Relazione del procuratore generale di Milano ora al vaglio dei magistrati
Strage di Erba, depositati gli atti per riaprire il caso: "Intercettazioni e testimonianze inedite"
I coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati in via definitiva all'ergastolo per la mattanza nel condominio di via Diaz. Si sono sempre dichiarati innocenti
Il sostituto Pg di Milano Cuno Tarfusser ha depositato al procuratore generale Francesca Nanni e all'avvocato generale Lucilla Tontodonati una relazione, redatta sulla scorta di nuovi elementi presentati dalla difesa, per l'eventuale riapertura del caso sulla strage di Erba.
Per questo crimine sono stati condannati in via definitiva all'ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati di aver ucciso l'11 dicembre del 2006- a colpi di coltello e spranga, per motivi legati a liti di vicinato- Raffaella Castagna, del figlio di 2 anni, Youssef Marzouk, della nonna del piccolo, Paola Galli, e della vicina di casa Valeria Cherubini.
In particolare, la relazione del Pg dovrà essere valutata dal procuratore Nanni e dal suo 'braccio destro' Tontodonati. Spetta a loro la decisione finale se unire la loro richiesta all'istanza di revisione del processo che i difensori di Olindo e Rosa sono in procinto di presentare a Brescia. La richiesta di revisione, più volte annunciata, si basa su intercettazioni e testimonianze che sarebbero inedite.
I coniugi Romano stanno scontando la condanna all'ergastolo, Olindo nel carcere di Opera, Rosa in quello di Bollate. Per loro il verdetto della Cassazione è stato emesso invia definitiva il 20 aprile 2010. Nei confronti di Rosa e Olindo le prove a carico sono sempre state considerate solide, granitiche: la confessione firmata da entrambi, il video realizzato dall'allora consulente della difesa, il criminologo Massimo Picozzi, dove Olindo confessa lasciandosi andare a commenti inequivocabili sulla sua responsabilità. La traccia di sangue di Valeria Cherubini, mista a sangue maschile, è stata inoltre rinvenuta nell'auto di proprietà di Rosa e Olindo. Infine, la testimonianza di Mario Frigerio, l'unico sopravvissuto alla strage e deceduto poi nel 2014. "Vidi Olindo, mi fissò con degli occhi da assassino, non dimenticherò mai il suo sguardo, era una belva", disse Frigerio che scampò alla carneficina solo perché creduto morto dai due coniugi. Frigerio aveva una malformazione congenita alla carotide che gli permise di non morire nella strage.
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