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INDIA E IVERMECTINA ?https://www.google.com/search?q=COVID+I ... e&ie=UTF-8https://www.repubblica.it/esteri/2021/1 ... 330055312/L'India ha domato la pandemia?
di Claudia Ehrenstein
I numeri lasciano stupefatti.
Da fine novembre l’India registra meno di 10.000 nuovi casi di coronavirus al giorno –
l’ultima media settimanale è di 8500. Gli studi mostrano che la maggioranza della popolazione, 1,4 miliardi di persone, ha sviluppato anticorpi contro il virus.
Il virologo Jacob John, professore emerito del Christian Medical College di Vellore, nell’India meridionale, è convinto che l’India sia il primo Paese al mondo ad aver sconfitto la pandemia passando alla “fase endemica”, che si raggiunge “quando il contagio si stabilizza a un basso livello di nuove infezioni” spiega John. E l’India è ormai a questo punto.
Vista dalla Germania l’evoluzione ha del miracoloso. Meno di sei mesi fa un caso di infezione su tre veniva segnalato dall’India. Al culmine della pandemia in India si registravano 400.000 nuovi contagi al giorno; il 6 maggio 2021 si è toccato il record di 414.433 casi.
Ma con la stessa rapidità con cui sono cresciuti, i contagi sono bruscamente calati. Il coronavirus almeno in questo periodo non è più un problema. Sono tornate le grandi feste, con tanto di fuochi di artificio e assembramenti. Se l’India oggi ha una situazione così tranquilla rispetto alla Germania e altri Paesi europei i motivi ci sono.
Il governo indiano già nella primavera del 2020 si è impegnato a produrre in autonomia un vaccino che nel gennaio 2021 ha ottenuto l’autorizzazione all’uso di emergenza, consentendo di avviare la campagna vaccinale. Ad oggi più della metà della popolazione indiana adulta è stata vaccinata, più di un quarto ha ricevuto la seconda dose.
Il Paese ha potuto sfruttare l’infrastruttura approntata per precedenti campagne vaccinali contro la poliomielite e il morbillo. Al termine della prima ondata di coronavirus, nell’autunno 2020, il governo indiano ha generosamente donato più di dieci milioni di dosi di vaccino ai paesi poveri.
Nel febbraio 2021 il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha dichiarato vinta la guerra contro il virus, ma poco dopo è stato drammaticamente smentito dai fatti. In marzo è iniziata la seconda ondata, che ha colpito duramente il Paese. Il governo però ha rinunciato al lockdown nazionale, stabilito nella prima ondata, lasciando liberi i singoli Stati federali di decidere autonomamente se chiudere o meno.
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Il ministero della Salute ha distribuito volantini invitando a lavarsi regolarmente le mani, mantenere il distanziamento, coprire naso e bocca con un fazzoletto se si starnutisce e chiamare un numero verde in presenza di febbre o difficoltà respiratorie, attenendosi poi alle indicazioni ricevute.
Dehli, con i suoi 20 milioni di abitanti, è stata particolarmente colpita dalla seconda ondata del virus. Gli ospedali non reggevano l’assalto dei malati, i crematori erano insufficienti. Le foto dei cadaveri su roghi improvvisati hanno fatto il giro del mondo.
“I mesi di aprile, maggio e giugno 2021 sono stati estremamente difficili e tristi per l’India” dice il virologo John. Ma nel lungo periodo la situazione drammatica ha avuto un impatto positivo: quasi tutti gli abitanti di Dehli sono venuti a contatto con il virus. Uno studio di ottobre mostra che il 97 per cento possiede anticorpi contro il Coronavirus.
John calcola che nei mesi della prima ondata si sia infettato circa il 30 per cento della popolazione indiana sviluppando un’immunità. Nella seconda ondata è venuto a contatto con il virus un ulteriore 60%, in totale quindi il 90% della popolazione, dato corrispondente alla cosiddetta immunità di gregge che, a detta di John, costituirebbe la premessa del passaggio alla fase endemica.
Un quarto della popolazione ha meno di quindici anni
La vaccinazione associata a contatto diretto con il virus ha quindi portato l’India a registrare un numero molto basso di casi, ma anche la situazione demografica del Paese ha fatto la sua parte. In India solo il 6,5 % della popolazione supera i 65 anni (in Germania è un cittadino su cinque) e questo gruppo particolarmente a rischio è stato vaccinato per primo. Più del 25% degli indiani hanno meno di 15 anni – per loro l’infezione da Coronavirus si manifesta di regola in forma lieve o del tutto asintomatica.
In India non si profila una terza ondata. A fronte della situazione tranquilla il governo per ora non prevede richiami del vaccino e non ha ordinato nuove dosi. Il Serum Institute, principale produttore di vaccini al mondo, con sede in India, ha quindi annunciato una riduzione della produzione pari almeno al 50%.
Intanto la Germania e altri Paesi europei continuano a puntare soprattutto sui vaccini per raggiungere l’immunità di gregge e infine sconfiggere la pandemia.
Il virologo John esorta a non escludere dalla vaccinazione i minori di 18 anni, perché rappresentano un serbatoio per i virus. “La vaccinazione deve essere estesa ai bambini” dice, per accelerare anche in Europa la fine della pandemia.(Copyright Die Welt/Lena-Leading European Newspaper Alliance.Traduzione di Emilia Benghi)