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MessaggioInviato: 29/12/2014, 19:43 
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mauro ha scritto:

caro quisuis
secondo Wikipedia,fu scritta da 4 autori :
Il soggetto de Il segno del comando fu scritto nel 1968 dagli sceneggiatori Dante Guardamagna e Flaminio Bollini, con la partecipazione di Lucio Mandarà e Giuseppe D'Agata.

ciao
mauro


Ti ringrazio; devo abituarmi a cercare le informazioni in rete, onde evitare di fare domande cui potrei rispondermi da solo.
Adesso cercherò (nel tempo libero) di capire se qualcuno di questi autori aveva a che fare con il martinismo, ma non vorrei basarmi sulla rete per questo.

Ciao


Ultima modifica di quisquis il 29/12/2014, 19:44, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 29/12/2014, 21:16 
Din Don Din Don Amore cento campane stanno a fa Din Don

Adesso simili sceneggiati sulla RAI1 te li scordi: la chiesa cattolica digrignerebbe i denti



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Per ogni problema complesso c' è sempre una soluzione semplice.
Ed è sbagliata.
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MessaggioInviato: 29/12/2014, 23:16 
caro quisquis,
Cita:
capire se qualcuno di questi autori aveva a che fare con il martinismo,

a d una ricerca in rete(non proprio approfondita [:(]) non risulta nessuno di loro [8]
ciao
mauro



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MessaggioInviato: 30/12/2014, 09:33 
Cita:
mauro ha scritto:

caro quisquis,
Cita:
capire se qualcuno di questi autori aveva a che fare con il martinismo,

a d una ricerca in rete(non proprio approfondita [:(]) non risulta nessuno di loro [8]
ciao
mauro


Ti ringrazio, Mauro.



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Domanda da ignorante: che cosa è il martinismo? [:I]



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 30/12/2014, 20:40 
Anche a me interessa sapere che cosa sia il martinismo.



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http://it.wikipedia.org/wiki/Martinismo

[;)]



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MessaggioInviato: 30/12/2014, 21:52 
Diciamo che non c'è argomento di carattere occultistico (in senso ampio) di cui il martinismo non si sia occupato. Poiché i temi trattati ne "il segno del comando" sono temi tipicamente occultistici, a parte la faccenda dello spiritismo che invece è un'altra storia, c'è una forte probabilità che la "cultura" (intesa come visione del mondo) martinista c'entri qualcosa, così come c'è anche la possibilità (questo è quello che sospetto io) che in quegli anni qualcuno abbia voluto divulgare tra le masse determinati temi di fondo, in forma naturalmente romanzata ed adattata ai tempi ed ai gusti moderni, quindi banalizzandola (e a mio parere così facendo distorcendola) in chiave più horror, per capirci.
Come faceva notare Xanax, oggi questo non sarebbe di certo più possibile su quel canale ed in quella modalità. Era appunto un'altra Italia.


Ultima modifica di quisquis il 30/12/2014, 22:00, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/12/2014, 23:03 
Cita:


Un Titano del Martinismo

http://es.wikipedia.org/wiki/Robert_Ambelain

In Italia , essendo uno dei massimi esponenti sugli studi

del Gesù storico , è ovviamente sconosciuto .

IL SEGRETO DEI TEMPLARI

Assolutamente da leggere , si trova su ebay e in anastatico sul web

http://www.lultimodeitemplari.com/node/457


zio ot [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: IL SEGNO DEL COMANDO
MessaggioInviato: 26/06/2019, 13:13 
cip di attenzione.


zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: IL SEGNO DEL COMANDO
MessaggioInviato: 26/06/2019, 13:16 
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Le notti di luna di Byron

sospeso sui misteri di Roma



Il poeta inglese visse nella città eterna 22 giorni intensi, trascorrendo le sere tra ruderi e lunghe cavalcate

di Claudio Rendina

immagina la bella figlia di Alessandro affacciata. E pensare che quel palazzetto non è mai stato abitato dai Borgia! E´ stato proprietà Cesarini e Margani, che vi ospitarono nel 1512 Giulio II durante il suo trasferimento dal Vaticano al Laterano, e certamente papa della Rovere mai sarebbe entrato in una casa dove avessero abitato i suoi nemici Borgia!

Ma Byron "sente" le rovine e i monumenti come superstiti di una tragedia immane, nella quale si riflette il suo intimo tormento, ed è proprio al cospetto di quelle «antiche vestigia» che riesce a cantare in versi melodiosi la magnificenza del passato come contraltare del riprovevole stato presente della «madre di estinti imperi». E in un «avanzo di naufragio», dove il Tempo si è «eretto un altare e un tempio divinamente desolati», prende corpo Il Pellegrinaggio di Aroldo che procede tra gli «avanzi di un altro mondo, le cui ceneri sono ancora calde».

A documentare tanta suggestione provocata dal poema è sufficiente l´episodio del gladiatore agonizzante sull´arena, al quale fanno da introduzione i realistici versi iniziali «A me dinanzi il gladiator vegg´io/sull´arena prosteso», come per primo li tradusse Giuseppe Gazzino trent´anni dopo. Una rievocazione affascinante che farà vittime illustri, come il duro Stendhal, presente a Roma in quei giorni del pellegrinaggio di Byron, tanto che nelle sue Passeggiate romane lo scrittore francese farà rivivere successivamente la scena ad alcuni suoi amici davanti al Colosseo imbiancato dalla luce lunare, rileggendo quei versi.


All´amico John Murray, editore delle sue opere, in una lettera del 9 maggio Byron dichiara: «Sono incantato da Roma, come lo sarei da una cappelliera piena di pizzi» e la visita andando «a cavallo dappertutto molte ore del giorno tutt´intorno oltre che dentro», arrivando fino a Frascati, Albano e Ariccia. E si sente di dichiarare che Roma «nell´insieme di antico e moderno supera la Grecia», pur lamentandosi di non restarci abbastanza «da amarla come residenza». Ma trova modo di lasciarsi andare ad osservazioni ironiche, come sull´ignoranza di un turista, oltretutto inglese, con il quale gli è capitato di incontrarsi sotto il porticato della basilica di San Pietro. E´ successo che «scambiando le statue di Carlomagno e di Costantino, che sono equestri, per quelle di Pietro e Paolo, ha chiesto a un altro quale era Paolo dei due cavallerizzi; al che la risposta è stata: - Credevo, signore, che san Paolo non fosse più risalito a cavallo dopo il suo incidente sulla via di Damasco». E ancora, quando vede il Giudizio universale nella Cappella Sistina si ricorda del poeta inglese Robert Southey, che ha ripudiato il proprio dramma giovanile Wat Tyler esaltante la Rivoluzione Francese, e gli augura «di andare all´inferno, non come poeta, ma come politico, visto che c´è un posto nel Giudizio universale che sembra fatto per lui».

Ma Byron dentro Roma vive anche l´aspetto tragico. E questa affiora nella città contemporanea, quasi a specchio del suo «riprovevole stato», con la realistica descrizione di una condanna a morte che il poeta fa in una lettera da Venezia del 30 maggio sempre diretta a John Murray. Riguarda tre ladri, dei quali sappiamo i nomi dalle annotazioni del boja Mastro Titta: sono «Giovan Francesco Trani, Felice Rocchi e Felice De Simoni, decapitati al Popolo per omicidj e grassazioni» il 19 maggio. La cerimonia, secondo Byron, «compresi i preti con la maschera, i carnefici mezzi nudi, i criminali bendati, il Cristo nero e il suo stendardo, il patibolo, le truppe, la lenta processione, il rapido rumore secco e il pesante cadere della lama, lo schizzare del sangue e l´apparenza spettrale delle teste esposte, è nel suo insieme più impressionante del volgare rozzo e sudicio new drop e dell´agonia da cani inflitta alle vittime delle sentenze inglesi».

Particolarmente drammatica l´esecuzione del primo dei tre, perché «è morto con gran terrore e riluttanza, il che è stato assai terribile: non voleva distendersi e il suo collo era oltretutto troppo grosso rispetto al foro. Il prete è stato costretto a coprire le sue grida strazianti con preghiere ancor più sonore. La testa è caduta prima che l´occhio riuscisse a seguire la traccia del colpo, ma per un tentativo di ritirarla, benché venisse tirata in avanti per i capelli, è finita tagliata all´altezza delle orecchie». E Byron confessa: «Questa esecuzione mi ha messo addosso un tal tremito che quasi non riuscivo a tenere il binocolo da teatro».

Ed è un fatto che sulla strada del ritorno l´eco di quel breve sog-giorno si fa sempre più fievole nelle lettere di Byron, fino a restarne una memoria indiretta. Come nel busto che lo scultore danese Bertel Thorwaldsen gli ha modellato nel suo studio romano di piazza Barberini per incarico di John Cam Hobhouse, che del poeta era compagno di viaggio e studio. Con tanto di lodi sull´artista da parte di Byron: «Il migliore dopo Canova, al quale anzi alcuni lo preferiscono». Un busto che finirà nella sede della casa editrice di John Murray e verrà replicato nel monumento esistente nel Trinity College di Cambridge, fino ad essere offerto in copia alla città di Rona nel 1959 e venire esposto in un´aiuola presso un ingresso della Villa Borghese.

E resta ovviamente Il pellegrinaggio di Aroldo che ispirerà la geniale fantasia di Hector Berlioz nella sua sinfonia e i quadri di pittori come William Turner, Richard Westall e Charles Eastlake, fino a mettere quasi un limite alla vena poetica dei successivi cantori di Roma, che in qualche modo avranno sempre a che fare con quella sua gigantesca personalità. Come dirà il poeta Adam Mickiewicz, qualificato come una sorta di "Byron della Polonia", il quale sentirà onnipresente a Roma la figura imponente del poeta inglese, quale pietra di paragone insuperabile. Infatti nel 1829 scriverà all´amico Francesco Malewski: «E´ difficile scrivere su Roma, perché Byron, come Orazio Coclite, ha occupato con la sua persona il ponte sul Tevere».
(24 luglio 2007)



https://roma.repubblica.it/dettaglio/le ... /1344525/2



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MessaggioInviato: 26/06/2019, 13:32 
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IL LIBRO DEL COMANDO



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MessaggioInviato: 26/06/2019, 22:17 
caro barionu
l'edizione di Sebastiano Fusco, mi hai detto di averla(nel 2016)
e questa?
https://www.amazon.it/Il-doppio-libro-d ... B0093N20ZI
ciao
mauro



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 Oggetto del messaggio: Re: IL SEGNO DEL COMANDO
MessaggioInviato: 21/01/2020, 10:53 
mauro ha scritto:
caro barionu
l'edizione di Sebastiano Fusco, mi hai detto di averla(nel 2016)
e questa?
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mauro


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