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Caltabellotta:
Enzo Mule’ ci racconta la scoperta di un menhìr arcaico della preistoria,
il più alto d’Europa.Di Redazione -7 settembre 2025
Dal Paleolitico a oggi la bellezza arcaica del paesaggio megalitico della montagna parla con i suoi silenzi, i rumori dell’acqua, della vegetazione, del vento, dell’eco degli uccelli, degli armenti e ci mostra le origini della nostra storia e della nostra cultura.
La montagna, essendo un luogo difficilmente calpestabile e quindi poco praticato, è il luogo più occorrente per i ritrovamenti e ha ancora molti segreti da svelare, perché lì le tracce dell’uomo si conservano più a lungo. Il fenomeno del Megalitismo riguarda tutte le coordinate geografiche del Mondo: da Sud a Nord, da Oriente a Occidente. Ovunque in Europa e anche in Sicilia si vedono enormi pietre, con certezza lavorate dell’uomo, che ci lasciamo sbalorditi, ma che pian piano incominciamo a comprenderne l’utilizzo.
Scoperto un nuovo sito megalitico di architetture e allineamenti astronomici che ci portano verso un luogo di culto arcaico. Ci troviamo a Caltabellotta (AG), nel crinale montagnoso a Ovest del paese, l’ultimo lembo dei Monti Sicàni. Qui i toponimi suonano così: Corvu, Rocca Ficuzza (900 metri slm), Mulàra, Calannarìnu, Tammurìnu, Nadurèddu, Craparìa, Ciciràta, Burgiòtti, Grattàvuli. Tutt’intorno ruderi di villaggi preistorici e recinti pastorali rendono chiara la visione che migliaia di anni fa queste contrade erano abitate.
Sono Enzo Mulè, studioso di Preistoria, Megalitismo e Archeoastronomia. Frequento questi luoghi da sempre, ma negli ultimi anni, ho rivisitato piu volte con “nuovi occhi” questo crinale montagnoso (più di 10 km in lunghezza est-ovest), il più impervio del territorio, per capire chi abitava e cosa facevano coloro che vivevano in questi luoghi migliaia di anni fa.
Accompagnato a turno da Salvatore La Rosa, appassionato di piante selvatiche commestibili ed erbe officinali, da Paolo Vetrano, guida ambientalista, dall’architetta Giuseppa Ribecca, per le misurazioni, dal fotografo freelance Accursio Castrogiovanni e dalla continua consulenza del prof. Francesco Torre, geologo e archeologo della Preistoria, ho calpestato a piedi questi luoghi più volte per centinaia di chilometri (più di 300 solo nell’ultimo anno).
Proprio sotto la parte più alta, Rocca Ficuzza, un piccolo villaggio preistorico su un altipiano con dirupi paurosi, una visione e un panorama mozzafiato a 360°, dal mare fino Erice e alle montagne interne della Sicilia Occidentale, si erge un menhìr (bètilo) chiamato Calannarìnu. È uno sperone affusolato antropicamente di 11 metri e 15 centimetri, il secondo più alto d’Europa, dopo Locmariaquer, in Francia, quest’ultimo giace per terra perché caduto e rotto in 4 parti.
Questo menhìr, stele fallica per eccellenza, verifica il tramonto del Calendario Astronomico Preistorico Solare Equinoziale in quanto puntato all’oculo del Campanaru di lu Tammurinu, dustante 150 metri.
Il nome Calannarìnu è forse dovuto al fatto che la parte apicale del menhìr ricorda la cresta della calandretta, calannarìnu in sicilianu. Nella parte bassa e pianeggiante del crinale troneggia al centro di una vasta area sacra pianeggiante l’Altare Nadurèddu,
cavato a forma di parallelepipedo informe (4x7x3 metri) da un megalite inerme su cui si sale attraverso una rampa di pietre a scaloni e con gli spigoli vivi orientati a est-sud-ovest. Tutt’intorno un villaggio preistorico di decine di capanne, recinti pastorali e necropoli. Seguendo il crinale della montagna verso Ovest in contrada Craparia si trova l’Altare Craparia.
È un megalite informe cubico (3x3x3 circa) della Preistoria aceramica, alzato antropicamente 40 cm dal suolo, davanti a un altissimo ingrottato a volta e al centro di un’area sacra circolare (cromlech). A sinistra in alto si vede la Semisfera in Negativo. Questo ipogeo con forma geometrica così perfetta si trova nella falesia quasi sopra l’altare. La parete è orientata naturalmente al Sud geografico e l’ipogeo è stato creato, probabilmente, ingrandendo un preesistente piccolo ingrottato naturale, per poi portarlo a una semisfera in negativo. A cosa poteva servire? Un’ipotesi plausibile è che fungesse da Calendario Solare e Lunare.
Infatti, geometricamente, l’interno dell’ipogeo viene illuminato in toto a mezzogiorno solare del Solstizio d’Inverno, mentre resta in ombra a mezzogiorno solare del Solstizio d’Estate. Durante gli Equinozi si illumina, o resta in ombra, solo la metà della Semisfera. Lo stesso fenomeno avviene in modo speculare durante i periodi di Plenilunio.
Per i popoli dell’antichità misurare il tempo era una necessità, perché permetteva loro di organizzare la vita quotidiana, svolgere le loro cerimonie, conoscere i tempi della semina, del raccolto, dell’ingravidamento. Se cogliamo nel segno, tutta la zona è stata frequentata sin dal Paleolitico, anche nel Neolitico, nell’Eneolitico, nell’Età del Bronzo Antico, fino all’arrivo dei Sicàni, e sempre da pastori fino ai nostri giorni
. Nelle contrade vicine ci sono villaggi e recinti pastorali, necropoli, diverse sorgenti e una strada millenaria per la transumanza verso le pianure marine. Questo ipogeo è visibile anche da questa strada.
*Il betilo è una pietra a cui si attribuisce una funzione sacra in quanto dimora di una divinità o perché identificata con la divinità stessa.
Il termine betilo (lat. Baetylus, gr.
βαίτυλος deriva infatti dall’ebraico Bet-El (Casa di Dio).
בתאלfonte
https://ripost.it/2025/09/07/caltabello ... o-deuropa/------------------
Ottimo lavoro Bleffort !
Mauro , diamoci dentro .
zio ot
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