntitudine più sfrontata, con Atlantia che accusa lo Stato per una perdurante “situazione di incertezza” sul proprio futuro, che sarebbe legata al (lentissimo e cautelosissimo) procedimento di esame per l’eventuale revoca della concessione.

Ricordiamo che la rete autostradale, di cui Atlantia gestisce una gran parte, è stata costruita con soldi pubblici e poi, nel 1999, data in concessione ai Benetton tramite la privatizzazione della società Autostrade per l’Italia. Il contratto di concessione prevede un “canone di affitto” e ovviamente la responsabilità di Atlantia per quanto concerne la manutenzione.

Tocca, come si dice, alla magistratura accertare le responsabilità penali (societarie e individuali) per il crollo del Ponte e la strage. Ma che il Ponte sia crollato per errori o “eccessi di risparmio” sulla manutenzione è cosa certa dal primo minuto. Se affittate casa a un estraneo e quello ve la fa trovare devastata, non è che ci sia molto da discutere sul fatto che sia responsabilità sua o meno (a meno di irruzioni di rapinatori e/o polizie)…

Da due anni, insomma, Atlantia vivrebbe “nell’incertezza” sulle sorti della concessione (che Lega e Pd, in primo luogo, si sono rifiutati di revocare immediatamente, per palese violazione contrattuale). E dunque pretende dallo Stato questa “garanzia” miliardaria altrimenti blocca 14,5 miliardi di investimenti (nella manutenzione, com’è ovvio) e lascia andare in malore il bene pubblico a lei (incautamente) affidato.

Incertezza accresciuta dalla cancellazione – nel decreto Milleproroghe – della clausola che prevedeva il pagamento di penali, da parte dello Stato, in caso appunto di revoca della concessione.

Insomma: che i Benetton, a quasi due anni dalla strage di Genova, siano ancora gestori di gran parte della rete autostradale, è già uno scandalo. Che ora pretendano “garanzie” altrimenti fanno crollare tutto e promuovono pure una causa civile contro lo Stato, è inascoltabile.

In qualsiasi paese minimamente serio sarebbero stati estromessi e costretti a pagare risarcimenti miliardari (allo Stato, ai parenti delle vittime, agli abitanti che hanno perso la casa nel crollo e poi nei lavori di demolizione/ricostruzione). In un Paese anche giusto ma severo guarderebbero il sole a scacchi fin dal ferragosto del 2018.

Però il comunicato del loro cda merita alcune citazioni, per consentire anche al più pacioso dei lettori di farsi un’idea orrenda della famiglia del “golfino” (che in Patagonia considerano comunque massacratori tramite esercito e mercenari).

I due anni di battaglia legale (per evitare la revoca e pagare il meno possibile per la ricostruzione del Ponte, disegnato ora da Renzo Piano), l’incertezza sulla revoca e le mosse del governo col Milleproproghe avrebbero “determinato gravi danni all’intero gruppo” e generato “preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder” (sono coloro che hanno a che fare a vario titolo con l’azienda: azionisti, clienti, dipendenti, fornitori, ecc, ma fa figo dirlo in inglese).

Soprattutto la cancellazione per legge delle eventuali penali, secondo i Benetton, ha cambiato “il quadro di riferimento” per gli investitori e le banche, e “hanno determinato il downgrade del rating” da parte di Moody’s nei primi giorni di gennaio.

Soffermiamoci su questo punto: Atlantia rappresenta sui mercati un cadavere che cammina fin dal ferragosto del 2018, perché nessuno al mondo avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che la concessione potesse non essere inevitabilmente revocata in tempi stretti.

Grazie alle “entrature” dei Benetton nel mondo politico (tutto, tranne forse i Cinque Stelle), sono due anni che il tira-e-molla va avanti e i Benetton continuano a guadagnare con i pedaggi autostradali (l’unica attività del Gruppo che porti profitti…).

Ma è un gioco che deve arrivare a una conclusione. E anche se il Pd ha fatto di tutto – dopo la Lega, che era al governo al momento del crollo e per un anno successivamente – per evitare di buttar fuori a calci i Benetton, questi provano a giocare in contropiede. “Se i mercati non ci considerano certamente solvibili è colpa dello Stato”…

E’ infatti diventato “particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari”, il che ha determinato una “grave tensione finanziaria”, ovviamente “aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia”.

Seguono i pianti sul crollo del traffico nel periodo di lockdown: “un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020″.

Conclusione ricattatoria tipica del “prenditore” italico: se non ci garantite quel prestito da 1,2 miliardi dovremo tagliare i posti di lavoro.

Uno Stato serio risponderebbe in modo semplice ma fermo: “fallisci sereno, i lavoratori li prendiamo in carico noi, così come la gestione di tutta la rete di Autostrade per l’Italia; così guadagniamo noi qualcosa al tuo posto e teniamo in piedi l’infrastruttura, che tu non te ne sei dimostrato capace“.

Per avidità esagerata
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Che i Benetton si sentano tormentati a vita per la morte di 43 persone.
Altro che gestori della rete autostradale (azz, non sono ancora stati rinchiusi in gabbia? Immagine) e minacce di sta cispa.

Avanti i prossimi.



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 25/05/2020, 09:57 
MaxpoweR ha scritto:
Prima o poi tutti cadono.


Quando Valori entrò in Autostrade, si fece istallare il famoso telefono senza tasti, solo la cornetta, collegata al Ministero dll'Interno, da cui dipendenevano Sismi e Sisde. Alzava la cornetta, gridava "BATTERIA!!" e subito arrivava il collegamento.
Quale manager ha la facoltà di fare tutto ciò?
Per questo ti dico, che Valori cadrà solo quando morirà, ha 80 anni e si vede ancora integro.
Se i Benetton si sentono così sicuri delle loro nefaste azioni, è perchè hanno alla spalle quest'uomo.
Te lo dice uno che l'ha conosciuto...



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 25/05/2020, 10:24 
ArTisAll ha scritto:
Roba da pazzi… Pure Benetton batte cassa!


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Gli imprenditori italiani, piuttosto scarsi – in media – quanto a idee innovative e voglia di rischiare capitali propri – hanno fiutato il vento che tira e alzano il prezzo ogni giorno.

Con l’elezione di Carlo Bonomi – ex bocconiano diventato amministratore delegato di una piccola società di elettromedicali grazie a un contorto sistema di scatole cinesi – ritengono di aver trovato il loro Napoleone.

Il già generosissimo “Decreto rilancio” non basta più, ognuno – specie se con fatturato miliardari cerca di passare all’incasso sfruttando il momento dei finanziamenti a pioggia, spesso a fondo perduto. Abbiamo visto pochi giorni fa il signor Fiat Elkann pretendere una “garanzia” da 6,3 miliardi su un prestito che le banche faticano a concedergli.

Ma che nei primi posti della fila dei questuanti si trovi anche la famiglia Benetton, patron di Atlantia e dunque di Autostrade, con sulle spalle la responsabilità del crollo del Ponte Morandi e di 43 morti (oltre a 566 sfollati)… beh, supera ogni macabra fantasia.

Il cda del gruppo ha emesso un allucinante comunicato che arriva a minacciare “azioni legali contro lo Stato” se non verrà concessa anche a loro una “garanzia” da 1,2 miliardi su un prestito che – anche a loro – le banche esitano dall’elargire.

Il dato oggettivo è la crisi di tutto il “sistema automobile” in seguito alla pandemia – dalla produzione automobilistica vera e propria a tutto l’indotto, rete autostradale compresa, per ovvio crollo del traffico causa lockdown.

Ma qui siamo all’improntitudine più sfrontata, con Atlantia che accusa lo Stato per una perdurante “situazione di incertezza” sul proprio futuro, che sarebbe legata al (lentissimo e cautelosissimo) procedimento di esame per l’eventuale revoca della concessione.

Ricordiamo che la rete autostradale, di cui Atlantia gestisce una gran parte, è stata costruita con soldi pubblici e poi, nel 1999, data in concessione ai Benetton tramite la privatizzazione della società Autostrade per l’Italia. Il contratto di concessione prevede un “canone di affitto” e ovviamente la responsabilità di Atlantia per quanto concerne la manutenzione.

Tocca, come si dice, alla magistratura accertare le responsabilità penali (societarie e individuali) per il crollo del Ponte e la strage. Ma che il Ponte sia crollato per errori o “eccessi di risparmio” sulla manutenzione è cosa certa dal primo minuto. Se affittate casa a un estraneo e quello ve la fa trovare devastata, non è che ci sia molto da discutere sul fatto che sia responsabilità sua o meno (a meno di irruzioni di rapinatori e/o polizie)…

Da due anni, insomma, Atlantia vivrebbe “nell’incertezza” sulle sorti della concessione (che Lega e Pd, in primo luogo, si sono rifiutati di revocare immediatamente, per palese violazione contrattuale). E dunque pretende dallo Stato questa “garanzia” miliardaria altrimenti blocca 14,5 miliardi di investimenti (nella manutenzione, com’è ovvio) e lascia andare in malore il bene pubblico a lei (incautamente) affidato.

Incertezza accresciuta dalla cancellazione – nel decreto Milleproroghe – della clausola che prevedeva il pagamento di penali, da parte dello Stato, in caso appunto di revoca della concessione.

Insomma: che i Benetton, a quasi due anni dalla strage di Genova, siano ancora gestori di gran parte della rete autostradale, è già uno scandalo. Che ora pretendano “garanzie” altrimenti fanno crollare tutto e promuovono pure una causa civile contro lo Stato, è inascoltabile.

In qualsiasi paese minimamente serio sarebbero stati estromessi e costretti a pagare risarcimenti miliardari (allo Stato, ai parenti delle vittime, agli abitanti che hanno perso la casa nel crollo e poi nei lavori di demolizione/ricostruzione). In un Paese anche giusto ma severo guarderebbero il sole a scacchi fin dal ferragosto del 2018.

Però il comunicato del loro cda merita alcune citazioni, per consentire anche al più pacioso dei lettori di farsi un’idea orrenda della famiglia del “golfino” (che in Patagonia considerano comunque massacratori tramite esercito e mercenari).

I due anni di battaglia legale (per evitare la revoca e pagare il meno possibile per la ricostruzione del Ponte, disegnato ora da Renzo Piano), l’incertezza sulla revoca e le mosse del governo col Milleproproghe avrebbero “determinato gravi danni all’intero gruppo” e generato “preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder” (sono coloro che hanno a che fare a vario titolo con l’azienda: azionisti, clienti, dipendenti, fornitori, ecc, ma fa figo dirlo in inglese).

Soprattutto la cancellazione per legge delle eventuali penali, secondo i Benetton, ha cambiato “il quadro di riferimento” per gli investitori e le banche, e “hanno determinato il downgrade del rating” da parte di Moody’s nei primi giorni di gennaio.

Soffermiamoci su questo punto: Atlantia rappresenta sui mercati un cadavere che cammina fin dal ferragosto del 2018, perché nessuno al mondo avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che la concessione potesse non essere inevitabilmente revocata in tempi stretti.

Grazie alle “entrature” dei Benetton nel mondo politico (tutto, tranne forse i Cinque Stelle), sono due anni che il tira-e-molla va avanti e i Benetton continuano a guadagnare con i pedaggi autostradali (l’unica attività del Gruppo che porti profitti…).

Ma è un gioco che deve arrivare a una conclusione. E anche se il Pd ha fatto di tutto – dopo la Lega, che era al governo al momento del crollo e per un anno successivamente – per evitare di buttar fuori a calci i Benetton, questi provano a giocare in contropiede. “Se i mercati non ci considerano certamente solvibili è colpa dello Stato”…

E’ infatti diventato “particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari”, il che ha determinato una “grave tensione finanziaria”, ovviamente “aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia”.

Seguono i pianti sul crollo del traffico nel periodo di lockdown: “un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020″.

Conclusione ricattatoria tipica del “prenditore” italico: se non ci garantite quel prestito da 1,2 miliardi dovremo tagliare i posti di lavoro.

Uno Stato serio risponderebbe in modo semplice ma fermo: “fallisci sereno, i lavoratori li prendiamo in carico noi, così come la gestione di tutta la rete di Autostrade per l’Italia; così guadagniamo noi qualcosa al tuo posto e teniamo in piedi l’infrastruttura, che tu non te ne sei dimostrato capace“.

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Che i Benetton si sentano tormentati a vita per la morte di 43 persone.
Altro che gestori della rete autostradale (azz, non sono ancora stati rinchiusi in gabbia? Immagine) e minacce di sta cispa.

Avanti i prossimi.

Questo personaggio dal sangue "onesto e grande lavoratore" in quanto "Camuno" ha modi di fare come quelli della malavita Meridionale!, possibile che non abbia un po di sangue Terronico in lui?. [:291] [:306]


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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 26/05/2020, 05:22 
Paolo Maddalena: "L'interesse pubblico deve prevalere sugli speculatori. Le autostrade sono degli italiani"


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di Paolo Maddalena*
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Il virus del neoliberismo, sotto certi aspetti è peggiore del corona virus, in quanto ha totalmente occupato le menti dei nostri politici e dei faccendieri cui i politici si rivolgono, i quali parlano della gestione delle autostrade su un piano irreale, non tenendo conto che le autostrade sono un bene pubblico, costruito dal Popolo e che deve servire gli interessi pubblici.



I capi di Atlantia si pongono nei confronti dello Stato come nei confronti di qualsiasi impresa privata, e non capiscono che stanno trattando degli interessi pubblici della Nazione e che, per altro, è contro la Costituzione l’affidamento a privati di funzioni pubbliche, nonostante ciò sia stato affermato da leggi, le quali non sono conformi a Costituzione e devono essere quanto prima annullate dalla Corte costituzionale.


La concessione delle autostradale deve essere tolta ai Benetton, perché hanno dimostrato, con il crollo del Ponte di Genova, di essere inidonei di gestire questo servizio e per di più si permettono di offendere il Popolo italiano, minacciando di sospendere il piano di investimento autostradale, indispensabile per evitare ulteriori crolli e per assicurare un uso normale delle autostrade stesse da parte dei cittadini.


Su questo argomento non esistono margini di trattativa, come sembra stia facendo il PD, ed è da considerare ignobile qualsiasi operazione che tenda al compromesso.


Atlantia ha agito male e, secondo il codice degli appalti, non ha più nessun diritto ad ottenere la concessione.


D’altro canto il governo deve anch’esso sgomberare la sua mente dalle idee radicate dal neoliberismo, le quali, come si è accennato, hanno spinto la politica a porre sullo stesso piano interesse privato e interesse pubblico.


La Costituzione prevede la prevalenza dell’interesse del Popolo, che è intoccabile, sull’interesse economico privato.


Lo affermano inequivocabilmente: l’articolo 41 Cost, secondo il quale “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza (vedi crollo Ponte di Genova), alla libertà e alla dignità umana”. E lo conferma il successivo articolo 42, Cost., secondo il quale: ” la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge allo scopo di assicurarne la funzione sociale”.


Atlantia non ha assolto alla funzione sociale, facendo crollare il ponte di Genova e omettendo per 25 anni qualsiasi manutenzione stradale, contrastando così il citato l’articolo 42, e ha agito contro “l’utilità sociale”, arrivando a chiedere spudoratamente anche aiuti di Stato, dopo aver provocato danni reali e gravissimi alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.


Il governo, in questa situazione, deve far ricorso all’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale: “i servizi pubblici essenziali (e tale è il servizio autostradale) devono essere gestiti dallo Stato, da enti pubblici o da comunità di lavoratori e di utenti”.


Questo è un momento decisivo nel quale si gioca la credibilità stessa del governo, che, dopo aver molto bene agito contro gli effetti del corona virus, è oggi chiamato a combattere contro, come si diceva, un’infezione ancor più grave: quella del neoliberismo, che pone l’interesse economico privato al di sopra dei diritti fondamentali del cittadino.


Su questo argomento si potrà stabilire se il governo Conte è dalla parte dei cosiddetti poteri forti o dalla parte del Popolo sovrano, proprietario assoluto dei beni pubblici essenziali, i quali sono “inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.


In conclusione la via d’uscita è una: affidare le autostrade all’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade (Anas) ritrasformandola in azienda pubblica ed eliminando l’illegittima denominazione di S.p.A., cioè di una società lucrativa che mira a soddisfare gli interessi dei soci e non quelli della comunità nazionale.


* Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 19/06/2020, 17:01 
Autostrade, riflettori Ue puntati sul dossier


Si infiamma il dossier Aspi. A soli 12 giorni dalla deadline del 30 giugno, termine per trovare un'intesa con il Governo sul nodo della revoca della concessione, si alza ancora il livello dello scontro con la decisione di Atlantia di fare un passo formale a Bruxelles per chiedere alla Commissione europea di intervenire per ripristinare la certezza del diritto ed eque regole di mercato, messe a repentaglio dalla situazione determinata dall'articolo 35 del Milleproroghe. E questo passo, Atlantia, lo fa con una lettera che i vertici della holding infrastrutturale della famiglia Benetton, il presidente Fabio Cerchiai e l'amministratore delegato Carlo Bertazzo, hanno inviato il 9 giugno scorso al vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovkis. Una missiva che colpisce soprattutto per i suoi contenuti e le sue argomentazioni sviluppati nelle quattro cartelle, dove, senza troppi giri di parole, si parla di rischio di sopravvivenza di Aspi, colpita dal declassamento a 'spazzatura' del rating; di atteggiamento discriminatorio nei confronti della società, alla quale, pur avendone i requisiti, viene precluso l'accesso alla garanzia pubblica per un linea di finanziamento; di una rinazionalizzazione con Atlantia forzata a cedere la quota in Aspi, con il rischio prezzi di svendita, favorendo l'ingresso di una società controllata dallo Stato, come Cdp, e altri fondi. Un'operazione che sembra volta a indebolire Atlantia per "fini politici".


Su tutto questo ora la Ue accende i propri riflettori e annuncia che risponderà a tempo debito. "Posso confermare che un certo numero di commissari hanno ricevuto lettere su questa questione, incluso il vicepresidente Valdis Dombrovskis. Stiamo guardando ai contenuti di queste lettere e risponderemo a tempo debito", dice il portavoce della Commissione Europea. "E' della massima importanza che la Commissione europea valuti la situazione e contribuisca a fornire certezza giuridica su una questione che, se non risolta con urgenza, potrebbe seriamente compromettere i piani di investimento di Aspi attuali e futuri e, soprattutto, la sopravvivenza dell'azienda stessa", è la richiesta avanzata da Cerchiai e Bertazzo nell'incipit della lettera. Una richiesta che prende le mosse dalla situazione creata dalle norme introdotte dal decreto Milleproroghe e che, conseguentemente alla sua entrata in vigore, ha determinato la perdita per Aspi e Atlantia del loro investment grade status. "I loro rating sono stati declassati a 'spazzatura' dalle tre principali agenzie di rating Moody's, Standad & Poor's, Fitch. Tutte queste agenzie hanno chiaramente indicato nelle loro comunicazioni al mercato che la causa del downgrade sono stati precisamente i cambiamenti regolatori introdotti dal governo italiano, con la modifica unilaterale e retroattiva dell'accordo di concessione vigente approvato nel 2008".

E, proseguono i vertici di Atlantia, di fronte alle proposte avanzate da Aspi e Atlantia "per trovare una equa e ragionevole soluzione sulla questione relativa alla concessione di Aspi", "abbiamo appreso dai media nazionali e internazionali che il Governo italiano intende ora forzare Atlantia ad accettare una soluzione dove questa sarebbe obbligata a vendere la sua quota di maggioranza in Aspi, consentendo l'ingresso della controllata pubblica Cdp e altri fondi". Se tutto questo venisse confermato "ci troveremmo di fronte a una violazione politica delle regole del libero mercato". E, denunciano, "in primo luogo, il governo italiano ha messo seriamente a rischio la continuità del business di Aspi privandola dell'accesso al mercato del credito e riducendo il suo valore di mercato. Inoltre, il Governo stesso sta tentando di forzare Atlantia a vendere la sua quota di maggioranza a Cdp a un valore ridotto, creando un significativo danno a migliaia di investitori italiani e stranieri".

Ma non finisce qui. "Nonostante la drammatica perdita di ricavi (stimati in circa 1 miliardo di euro nel 2020) a causa del Covid 19, poche settimane fa il viceministro dello Sviluppo economico ha pubblicamente dichiarato che Aspi non può accedere alla garanzia dello Stato, introdotta dal Governo, in linea con il temporary framework sugli aiuti di Stato della Commissione Ue, per supportate le aziende italiane colpite dalla crisi economica", scrivono ancora Cerchiai e Bertazzo, secondo i quali "questa è una palese discriminazione, che conferma il desiderio delle autorità italiane di compromettere la viabilità di Aspi, indebolire la compagnia e ridurre il suo valore per fini politici".

Il j'accuse dei vertici di Atlantia continua con la denuncia dell'atteggiamento delle autorità italiane che "è ancora più ingiustificato se si considera l'approccio totalmente differente adottato nei confronti dell'Anas, l'operatore pubblico che gestisce gran parte della rete stradale italiana, dopo il recente crollo del ponte Aulla in Toscana". E, rilevano, "il governo e i politici italiani non hanno preso alcuna iniziativa né fatto dichiarazioni volte a un possibile ritiro della sua concessione".

E, in queste ore, c'è chi ricorda anche un'altra battaglia campale che si combattè sulle autostrade italiane nel 2006 quando una modifica normativa - voluta dall'allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro - portò la Commissione Ue ad aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per violazione del principio 'pacta sunt servanda', che impedisce una modifica delle concessioni in essere senza l'accordo dei concessionari.

La lettera di Cerchiai e Bertazzo è tornata a smuovere le acque già agitate del fronte politico. "Atlantia ci riprova. Per la seconda volta scrive alla Commissione Europea, dopo che la stessa aveva già risposto ad una precedente lettera affermando chiaramente che 'è una questione che riguarda esclusivamente le autorità italiane'. Scrivere lettere non serve a niente, è arrivato il momento di prendersi le proprie responsabilità", dice il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Giancarlo Cancelleri. "Il ponte Morandi è crollato causando la morte a 43 persone e facendo luce su un fascicolo enorme di inadempienze e report su manutenzione e sicurezza falsificati per fare più profitti. Ora basta, perché se il tentativo è quello di prenderci in giro e trattarci con arroganza, i Benetton hanno sbagliato governo".


https://www.adnkronos.com/soldi/economi ... F5U9H.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 20/06/2020, 12:57 
Devono revocargli le concessioni, che Atlantia e i Benetton falliscano. Se avessero voluto gestire la rete a dovere avrebebro dovuto assumere centinaia di tecnici ed ingegneri civili come me per il monitoraggio il censimento e la manutenzione invece di servizi di 3 imbecilli non qualificati per tutta italia. Sono vergognosi.



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 08/07/2020, 15:07 
"Il nuovo ponte va consegnato nelle mani del concessionario autostradale in essere al momento". Con queste poche righe il Ministero delle Infrastrutture, ha confermato lunedì scorso che il Nuovo Ponte di Genova, realizzato per sostituire l'ormai crollato Ponte Morandi, sarà gestito dalla società Autostrade Spa di proprietà dei Benetton.

Il governo ha infatti confermato che ​quei 1067 metri del nuovo viadotto, disegnato da Renzo Piano, non possono in nessun modo essere sottratti dal resto della tratta.

Ve l'avevo detto o no? Ne saprò io un po' più di voi? [:289]



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MessaggioInviato: 08/07/2020, 17:20 
che paese di prostitute e giullari



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MessaggioInviato: 08/07/2020, 20:23 
Atto dovuto...
Ma a sta botta c'è troppa pressione dei mass media e il buon senso dovrebbe trionfare...



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 09/07/2020, 08:34 
MaxpoweR ha scritto:
che paese di prostitute e giullari


Vero³!



I Benetton ringraziano e si complimentano con l'ennesimo governo farlocco. Immagine
Qualcuno faccia girare per loro la grolla dell'amicizia........ però la grolla che contiene un forte lassativo (non facciamo scherzi ヅ ), non quella con il vino.

L’ultima giravolta sul Morandi: ad Autostrade la gestione del nuovo ponte. Toti: «Due anni di minacce dal governo, le vittime senza giustizia»


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Sarà Autostrade per l’Italia a gestire il nuovo ponte di Genova. Almeno finché il governo non deciderà per l’eventuale revoca della concessione, Aspi sarà «l’interlocutore per il passaggio di consegne» del Ponte di Renzo Piano, finito in tempi record ma ancora fermo al traffico. La decisione di affidare la nuova opera ai Benetton è stata riportata dalla Stampa, che cita una lettera arrivata lo scorso 6 luglio al commissario per la ricostruzione e sindaco di Genova Marco Bucci a firma della ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli.

Secondo il quotidiano, tra le motivazioni dietro la scelta del governo ci sarebbe il fatto che questo «rischia di essere l’unico modo per aprire al traffico in tempi ragionevoli». Vito Crimi, attuale capo politico del Movimento 5 Stelle, ha preso le distanze dalla decisione trapelata in mattinata. «Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton», ha scritto su Twitter. «Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il Movimento 5 stelle non arretra di un millimetro».

Vito Crimi ha scritto:
Il #PonteDiGenova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il @Mov5Stelle
non arretra di un millimetro.




Durissima la reazione del presidente della Liguria, Giovanni Toti, stupito per la decisione del governo: «Voi ridate il ponte ad Autostrade – ha scritto su Facebook – senza ottenere nulla». La rabbia di Toti scoppia dopo «due anni di minacce, immobilismo, proclami, giustizia promessa e rimandata» a proposito del crollo del ponte. Una tragedia che fece 43 vittime, per la cui morte ricorda Toti «nessuno ha ancora pagato».


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Leggi tutto


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La corruzione dei principi e degli ideali


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di Kartana
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Esiste la corruzione per tangenti. Esiste la corruzione dei principi e degli ideali.


Ho conosciuto gente, durante la mia vita, che per portare soldi al proprio partito, e non a se stessi come succede nella Seconda Repubblica, ha infranto la legge, la legge borghese. Ma questi non hanno mai abdicato ai propri ideali e ai propri principi, fossero democristiani, socialisti o comunisti.

Ho gente cara, alcuni di loro miei maestri, che si sono fatti la galera in nome di un principio. Altri tempi, ora esiste la corruzione degli ideali.

Mai stato con Rifondazione, eppure questo partito ad un certo punto è andato all'opposizione. Cosa impedisce a questi giovani che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ad andare all'opposizione? Cosa fa loro paura? Stanno abdicando su Ue, politica estera, economia, sulle concessioni comanda il partito di cui sono alleati, e che non sembra si vogliano distaccare. Il Pd comanda su tutto, ha le leve del potere, loro protestano ma alla fine li seguono a ruota. Non hanno stazza, studi (non basta avere due master per avere cultura), come foglie al vento.

Dieci anni persi per ritrovarci con i Benetton che comandano. La corruzione dei principi è la più devastante.
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Fonte






Guarda su youtube.com


Cos'altro deve ancora accadere (come se non bastasse già da tempo)‽




Vito Crimi ha scritto:
... Su questo il @Mov5Stelle non arretra di un millimetro.


Formato file: php



La revoca per la concessione doveva essere immediata.
O possedevano e posseggono ancora oggi dubbi? See vabbèh.
Nel frattempo il ponte di Genova è stato ricostruito nuovo nuovo.
Un ponte nuovo e scintillante che viene dato in gestione ad Autostrade. Immagine

In ItaGlia non esiste una giustizia in grado di fermare molte cose (ogni volta il menefreghismo e la “prostituzione” vincono facile).
E non esisterà mai in questo paese un Governo valido/vero. Si danno il cambio restando in loop con le proprie, tante/troppe et insignificanti chiacchere.
Si, insignificanti chiacchere con le quali fo##ono un'intera nazione.
Se questo non è uno schifo...

Quando mandarli tutti a ƒangalª?


Lei non si è mai vista qui. Non le va di utilizzare il bilancino, nel caso, per pesare <un tot al chilo> le boiate che poi i politici appioppano a chi vive sullo stivale.
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Non vuole avere nulla a che fare con il “popolo” italico.
Non è certo da biasimare.



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 09/07/2020, 11:24 
Mafiosi, "preti", politici, ladri e delinquenti, sono i dominatori, i predoni assoluti ed incontrastati della JUNGLA italica.

E probabilmente sono neanche il 10%, prole compresa .
Come mai NON riusciamo a contrastarli ???

È possibile che sia una questione di DNA e/o spirito di sacrificio cattoderivato ??
O forse perchè nel MELTING POT italico, ci marcerebbe chiunque??
[:291] [:291] [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 12/07/2020, 13:43 
Alessandro Di Battista ha scritto:
CONTA SOLO LA REVOCA

«Italia sì, Italia no, Italia bum, la strage impunita» cantava Elio e le Storie Tese a Sanremo 1996.
Quella canzone, “La terra dei cachi” è uno spaccato dell'Italia, dei suoi scandali, dei suoi limiti, di quello che noi cittadini abbiamo dovuto sopportare per decenni.

Ahimè una delle caratteristiche dell'Italia è proprio questa: le stragi impunite.

Sono passati 40 anni dalla Strage di Ustica e quel massacro è tutt'ora impunito. Nessuna verità e un Popolo volutamente tenuto all'oscuro e purtroppo abituato a reprimere la rabbia allo stadio o davanti alla TV.

Su Ustica la Vox Populi è piuttosto variegata. C'è chi ritiene che siano stati i francesi che confusero il DC-9 con l'aereo di Gheddafi ma non ci sono certezze.

Sulla Strage di Genova la Vox Populi è una sola e parla forte e chiaro: “è colpa di chi doveva fare la manutenzione del ponte”. Quindi di chi ha le concessioni autostradali, quindi di Autostrade per l'Italia S.p.A., quindi di Atlantia.

D'altronde i ponti non vengono giù da soli ed il Morandi non è stato mica bombardato. La Strage di Genova è avvenuta per “incuria”, “omesso controllo”, “consapevole superficialità”, “brama di profitto”. Sapete chi ha pronunciato queste parole? Ve lo dico tra poco.

Secondo l'ANAC (l'Autorità Nazionale Anti-Corruzione) Autostrade per l'Italia, la società dei Benetton, ha speso poco più di 33.000 euro all'anno per garantire la sicurezza del Ponte Morandi tra il 2005 e quel maledetto 14 agosto di due anni fa. 440.000 euro in tutto. 440.000 miseri euro se paragonati ai miliardi di euro di utili del gruppo Benetton.

Sempre l'ANAC parla di un'abitudine della società dei Benetton a occultare i dati: "È evidente che Autostrade per l'Italia S.p.A. Ha mostrato, in generale, una scarsa o nulla propensione alla condivisione di informazioni con soggetti deputati al controllo o, comunque, a garantire un presidio di trasparenza nell'interesse ed a tutela di tutta la collettività".
E ancora. Proprio ieri la Corte Costituzionale ha sentenziato che escludere Autostrade per l'Italia S.p.A. dalla ricostruzione del Ponte Morandi è una scelta del tutto legittima. Escludere nella ricostruzione del ponte crollato la società responsabile della sua manutenzione è legittimo, è giusto, è sacrosanto.
Revocare non per vendetta ma per ribadire quel potere di autotutela che lo Stato ha il dovere di esercitare nell'interesse del Popolo e della sua sicurezza.

Revocare la concessione a chi per “incuria”, “omesso controllo”, “consapevole superficialità”, “brama di profitto” è responsabile di quei 43 morti è un dovere di uno Stato che ha come obiettivo la costruzione di un'identità nazionale.
Ed è un dovere che lo Stato ha non solo nei confronti dei familiari dei morti della Strage di Genova ma anche nei confronti degli italiani che verranno. Revocare non serve come punizione ai Benetton di ieri ma come monito ai Benetton di domani!

“Nulla può estinguere il dolore di chi ha perso un familiare o un amico a causa dell’incuria, dell’omesso controllo, della consapevole superficialità, della brama di profitto”. L'ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera indirizzata ai parenti delle vittime il 14 agosto scorso, primo anniversario della Strage di Genova.

Quei parenti che, non a caso, dicono solo una cosa: “per noi conta solo la revoca”. E lo dicono perché hanno capito bene che la questione va oltre il Morandi, va oltre il loro dolore, va oltre la rabbia nei confronti di chi si è arricchito sfruttando beni della collettività. La questione riguarda la credibilità del Paese e la costruzione di un'identità nazionale che potrà esserci solo con la fine della stagione delle stragi impunite.



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Autostrade, ora basta…


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di Dante Barontini
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La vicenda di Autostrade è paradigmatica dei rapporti tra “classe politica” e padronato. Usiamo questo termine antiquato – “padronato” – pur sapendo benissimo che il capitalismo attuale è andato ben oltre la fase dell’impresa “personale” o familiare. Perché soprattutto in Italia, nonostante l’enorme numero di multinazionali che spadroneggiano (vanno, vengono, prendono finanziamenti e spariscono), la logica degli “imprenditori” nazionali è rimasta quella antica.

Il caso dei Benetton è esemplare, del resto. Assurti alla notorietà internazionale per il loro maglioncini (e per l’efficacia delle campagne pubblicitarie), si sono poi lanciati in un business assai più redditizio e totalmente privo di “rischio di impresa” come la gestione di Autostrade per l’Italia.

Un monopolio naturale (nessuna autostrada avrà mai un “concorrente”), che richiede soltanto un po’ di manutenzione e garantisce entrate sicure, crescenti ogni anno grazie all’aumento dei pedaggi che ogni governo, di qualsiasi colore, ha consentito senza fiatare. E’ qui che gli “imprenditori” si sono rivelati essere dei semplici “prenditori”…

E’ doveroso ricordare che questa iattura è una conseguenza della politica di “privatizzazioni” perseguita dagli anni ‘90, anche se nessuno è mai riuscito a spiegare perché si dovesse regalare a dei privati una gallina dalle uova d’oro dopo aver speso una montagna di soldi pubblici per costruirla.

Nel caso della autostrade la iattura è stata addirittura doppia, perché prima sono stato beneficati i costruttori (le “grandi opere”, anche quando necessarie, sono realizzate da un pugno di imprese private, con lo Stato che paga tutto, anche le spese “fantasiose”), che in molti casi hanno “risparmiato” su cemento e ferro, come dimostrano le decine di viadotti e gallerie sul punto di crollare dopo pochi anni.

Poi sono stati beneficati i “concessionari” (Benetton, Gavio, Toto, ecc), cui è stata affidata la gestione ordinaria, che – certifica l’Anac e stanno verificando le inchieste giudiziarie – massimizza i profitti “risparmiando” sulla manutenzione (solo 33.000 euro l’anno, per il ponte della strage).

Il crollo di Ponte Morandi ha messo a nudo questa doppia infamia, costata 43 vite, danni incalcolabili all’economia nazionale e, probabilmente, una notevole riduzione delle attività future del porto di Genova.

La revoca della concessione per manifesta violazione del contratto – di sicuro il bene “concesso” non è stato conservato, visto che è venuto giù – è subito sembrata l’unica soluzione possibile. Lasciando alla magistratura il compito di decidere le singole responsabilità individuali dei vari amministratori della società dei Benetton, quantificare i risarcimenti (per i familiari delle vittime, le persone che hanno perso casa, ecc), emeanre sentenze.

In due anni questa decisione – politica, non giudiziaria – non è arrivata, pur essendo stata “detta” un numero infinito di volte. E già questo illumina il tasso di servilismo di tutta la classe politica nei confronti degli imprenditori privati.

Ora è arrivata anche la sentenza della Corte Costituzionale, cui si erano appellati i Benetton per essere stati esclusi dalla ricostruzione del ponte. In pratica volevano guadagnare anche sulle conseguenze del disastro che avevano confezionato…

La decisione del legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata infatti giudicata legittima, perché “determinata dall’eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto [il governo, ndr] a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso”.

Questa sentenza rende più forti le ragioni, già solidissime, della revoca della concessione. E non si capisce proprio più – semmai si poteva avere un dubbio – perché non si proceda alla riappropriazione di un “bene pubblico” da parte dello Stato.

Solo dei servi spianati per terra possono ancora titubare…
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 Oggetto del messaggio: Re: Autostrade Story
MessaggioInviato: 25/09/2020, 13:35 
Vabbeh! Immagine



AUTOSTRADE/ Le verità scomode sul prezzo di Aspi e i pedaggi futuri


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Pubblicazione: 25.09.2020 - Paolo Annoni
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Ieri Atlantia ha annunciato i dettagli del piano con cui intende vendere o, in alternativa, quotare la propria partecipazione in Autostrade per l’Italia. È comparsa anche una presentazione di 25 pagine per illustrare l’operazione che comunque è subordinata a una serie di accordi con il Governo.

Il piano di quotazione prevede la creazione di due società, una con il 55% di Autostrade, e un’altra con il 33%. La prima verrà quotata, la seconda, si presume, detiene la quota di maggioranza a cui Cdp sarebbe interessata e che per il momento continuerà a essere controllata da Atlantia. Con questo meccanismo Atlantia si assicura che la cessione di Aspi avvenga a valori di mercato. Ricordiamo che nei giorni immediatamente successivi al comunicato stampa emesso dal Governo a luglio si era parlato di una valutazione implicita di Aspi per l’entrata di Cdp compresa tra i sei e gli otto miliardi di euro. Oggi la cifra, secondo la stampa, sarebbe salita a 11/12 miliardi di euro. La differenza si è prodotta perché il Governo ha fatto decadere l’ipotesi della revoca della concessione, ha definito il piano economico finanziario prima di trovare un accordo su alcuni dettagli: il prezzo per l’entrata di Cdp e la mitica “manleva” che il Governo avrebbe chiesto ad Atlantia sulla rete Autostrade. In conclusione: Cdp, sempre ammesso che voglia ancora visto che i soldi non bastano più per avere il 33%, deve accettare il prezzo che farà il mercato. È sempre possibile, tra l’altro, che Atlantia si tenga la quota di maggioranza relativa e di controllo di Autostrade per l’Italia.

Atlantia approva il progetto di quotazione 26 mesi dopo il crollo del ponte. Oggi il progetto è fattibile perché sulla società non incombono più due incertezze colossali: la possibile revoca della concessione e l’entità delle penali. Entrambe sono decadute a luglio e quindi la società è tornata “normale” e per inciso quotabile.

Nella lunga presentazione troviamo scritto che le tariffe autostradali saliranno, almeno, dell’1,75% all’anno dal 2021 al 2038 (pagina 16). Le tariffe saliranno nonostante una situazione economica pessima, una percentuale di disoccupati che sorpasserà ampiamente la doppia cifra e, al momento, uno scenario di deflazione salariale evidente. Le autostrade non costeranno di meno; costeranno di più anno dopo anno con incrementi che potranno anche sembrare contenuti, ma che, rispetto alla situazione economica attuale, fanno male. Oltretutto, con il passare degli anni il conto continuerà a salire.

In conclusione: Atlantia per il momento non perde affatto il controllo perché si tiene la quota di maggioranza relativa di Aspi; il prezzo di cessione della quota del 55% verrà fatto dal mercato; le tariffe saliranno di quasi il 2% all’anno per i prossimi vent’anni; Atlantia separa per sempre il destino della controllata che le ha permesso con i suoi dividendi di comprarsi asset in mezzo mondo da quello che è stato comprato con quei soldi a partire dalle autostrade francesi e spagnole, passando per quelle messicane, per gli aeroporti finendo con la quota di maggioranza relativa del tunnel sotto la Manica.

La differenza tra “narrazione” e realtà, tra annunci ed esiti sembra abbastanza marcata. Gli investitori nel frattempo cosa pensano? Ieri Atlantia è salita di quasi il 2% contro un mercato che ha chiuso in negativo. Certo il rumore di fondo del supposto disappunto del Governo non aiuta la causa, ma i brividi finiranno presto quando la società sarà quotata. Quel poco di potere negoziale rimasto al Governo, infatti, finirà con la quotazione di Aspi. A quel punto sarà ancora più difficile di quanto sia ora rimangiarsi le “concessioni” annunciate a luglio. Se il Governo oggi stracciasse l’accordo si coprirebbe di ridicolo perché l’unica, “piccola”, questione rimasta è la richiesta di uno sconto per Cdp. Una questione che, ovviamente, difficilmente appassiona gli investitori istituzionali. Quello che importa è che oggi, a differenza dei 26 mesi precedenti, Autostrade per l’Italia è quotabile a valori di mercato con il rischio che si vada verso valutazioni tutto sommato non così lontane da quelle di tre anni fa; con una pandemia di mezzo. Cos’è successo in questi 26 mesi? L’annuncio del Governo di luglio.
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