Covid, nel Regno Unito 100 morti al giorno: il 66% era vaccinato. Le autorità britanniche: “non c’è alcuna differenza di carica virale tra vaccinati e non vaccinati”. I dati ufficiali pubblicati dal Governo
Covid-19, il governo del Regno Unito ha pubblicato ieri il briefing aggiornato con tutti i dati sulla pandemia. C'è anche il dettaglio di contagi, ricoveri e morti per stato vaccinale: netta predominanza dei vaccinati tra le vittime
Sono passate tre settimane dal “Freedom day” del 19 luglio scorso: il Regno Unito è entrato in una fase nuova della pandemia, quella della convivenza con il Covid-19. La scelta del governo britannico guidato da Boris Johnson è stata dettata dalla necessità di rilanciare l’economia e la società duramente provate da un anno e mezzo di limitazioni, restrizioni, chiusure e lockdown. Nonostante la nuova ondata di contagi provocata dalla variante Delta in piena estate, il Regno Unito è tornato alla normalità e paradossalmente dopo 20 giorni dalle riaperture totali e dall’addio alle mascherine anche al chiuso, la situazione è migliorata. La curva epidemiologica dopo un mese di vertiginosa salita fino al picco di 61 mila nuovi casi giornalieri raggiunto il 15 luglio, è scesa lentamente e adesso si è assestata intorno si 30 mila nuovi casi giornalieri. Il Regno Unito è però il Paese più efficiente al mondo per tracciamento e sequenziamento dei casi: ogni giorno vengono infatti processati più di un milione di tamponi per controllare l’evoluzione della pandemia, quindi il numero elevato dei casi dipende proprio dall’ottimo contact-tracking che consente di individuare anche gli asintomatici a differenza di molti altri Paesi europei e internazionali.
La scelta politica del governo britannico prescinde dall’andamento epidemiologico, infatti è stata adottata proprio in concomitanza con il nuovo picco epidemico di contagi (oltre 60 mila nuovi casi giornalieri a metà luglio, appunto), mentre aumentava rapidamente anche il numero dei morti e dei ricoverati. Dopo la campagna vaccinale poi veloce e massiva dei grandi Paesi mondiali, il governo non poteva permettersi di chiudere tutto di nuovo. E allora ha riaperto, a prescindere da tutto.
La situazione epidemiologia non è però delle migliori. La media dei morti giornalieri si avvicina da ormai due settimane a 100 vittime ogni 24 ore, e il numero dei ricoverati negli ospedali è salito fino a 6.000 nei reparti e 900 nelle terapie intensive. Nell’ultima settimana i morti sono stati 595, una media di 85 al giorno, in aumento del 18,3% rispetto alla settimana precedente. Nei grafici dell’immagine possiamo osservare l’andamento dei contagi, dei morti e dei ricoveri giornalieri da metà febbraio ad oggi (fonte il sito ufficiale del governo britannico):

Ieri, venerdì 6 agosto, gli esperti del governo britannico per la gestione e il monitoraggio della pandemia hanno pubblicato il briefing aggiornato con tutti i dati e i dettagli sull’evoluzione epidemiologica nel Regno Unito. Il documento è composto da 44 pagine, la gran parte dedicate al tracciamento dei dati e all’analisi delle varianti. Un paragrafo è dedicato anche ai vaccini, all’analisi dell’efficacia dei vaccini e ai dati dei contagi, dei ricoveri e dei decessi dettagliati per status vaccinale. Nella tabella con i dati (pagina 18 e 19 del documento ufficiale) vengono riportati 742 morti per la variante Delta. Di questi solo 253 (il 34%) non erano vaccinato, mentre 402 (il 54%) erano vaccinati con ciclo completo e gli altri 87 (pari al 12%) era parzialmente vaccinato (o, per 8, stato non conosciuto). Complessivamente, quindi, il 66% dei morti per variante Delta aveva già ricevuto il vaccino, completo o parziale.
Per quanto riguarda le fasce d’età, soltanto 71 (pari al 9,5%) avevano meno di 50 anni mentre la stragrande maggioranza, cioè 670 (il 90,5%) avevano più di 50 anni di età. Nello stesso periodo di riferimento, vengono riportati 300.010 casi di variante Delta, di cui 265.749 tra gli under 50 e 33.736 tra gli over 50. Alla luce di questi dati, il tasso di letalità della variante Delta nel Regno Unito è del 2% per gli over 50 e dello 0,02% per gli under 50, nonostante nel Paese sia vaccinato il 91% degli over 50 e il 44% degli under 50. L’età, quindi, rimane la discriminante fondamentale per la pericolosità del virus, a prescindere dallo status vaccinale: i giovani, anche se non vaccinati, non rischiano di morire di Covid, a differenza degli anziani che seppur vaccinati hanno rischi elevati.
Esattamente la metà dei contagi (151.054) si è verificata tra i non vaccinati, in prevalenza giovani asintomatici, mentre 47.008 casi sono stati accertati tra coloro che avevano completato il ciclo vaccinale e altri 101.948 tra coloro che erano vaccinati parzialmente (prima dose o seconda dose da meno di 21 giorni), o dallo stato vaccinale non noto.
Gli esperti britannici concludono, a seguito della tabella, che “se la vaccinazione può ridurre il rischio complessivo per un individuo di infettarsi, quei vaccinati che si infettano non hanno una differenza di carica virale rispetto ai non vaccinati. I vaccinati contagiati hanno valore di carica virale analogo a quello dei non vaccinati, quindi non c’è alcuna differenza nella loro contagiosità“.
Il documento è consultabile pubblicamente:
https://assets.publishing.service.gov.u ... ing_20.pdf