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Risposta al carissimo amico CeccoGiovanni di Gamala l'Asmoneo figlio di Giuda il Galileo, colui che fu censurato dalla storia per costruire il mito di Gesù Cristo; attraverso l'analisi storica si dimostrò un abile capo guerrigliero, e buon opportunista circa la scelta del tempo per la sua insurrezione armata a Gerusalemme nel 35 d.c..Infatti, dopo la morte di Pomponio Flacco Governatore di Siria nel 33 d.c.(?) ("Quindi, alla morte di Pomponio Flacco, governatore della Siria, venne letta in senato una lettera di Tiberio in cui egli si rammaricava del fatto che gli uomini migliori e più adatti al comando degli eserciti rifiutassero tale incarico, tanto che egli era costretto a ricorrere alle preghiere perché qualcuno dei consolari volesse assumersi il compito di governare una provincia." Cornelio Tacito Annali libro VI, 27); l'imperatore Tiberio non lo sostituì, rendendo tutta quell'area dell'Asia medio orientale instabile.Anche Caio Svetonio Tranquillo, riferendosi al disinteresse di Tiberio, denunciò i pericoli corsi dall'impero in tale situazione: “Lasciò (l'imperatore Tiberio) per anni la Spagna e la Siria senza legati consolari e, soprattutto, con grande vergogna e grande pericolo dell’impero, si disinteressò completamente del fatto che l'Armenia venisse occupata dai Parti” Vite dei Cesari, Tiberio,III:41.Constatata tale situazione, Artabano III re dei Parti nel 34 d.c. si impossessò dell'Armenia "Sotto il consolato di Caio Cestio e M. Servilio, giunsero a Roma, all'insaputa del re Artabano, alcuni nobili Parti. Artabano, per timore di Germanico, aveva mantenuto fedeltà al Romani e si era mostrato giusto verso i suoi; più tardi, invece, cominciò ad assumere un atteggiamento oltracotante verso di noi e crudele verso i connazionali, imbaldanzito dalla fortuna che aveva avuto nella guerra contro i popoli circostanti e spinto dal disprezzo verso l'imbelle vecchiezza di Tiberio. Acceso, inoltre, dalla brama di impadronirsi dell'Armenia, a capo della quale, morto Artassia, aveva posto il più anziano dei suoi figli, Arsace, aveva fatto ai Romani anche l'affronto di mandare dei legati per reclamare i tesori abbandonati da Vonone in Siria e in Cilicia, pretendendo nello stesso tempo gli antichi confini dei Persiani e dei Macedoni e minacciando con iattanza l'invasione dei possedimenti di Ciro e di Alessandro." Publio Cornelio Tacito, Annali, libro VI, 31. Tutto questo confermato anche da Cassio Dione:"Più o meno nello stesso periodo Artabano il Parto, quando morì Artassia, diede l'Armenia a suo figlio Arsace: dato che per questo intervento non giunse alcun atto di vendetta da parte di Tiberio, faceva dei tentativi anche con la Cappadocia e trattava i Parti piuttosto arrogantemente." Storia Romana, libro LVIII,26 .Inoltre, da anni, il governo di Ponzio Pilato, con un numero inadeguato di soldati, era impossibilitato a far fronte alle continue scorribande dei Boanerghes gruppo identificativo degli apostoli nei vangeli; come riportato da Filone d'Alessandria:"il paese fu lasciato al saccheggio di bande di ribelli che incendiavano le case dei ricchi e la gente veniva uccisa senza il rispetto di alcuna regola" (Legatio ad Caium); e come denunciato più volte [size=125]da Giuseppe Flavio Guerra Giudaica libro VII,8, 254 e seguenti: [/size] "A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case; sostenevano, infatti, che non c’era nessuna differenza fra loro e degli stranieri, dato che ignobilmente buttavano via la libertà per cui i giudei avevano tanto combattuto e dichiaravano di preferire la schiavitù sotto i romani. Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia, come poi dimostrarono con i fatti. E in realtà, quelli che si unirono ad essi nella ribellione e presero parte attiva alla guerra contro i romani ebbero a subire da loro atrocità più terribili, e quando poi vennero di nuovo convinti di falsità nella giustificazione che adducevano, ancor più essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte. Quell’epoca fu in certo modo cosi prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, né chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli: a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come nella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empietà contro il dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse ce di eliminare i signori. Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e d’impossessarsi dei beni dei ricchi. Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle." E ancora, ci fu una grande carestia tra gli anni 35 e 36 d. c.. I falsari cristiani attraverso gli atti degli apostoli dal periodo di Tiberio la fanno posticipare al periodo di Claudio La carestia fece senz'altro da propulsore sociale all'esplosione della crisi, e di ciò si rese conto anche Vitellio che nel 36, con un successivo eccezionale provvedimento di detassazione (altrimenti senza senso), pensò di fugare le cause di una possibile e pericolosa reiterazione insurrezionale. Il grande storico Emilio Salsi ci spiega nel suo famoso libro "Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli a pag. 191" che i cristiani hanno falsificato gli scritti di Giuseppe Flavio per postdadare la carestia e utilizzarla come testimonianza della realtà storica di san Paolo negli atti degli apostoli.
Giuseppe Flavio Antichità Giudaiche a cura di Luigi Moraldi UTET libro XX, 37:" .......... ne mandò alcuni a Roma da Claudio Cesare, con i loro figli come ostaggi e con la stessa scusa (altri) li mandò da Artabano re dei Parti."
Ora costatando che Claudio Cesare diventa imperatore nel 41 d. c. mentre sempre il Moraldi in fondo pag. 1226 dice che Artabano muore intorno al 38 d. c., le cose storicamente non sono possibili.
Giuseppe Flavio non era uno stupido, conosceva bene la storia del suo tempo, e guarda caso, queste contraddizioni si notano solo negli argomenti che hanno qualche relazione con il cristianesimo primitivo.
Qualcuno, a cui interessava armonizzare (falsificare) il cristianesimo primitivo, pensò di sostituire l'imperatore Tiberio con l'imperatore Claudio.
Con questa semplice sostituzione l'autore della falsificazione, riuscì a spostare in avanti nel tempo, di anni alcuni fatti descritti nel libro XX, e tra questi fatti troviamo anche la carestia collegata alla regina Elena e la carestia descritta negli atti degli apostoli XI 28-29.
Quindi la regina Elena arrivò a Gerusalemme, città rattristata dalla carestia dove molta gente vi moriva, dal 35 al 36 d.c. Così è logico anche il comportamento successivo di Vitelio nel 36 che rilasciò in perpetuo agli abitanti della città tutte le tasse sulla vendita di prodotti agricoli.L’uomo che i cristiani identificano con Gesù il Nazareno il Cristo figlio di Dio, era certamente Giovanni di Gamala il Galileo, figlio di Giuda il Galileo che divenne re di Gerusalemme nel 35 d.c. e che sarà crocifisso nell’anno 36 d. c. dai romani. Lo spostarsi in ambienti sempre diversi, senza una fissa dimora è la caratteristica tipica del guerrigliero e del sedizioso, ricercato dalle autorità che esercitano il potere.
La sua non era una predicazione rivolta alla pace, come descritta in seguito sotto l’influenza di Paolo di Tarso o chi per lui, ma bensì alla ribellione, cercando di coinvolgere il popolo, aiutato dagli apostoli che corrispondevano ai suoi più stretti collaboratori, cioè i suoi fratelli; esattamente, il ripetersi dell’epopea di Mattatia e dei suoi figli nel 170 circa a. c..
Sia i figli di Mattatia, sia i figli di Giuda il Galileo, tutti subirono una morte violenta.
Giovanni di Gamala, il futuro Gesù Nazareno proponeva ad alcune persone di lasciar tutto e seguirlo mentre in alcune oikos, come definisce Pesce i nuclei familiari, lasciava che i membri restassero nelle case.
Una tipica strategia militare già ideata da un suo lontano parente Giuda il Maccabeo, un grande combattente, descritta in 1 Maccabei 2,55 e seguenti. I primi erano i combattenti attivi, i secondi rappresentavano l’assistenza logistica e alimentare. Questa quasi insignificante condotta operativa di guerra, inserita in un cotesto di variabili favorevoli, permise a Giuda il Maccabeo di diventare un eroe nazionale e l’ascesa al potere degli Asmonei, suoi lontani antenati un secolo e mezzo prima. [size=175]L'aggregazione dei combattenti guerriglieri, non derivava da una organizzazione di un esercito regolare, basato su una grande ricchezza o su un regno, ma da una compagine di volontari uniti da un unico ideale religioso; la quarta filosofia ideata da suo padre, Giuda il Galileo. I suoi seguaci armati erano proprio reclutati tra gli ultimi cioè i disperati, che in quel tempo rappresentavano la maggioranza del popolo Ebreo; quelli di cui parleranno successivamente i vangeli cristiani, attraverso il riadattamento delle beatitudini. Giovanni di Gamala e i suoi fratelli promettevano ai poveri, le beatitudini già in questo mondo, dopo aver scacciato i Romani con la forza delle armi, e non nell'aldilà come i futuri evangelisti trasformisti. Ai rivoltosi per impossessarsi di Gerusalemme, non servì un grande esercito regolare e ben addestrato, ma solo alcuni gruppi di guerriglieri ben motivati, che ad un segnale prestabilito assalirono a tradimento, in punti diversi, i soldati e le strutture di comando romane. Tutto questo in occasione di una festa Ebrea, quando Gerusalemme si riempiva di pellegrini, in modo tale che i piccoli gruppi di insurrezionisti fungevano da detonatore per far scoppiare una vera e propria rivolta su larga scala. Numerosi pellegrini si trasformavano in rivoluzionari proprio in quel momento, guidati dal loro odio verso i dominatori romani e dalle ristrettezze economiche derivate dalla carestia. I soldati romani, in quel contesto urbano di spazi ristretti, per l'effetto sorpresa e per il loro numero esiguo, all'incirca una corte di seicento uomini, furono facilmente soprafatti e uccisi. Non dimentichiamo che qualche decina di anni dopo a Gamala, e con un numero di soldati romani molto, molto più rilevante, il futuro imperatore Vespasiano rischiò di essere ucciso. Per Giovanni di Gamala e i suoi fratelli, la conquista di Gerusalemme risultò essere molto più facile di quella avvenuta in precedenza, durante la festa di Pentecoste dell'anno 4 a.c.; poco dopo la morte di Erode il grande e descritta da Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche nel libro XVII.[/size] "Giunta la Pentecoste (fine Maggio del 4 a.C.), molte decine di migliaia di persone si adunarono in Gerusalemme non solo per le osservanze religiose, ma anche perché irritati per le insolenze temerarie di Sabino; vi erano Galilei e Idumei, una moltitudine proveniente da Gerico e dalla Transgiordania, e vi era una moltitudine della stessa Giudea che si unì a loro ed erano più focosi degli altri nel loro desiderio di punire Sabino ".
"Si posizionarono in tre gruppi per riuscire ad assediare i Romani. Sabino, temendo il loro numero e l'ardire di uomini incuranti della morte, prese subito a mandare lettere a Varo, come è consuetudine in tali circostanze, insistendo nel dirgli di venire subito in aiuto perché l'esercito era sotto la minaccia di un grave pericolo, perché si aspettavano di venire in breve catturati e fatti a pezzi. " (Ant. XVII, 254/256) ...
e Sabino, allora, soltanto in Gerusalemme, aveva una legione ai suoi ordini (Ant. XVII 286) con l'ausilio delle truppe di Erode Archelao le quali, però, vista la mala parata...
"Perciò la maggioranza delle truppe reali disertò schierandosi assieme ai rivoluzionari" (Ant. XVII 266).Bisogna sottolineare che nella rivolta del 4 a.c. i ribelli, pur riuscendo ad impadronirsi di Gerusalemme, non proclamarono alcun re, perchè il prefetto o procuratore Sabino potendo disporre di una legione, circa 3.000 soldati romani, riuscì a resistere, rinchiuso in alcuni luoghi fortificati della città santa, fino all'arrivo del legato di Siria, Varo, con altre legioni romane di rinforzo.Invece, durante l'insurrezione del 35 d.c., il prefetto romano Ponzio Pilato si trovava a Cesarea Marittima sua residenza abituale, e fu avvertito della perdita di Gerusalemme, a fatto compiuto. Sicuramente con le forze militari che gli rimanevano, il prefetto Ponzio Pilato non era in grado di riconquistare Gerusalemme. L'unica cosa che poteva fare, era di informare il suo diretto superiore, il legato di Siria, Lucio Vitellio, che Gerusalemme non faceva più parte dell'impero romano.Un caro saluto
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