21/01/2010, 11:59
21/01/2010, 12:37
21/01/2010, 17:49
21/01/2010, 21:17
22/01/2010, 09:32
Messaggio di 2di7UNA SFERA VOLANTE DISTRUGGE UN AEREO MILITARE
Il giorno 23 febbraio 1997 in Brasile andò in onda un servizio televisivo, all’interno del programma “Fantastico”, con un reportage di Luiz Petry. In questo servizio giornalistico veniva fatto vedere un video che mostrava un aereo “Tucano” della FAB (Forza Aerea Brasiliana). Ad un certo punto l’aereo perde un ala e il velivolo precipita. Il pilota, eiettato fuori con un paracadute, si salva. Ma c’è comunque un morto tra gli spettatori, colpito da un rottame del velivolo. Ma qualche secondo prima dell’incidente, si nota quella che sembra una “sfera” passare ad alta velocità sotto l’aereo. A tutt’oggi le cause dell’incidente non sono state del tutto spiegate. Gli aerei “Tucano” sono costruiti per resistere alle manovre, la manutenzione è ossessiva e quando, notando il video, il velivolo perde l’ala, l’aereo è già in fase di salita. Il pilota riuscì, con freddezza, a dirottare l’aereo verso il mare e innescare il paracadute 3 secondi prima del disastro. La pressione sopra l’apparecchio era di solo 3 volte la forza di gravità. Il “Tucano” può sopportare fino a 11 volte la forza di gravità. Su invito di questo programma televisivo, si presentò a visionare il filmato il pilota di quell’aereo il capitano Barreto, il quale fu colpito nel vedere la scena e un “intruso” volante presentarsi sotto l’aereo 5 secondi prima l’incidente. Alla visione, l’ufficiale afferma che “è un mistero…non lo riesco proprio a spiegare…la velocità in cui è passato era davvero alta. E’ interessante anche la sua dimensione che è davvero piccola, rispetto a tutti i velivoli che la gente è abituata a vedere. L’aereo misura 10 piedi di lunghezza, l’oggetto volante in confronto è proprio piccolo“. L’ufficiale ha poi dichiarato che in 17 anni di carriera non ha mai visto nulla di simile. L’ufologo Reginaldo de Athayde ha, in seguito, dichiarato che l’UFO (Unidentified Flying Object) era di apparenza metallica, rifletteva la luce del sole come l’aereo ed ha sviluppato una velocità 5 volte superiore a quella del velivolo militare. Inoltre, ha affermato che le dimensioni dell’oggetto volante andavano dai 90 centimetri ad 1 metro di diametro. La velocità dell’UFO è stata poi stimata tra i 1200 e i 1500 km/h. E’ poi passato a circa 2 metri dall’ala dell’aereo.
Fonte (in portoghese) http://www.cubbrasil.net/index.php?opti ... &Itemid=83
Nota redazione CUT (Centro Ufologico Taranto): il filmato (se genuino) mostra per davvero qualcosa di “anomalo”, volare ad alta velocità sotto l’aereo e causare (così sembra) la perdita di un ala del “Tucano”. Se il filmato mostra per davvero un UFO proveniente da “altrove”, di fattezze artificiali e, apparentemente, dai comportamenti intelligenti è la prova della problematica alla sicurezza dei voli, sia di velivoli civili e militari. I casi sono tanti ma solo uno è stato filmato. E sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) proprio quello che vedrete di seguito:
Fonte: centroufologicotaranto.wordpress.com
22/01/2010, 09:33
voglio_crederci ha scritto:
Il 4 ottobre del 1967 molti abitanti della Nuova Scozia videre qualcosa di strano che volava in scielo dotato di luci molto brillanti. Il misterioso oggetto si immerse nell'acqua vicino a Shag Harbour ed alcuni pescatori insieme alla Guardia Costiera cercarono di mettere in salvo gli eventuali occupanti.
Ma quando le navi arrivarano sulla scena quello che trovarono fu una misteriosa chiazza gialla sulfurea.
Alcuni testimoni affermano però che ci fosse un oggetto nero che si muoveva sotto l'acqua.
Sembrava che la cosa fosse finita ma un giornale di Halifax ed altre agenzie ricevettero numerose chiamate da persone lungo la costa che avevano visto strane cose.
Tra queste persone vi era un capitano di un DC-8 della Linea Aerea del Canada. Stava volando a sud est del Quebec quando disse di aver visto un oggetto molto grande di forma rettangolare seguito da uno sciame di luci.
Dopo pochi secondi disse che ci furono alcune esplosioni vicino all'oggetto mentre le luci bianche sembrano muoverglisi intorno.
Un altro testimone afferma di aver visto una sfera di colore arancione che sorgeva dall'acqua senza alcun suono.
E ci sono testimonianze di almeno 700 abitanti di Shag Harbour che hanno visto uno strano oggetto arancione!
Alle 10,20 il Comando di Ricerca di Halifax riferì che l'oggetto era un UFO eliminando così la possibilità che fosse un aeroplano.
Da ora in avanti fu chiamato Dark Object.[/i]
http://www.misteriufo.it/shag_harbour.htm
voglio_crederci ha scritto:
Nova Scotia, Canada. 4 ottobre 1967. Questo evento permise al piccolo villaggio di pescatori di Shag Harbor di apparire finalmente sulla carta geografica. Nella punta a sud della Nova Scotia, questa piccola comunità rurale fu teatro di uno dei più documentati UFO-crashes degli ultimi 30 anni! Fino ad allora non era nemmeno segnata sulla cartina, ma dall' oggi al domani tutto cambiò. La comunità aveva alle sue spalle storie straordinarie di serpenti di mare, calamari cannibali, navi fantasma. Ma nell' ottobre 1967 si aggiunse un altro fenomeno al folklore locale: una visita da parte di un UFO di ignote origini (o forse 2!), che, dopo essere penetrato nell' atmosfera terrestre dalla Siberia, già in avaria, sarebbe entrato nelle acque del porto portando l' attenzione del mondo sulla zona. I residenti quella notte fatidica videro, alle ore 19:12, delle strane luci arancioni volare in cielo, così come anche i piloti di un aereo, che erano stati da queste sorpassati. Dopo di che vi furono alcune esplosioni. 5 ragazzi dissero che le luci lampeggiavano in sequenza e poi si inclinarono a 45° sopra l' acqua, fluttuarono sulla superficie ad un miglio e mezzo dalla riva e poi s'inabissarono.
All' inizio tutti pensarono che fosse un aereo in avaria e subito corsero ad avvisare la polizia Reale canadese, di base a Barrington Passage. Il comandante, Ron Pound, intanto, era già stato avvisato per telefono da una donna e si stava dirigendo nel luogo dell' ammaraggio, dove vide anche lui le 4 luci collegate tra loro ad un corpo solido, che misurava 60 piedi. Pound si recò quindi sulla riva per vedere meglio assieme agli altri poliziotti, Victor Werbieki, Ron O'Brien, ed altri villici.
Tutti videro chiaramente le luci gialle muoversi sull' acqua, affondare lentamente, lasciando della schiuma dietro di loro. La barca n. 101 della Guardia Costiera ed altre barche si precipitarono nel mare sul luogo dove le luci erano sparite in profondità.
Era visibile solo la schiuma gialla, oleosa, che indicava che un corpo solido si era inequivocabilmente immerso. Non fu trovato nient' altro quella notte e le ricerche furono interrotte alle 03:00 del mattino dopo, ma a questo punto le speculazioni sul fatto che l' oggetto in questione non fosse un aereoplano presero piede. Dopo alcuni giorni difatti nel giornale Halifax Chronicle-Herald uscì un articolo secondo cui quell' oggetto poteva anche trattarsi di un UFO, scartando l' ipotesi che fosse un aereo.
Nel suo libro 'Dark Object' scritto assieme all'ufologo Don Ledger, Chris Styles dice che l' incidente stesso era stato appunto chiamato Dark Object. Nonostante tutto, la marina canadese sospese ogni ricerca il giorno dopo l' evento concludendo che non c' era nessuna traccia, nessun indizio, niente.
Per cui non vi fu mai nemmeno una spiegazione ufficiale, solo teorie e speculazioni. Una spiegazione plausibile era che un' astronave russa si fosse schiantata, perchè nella zona circolavano sottomarini russi. Oppure che gli USA avessero preso parte alle indagini ma questi negarono.
Per anni il fenomeno rimase inspiegato, e fu lasciato nel dimenticatoio. Sommozzatori setacciarono il fondo oceanico per altri giorni, ma inutilmente.
La storia del misterioso UFO-crash di Shag Harbor finì velocemente così come era iniziata, e questo fino al 1993, quando Chris Styles (che aveva 12 anni all' epoca dei fatti, e che aveva visto l' oggetto dalla sua stessa camera da letto, che dava sul porto di Halifax) aveva deciso di indagare.
Così , supportato dall' ufologo del Mufon Don Ledger, si mise egli stesso a fare estenuanti ricercche risalendo ai testimoni uno ad uno per ricostruire i fatti..
Gli sforzi di Styles portarono un nuovo respiro alla vicenda. Egli ritrovò tutti i testimoni di quella sera attraverso i giornali, e riuscì anche ad intervistare la maggior parte di loro, sempre assistito da Ledger.
Entrambi scoprirono molti documenti che mostravano l' evidenza di quanto era avvenuto.
Scoprirono che quando i sommozzatori di Granby finirono il loro lavoro il caso ancora non era stato chiuso; assieme ad altre persone i sommozzatori fecero rapporto. L' oggetto che presumibilmente si era schiantato nelle acque dell' oceano, aveva navigato sommerso e se nera presto andato dalla zona ed era giunto a Government Point, vicino ad una base di rilevazione sottomarina, dove fu rilevato dal sonar.
Subito dopo furono mandate navi militari che si posizionarono sopra l' UFO. Dopo due giorni, i militari pensarono di effettuare un' operazione di recupero, quando un altro UFO si aggiunse al primo, presumibilmente per prestargli soccorso.
Allora la marina decise di aspettare e di guardare come si svolgessero i fatti.
Dopo circa una settimana di osservazione sui due UFO, alcune navi furono mandate ad investigare un sottomarino russo che era entrato nelle acque canadesi. A questo punto, i due UFO si mossero, e si diressero al Golfo di Maine, distanziando di parecchio le navi della marina, uscirono in superficie, e schizzarono in cielo. Questi eventi straordinari furono corroborati da molti testi, sia civili che militari. Sfortunatamente, i resoconti non furono pubblicati e registrati.
Il personale militare in pensione aveva paura di parlare apertamente perchè avrebbe perso la pensione, ed i civili temevano di essere presi per pazzi e di vedere violata la loro privacy. Gli eventi straordinari di Shag Harbor occupano un posto importante nell' Ufologia. Ci sono pochi dubbi sul fatto che un UFO si sia schiantato nelle acque dell' oceano quel giorno fatidico.
Uscito il libro di Styles e di Ledger, dal titolo Dark Object, equipes televisive dagli States e dal Canada fecero interviste ai testimoni, che però non vollero essere fotografati.
Anche il National Enquirer volle fare interviste.
Gente da Roswell arrivò per fare paragoni tra il loro UFO-crash e questo.
Ancora oggi i turisti si recano a visitare Shag Harbor e collezionano le bottiglie d'acqua.
Sono stati persino messi sul mercato dei francobolli con l' immagine dell' UFO ammarato, ideati da Cinty Nickerson.
http://shaika81italy.spaces.live.com/bl ... !293.entry
Lawliet ha scritto:
"L'ufo denominato Canada's Roswell, è il tipo di avvistamento che ha fatto la storia dell'intera categoria."
http://en.wikipedia.org/wiki/Shag_Harbour_UFO_incident
Traduzione veloce;
"<Il caso Shag Harbour> è stato documentato come l'impatto di uno sconosciuto, grande oggetto in Shag Harbour, Nova Scotia (Canada), nell'ottobre del 1967. L'evento fu investigato dal governo canadese, e l'oggetto fu anche ricercato sott'acqua, nella speranza di trovare almeno qualche resto. Il governo canadese dichiarò che nessun aereo convenzionale fu coinvolto, e che la fonte dell'evento rimane sconosciuta. Il caso Shag Harbour è uno tra i pochissimi casi in cui le agenzie del governo abbiano ufficialmente dichiarato la presenza di un UFO. Molti militari intervistati, incluso un sommozzatore incaricato di ricercare l'oggetto sott'acqua, dichiararono che l'oggetto era in realtà una navicella aliena. Fu dichiarato da molti testimoni che l'esercito degli Stati Uniti fu coinvolto nei tentativi di recupero. Il caso fu investigato dalla "U.S. Condon Committee", la quale non riuscì a dare alcuna spiegazione."
[...]
"Un militare degli Stati Uniti affermò <a quanto si disse brevemente> l'oggetto fu, all'inizio, rintracciato in arrivo dalla Siberia con un radar. Dopo essere caduto a Shag Harbour, l'oggetto iniziò a viaggiare sott'acqua vicino alla costa (ad altissima velocità) e fu rintracciato di nuovo da un sottomarino vicino Shelburne, dove venne accompagnato da un altro UFO. Le navi rimasero ancorate ai due oggetti, secondo i testimoni, per monitorarli ed assisterli. Si disse che fu mandato, dagli Stati Uniti, un "barcone" per aiutare il recupero degli oggetti, come afferma un testimone militare (tutti intervistati nel video di History Channel). Un giornale regionale riportò l'arrivo, a Shelburne, il 6 ottobre, di un "barcone con fornaci atomiche (??)" per riparazioni d'emergenza. Da alcuni, fu detto che si trattò di una storia di copertura per giustificare la sua presenza. Un sommozzatore americano, noto come "Harry" nel libro "Dark Object" di Styles e Ledger, affermò che l'oggetto non proveniva dalla Terra. "Harry" affermò che furono prese fotografie dell'oggetto dai sommozzatori, ed alcune "macerie a forma di schiuma (??)" risalirono (nel video i testimoni affermano di aver visto strane creature venir trasportate da un oggetto all'altro). Un altro testimone militare affermò che c'erano in realtà due oggetti, uno probabilmente venuto dopo nel tentativo di aiutare il primo. La ricerca navale fu improvvisamente chiusa l'11 ottobre. Quella notte, fu avvistato un altro UFO da molti testimoni, vicino all'originale luogo dell'impatto dell'oggetto a Shag Harbour."
*(??) da tradurre meglio.
Il documentario è assolutamente da vedere, vengono riportate le interviste di moltissimi testimoni, tra i quali anche alcuni piloti militari, e alcuni sommozzatori. Invito tutti alla ricerca del filmato italiano..
http://www.collectionscanada.gc.ca/ufo/ ... 500-e.html
voglio_crederci ha scritto:
La ricerca di Chris Styles ha fatto di SHAG HARBOUR un lavoro molto interessante, potrebbe essere la prova definitiva. Il 4 Ottobre 1967, il giorno dell'avvistamento, Chris aveva 12 anni, quella sera lui, ed altre decine di persone, videro delle strane luci nel cielo della Nuova Scozia, un esperienza che non avrebbero mai dimenticato.CHRIS STYLES ( intervista del Maggio 2000, Dartmouth, Nuova Scozia )
"... la notte del 4 Ottobre 1967 ero a casa e mi precipitai in strada, svoltai l'angolo della Ferramenta e mi affrettai a trovare un punto vantaggioso, da cui si potesse vedere meglio ciò che stava accadendo nei pressi del Porto. Ricordo che rimasi impietrito, terrorizzato, non avrei voluto trovarmi così vicino, quei globi di luce arancione puntavano dritti verso di me." Il giorno dopo Chris, ricevette una telefonata da suo nonno che abitava a SHAG HARBOUR, a 230 Km. di distanza lungo la costa. Gli disse che la sera prima, aveva visto alcune luci in cielo e che una era precipitata in acqua. Qualche anno dopo, Chris, vide un programma che parlava dell'incidente di Roswell del 1947, nel Nuovo Messico e fu allora che iniziò ad interessarsi a SHAG HARBOUR. "...l'incidente di SHAG HARBOUR è particolare, perchè, più si raccolgono testimonianze, più assume consistenza l'ipotesi che si tratti di un fatto anormale. Questo caso non sarà archiviato."STANTON T. FRIEDMAN ( Fisico Nucleare )
"... ritengo che l'incidente di SHAG HARBOUR sia molto importante perchè rappresenta uno dei pochi casi, in cui si hanno numerosi indizi e testimonianze attendibili e non è stato ancora sottoposto a smentita, come nel caso di Roswell, per esempio."Uno dei primissimi testimoni, fu un pescatore di nome LAURIE WICKENS:
"... eravamo vicini a SHAG HARBOUR e stavamo accompagnando a casa le ragazze quando, guardando sulla destra, notai alcune luci che lampeggiavano nel cielo. Si accendevano una dopo l'altra, poi si spegnevano e ricominciavano da capo. Pensai ad un aereo, ed il fatto che le luci fossero diverse dal solito, poteva dipendere dalla quota o dalla velocità del velivolo." Queste strane luci seguirono l'auto di Laurie, per qualche chilometro e lui pensò che l'aereo avesse dei problemi. "... siccome stavamo risalendo una collina, le perdemmo di vista ma, arrivati in cima, vedemmo che erano cadute in acqua. Pensammo ad un incidente aereo e chiamammo la Polizia. Gli agenti arrivarono sul posto dell'incidente vicino ad uno stabilimento che dava sul Porto. All'arrivo della Polizia, il parcheggio dello stabilimento, era già pieno di gente che guardava in acqua con curiosità. Sembrava un globo giallo, non riuscimmo a vedere altro. Con me c'erano tre agenti e qualche altra persona e quella cosa scomparve all'improvviso, proprio sotto i nostri occhi. Tutti pensarono alla luce di un aereo, anche gli agenti"
CHRIS STYLES : - "... i testimoni videro una luce giallognola, sospesa un paio di metri dalla superficie dell'acqua e che sembrava muoversi di motu proprio, seguendo il riflusso della marea, lasciandosi dietro una scia di schiuma gialla.DON LEDGER : "... si temeva che i corpi delle eventuali vittime dell'incidente, fossero affondati nell'acqua, nessuno pensava ad un UFO"
In casi come questo, la Polizia chiede aiuto ai pescatori del luogo, e così fece anche questa volta.LAWRENCE SMITH : ( Pescatore del luogo ) fu svegliato in piena notte.
"... dissi, vedrai che è caduto un aereo in mare e passammo a tutta velocità vicino alla boa di segnalazione, alle rocce e al Molo" - Smith ed il suo equipaggio arrivarono per primi sul posto, ma raggiunti subito dopo, da altri pescatori. - "... non trovammo nessun corpo in acqua e, niente che facesse pensare ad un incidente aereo, ma solo tanta schiuma" - Invece dei rottami, i soccorritori trovarono una scia di schiuma di circa 800 metri. Aveva un aspetto strano e si sentiva odore di zolfo, zolfo bruciato. Molti dei pescatori del posto, profondi conoscitori della zona, si accorsero subito che non si trattava della schiuma prodotta dalla marea, quel suo strano scintillio, il modo in cui si disperdeva, la sua inusuale densità, lasciarono pensare ad un fenomeno decisamente insolito.
Mentre i pescatori perlustravano il porto, la Polizia contattò il centro di controllo di Halifax, il quale chiese a fonti civili e militari se si fossero perse le tracce di un aereo. Anche la Guardia Costiera partecipò alle ricerche. Un ora dopo, il centro di Halifax, comunicò che nessun aereo, militare o civile, mancava all'appello.RAY MAC LEOD ( Reporter )
"... c'erano stati diversi avvistamenti di luci che finivano in acqua, anche gli agenti della Polizia Canadese le avevano viste. Io cercai di raccogliere più testimonianze possibile, per provare a ricostruire gli avvenimenti di quella notte. Grazie ad alcuni conoscenti, ebbi il numero di un Capo Reparto delle Forze Armate Canadesi, che doveva indagare sugli UFO e catalogarli, qualcosa di simile al Blue Book Americano, di cui, all'epoca, non avevo ancora sentito parlare. Mi disse che questo incidente sembrava nascondere qualcosa di concreto. Finì su tutti i giornali, perchè gli agenti avevano detto pubblicamente ciò che avevano visto."
Il 7 Ottobre, due giorni dopo l'incidente, i sommozzatori cominciarono a cercare i rottami sul fondale.
DON LEDGER : - "... le ricerche proseguirono per due giorni e mezzo, prima che i ricercatori riponessero tutto nel loro furgone, per ritornare alla base."
LAURIE WICKENS : - "... arrivarono verso mezzogiorno, avevano un pacco che caricarono sul furgone e se ne andarono. Le ricerche in acqua erano terminate, nessuno scprì mai cosa avevano recuperato i sub in quei giorni del 1967."WILFRED EISNOR ( fotografò le luci )
"... stavo bruciando del legno trasportato dalla corrente, a Mason Beach, quando vidi un paio di luci in cielo. Ne fui incuriosito e pensai di fotografarle" - Risulteranno essere le uniche foto esistenti dell'UFO e rivelarono molti interessanti particolari sulla natura degli oggetti. A questo punto, Chris Styles e Don Legger si uniscono nella ricerca di indizi riguardanti l'incidente. -
A questo punto, Chris Styles e Don Ledger, uniscono le proprie forze, nella ricerca di indizzi riguardanti l'incidente.e, scartabellando negli archivi nazionali Canadesi si accorge che , l'esercito, era molto interessato ai fatti di SHAG HARBOUR.CHRIS STYLES : - "... L'RG 77 è un insieme di rapporti su avvistamenti UFO, da parte di fonti civili e militari canadesi. Per lo più, si tratta di un corpo di informazioni selezionato, redatto e custodito, dal Consiglio nazionale delle Ricerche. L' RG 77 contiene oltre 7000 documenti risalenti al 1947. Nel corso di una ricerca a tappeto, alcuni esperti mi dissero che ad Ottawa era custodito un micro film con alcuni documenti sugli UFO. All'epoca stavo cercando legami con la vicenda di Shag Harbour e li trovai nell'RG 77. La chiave furono dei telex trasmessi da Ottawa alla Nuova Scozia. Negli archivi del Dipartimento della Difesa, si trovano diversi documenti, da cui si deduce che le autorità, lo classificarono come incidente UFO. Sono molto interessanti le annotazioni a margine, in cui si legge la parola "UFO" sottolineata per ben tre volte. Fra le migliaia di documenti esaminati questo era l'unico a mostrare una simile indicazione. L'urgenza e il tono dei documenti di Ottawa, alludevano chiaramente ad un fenomeno non convenzionale, probabilmente di natura extraterrestre."
A circa 20 Km. da SHAG HARBOUR, c'è la stazione di rilevamento radar di Barrington che fu in piena efficienza, durante la Guerra Fredda, per il rilevamento aereo. Appare subito evidente che, la suddetta base, doveva aver necessariamente "visto" qualcosa, ma, come sempre, le fonti ufficiali negano qualsiasi coinvolgimento, obbligando tutti coloro che ne sarebbero interessati, al vincolo del Segreto di Stato, ma un operatore della stazione di Barrington infrange il segreto, mantenendo ovviamente l'anonimato e facendosi riprendere "oscurato" e con la voce distorta;OPERATORE DELLA BASE DI BARRINGTON
"... questo avvenimento, coinvolse molte persone che pensarono subito a qualcosa di anormale. In quella stanza, tutti sapevano ciò che era accaduto quella notte, ma erano vincolati dall'obbligo di segretezza. Un oggetto non identificato era entrato nella nostra atmosfera, all'altezza del Canada Nord Occidentale ed aveva sfiorato l'impatto con un aereo vicino a Quebec mentre era assistito in volo, da un altro oggetto, ma dopo l'incidente si sono allontanati entrambi...(?)"
I militari di Shag Harbour, sapevano che gli UFO erano due? Sapevano che si erano allontanati in acqua, terminando la loro corsa, nei pressi di una base segreta a circa 40 Km. di distanza?CHRIS STYLES ; - "... questa situazione si prestava ad una strategia di insabbiamento, un coordinatore scaltro, infatti, avrebbe potuto disporre in recupero dell'UFO dove era realmente ed inscenare un tentativo di recupero infruttuoso, dove tutti lo avevano visto cadere. Sviando così tutti i giornalisti ed i curiosi accorsi sul posto. Venni a sapere che il personale militare impiegato nelle ricerche a Shah Harbour, sapeva già che non avrebbe trovato nulla su quei fondali, perchè l'oggetto in questione si era spostato sott'acqua., doppiando Cape Sable Island per arrivare fino a Governmenr Point, sede della Base Militare di Shalbourne, la più segreta del Canada. La base fu chiusa ufficialmente dopo la guerra fredda, in realtà fu trasformata in una base segreta di rilevamento con il compito di rilevare qualsiasi Sottomarino in azione nel Nord Atlantico. Essa faceva parte del sistema SUSOS, una rete sottomarina di microfoni lungo tutto il Nord Atlantico. I segnali venivano inviati alla base di Shalbourne e Government Point dove erano erano monitorati per 24 ore al giorno, inoltre c'era un apparato per il rilevamento delle anomalie elettromagnetiche." (n.d.r.: quelle prodotte dagli Ufo)
Nel 1968, il Dipartimento della Difesa nazionale trasferì nove casi di presunti Ufo, particolarmente interessanti, al Consiglio Nazionale delle Ricerche del Canada, per ulteriori indagini. Il caso di Shag Harbour, deve ancora essere ufficialmente esaminato dal Governo...
http://www.webtre.it/la-nuova-roswell.html
Messaggio di Lawliet
Riporto il documentario "Canada's Roswell", considerato il 2° caso UFO (ed USO) più importante del mondo, tanto da essere stato appunto definito "Il Roswell del Canada".
22/01/2010, 09:34
Messaggio di cagliari79Il caso Gabalis
ovvero il primo "rapimento" documentato della storia
Generalmente si è soliti ritenere che il primo caso di abduction documentato della storia sia quello avvenuto tra Indian Head e Ashland (U.S.A.) il 19 settembre 1961 e che ha avuto come protagonisti i coniugi statunitensi Betty e Barney Hill. I coniugi, in seguito a un incontro ravvicinato con un UFO, si resero conto della presenza di un “buco” di due ore nel ricordo di quella esperienza. Questo fatto, insieme ad una serie di disturbi psicofisici dei quali i due cominciarono a soffrire, convinse gli Hill a rivolgersi a un esperto ipnotista, il professor Benjamin Simon. Questi li sottopose a diverse sedute di regressione, che fecero emergere i ricordi delle due ore perse dopo il contatto con l’oggetto volante non identificato. Dalle sedute di ipnosi emerse che piccoli esseri umanoidi avevano tratto i due coniugi a bordo di un disco volante e praticato su di loro una serie di test.
Come detto, questo è il primo caso ufficialmente riconosciuto di rapimento da parte di extraterrestri. In realtà, il primo rapimento da parte di entità aliene della storia va collocato molto più indietro nel tempo. Nel 1670, l’abate francese Nicola Mountfaucon de Villary pubblicò presso una stamperia di Parigi un libello dal titolo Le Comtè de Gabalis, Entretiens sur les sciences secrètes, cioè Il Conte di Gabalis, Conversazioni sulle scienze segrete. Il conte di Gabalis del titolo è evidentemente un nome fittizio (anche se Eliphas Lévi ha voluto riconoscervi un’allusione al mitico conte di Saint-Germaine), che fa riferimento ad un qualche personaggio pratico di alchimia e particolari rituali esoterici ed ermetici non meglio identificato. Ma a noi questo non importa: ciò di cui vogliamo occuparci è il contenuto del libro. L’opera, molto critica nei confronti della Chiesa del tempo, raccoglie alcune cronache risalenti ai tempi dei re francesi Pipino, Carlo Magno e Luigi il Buono (circa VIII-IX secolo). Tra tutti i fatti riportati ne Il conte di Gabalis, uno particolarmente interessante è avvenuto in Francia, durante il regno del padre di Carlo Magno. Scrive, a proposito di questo, Eliphas Lévi:
Sotto il regno di Pipino il Breve si manifestarono in Francia fenomeni assai singolari. L’aria era piena di figure umane, il cielo rifletteva immagini di palazzi, di giardini, di flutti agitati, di vascelli con le vele al vento e di eserciti in ordine d battaglia. L’atmosfera rassomigliava ad un grande sogno: tutti potevano distinguere i dettagli di questi quadri fantastici. Si trattava di un’epidemia che colpiva gli organi visivi o di una perturbazione atmosferica proiettante miraggi nell’aria condensata? L’immaginazione era trascinata da queste meravigliose fantasie quando apparivano i miraggi celesti, le figure umane fra le nubi. Si confondevano i sogni con lo stato di veglia, e parecchie persone si credettero levate in alto da creature aeree. Non si parlò che di viaggi nei paesi dei silfi… la follia s’impadronì delle menti più sagge, ed alfine la Chiesa dovette intervenire.
Per la cronaca, nella magia medioevale i silfi o sifilidi sono gli spiriti elementali dell’aria, esseri fantastici ipotizzati dai cabalisti d’Oriente, che vivono “dei colori dell’iride”; nelle leggende popolari vengono raffigurati come “esseri superiori, di statura molto piccola, usi ad infastidire i dormienti”. Ma torniamo alle cronache. Sempre a proposito di questi fatti, un’altra di queste cronache ha come protagonista un famoso cabalista vissuto sotto Carlo Magno, tale Zedechia: questi, volendo convincere come gli elementi fossero abitati da tutti “quei popoli dei quali vi ho descritto la natura”, suggerì ai silfi di mostrarsi a tutti nell’aria. Immediatamente, i silfi obbedirono, mostrandosi nell’aria a bordo i navi volanti: “Lo fecero con maestosità […] ed apparvero fra nubi su vascelli meravigliosamente costruiti, che essi manovravano a piacere.”
Tuttavia, il popolo, gretto ed ignorante ma non superstizioso, non volle credere a ciò che aveva visto. I silfi, allora, per cercare di convincere il popolo, presero a rapire uomini e donne per condurli nella loro patria, Magonia, luogo meraviglioso ed incredibile, e mostrare loro inauditi prodigi.
Pare che un giorno, nella città francese di Lione, un gruppo di questi rapiti sia stato restituito alla propria comunità cittadina in pieno giorno e davanti agli occhi di tutti. Ecco il brano:
Avvenne che un giorno, a Lione, si videro scendere dalle “navi aeree” tre uomini e una donna; tutta la città si raduna lì intorno, grida che quelli sono stregoni e che Grimoaldo, duca di Benevento, nemico di Carlo Magno, li manda per rovinare le messi della Francia e gettare veleni sulle frutta e nelle fontane. I quattro innocenti hanno un bel dire, per difendersi, che sono dello stesso paese e che sono stati rapiti poco prima da “uomini prodigiosi”; questi li hanno portati a bordo di “navi aeree” di mirabile struttura e mostrato loro “meraviglie inaudite”, pregandoli infine di riferire tali cose ai concittadini. Il popolo, ostinato, non volle ascoltare la loro difesa; stava per gettarli nel fuoco, quando il brav’uomo Agobardo, vescovo di Lione, che aveva acquistato molta autorità quand’era stato monaco in quella città, accorse al clamore. Avendo udito l’accusa del popolo e la difesa degli imputati, sentenziò gravemente che l’una e l’altra erano false: non era vero che quegli uomini erano “scesi dall’aria” e quello che dicevano di avervi veduto era impossibile; la qual cosa valse loro la vita. Il popolo, infatti, credette più alla parola del buon padre Agobardo che ai suoi propri occhi; si calmò, rimise in libertà i quattro “ambasciatori dei Silfi” ed accolse con ammirazione il libro che Agobardo scrisse per confermare la sentenza che aveva pronunciato. Così la testimonianza dei quattro “rapiti” fu resa vana.
Come si può vedere, l’episodio narra il ritorno a casa di quattro persone, in precedenza “prelevate” dai loro luoghi di residenza, come tradizione voleva facessero i silfi.
Se agli occhi di un uomo del Medioevo questo fatto poteva apparire come opera di spiriti elementari, entità che abbondavano nelle tradizioni folkloristiche del tempo, agli occhi di uomini moderni questo evento sembra essere di natura diversa: sembra essere la cronaca di un ritorno a casa di vittime di abduction. Nel caso si trattasse effettivamente di un rapimento da parte di entità di origine extraterrestre, gli eventi riportati da Nicola Mountfaucon de Villary sarebbero il primo contatto alieno ufficialmente documentato della storia.
I casi “storici” di abductions non si fermano qui.
Il poeta e storico svizzero Renward Gysat narra di come, nel novembre del 1572, un certo Hans Buchmann sia scomparso nel nulla senza lasciare traccia di sé. Nonostante le ricerche effettuate dalle autorità e dai parenti, di lui non si seppe più nulla per molto tempo. Buchmann fece ritorno soltanto molti mesi dopo: aveva il volto tumefatto e coperto di ferite, tagli e abrasioni. A chi lo soccorse, riferì di come, mentre era in cammino a notte inoltrata, fosse stato sollevato in aria da una forza sovrumana e trasportato a chilometri di distanza, addirittura fino a Milano.
Altro caso riguarda il conciatore di pelli Cristoph Kotter. L’11 giugno del 1616, mentre si trovava in cammino in direzione di Gorlitz, in Slesia, Kotter incontrò una strana creatura, che egli identificò in un angelo. Dopo quell’incontro, a Kotter cominciarono ad accadere fatti strani; spesso gli capitò di ritrovarsi in località molto lontane dal punto di partenza, senza sapere come vi fosse giunto.
Nel XVIII secolo, in Russia, un cosacco di nome Puschkin ed il suo cavallo sparirono letteralmente sotto gli occhi di alcuni contadini mentre inveiva contro una misteriosa sfera di circa tre metri di diametro comparsa in un campo nelle vicinanze di un boschetto. Dopo due giorni la sfera sparì ed il cosacco ed il suo cavallo fecero ritorno a casa barcollanti, tremanti, debilitati fisicamente e senza un ricordo di cosa fosse accaduto nei due giorni di assenza da casa.
http://www.daltramontoallalba.it/ufolog ... tions3.htm
22/01/2010, 09:36
22/01/2010, 09:38
22/01/2010, 09:40
22/01/2010, 09:41
Lawliet ha scritto:
Shen Kuo, famosissimo scienziato cinese, scrisse che durante il regno dell'imperatore Renzong (1022-1063 d.C.) un oggetto luccicante come una perla volò sulla città di Yangzhou di notte, e fu visto e descritto in precedenza già dagli abitanti di Anhui e poi da quelli di Jiangsu.
Shen ottenne la testimonianza diretta di un uomo che vide l'oggetto curioso vicino al lago di Xingkai, dicendo che esso;
http://en.wikipedia.org/wiki/Shen_Kuo
Passo tratto dal; "Dream Pool Essays", capitolo; "Strange Happenings" Dong (2000), 69–70 (apparentemente non reperibile su internet):
"...opened its door and a flood of intense light like sunbeams darted out of it, then the outer shell opened up, appearing as large as a bed with a big pearl the size of a fist illuminating the interior in silvery white. The intense silver-white light, shot from the interior, was too strong for human eyes to behold; it cast shadows of every tree within a radius of ten miles. The spectacle was like the rising Sun, lighting up the distant sky and woods in red. Then all of a sudden, the object took off at a tremendous speed and descended upon the lake like the Sun setting."
Traduzione;
"...aprì la sua porta, e ne uscì una inondazione di luce così forte da sembrare la fonte stessa del sole, poi l'altro guscio si aprì, apparendo grande quanto un letto con una grande perla dalla grandezza di un pugno che ne illuminava l'interno di un bianco argentato. L'intensa luce argentata, proveniente dall'interno, era troppo forte per poter essere osservata dall'occhio umano; tanto da far proiettare l'ombra degli alberi in un raggio di dieci miglia. La luce era simile a quella sprigionata dal sole all'alba, che illumina il cielo lontano e gli alberi di rosso. Poi, tutto d'un tratto, l'oggetto se ne andò ad una velocità incredibile, scendendo sull'orizzonte del lago, proprio come il sole."
Shen proseguì nel racconto, affermando che Yibo, un poeta di Gaoyou, scrisse addirittura un poema sulla "Perla" dopo averla vista. Dopo essere stata vista dagli abitanti di Fanliang in Yangzhou, aggiunge Shen, essi eressero un "Padiglione alla Perla", verso la quale gli uomini iniziarono a peregrinare nella speranza di vedere, anch'essi, il grande e misterioso oggetto volante.
Testo originale (che non sono, tuttavia, in grado di tradurre meglio di quanto già sia stato fatto);
http://www.gutenberg.org/files/27292/27292-0.txt
Per trovare il frammento di cui stiamo parlando (dato che non posso copiare caratteri cinesi nel forum), cercate la parola "Yangzhou", traducendola prima in cinese ad esempio con http://it.babelfish.yahoo.com/translate_txt .
22/01/2010, 09:55
Messaggio di cagliari79Il mondo alieno degli intraterrestri
Da secoli, nel folklore amerindo, vi è traccia di misteriosi indios dalla pelle bianca a custodia di perdute città sotterranee e di gotte inviolabili quanto inaccessibili. Tra verità e leggenda, ecco la cronaca documentale dei "figli degli dei".
di Alfredo Lissoni
La leggenda di certe misteriose gallerie fra Centro e Sudamerica, che ospiterebbero civiltà perdute, gira da oltre mezzo secolo anni sia negli ambienti esoterici che nei più paludati circoli archeologici, oltreché che fra gli esploratori; in tempi più recenti, con l'aumentato interesse per le storie di UFO e alieni, esse hanno avuto gli onori della ribalta grazie ad un libro del saggista svizzero Erich Von Daeniken, "Il seme dell'universo" (Ferro edizioni, 1972), in cui si raccontava la storia, completamente inventata, dell'esistenza di caverne scavate millenni or sono dagli alieni in Ecuador. Von Daeniken sosteneva di essere stato portato nelle grotte della Cueva de los Tajos dall'archeologo Juan Moricz, e di avervi trovato tesori, gioielli raffiguranti astronavi ed un tavolo e sette scranni in pietra, istoriati nella notte dei tempi. A seguito di queste rivelazioni, si mossero oltre duecento spedizioni archeologiche da tutto il mondo, ma si scoprirono solo delle grotte levigate da un fiume, senza traccia alcuna di E.T.
Tuttavia, nel 1978, un libro dei documentaristi Marie-Th#65533;r#65533;se Guinchard e Pierre Paolantoni ("Les intraterrestres", gli intraterrestri; Lefeuvre edizioni) rilanciava la leggenda. Questa volta a parlare era "Yan", pseudonimo di un archeologo ungherese che avrebbe trovato, nella zona peruviana di Madre de Dios l'accesso al mondo sotterraneo degli "intraterrestri".
"Esistono, io li ho visti", sottotitolava il libro, che mostrava una serie di foto sfuocate delle caverne ed i disegni di due grotte sotterranee, contenente la prima una colonna di quarzo brillante in grado di rischiarare l'ambiente (e realizzata dagli intraterrestri); la seconda, il tavolo ed i sette troni citati da Von Daeniken nel suo libro del 1972. In realtà, osservando la foto di "Yan", pur se sfuocata, si
notava una straordinaria rassomiglianza con l'archeologo Juan Moricz!
Facile dunque pensare che fosse quest'ultimo (che ha sempre negato il suo coinvolgimento con lo scrittore svizzero) ad inventare ed a spacciare ai vari turisti per caso improvvisati la storia (peraltro identica) dei sette scranni del mondo sotterraneo!
Indios dalla pelle bianca
Tutte leggende, dunque? Forse. E forse no. Già nel 1941 due americani, David e Patricia Lamb, dopo un viaggio in Chiapas (Messico), sostenevano di avere scoperto una tribù di indios molto agguerriti, di bassa statura, di pelle chiara, che erano i guardiani di una vasta rete di gallerie sotterranee; vennero ricevuti dal presidente Roosevelt, che volle sapere ogni dettaglio.
Tali indios, secondo alcuni ufologi, sarebbero i discendenti degli alieni scesi nel Continente America nella notte dei tempi, ed incrociatisi con i locali. Un celebre esploratore d'inizio secolo, il colonnello inglese Percy Fawcett, sparito nel Mato Grosso alla ricerca del "mondo sotterraneo", confermò nel suo diario l'esistenza di indios amazzonici dalla pelle bianca. "A Jequie, un centro piuttosto grande che esportava cacao a Bahia, un vecchio negro di nome Elias José do Santo, ex ispettore della polizia imperiale, mi raccontò di indiani dalla pelle chiara e dai capelli rossi che vivevano nel bacino del Gongugy, e di una città incantata che trascinava sempre più avanti l'esploratore, finché svaniva come un miraggio. Seppi poi dei Molopaques, una tribù scoperta a Minas Gerais in Brasile nel secolo XVII; avevano la pelle chiara e portavano la barba; le loro donne avevano capelli biondo oro, bianchi o castani, piedi e mani piccoli, occhi azzurri".
La vicenda degli indios bianchi è confermata anche da un altro esploratore, il professor Marcel Homet, archeologo, paleontologo, antropologo ed etnologo francese. Quest'ultimo, durante l'esplorazione dell'Amazzonia brasiliana, nella zona dell'Urari-Coera, si era imbattuto in due indios sbucati dalla foresta. "Senza alcun preavviso", scrisse Homet nel libro "I figli del sole" (MEB edizioni), "la cortina di foglie della giungla si aperse e ci apparvero due indios bellissimi. Ci studiavano con attenzione, infastiditi dal fatto che puntassimo loro contro i nostri fucili. Ebbi agio di osservarli attentamente. Erano esseri umani di forme bellissime. Dove avevo visto degli esseri simili? Ma certo, in Arabia! I nasi aquilini, le fronti spaziose, gli occhi grandi, spalancati, ed il colore chiaro della pelle...Erano uomini di razza bianca, veri mediterranei, progenitori, contemporanei o parenti di questa razza".
I due indios vennero in seguito identificati da una delle guide del professor Homet come Waika, membri di una tribù assai poco conosciuta, "pericolosi e crudeli combattenti" che avevano la curiosa usanza di rapire donne dalla pelle bianca con cui accoppiarsi, forse per preservare il colore della loro pelle, oltremodo insolito in quelle regioni selvagge.
Homet citava anche un cercatore d'oro a nome Francisco Raposo, che nel 1743 si sarebbe imbattuto, ad oriente del fiume amazzonico Xing in due indios di una tribù sconosciuta, che alla sua vista se la diedero a gambe. Quegli indios avevano la pelle bianca.
La presunta tribù che vivrebbe nell'Amazzonia peruviana sarebbe stata oltremodo feroce.
Nell'estate del 1979 il Radio Club Peruviano di Cuzco segnalava di avere perso i contatti con una spedizione francese avventuratasi nel dipartimento di Madre de Dios; sfortunatamente, non era questo il primo caso. Tutte le spedizioni che si erano avventurate in quella zona, alla ricerca di una sperduta città precolombiana, erano scomparse misteriosamente. Nel caso dei francesi, l'ultimo messaggio da questi inviato diceva: "Siamo attaccati da una tribù sconosciuta di indios bianchi, alti almeno due metri", gli stessi da secoli presenti nel folklore sudamerindio.
Il regno del Gran Paititì
"Ero proprio in Venezuela, ai confini dell'Amazzonia colombiana, l'anno in cui la notizia rimbalzò su tutti i giornali brasiliani. Si trattava di questo: erano state avvistate, da due passeggeri di un bimotore che stava sorvolando la zona, tre piramidi di più di cento metri d'altezza, disposte in forma triangolare e situate sull'estesissima frontiera del Brasile. Su questa bomba giornalistica si erano buttati anche Erich Von Daeniken e Jacques Cousteau". A parlare è la linguista ed archeologa dilettante basca Mireille Rostaing Casini che, nel suo libro "Archeologia misteriosa" (Salani) racconta: "La storia non finiva qui. Ai primi del 1979 erano state fotografate da un aereo dodici piramidi, grandissime, nella foresta del dipartimento peruviano di Madre de Dios, anch'esso confinante con il Brasile. Queste fotografie le mostrano in collocazione simmetrica, le une vicine alle altre, in due file di sei.
Le piramidi si trovano in una regione dove si pensa sia esistito un grandissimo e potente impero, detto del Gran Paititì, e di cui non si sa praticamente nulla se non che nel suo territorio si trovavano enormi ricchezze in oro ed una grande quantità di tesori nascosti. Un indio mi disse che in questa zona esiste un passaggio nella collina denominata Tampu-Tocco, attraverso il quale si passa ad altri mondi situati nelle viscere della terra".
La storia delle dodici piramidi del Gran Paititì scatena da anni polemiche infuocate. La prudenza è dunque necessaria. Diversi esponenti dell'archeologia e della scienza ufficiale, in testa lo stimatissimo geologo brasiliano Aziz Nacib Ab'Saber, e che hanno sorvolato la zona in elicottero, ritengono trattarsi soltanto di curiose formazioni rocciose, coperte di vegetazione. Costoro disconoscono quanto fotografato nel 1975 dai satelliti meteo Landsat: un'area piana, ellittica, al cui interno sembra proprio di vedere dodici strutture piramidali in duplice fila; fra i sostenitori, i membri della spedizione francese di Thierry Jamin, che il 21 luglio 1998 sarebbe dovuta partire per la zona conosciuta come Pantiacolla, l'antica Paititì. All'ultimo minuto la spedizione saltò, per l'improvviso dietro front degli sponsor.
La cronaca di Akakor
Esiste dunque, nel cuore dell'Amazzonia, una civiltà perduta, forse nemmeno umana, legata al culto delle piramidi? Piramidi, come sottolinea la Rostaing Casini viste le foto, non di tipo azteco ma egizio? E’ difficile sostenerlo, ma da un mio collaboratore, il fisico salvadoregno Luis Lopez spesso a spasso per le Americhe, ho ottenuto ulteriori elementi. "Durante alcune mie ricerche in Salvador", mi ha raccontato Lopez nel maggio del 1993 " ho incontrato un archeologo italiano, Mario P., che da anni lavora in Perù. Quest'uomo, appartenendo all'establishment scientifico ufficiale e temendo il ridicolo, ha preteso il riserbo; mi ha raccontato di avere visto degli UFO nella zona e di avere scattato delle foto a certe bruciature circolari; Mario ha aggiunto che questi fenomeni sono ricorrenti nella foresta amazzonica al punto che gli indios, affatto spaventati, hanno ribattezzato i visitatori spaziali gli incas, intesi come appartenenti ad una razza superiore, di signori, come sono considerati gli antichi incas".
"Non solo", prosegue Lopez. "L'archeologo ha anche scoperto una serie di scheletri umani lunghi due metri, appartenenti ad una razza sconosciuta.
Questa scoperta è per ora mantenuta top secret e non so se e quando essa verrà divulgata".
Se così fosse, ed ammesso che la leggenda degli indios bianchi tale non sia, quale è la loro misteriosa origine? La risposta la troviamo in un altro libro, la "Cronaca di Akakor" (Edizioni Mediterranee) del giornalista e sociologo bavarese Karl Brugger (assassinato in circostanze misteriose nel 1984). Brugger conobbe bel 1972 a Manaus, in Brasile, il capo indio - bianco di pelle - Tatunca Nara, a suo dire discendente di una mitica tribù "spaziale", gli Ugha Mongulala. Secondo il racconto di Tatunca Nara, i Mongulala vivevano nel cuore dell'Amazzonia, sin dalla notte dei tempi, "in piccoli gruppi, in caverne e grotte, camminando carponi". Poi, nell'anno 13500 a.C. del nostro calendario, "erano giunti gli Dei. Essi portarono la luce". "Gli stranieri", ha raccontato il capo indio a Karl Brugger, "apparvero all'improvviso nel cielo su brillanti navi d'oro. Segnali di fuoco illuminarono la pianura; la terra tremava ed il tuono risuonava sulle colline. Gli uomini si prostrarono con stupore e profondo rispetto davanti ai potenti stranieri, che vennero ad impossessarsi della terra".
"Gli stranieri dissero che la loro patria si chiamava Schwerta, un mondo lontano nella profondità del cosmo. A Schwerta viveva la loro gente, ed essi erano partiti di là per visitare altri mondi, e portarvi la loro scienza. Schwerta era un immenso impero, formato da mondi numerosi come i granelli di polvere di una strada. I visitatori ci dissero che ogni seimila anni i due mondi, quello dei nostri Primi Maestri e la nostra terra, s'incontreranno. E che allora gli Dei torneranno. Dovunque sia e qualsiasi forma abbia Schwerta, con l'arrivo di questi visitatori dal cielo cominciò sulla terra l'Età dell'Oro".
I Maestri, come vennero prontamente ribattezzati dagli indios, "vennero sulla terra con 130 famiglie, per liberare gli uomini dall'oscurità. E loro accettarono e riconobbero gli uomini come fratelli. I Maestri fecero stabilire le tribù nomadi e divisero lealmente ogni frutto della terra. Pazientemente e senza stancarsi, ci insegnarono le loro leggi, anche se gli uomini facevano resistenza, come bambini ostinati. Per questo loro amore verso gli uomini, per tutto quello che diedero ed insegnarono noi li veneriamo come i nostri portatori di luce. I nostri migliori artigiani riprodussero le loro immagini per testimoniare in eterno la loro grandezza. Così sappiamo come erano fatti i nostri Signori Anteriori".
"I Signori di Schwerta", racconta Tatunca Nara, "erano simili agli uomini. Il loro corpo esile ed i tratti del volto erano molto delicati. Avevano la pelle bianca ed i capelli neri con riflessi blu. Portavano una folta barba e come gli umani erano vulnerabili, perché fatti di carne. C'era però un particolare segno fisico che li distingueva dagli abitanti della Terra: essi avevano alle mani e ai piedi sei dita. Questo era il segno dell'origine divina".
I Maestri, prosegue il capo indio, non erano terrestri. Tatunca Nara, nel ricostruire per Karl Brugger l'intera storia del suo popolo, divideva decisamente il periodo dei visitatori spaziali (peraltro corrispondente, secondo alcune fonti, alla reale nascita della civiltà egizia) dal successivo arrivo di esploratori bianchi: i goti, nel 570 d.C., gli spagnoli, nel 1532, i nazisti, nel 1941. I Maestri "tracciarono canali e strade, seminarono piante nuove, sconosciute a noi uomini. Insegnarono ai nostri primitivi antenati che un animale non è solo una preda da cacciare, ma anche una preziosa proprietà, che allontana la fame. pazientemente trasmisero loro il sapere necessario per comprendere i segreti della natura. Sorretti da questi principi, gli Ugha Mongulala sono sopravvissuti per millenni a gigantesche catastrofi e guerre sanguinose".
Visitatori dal cosmo
Grazie agli Schwerta, gli Ugha Mongulala costruirono un impero che si estendeva dal Perù al Brasile al Mato Grosso (la regione ove scomparve Fawcett). I Maestri, secondo Nara, conoscevano le leggi dell'intero cosmo. Unendosi carnalmente con gli indios, generarono la tribù degli Ugha Mongulala, gli "alleati eletti". Costoro, eccezion fatta per le sei dita, nei tratti somatici ricordavano molto i visitatori. Ecco dunque spiegata la presenza di indios bianchi, più o meno alti, nel cuore della foresta amazzonica?
Gli alieni costruirono diverse città, e molte piramidi, "un mezzo per raggiungere la seconda vita". Un "brutto giorno" gli dei dovettero ripartire. Erano in lotta con un altro popolo dello spazio. "Nel 10481 a.C. gli Dei lasciarono la Terra", disse Nara. "Le navi dorate dei nostri Primi Maestri si spegnevano nel cielo come le stelle. La fuga degli Dei gettò il mio popolo nell'oscurità. Fummo attaccati da esseri estranei simili agli uomini, con cinque dita ma con sulle spalle teste di serpenti, tigri, falchi e altri animali. Disponevano di una scienza avanzatissima che li rendeva uguali ai primi Maestri. Tra queste due razze di Dei scoppiò una guerra. Bruciarono il mondo con armi potenti come il sole. Ma la previdenza degli Dei salvò gli Ugha Mongulala dalla distruzione". I visitatori di Schwerta costruirono nel sottosuolo amazzonico tredici dimore sotterranee, disposte secondo la costellazione da cui provenivano. E convinsero gli indios a rifugiarsi dentro caverne scavate nella roccia, e murate dall'interno. Con questo espediente gli indios sarebbero scampati alle devastazioni planetarie scatenate dalle lotte fra dei, come pure a successivi cataclismi e perfino all'avanzata dei conquistadores.
Questo elemento mi è stato in parte confermato da un'esploratrice italiana che ha condotto diverse spedizioni in Perù, la milanese Elena Bordogni. "Durante una spedizione", mi ha raccontato, "incappammo in un camminamento che costeggiava una montagna e che fiancheggiava un burrone. Sul sentiero si vedevano, pietrificate, le orme dei piedi dei sacerdoti che anticamente percorrevano quella via. Con grande sorpresa ci accorgemmo che ad un certo punto il sentiero si interrompeva dinanzi ad una parete liscia della montagna. Solo in seguito, scoprendo che le grotte erano state murate dall'interno, capimmo dove finissero quelle impronte di pietra". Si trattava delle grotte Mongulala?
Anche la Rostaing Casini ha scoperto, nelle tradizioni orali peruviane, testimonianze dell'improvvisa fuga e scomparsa degli Ugha: "Secondo le tradizioni dei mistici, circa 6000 anni or sono si sarebbe verificato un terribile cataclisma che avrebbe indotto una parte dei Mongulala a rinchiudersi nel fitto della foresta; altri avrebbero invaso i territori costieri dell'oceano Pacifico, sedi di civiltà preincaiche, per poi imbarcarsi verso ignoti lidi. Alcuni si sarebbero stanziati nell'Isola di Pasqua".
La storia degli Ugha Mongulala è una miniera per gli appassionati di archeologia misteriosa. I Maestri di Schwerta vengono descritti da Tatunca Nara come esseri "dal volto splendente" . La stessa definizione viene fornita dal patriarca ebraico Enoch, allorché racconta di essere stato rapito in cielo dagli angeli. Sia gli angeli di Enoch che gli Schwerta dei Mongulala si accoppiarono con le donne della Terra. Gli Schwerta avrebbero poi colonizzato "il grande fiume Nilo" ed avrebbero nascosto nella foresta amazzonica un disco volante! "La macchina volante", racconta Tatunca Nara, "brilla come l'oro ed è fatta di un metallo a noi sconosciuto. E’ un grosso cilindro e può ospitare due persone. Non ha vele né remi ma vola più veloce dell'aquila, attraverso le nubi".
Ancora, gli Schwerta costruirono le piramidi sudamericane ed egizie "con certe macchine che potevano sollevare il masso più pesante, tenendolo sospeso come per magia; lanciavano fulmini accecanti e fondevano le rocce".
Gli Schwerta erano portatori di pace. La loro fuga rappresentò la fine per gli Ugha Mongulala, distrutti dalle guerre civili prima, dai terremoti poi ed infine costretti dall'arrivo dei conquistadores all'esilio perenne, nelle caverne sotterranee scavate dagli Dei. "Ma gli Dei torneranno", dichiarò Tatunca Nara a Brugger, prima di tornarsene nella sua patria misteriosa. "Torneranno per aiutare i loro fratelli, gli Ugha Mongulala. L'alleanza tra questi due popoli sarà rinnovata, e i nostri discendenti si incontreranno di nuovo. Allora ritorneranno i primi maestri...".
Sarà così davvero?
http://isole.ecn.org/cunfi/Caverne_Aliene.htm
22/01/2010, 09:56
22/01/2010, 09:58
Arctic ha scritto:IL CASO DELL'UFO DI COYNE
Ohio (USA), 18 Ottobre 1973
Si tratta di un evento accaduto nell'ottobre 1973 ad un elicottero Bell UH-1H dell'Aviazione della Riserva dell'Esercito degli U.S.A. che, mentre si trovava in volo con 4 membri di equipaggio da Columbus a Cleveland, entrambe nell'Ohio, fu oggetto delle attenzioni di un UFO che prima si diresse ad alta velocità verso l'elicottero facendo temere per le proprie vite l'equipaggio quindi, giunto al limite della collisione, si fermò per "scannerizzare" l'elicottero con una forte luce verde; l'oggetto poi ripartì prima lentamente poi accelerando molto rapidamente.
Quando si trovò nelle vicinanze dell'oggetto, l'elicottero sperimentò l'interruzione delle comunicazioni radio, e quando l'oggetto si stava ormai allontanando, il comandante osservò che il quadrante della bussola ruotava a circa quattro rotazioni al minuto e l'elicottero era salito di quota di oltre 1000 piedi e che, pur con il collettivo (il comando che regola lo spostamento in senso verticale) totalmente abbassato, stava continuando a salire alla velocità verticale di 1.000 piedi al minuto.
Quest'ultimo fatto, unitamente al leggero scossone avvertito dall'equipaggio nel momento in cui l'oggetto cominciò ad allontanarsi, indurrebbe a credere che l'oggetto avesse come "agganciato" l'elicottero a distanza per il tempo necessario all'esame per poi quindi rilasciarlo al momento di allontanarsene.
L'evento ebbe anche diversi testimoni a terra, le cui dichiarazioni sono contenute nei documenti di ufologie.net e nicap.org .
Il rapporto ufficiale sull'incidente (Disposition Form) è contenuto nel sito del NICAP.
L'analisi della ricercatrice Jennie Zeidmand del CUFOS, contenuto nel sito del NICAP, ed il resoconto del sito ufologie.net contengono interessanti dettagli integrativi rispetto al rapporto ufficiale.
____________________________________________________________________
____________________________________________________________________
Il Il "Disposition Form" (rapporto ufficiale sull'incidente).
Il "Disposition Form" (rapporto ufficiale sull'incidente) tradotto in italiano da PaoloG
1. Il 18 ottobre 1973 alle ore 2305 nelle vicinanze di Mansfield, Ohio, l’Elicottero
dell’Esercito 68-15444 assegnato al Comando Avanzato della Riserva Aerea (USARFFAC) di Cleveland è stato protagonista di una mancata collisione in volo con un oggetto volante non identificato. I quattro membri dell’equipaggio, assegnato all’USARFFAC di Cleveland per addestramento di volo, si trovavano in periodo di Addestramento Addizionale (AFTP) quando si è verificato l’incidente. L’equipaggio era composto dal Cap. Lawrence J. Coyne, Comandante, Primo Sten. Arrigo Jezzi, Copilota, Serg. Robert Yanacsek, Capo Equipaggio, Serg. John Healey, Medico. Tutto il citato personale è membro del 316mo Distaccamento Medico (Eliambulanze), unità di supporto dell’USARFFAC di Cleveland.
2. L’incidente in oggetto si è svolto nel modo seguente: l’Elicottero dello Esercito
68-15444 stava ritornando da Columbus, Ohio, a Cleveland, Ohio, quando alle 2305 (ora della costa est) trovandosi a sud-est dell’aeroporto di Mansfield, nei pressi della
città omonima, alla quota di 2500 piedi con rotta per 030 gradi, il Sergente Yanacsek
osservava una luce di colore rosso sull’orizzonte ad est, a 90 gradi rispetto alla rotta dell’elicottero. Dopo circa 30 secondi, il Serg. Yanacsek avvisava che l’oggetto stava dirigendo verso l’elicottero ad una velocità di oltre 600 miglia orarie alla sua stessa quota ed in rotta di collisione. Osservato l’oggetto in arrivo, il Capitano Coyne prese i comandi dell’aeromobile ed iniziò una discesa controllata da 2500 a 1700 piedi per evitare la collisione con l’oggetto. Il Cap. Coyne chiamò via radio la Torre di Mansfield e, dopo che la Torre ebbe accusato ricevuta della chiamata, chiese se vi fossero aeromobili ad alte prestazioni in volo nelle vicinanze, ma dalla Torre non venne ricevuta alcuna risposta. Quando l’equipaggio stimava l’impatto ormai inevitabile, l’oggetto fu visto esitare un momento sopra l’elicottero quindi procedere
lentamente in direzione ovest per poi, venutosi a trovare nella zona ad ovest dello
Aeroporto di Mansfield, accelerare rapidamente virando poi di 45 gradi verso Nord-Ovest. Il Cap. Coyne fece notare che l’altimetro indicava la quota di 3500 piedi, e che l’elicottero si trovava in salita a 1000 piedi al minuto con il collettivo in posizione
completamente abbassata. L’aeromobile fu riportato a 2500 piedi dal Cap. Coyne e condotto a Cleveland, Ohio. Il piano di volo venne chiuso e l’incidente notificato al locale Ufficio del Servizio di Volo dell’Autorità Federale dell’Aeronautica (FAA), che
raccomandò al Cap. Coyne di riferire l’incidente al Distretto dell’Aviazione Generale
della FAA presso l’Aeroporto Hopkins di Cleveland. L’incidente fu notificato al Sig. Porter, 83mo Comando della Riserva Aerea (USARCOM), alle ore 1530 del 19 ottobre 1973.
3. Il presente rapporto è stato letto, verificato e sottoscritto per accettazione dai membri dell'equipaggio.
____________________________________________________________________
____________________________________________________________________
L'analisi dell'incidente di Jennie Zeidman dal sito http://www.nicap.org tradotto in italiano da PaoloG
Jennie Zeidman, del CUFOS:
Il Caso dell’UFO di Coyne (o “Incidente dell’Elicottero dell’Esercito”) spicca come
probabilmente il più credibile (nella categoria “elevata stranezza”) dell’ondata del 1973.
Nel corso di un volo fra Columbus e Cleveland, nell’Ohio (U.S.A.) l’equipaggio di un
elicottero della Riserva dell’Esercito composto di quattro uomini incontrò un oggetto a
forma di sigaro, di colore grigio ed aspetto metallico, che presentava luci inconsuete ed effettuava manovre altrettanto inconsuete. L’equipaggio vinse il Premio Blu Ribbon di 5.000 dollari messo in palio dal quotidiano NATIONAL ENQUIRER per il “rapporto di più elevato valore scientifico del 1973”.
La notte del 18 ottobre 1973 a circa le 22:30 un elicottero UH-1H della Riserva dell’Esercito degli Stati Uniti d’America lasciò Port Columbus nell’Ohio per fare ritorno
alla propria base presso l’aeroporto Hopkins di Cleveland, a 96 miglia nautiche di distanza in direzione nord-nordest. Al comando, sul sedile anteriore destro, si trovava il Capitano Lawrence J. Coyne, di trentasei anni, con diciannove anni di esperienza di volo al suo attivo. Ai comandi, sul sedile anteriore sinistro, era il Primo Sottotenente Arrigo Jezzi, di ventisei anni, ingegnere chimico. Dietro Jezzi vi era il Sergente John Healey, di trentacinque anni, un poliziotto di Cleveland che era il medico di bordo, e dietro a Coyne vi era il capo equipaggio, Sergente Robert Yanacsek, di ventitre anni, tecnico di computer. L’elicottero stava volando alla quota di 2.500 piedi sul livello del mare ad una velocità indicata di novanta nodi, al di sopra di un’area ondulate mista con colline, boschi e zone coltivate la cui altezza media era intorno ai 1.200 piedi. La notte era chiarissima, calma e stellata. La luna all’ultimo quarto stava sorgendo all’orizzonte.
A circa dieci miglia a sud di Mansfield, Healey notò una singola luce rossa verso ovest, che volava in direzione sud. Sembrava più intensa della normale luce all’estremità alare sinistra di un aereo, ma non sembrandogli un traffico degno di attenzione, non ricorda di averne fatta menzione. Circa un paio di minuti dopo, quando erano circa le 23:02, Yanacsek notò una luce rossa sull’orizzonte di sud-est. Ritenne che poteva trattarsi del faro di una torre per telecomunicazioni oppure la luce dell’estremità alare sinistra di un aereo – molto probabilmente di un aereo, dato che non lampeggiava – e continuò ad osservarla “per un lungo periodo, da un minuto a novanta secondi” prima di avvisare Coyne. Coyne, che in quel momento stava fumando rilassato, si sporse per dare un’occhiata, notò la luce e stimò trattarsi di un traffico distante e disse casualmente a Yanacsek di “tenerla d’occhio”.
Dopo all’incirca una trentina di secondi, Yanacsek annunciò che la luce aveva cambiato direzione e si stava muovendo verso l’elicottero su quella che sembrava essere una rotta convergente. Verificata l’affermazione di Yanacsek, Coyne prese i comandi da Jezzi e mise l’UH-1H in discesa controllata a circa 500 piedi al minuto. Quasi simultaneamente Coyne stabilì contatto radio con la torre di controllo di Mansfield, dieci miglia a nordovest. Coyne infatti pensava che il velivolo potesse essere un F-100 della Guardia Nazionale Aerea da Mansfield. Dopo che la torre ebbe inizialmente risposto accusando ricevuta della chiamata (“Qui torre di Mansfield, Army 1-5-triplo-4 avanti”) il contatto radio si interruppe. Jezzi quindi tentò di ristabilire il contatto sia sulla banda VHF che sulla UHF ma senza alcun successo. Furono uditi i consueti rumori di fondo tipicamente prodotti dall’apparato radio, ma da Mansfield non venne alcuna risposta. Un successivo controllo effettuato da Coyne rivelò che sul nastro di Mansfield non venne registrata nemmeno la prima chiamata, e che l’ultimo F-100 era atterrato alla 22:47.
La luce rossa continuò nella sua rotta, aumentando notevolmente d’intensità. Coyne
aumentò il rateo di discesa a 2.000 piedi al minuto e la velocità rispetto all’aria a 100
noti. L’ultima quota che notò fu di 1.700 piedi. Proprio nel momento in cui la collisione
appariva imminente, la luce sconosciuta arrestò il suo movimento in direzione ovest ed assunse un assetto di volo a punto fisso (hovering) situandosi al di sopra e di fronte all’elicottero. “Non si spostava più, si era fermato. Per un periodo di dieci, forse venti secondi, si era semplicemente fermato”, riferì Yanacsek. Coyne, Healey, e Yanacsek concordarono sul fatto che un oggetto a forma di sigaro, con una piccola cupola, sottendeva un angolo quasi pari alla larghezza del parabrezza. Una struttura grigia di aspetto metallico, senza particolari caratteristiche, era nettamente delineata sullo sfondo del cielo stellato. Yanacsek riferì che ebbe come la “impressione di finestre” lungo la sezione superiore a forma di cupola. La luce rossa emanava dalla prua, ed una luce bianca divenne visibile in un lieve rientro della struttura, quindi dalla parte poppiera inferiore, divenne visibile un raggio verde “a forma di piramide” comparabile a quello di un faro di ricerca. Con un movimento verso l’alto il raggio verde passò ad illuminare il muso dell’elicottero, poi il parabrezza e continuò verso l’alto attraversando i pannelli trasparenti colorati del tetto. Fu a quel punto (e non prima) che la cabina fu immersa nella luce verde. Jezzi riferì solo di una luce bianca brillante, comparabile alla luce frontale di un piccolo aereo, visibile attraverso i pannelli superiori del parabrezza. Dopo all’incirca una decina di secondi di volo a punto fermo, l’oggetto cominciò ad accelerare in direzione ovest, ora con la sola luce bianca “di coda” visibile. La luce mantenne costante la sua intensità anche quando la distanza dell’oggetto sembrava aumentare.
L’oggetto quindi (secondo Coyne ed Healey) sembrò eseguire una decisa virata di 45
gradi a destra, dirigendosi verso il Lago Erie, quindi “schizzare via” sull’orizzonte.
Healey riferì di aver osservato l’oggetto muoversi in direzione ovest per “un paio di
minuti”. Jezzi disse che si muoveva ad una velocità maggiore dei 250 nodi che sono il
limite per gli aerei sotto ai 10.000 piedi, ma non alla velocità di 600 nodi con la quale si era avvicinato, come era stato riferito dagli altri. Durante l’incontro non vi furono suoni o turbolenza provenienti dall’oggetto, con l’eccezione di un leggero “scossone” quando l’oggetto cominciò ad allontanarsi verso ovest. Dopo che l’oggetto ebbe interrotto la sua relazione di volo a punto fisso con l’elicottero, Jezzi e Coyne notarono che il disco della bussola magnetica stava ruotando a circa quattro rivoluzioni al minuto e che il velivolo stava salendo alla velocità di 1.000 piedi al minuto. Coyne insistette che il collettivo si trovava ancora nella posizione completamente abbassata nella quale lo aveva regolato per effettuare la discesa evasiva. Non potendolo abbassare di più, non gli rimase altra alternativa che alzarlo, qualsiasi potessero esserne le conseguenze, e dopo qualche secondo di affannoso azionamento del comando (durante le quali l’elicottero raggiunse quasi i 3.800 piedi), riottenne il controllo del velivolo. A quel punto la luce bianca aveva già raggiunto l’area di Mansfield. Coyne aveva avuto una subliminale consapevolezza della salita, ma non gli altri, che invece furono ben consapevoli degli effetti della discesa. L’elicottero fu riportato all’altezza di 2.500 piedi come previsto dal piano di volo, venne stabilito contatto radio con Canton/Akron ed il volo procedette senza altri
eventi fino a Cleveland.
Testimoni a terra di questo evento sono stati individuati da William E. Jones e Warren Nicholson, ricercatori UFO independenti di Columbus, nell’Ohio
Alle ore 23:00 circa del 18 ottobre 1973 la Signora E.C. assieme a quattro adolescenti si trovava a bordo della loro vettura diretti da Mansfield alla loro casa di campagna, quando la loro attenzione fu attratta da una singola e brillante luce rossa fissa, che volava “ad una media altezza”. La osservarono per circa un minuto fino a quando sparì sopra gli alberi in direzione sud.
Circa cinque minuti dopo, sulla Route 430 in direzione est nei pressi del Charles Mill
Reservoir, la famiglia notò due luci brillanti – rossa e verde – che discendevano
rapidamente verso di loro provenendo da sudest. Al primo momento, la distanza
angolare fra le due luci era di circa 2 gradi, con la rossa che sembrava precedere l’altra.
La Signora C. si fermò sul bordo della strada deserta mantenendo acceso il motore e le luci della vettura. Le luci – più intense di una sorgente puntiforme – rallentarono e si mossero come un corpo unico sul lato destro dell’auto, e la famiglia notò un altro gruppo di luci – alcune di essi lampeggianti – ed “un suono battente, molta confusione” che si avvicinavano dal sudovest. Due dei ragazzi (cugini, entrambi di tredici anni) saltarono fuori dall’auto ed osservarono l’elicottero e l’oggetto, che descrissero “come un dirigibile”, “grande come uno scuolabus”, “con una forma a tipo di pera”. L’oggetto a quel punto sottendeva un angolo pari a quello di una scatola di sigarette da 100 mm tenuta alla lunghezza di un braccio. L’oggetto assunse l’assetto di volo a punto fisso (hovering) al di sopra dell’elicottero, circa 500 piedi dalla strada e 500 piedi sopra gli alberi. (L’altezza del terreno in quel punto è quasi esattamente di 1.000 piedi sul livello del mare; quindi, considerando l’ultima altezza letta sull’altimetro di 1.700 piedi, l’elicottero si trovava a circa 650 piedi al di sopra degli alberi). La luce verde dell’oggetto quindi si accese come una fiammata. “Era come se dei raggi venissero giù” dissero i testimoni. “L’elicottero, gli alberi, la strada, l’auto – tutto diventò verde”.
Impauriti, i ragazzi rientrano precipitosamente nella vettura e la Sig.ra C. ripartì
velocemente. Stimarono il tempo in cui rimasero fuori dalla vettura pari a “circa un
minuto”. Ne’ i testimoni a terra ne’ l’equipaggio dell’elicottero poterono determinare
con sicurezza il momento in cui i due aeromobili si disimpegnarono; i testimoni a terra riferirono che l’oggetto non identificato incrociò la strada quando si trovava oltre la vettura verso nord, muovendosi verso est per qualche secondo, poi invertì la direzione e salì verso nordovest in direzione di Mansfield, una traiettoria che coincide perfettamente con il movimento dell’oggetto ricostruito sulla base delle testimonianze dell’equipaggio.
Qualsiasi teoria sostenente trattarsi di una meteora (lo scettico Philip Klass sostiene che si sia trattato di un “bolide del gruppo delle Orionidi”) può facilmente essere confutata sulla base di:
1) la durata degli eventi (circa 300 secondi);
2) la netta decelerazione e le manovre dell’oggetto nella fase di maggiore
avvicinamento;
3) la forma precisamente definita dell’oggetto; e
4) la traiettoria da orizzonte ad orizzonte.
La possibilità che possa essersi trattato di un aereo ad alte prestazione è allo stesso modo non tenibile se si esaminano le posizioni ed i colori delle luci in relazione alla traiettoria dell’oggetto. Per mostrare le luci nel modo che è stato riferito rispettando le prescrizioni della FAA, un aereo dovrebbe volare di lato, rimanendo in verticale con la coda in basso e rivolta verso l’elicottero, oppure sottosopra con la prua verso l’elicottero.
Altri argomenti contro l’ipotesi dell’aereo sono:
1) un aereo ad ala fissa che si muova trasversalmente rispetto all’osservatore
sembrerebbe muoversi più velocemente nel momento in cui gli transita di fronte;
2) un aereo ad ala fissa non avrebbe la capacità di decelerare passando da un’elevata velocità al volo a punto fisso in pochi secondi;
3) un elicottero potrebbe rimanere in volo a punto fisso, ma non potrebbe raggiungere l’elevata velocità che i testimoni hanno riferito;
4) un aereo convenzionale, trovandosi alla quota compresa fra 500 e 1.000 piedi,
avrebbe prodotto un rumore udibile all’interno dell’elicottero;
5) la FAA prescrive che ogni aeromobile rechi una luce lampeggiante oppure rotante nella parte superiore od inferiore della fusoliera;
6) la FAA prescrive che nessun aereo che voli al di sotto di 10.000 piedi sul livello medio del mare superi la velocità di 250 nodi;
7) avrebbero dovuto essere visibili almeno alcune delle caratteristiche di un aereo
convenzionale, quali ali, gondole dei motori, finestrini, impennaggi, marche.
Coyne riferì che quando il giorno seguente ai rotori dell’elicottero venne applicato il
metodo non distruttivo di controllo Magnaflux/Zygio per verificare se questi fossero stati sottoposti a sovraccarico meccanico il test diede risultato negativo. L’analisi della tempistica, unitamente a quella delle distanze e delle direzioni, supporta la possibilità che la luce rossa inizialmente avvistata dalla famiglia C., la luce rossa avvistata da Healey e l’oggetto protagonista dell’incontro fossero tutti la stessa cosa. La luce rossa che Yanacsek avvistò sull’orizzonte ad est rimase sotto il suo costante controllo fu inequivocabilmente l’oggetto dell’incontro.
Il caso ha mantenuto la sua qualifica di elevata “stranezza-credibilità” anche dopo estese analisi ed indagini.
Jennie Zeidman
CUFOS(Prodotto per il sito ufologico del NICAP da Francis Ridge e Robert Fairfax)
_____________________________________________________________________
_____________________________________________________________________
La pagina sull'incidente dal sito http://www.ufologie.net tradotta in ITA
BREVE SOMMARIO DEGLI EVENTI:
L’equipaggio di quattro uomini di un elicottero UH-1H della Riserva, con base a Cleveland, Ohio, stava tornando da Columbus, Ohio, a circa le 22.30 dopo aver effettuato esami medici di routine. Era una notte chiara, stellata e senza luna. Stavano volando alla velocità di 90 nodi ed ad una quota di 2500 piedi sul livello del mare, al di sopra di una zona collinare. Il S.Ten. Arrigo Jezzi, 26 anni, sul sedile anteriore sinistro era ai comandi. Il Serg. Hohn Healey, 35, medico di bordo, era seduto dietro di lui. Sul sedile posteriore destro si trovava lo specialista di 5° classe Robert Yanacek di 23 anni, capo equipaggio. Il comandante del volo, seduto al posto anteriore destro, era il Cap. Lawrence J. Coyne, 36 anni, veterano della Riserva in servizio da 19 anni.
Circa alla 23:00 nelle vicinanze di Mansfield, Ohio, Healey vide una luce rossa alla sinistra (ovest) che procedeva in direzione sud. Tre o quattro minuti dopo Yanacek notò una luce rossa fissa sull’orizzonte ad est, e lo riferì a Coyne. Dopo circa 30 secondi Yanacek annunciò che la luce sembrava convergere verso l’elicottero, e tutti si misero ad osservarla con attenzione.
Man mano che la luce continuava ad avvicinarsi Coyne prese i comandi e cominciò una discesa controllata a circa 500 piedi al minuto. Fece una chiamata radio alla torre di controllo di Mansfield, settore Avvicinamento, con l’intenzione di chiedere informazioni su possibile traffico di aviogetti nella zona. Ma dopo che Mansfield accusò ricevuta della chiamata il contatto radio fu perso sia sulla gamma VHF che UHF.
La luce rossa sembrava essere in rotta di collisione, avvicinandosi ad una velocità stimata superiore ai 600 nodi. Coyne allora aumentò il rateo di discesa portandolo a 2000 piedi al minuto fino a raggiungere 1700 piedi, all’incirca 600 piedi al di sopra delle cime degli alberi.
Con l’oggetto che stava per colpirli, l’equipaggio cominciò a temere per le proprie vite. Ma proprio quando la collisione sembrava imminente, la luce si fermò bruscamente rimanendo al di sopra e davanti all’elicottero. L’equipaggio vide un oggetto a forma di sigaro, di apparenza metallica e colore grigio, con una cupola, la cui figura copriva l’intero finestrino.
L’oggetto aveva un’apparenza solida, copriva le stelle dietro di lui. Aveva una luce rossa ad un’estremità, una bianca sulla coda, ed un particolare raggio verde che emanava dalla parte inferiore della “fusoliera” che, oltre a quel particolare, non aveva nient’altro di rilevante. Il
raggio verde illuminò la prua dell’elicottero, il parabrezza ed i pannelli trasparenti sul tetto. L’abitacolo venne inondato da un’intensa luce verde. Non venne notata alcuna turbolenza o rumore.
Dopo pochi secondi, l’oggetto accelerò muovendosi verso ovest. Coyne ed Haley riferiscono che fece poi una netta virata di 45 gradi verso la destra, in direzione del lago Erie. Mentre l’oggetto era ancora visibile, Jezzi e Coyne notarono che l’altimetro indicava 3.500 piedi, con un rateo di salita di 1.000 piedi al minuto, nonostante che il collettivo (il comando che controlla gli spostamenti verticali dell’elicottero) si trovasse ancora nella posizione completamente abbassata nella quale era stato posto per la discesa.
Quando Coyne cautamente sollevò il collettivo, l’elicottero continuo a salire, come peraltro ci si sarebbe aspettat o. Ad un’altezza indicata di 3.800 piedi, Coyne finalmente capì di avere riottenuto il controllo del mezzo. In quel momento avvertirono un leggero scossone. Discesero quindi alla quota prevista di 2.500 piedi e contattarono via radio senza problemi Akron/Canton.
Il resto del volo fino a C leveland si svolse senza eventi di rilievo.
Verso le 23:00 la Sig.ra Erma C. e quattro bambini stavano ritornando da Mansfield alla loro casa di campagna a sud-ovest della città. A sud di Laver Road, notarono una forte luce rossa che procedeva in direzione sud. La signora svoltò in direzione est e continuò costeggiando il Charles Mill Reservoir, una distanza di 3,6 miglia che coprì in circa 5 minuti.
A questo punto videro verso est una luce rossa ed una verde che si muovevano insieme, avvicinandosi rapidamente. In un primo momento ritennero t rattarsi di un aereo a bassa quota, ma cambiarono idea quasi subito; la luce rossa era troppo intensa, specialmente se paragonata alla verde. Non potevano scorgere alcuna forma ne’, inizialmente, udire alcun
rumore. Quando fermarono l’auto e scesero per guardare, udirono il tipico rumore di un elicottero. Mentre osservarono la scena, la luce rossa e l’elicottero convergevano.
Dopo che l’oggetto con la luce rossa si fu fermato, si accese la luce verde. “Quando uscimmo dall’auto, tutto era verde. Vidi quella cosa e l’elicottero”. I testimoni furono d’accordo sul fatto che l’elicottero era verde “a causa della luce da quella cosa lassù… Era talmente forte che non si riusciva a vedere molto in là. Tutto era verde, gli alberi, l’auto, tutto....”
L’elicottero con l’altro oggetto sopra e leggermente avanti si mossero in tandem da sud-ovest a nord-est. Improvvisamente la luce verde si spense e l’oggetto se ne andò. “Quando la luce si spense non vedemmo più l’oggetto. L’elicottero quindi continuò verso nord-est. Quindi risalimmo sull’auto e vedemmo l’elicottero che volava sopra il lago”.
Jeanne Elias, di 44 anni, stava guardando il telegiornale nella sua casa a sud-ovest di Mansfield a circa le 23:00. Notò il rumore di un elicottero dell’Esercito in avvicinamento, talmente vicino e forte da farle temere che fosse in procinto di schiantarsi sulla sua casa. Il rumore continuò per “un bel po’ ” e quando cessò suo figlio John, di 14 anni, la chiamò dalla sua stanza. Era stato svegliato dal rumore ed aveva notato una fort e luce verde che aveva illuminato la stanza.
La luce continuò sufficientemente a lungo per fargli capire che “doveva esserci un qualche tipo di oggetto giusto sopra la casa perché l’effetto nella mia camera era così forte”.
La ricercatrice Jennie Zeidman ha condotto una dettagliata analisi prendendo in considerazione lo svolgersi degli eventi al secondo, che ha consentito di dimostrare come l’oggetto sia rimasto visibile all’equipaggio dell’elicottero per almeno cinque minuti. Questa durata e le descrizioni dei testimoni escludono che possa essersi trattato di una meteora.
DISEGNI DEI TESTIMONI:
Per primo, in questa figura sono illustrate le posizioni dei membri dell’equipaggio nell’elicottero:
Questo disegno riproduce ciò che il Cap. Coyne vide dal finestrino:
Disegno dell’oggetto eseguito dal Cap. Coyne:
Disegno dell’oggetto eseguito dal Serg. Yanacsek:
Disegno dell’oggetto eseguito in base alle descrizioni del Cap. Coyne e del Serg. Yanacsek:
Disegno degli investigatori che illustra l’osservazione da parte dei testimoni a terra:
Disegno di Curt, di 10 anni, che ha visto l’oggetto da terra:
Disegno di Camille, di 11 anni, che ha visto l’oggetto da terra:
Traiettoria del volo:
[align=right]RIFERIMENTI:
• Cincinnati Enquirer, 22 Ottobre 1973.
• The Mansfield News Journal, 4 Novembre 1973.
• Jennie Zeidman, "Helicopter-UFO Encounter Over Ohio", Center for UFO Studies,
Chicago, 1979.
• Rapporto sull’incidente “Army Disposition Form” riprodotto nel libro di Larry Fawcett e
Barry Greenwood, Clear Intent, Englewood Cliffs, New Jersey, Prentice-Hall, pag. 239,
1984.
• "MUFON 1989 International UFO Symposium Proceedings", Seguin, Texas, pagg. 13-30.
• "UFO-Helicopter Close Encounter Over Ohio", Flying Saucer Review 22 (4), pagg. 15-19.
• "International UFO Reporter", pagg. 13-14, Novembre-Decembre 1988.
• "International UFO Reporter", pagg. 17-18, Marzo-Aprile 1989.
•
News Journal, 18 Ottobre 2003.
T ra do tt o da P ao l og -
w w w .fr ee w eb s.co m / pa o lo g
0 7 /0 1 / 10[/align]OVVIAMENTE UN CALOROSO RINGRAZIAMENTE A PAOLO PER LE SUE TRADUZIONI
22/01/2010, 10:02