Carne artificiale, un libro svela tutti gli interessi dietro alle bistecche create in laboratorio
Il libro inchiesta di Gilles Luneau, Carne artificiale? No, grazie accende un faro sul business legato alle bistecche create in laboratorio e sui pericoli dell'industria della carne 2.0.
In soli due anni, dal 2017 al 2018, nella carne artificiale sono stati investiti 14 miliardi di dollari. I surrogati della carne, insomma, sono destinati a prendere sempre più piede. Ma non senza rischi. Tra questi c’è la possibile frattura del legame “naturale e antropologico tra l’uomo e il resto del Pianeta”.
Lo scrive Gilles Luneau, nel libro inchiesta Carne artificiale? No, grazie, edito in Italia da Castelvecchi e presentato online assieme a Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, e al presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
Le aziende che nel mondo producono “prodotti alternativi alla carne a partire da cellule vegetali” sono circa 800, ha detto l’autore.
“In inglese – ha spiegato, come si legge su Askanews - si dice plant based meat ma questi surrogati non sono a base di piante, ma a base di proteine vegetali estratte dai vegetali, oppure prodotte artificialmente tramite modifica genetica”.
Ma gli sforzi per la sostenibilità che muovono la ricerca rischiano di andare a scapito dei produttori. “La narrativa intorno alla carne sintetica è molto avvincente: oggi gli animalisti sono una lobby molto forte nel Parlamento europeo, in questo modo non ci sarebbero più animali che vengono allevati e trattati male in risposta alle sensibilità animaliste e ambientali ma questo è un tema molto insidioso, occorre far capire gli interessi che ci sono dietro”, avverte l’eurodeputato dei Socialisti e Democratici, che denuncia come gli studi sulla carne artificiale vadano avanti anche con i fondi dell’UE.
“La crescita degli investimenti che ha riguardato in questi ultimi anni i prodotti a base di sintesi, prodotti fatti in laboratorio e non figli invece di una fase di coltivazione o allevamento, è esponenziale, non ha eguali in nessun altro settore produttivo e questo ci deve portare a riflettere perché è accompagnato anche da una mancanza di attenzione delle istituzioni in questo caso a livello europeo”, ha detto anche Prandini. Il presidente di Coldiretti si augura che “la carne sintetica non possa mai sostituire la carne tradizionale”.
Ma il rischio, a giudicare dall’attenzione riservata a questo tipo di prodotti, c’è. Anche se, secondo l’agronoma Susanna Bramante, intervenuta nel dibattito, a bistecche e hamburger sviluppati in laboratorio o creati con le stampanti 3D “mancano tutte le sostanze nutritive che si possono trovare nella carne vera”. “Questa perdita di complessità – avverte - si ripercuote in modo negativo sulla salute del consumatore”.
Ma ad essere messa in pericolo è anche la biodioversità e la morfologia del nostro territorio, legata indissolubilmente ad agricoltura e pascoli.
“Se viene meno la zootecnia, – avverte Prandini di Coldiretti - viene meno un presidio del territorio soprattutto nelle aree interne, collinari e montane che senza zootecnia non riuscirebbero a sopravvivere”.
Senza contare la “rottura antropologica”, che secondo l’autore del libro si creerebbe sostituendo la carne con le alternative chimiche. “Non possiamo costruire la nostra identità – ammonisce - con alimenti in laboratorio”.
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