Cerchiamo di capire senza troppe pretese come potrebbe essere possibile per un’altra civiltà venire fin qui sulla Terra affrontando un viaggio interstellare in tempi ragionevoli: la curvatura è un'ipotesi plausibile?
Partiamo da qualche presupposto teorico, per cercare di formulare un’ipotesi non troppo fantasiosa, ma prima dobbiamo chiarire alcuni punti.
Diamo innanzi tutto una definizione di cos'è lo spazio, facendoci aiutare dai concetti espressi da Einstein. Si tratta di un concetto estremamente complesso, sia dal punto di vista fisico-matematico che da quello filosofico. La nozione più elementare definisce lo spazio come distanza tra due corpi, questa è una definizione banale solo in apparenza, perché contiene una verità fondamentale: lo spazio esiste solo in presenza di materia (o energia), non è concepibile uno spazio "vuoto" in quanto se dall'universo, con in qualche modo, fosse possibile rimuovere tutta la materia e l'energia, non avremmo un universo vuoto, semplicemente non esisterebbe più l'universo. Uno dei concetti fondamentali della fisica relativistica è difatti che lo spazio ha una "struttura" e delle "dimensioni" e non deve essere pensato in antitesi alla materia-energia, come una sorta di fondale vuoto in cui la massa è l’attrice principale; la materia, l'energia in realtà sono "spazio concentrato". Lo spazio presuppone l'esistenza di materia-energia; niente materia, niente spazio. Appare quindi ovvio che non si possa parlare di distanza tra A e B se tra queste non esistesse materia-energia. Lo spazio è "creato" dalla materia, che non è altro che un particolare "tipo" di spazio.
Proviamo ora a chiarire il concetto di tempo: definirlo non è meno difficile che definire lo spazio, definiamolo come: durata o intervallo tra due eventi. Una prima osservazione che si può fare è che, come per lo spazio, anche l'esistenza del tempo richiede materia-energia; perché ci sia un "prima" e un "dopo" è necessario che ci si riferisca a "qualcosa" di diverso dal tempo stesso, ad un "evento". Spazio e tempo sono accomunati, nella loro esistenza, dalla necessità dell'esistenza della materia: niente materia, niente tempo, niente spazio.
Spazio e tempo hanno però un legame molto stretto, accertato fin dalla nascita della fisica relativistica; un legame talmente stretto da far considerare il tempo una delle dimensioni dello spazio: infatti si parla di spazio-tempo (cronotopo). Per capire come possano essere legati dei concetti che apparentemente, non hanno niente in comune, pensiamo ad un oggetto qualunque: appare evidente che tale oggetto occupa una posizione ben definita nello spazio, che può essere determinata con precisione indicando le distanze da una serie di punti di riferimento (ad esempio una palla in un campo avrà una certa posizione rispetto al campo stesso). Tuttavia tale oggetto, pur se apparentemente immobile, in realtà si sta spostando attraverso il tempo; esso esisteva prima dell'osservazione, a partire dal momento in cui fu creato, ed esisterà dopo l'osservazione, a meno che non venga distrutto. Quindi possiamo dire che qualunque cosa, oltre che esistere e muoversi nello spazio, esiste e si muove anche nel tempo. Se non fosse così e se l'oggetto fosse quindi "immobile" nel tempo, esso esisterebbe solo per un istante, per poi sparire nel nulla. Il tempo, insomma, può essere considerato una dimensione dello spazio, anche se dotata di particolarità tutte sue.
Com’è quindi possibile "comprimere" o "espandere" lo spazio? Chiariti i concetti di cui sopra, possiamo ora dire che la meccanica relativistica descrive lo spazio-tempo come “un tessuto” quadridimensionale curvo. Il fatto che lo spazio sia curvo e "plasmabile" ha delle importanti conseguenze, perché in tale spazio le distanze non sono "assolute" e la via più breve tra due punti non è necessariamente una retta. Per cercare di capire la struttura dello spazio possiamo ricorrere ad un classico esempio: immaginarlo come una piattaforma elastica, su questa piattaforma poggiano le varie masse dell'universo: pianeti, stelle ecc. Tali masse "deformano" la piattaforma elastica, nella misura della loro massa (masse maggiori come quelle delle stelle produrranno una "curvatura" maggiore). Abbiamo perciò capito che è la gravità a modellare lo spazio, il quale risulta più curvo nelle regioni più prossime a masse elevate.
Da queste nozioni si può capire che la curvatura è precisamente una "deformazione" dello spazio indotta da un campo gravitazionale (che è comunque una forma di campo energetico). Dato che non può esistere spazio senza massa, possiamo dedurne che lo spazio è sempre e necessariamente curvo, benché la curvatura sia maggiore in prossimità delle masse e minore (in ragione del quadrato della distanza) man mano che ci si allontana da esse. Dato che lo spazio tende a curvarsi sempre di più in prossimità di una massa, un corpo entrato in tale regione deve dirigersi verso la massa deformante, percorrendo la deformazione da essa creata, a meno che non sia in possesso di una velocità sufficiente per uscirne. Appare quindi evidente che, poiché lo spazio non ha una struttura fissa e immodificabile, sarebbe ipoteticamente possibile "plasmarlo” per percorrere una grande distanza in tempi brevi, comprimendolo tra il punto di partenza e quello di arrivo (senza spostare questi ultimi). In questo modo non sono più necessarie velocità elevate, e comunque irraggiungibili: è come se prendessimo una scorciatoia nello spazio stesso. Questo ragionamento tuttavia serve solo a capire che lo spazio tende a curvarsi già di per sé in natura, il che significa che per concepire un dispositivo che curvi lo spazio quanto serve per viaggiare dovremo usare qualcosa di diverso da “masse di dimensioni superplanetarie”.
La "propulsione a curvatura" può essere a questo punto definita in questo semplice modo: mentre nella propulsione “Newtoniana” la nave si muove nello spazio in maniera lineare, nel caso della curvatura si "muove" lo spazio attorno alla nave. Per la precisione, un’astronave che sfrutti questa ipotetica tecnologia (quindi di una civiltà evidentemente più evoluta della nostra) dovrebbe quindi creare un campo di forza composto da radiazioni elettromagnetiche (molto simile a quello gravitazionale per certi versi) di straordinaria potenza, che comprime porzioni di spazio nella direzione di avanzamento della nave e lo espande nella direzione opposta. Da questa prima osservazione si può evincere che un ipotetico “motore a curvatura” non violerebbe la costante “C”, ovvero la costante insuperabile che Einstein ha preso come riferimento per la teoria della relatività: la velocità della luce; dato che come già detto, non viene percorso lo spazio a velocità uguale o maggiore di detta costante, ma semplicemente se ne percorre di meno. La distorsione creata da un simile campo di forza la potremmo chiamare “sub spazio”, che a questo punto non appare essere un’altra dimensione, ma “semplicemente”, diciamo pure così, una distorsione dello spazio stesso. Essa mantiene le condizioni di un qualunque sistema di riferimento in moto alla stessa velocità. In parole più semplici possiamo dire che: le masse presenti al suo interno non subiscono né gli effetti di aumento di massa ( che è uno dei motivi per cui non è possibile accelerare alla velocità della luce dato che a quella velocità la massa da spostare richiederebbe energia infinita), ne dilatazione del tempo, né effetti inerziali, poiché la velocità posseduta precedentemente all'ingresso in questo campo di “sub-spazio” non cambia.
Ne consegue che un simile velivolo potrebbe effettuare manovre apparentemente impossibili per le nostre concezioni aerodinamiche e idrodinamiche, compiendo accelerazioni e virate molto brusche, (addirittura virate istantanee di 180 gradi e accelerazioni istantanee da fermo a 10.000 km/s) senza nemmeno che questo causi effetti devastanti all’equipaggio a bordo di detto mezzo, a causa della totale mancanza di inerzia dovuta ai motivi sopra citati. Un’altra considerazione che viene da fare è che con questo sistema un “ufo”, chiamiamolo anche così, avrebbe la capacità di entrare nell’atmosfera di un pianeta senza dover subire gli effetti di surriscaldamento che questa manovra comporta, come pure entrare in acqua anche a tutta velocità, senza sollevarne affatto, per il semplice motivo che non vi entra fisicamente, ma attraversando quella distorsione causata dalla curvatura. Va in oltre detto che la “curvatura assoluta” (quindi accorciare lo spazio fino a far toccare il punto di partenza con quello di arrivo) non è possibile perché anch’essa richiederebbe una quantità infinita di energia e s’incorrerebbe nel paradosso di trovarsi in due posti contemporaneamente.
Questo ci porta ad un altro problema: se le curvature prodotte da masse non certamente trascurabili, come quelli di pianeti e stelle, sono del tutto insufficienti per certi scopi ( basta pensare che la massa di una stella come il Sole ad esempio, è in grado di deflettere un raggio di luce di circa un millesimo di grado), servirà un’energia enorme per riuscire ad “accorciare" lo spazio in modo tale da diminuire le distanze. Dove prendere l'energia necessaria, se persino la massa del Sole risulta essere insufficiente? La risposta potrebbe venire dal completamento dalle ricerche sull’antimateria, che può fornire quella fantastica energia che richiede un’operazione come quella di curvare lo spazio, dato che per ora la richiesta di energia è enorme ed anche incalcolabile (per lo meno con una precisione accettabile), visto che di questa diciamo “ipotetica” tecnologia se ne ha solo una vaga idea. Possiamo però dire che per ora non abbiamo i mezzi per produrre qui sulla Terra energia a sufficienza per raggiungere un simile scopo.
Spero di non aver detto inesattezze o commesso errori nell’esposizione delle leggi fisiche, ma non essendo io uno scienziato, questo è solo un tentativo di capire, formulando ipotesi su cui intavolare una discussione, attraverso quello che sappiamo.
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