UN ARTICOLO INTERESSANTE http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.as ... te_Arti=45Ipazia: ma davvero questa donna
fa paura al Vaticano?di Federico Brusadelli
Anche se Rita Levi Montalcini, nel suo recente libro-omaggio alle donne pionere di ogni tempo (Le tue antenate), le ha dedicato un intero capitolo, Ipazia di Alessandria è un nome che ai più non dice nulla.
Eppure si tratta di una figura a suo modo unica nella storia del pensiero occidentale. E adesso, grazie a un film di Alejandro Amenábar, Agorà, è una figura che rischia di tornare di attualità. Perché anche solo a raccontarne la storia, potrebbe alimentarsi lo scontro fra laici e clericali. Un problema che, al momento, riguarda solo il nostro paese di guelfi e ghibellini. Perché il film – come ha ricordato La Stampa pochi giorni fa – è stato già comprato da mezzo mondo, dalla Thailandia alla Francia, da Israele agli Stati Uniti, ma quanto al nostro paese, il suo destino è avvolto dalla nebbia più fitta.
Ma Amenábar è un regista famoso e di successo, e la protagonista del film è Rachel Weisz, premio Oscar nel 2006. Non una produzione di serie B, insomma. E il passaggio a Cannes e al Festival di Toronto dovrebbe bastare come garanzia di qualità.
Difficile allora spiegare perché tanta ritrosia a mandarlo nelle sale. Magari sarà come al solito, sarà come spesso accade in Italia: colpa di quei realisti più realisti del re, che preferiscono l’autocensura alla pur minima discussione.
Eppure il sospetto che qualche pressione ci sia stata, resta. Ad approfondire la questione c’è anche un gruppo su Facebook, che – con più di tremila iscritti – ne chiede a gran voce la distribuzione. Gira voce che il motivo della mancata distribuzione sia l’impossibilità di trovare una società disposta a rischiare di «irritare le gerarchie vaticane». Speriamo sia una boutade e nulla di più.
Anche perché risulta poco chiaro da cosa scaturisca tanto ostracismo. Ipazia era una matematica (e per averne altre bisognerà aspettare il diciottesimo secolo), astronoma e filosofa, inserita nella grande tradizione neoplatonica e pitagorica. Continuò l’opera del padre, Teone, progettando l’idrometro.
E fra i suoi allievi ebbe l’inventore dell’astrolabio. Scrisse di aritmetica e di geometria; compilò mappe del cielo e si interrogò sull’esistenza di Dio (“Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto”, si legge in un epigramma a lei dedicato); insegnò a chiunque volesse ascoltarla, anche in pubblico, perché il sapere non rimanesse relegato nel chiuso delle scuole e delle accademie; diede prova di tale sapienza che nessuno volle poi dichiararsi suo erede. Tutto questo, francamente, non sembra possa dare fastidio a nessuno.
E allora il punto, forse, è un altro. Ed è il fatto che Ipazia fu assassinata e fatta a pezzi da un gruppo di cristiani furibondi, probabilmente monaci, e probabilmente su ordine del vescovo Cirillo, poi fatto santo. Ricordarlo può essere spiacevole, ma è andata così. L’accusavano di dedicarsi alla satanica scienza degli astri e alla magia.
Ma in realtà – come ha sottolineato Peter Brown – il problema era squisitamente politico: «Se nella fase di passaggio dal paganesimo al cristianesimo i compiti del filosofo e del vescovo vengono a sovrapporsi, che cosa fa il vescovo, se non eliminare il filosofo?». E così, molto probabilmente, è andata. Anche perché non vi fu mai
in Ipazia – e, a quanto pare, neanche nella comunità cristiana che proprio in quegli anni raggiungeva i vertici del potere – nessuna tentazione anticristiana. Né è rintracciabile nel suo pensiero alcun segno di materialismo presente in gran quantità, invece, nella tradizione scientifica che nei secoli successivi, fino ancora a oggi, si è contrapposta alla Chiesa (e chissà cosa avrebbe pensato sapendo a difenderla sarebbe sceso in campo Oddifreddi, lei che nello spirito, nell’immateriale e nell’invisibile, da neoplatonica ed “esoterista” quale era, ci credeva fermamente…).
Se già nel Settecento Voltaire, ricordandone le vicende, accusò i suoi uccisori di “eccesso di fanatismo”, e il deista irlandese John Toland ne utilizzò la storia per un pamphlet anticattolico, i romantici tedeschi videro in lei la prima delle “streghe” bruciate dalla Chiesa.
E poi, come era prevedibile, il Novecento la vide icona femminista e martire dell’oscurantismo, versione femminile di Giordano Bruno. Ecco, forse è questo che dà fastidio a qualcuno. Ma speriamo siano solo pettegolezzi o maliziose interpretazioni.
Che nel Ventunesimo secolo qualcuno possa ancora temere – con grande danno per la Chiesa stessa, e validissimi argomenti per i cosiddetti “laicisti” – la storia di una donna vissuta milleseicento anni prima, vittima del fondamentalismo (di ogni fondamentalismo, perché il fatto che a ucciderla siano stati cristiani, non importa) è semplicemente ridicolo. Fra qualche giorno, probabilmente, arriverà la notizia della distribuzione di Agorà anche in Italia. E ci saremo preoccupati invano. Certo è che se così non fosse, a quel punto la preoccupazione sarebbe più che giustificata.
13 ottobre 2009
....E INVECE MI SA CHE LO VEDREMO SOLO IN DVDzio ot
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