I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte del sito UFOFORUM. Ulteriori informazioni

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 771 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52  Prossimo
Autore Messaggio

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12178
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2013, 14:11 
MANCA SOLO CHE TRA UN PO' SALTI FUORI CHE QUELLO NON ERA IL VERO BIN LADEN

il quale è vivo ....e minaccia l' occidente ...

da un ufficio della Lokheed



zio ot [;)]



_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 7291
Iscritto il: 11/07/2009, 14:28
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2013, 16:17 
Ma scherziamo...è tutto vero, i seals erano in azione e la clinton con quella manina sulla bocca era terrorizzata da tanta violenza...

Immagine

Immagine



_________________
"Sei quello che sei, anche se non lo sai..."
Angeldark
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 03/04/2013, 12:38 
Cita:
Sheenky ha scritto:

Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Insomma... NESSUNO che commenta questa... emhm... strana coincidenza? [:D]

Maledizione Bin Laden su Navy Seal, decimato 'Team 6'
Un altro incursore morto. Su 25 ne sarebbero in vita solo due

01 aprile, 21:18

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 87447.html

di Serena Di Ronza

NEW YORK - La maledizione dei Navy Seal continua: dopo essere passato alla storia per l'uccisione di Osama Bin Laden nel 2011, il 'Team 6', la squadra d'elite dei Navy Seal americana, e' ormai decimata da una serie di incidenti che avrebbero lasciato in vita solo due dei 25 'super militari'. L'ultimo, in ordine di tempo, a morire e' il 31enne Bratt Shadle, deceduto durante un'esercitazione in Arizona quando si e' scontrato in aria con il paracadute con un altro Navy Seal, di cui non e' stato diffuso il nome (e' identificato come un ufficiale E-6) e che e' attualmente ricoverato in ospedale in condizioni stabili. Shadle, sposato con due figli, e' stato dichiarato morto appena giunto all'Arizona Medical Center.

Le forze armate stanno indagando sull'incidente, avvenuto durante ''un'esercitazione di routine''. Shadle si era arruolato in marina nel luglio del 2000. L'anno successivo ha completato l'addestramento previsto per i Navy Seal e nel 2002 gli e' stata assegnata la prima missione. Secondo indiscrezioni, nella sua carriera militare sarebbe stato sia in Afghanistan sia in Iraq. ''Ha sempre voluto essere un Navy Seal, fin da bambino. E alla fine ce l'aveva fatta'', racconta Donald Shadle, zio di Bratt Shadle, insignito con diverse onorificenze militari fra le quali medaglie di bronzo al valore. In onore di Shadle, il governatore dell'Arizona, Jan Brewer, ha ordinato che le bandiere rimanessero a mezz'asta. ''La sua morte ci mostra ancora una volta i rischi quotidiani che i nostri militari si trovano ad affrontare in casa e fuori, in combattimento o in addestramento''.

Con la morte di Shadle, il bilancio delle perdite del 'Team Six' salirebbe a 23 su un totale di 25 componenti: 22 infatti sono stati uccisi due anni fa quando l'elicottero che li trasportava in Afghanistan e' stato abbattuto, in quello che e' stato il giorno piu' sanguinoso per gli Stati Uniti nella decennale guerra nel Paese asiatico. Il 'Team Six' e' l'all star dei Navy Seal, i cui commando sono inquadrati in team numerati da 1 a 5 e da 7 a 10: il Sei e' quello dell'eccellenza, che fino a qualche anno fa era talmente segreto che ufficialmente non esisteva. L'uccisione di Bin Laden al compound di Abbottabad li ha pero' portati alla ribalta, anche se gia' prima si erano occupati di alcune delle maggiori missioni americane, dando la caccia ai criminali in Bosnia e partecipando a operazioni per liberare gli ostaggi, come l'azione contro i pirati somali nel 2009. I Seal sono stati creati da John F. Kennedy nel 1962 per le operazioni non convenzionali. La nascita del 'Team Six' e' invece successiva: risalirebbe a dopo la crisi degli ostaggi americani in Iran nel 1980.


Ma che sfortuna... eh? [8D]


O mamma!
Da non credere...ha fatto venire dubbi persino ad ufologo!
[:D]

Eh ma... considerare "normale" questo fatto (infatti il mainstram ha dato risalto 0,4 alla faccenda) sarebbe alquanto strano.
Non ci sono fazioni o ideali che tengano in questi frangenti.....



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 03/10/2013, 08:04 
Seymour Hersh: la fine di Bin Laden e altre bugie

Immagine

Paolo Attivissimo, “lo sbufalatore” professionista…

Nota introduttiva di Pino Cabras.

http://www.altrainformazione.it/wp/2013 ... tre-bugie/

A volte i mitografi che fanno la guardia alle “versioni ufficiali” sono proprio s****ti, va detto. Il 23 settembre 2013, sul blog di Paolo Attivissimo è apparso un articolo dal titolo “Abbottabad Report: anche il Pakistan smentisce i complottisti”, firmato da Hammer. Il caso ha voluto che, quasi contemporaneamente, uno dei più acclamati giornalisti investigativi del mondo, Seymour Hersh, che sta scrivendo un libro in parte dedicato ai fatti di Abbottabad, definisca quello stesso documento – che Attivissimo & C. prendono per oro colato – come un «rapporto fatto di stronzate».
Dunque, riepiloghiamo: Da una parte abbiamo Hersh, il giornalista che ha messo con le spalle al muro interi governi scoperchiando il massacro di My Lai negli anni sessanta e le nefandezze di Abu Ghraib negli anni duemila, nonché profondo conoscitore dell’Asia e delle dinamiche interne delle forze armate USA.
Dall’altra abbiamo presunti sbufalatori implacabili che non hanno scritto un rigo su una delle bufale più clamorose del Millennio (la sepoltura in mare di Bin laden “secondo le usanze islamiche”) e che si affidano alla genuinità di un report ufficiale redatto in seno al mondo politico del “Paese più pericoloso del mondo”, il Pakistan, un sistema politico che non conoscono, segnato dalla commistione di servizi segreti, dossieraggi e attentati apocalittici, in perenne conflitto-collaborazione con la CIA.
Cosa prediligere?

Di fronte a questa scelta (tra giornalismo e mitografia che cade dal pero), ci ha fatto piacere tradurre il colloquio di Lisa O’Carroll del Guardian con Seymour Hersh, che risulta estremamente interessante nella sua durissima requisitoria contro il sistema dominante dei media.

Seymour Hersh su Obama, NSA e i ‘patetici’ media americani

di Lisa O’Carroll – The Guardian.
Seymour Hersh ha alcune idee estreme su come risistemare il giornalismo: chiudere le redazioni della NBC e della ABC, cacciare il 90% dei redattori editoriali e tornare al lavoro fondamentale dei giornalisti che, dice, è quello di essere un outsider. [...]
Non ci vuole molto per far indignare Hersh, il giornalista investigativo che è stato la nemesi dei presidenti degliStati Uniti sin fagli anni sessanta e che una volta è stato descritto dal partito repubblicano come «la cosa più vicina a un terrorista che ha il giornalismo americano».
È arrabbiato per la timidezza dei giornalisti in America, la loro incapacità di sfidare la Casa Bianca ed essere un impopolare messaggero di verità.
Non lo fanno neanche incominciare sul New York Times che, dice, passa «molto più tempo a portare acqua al mulino di Obama di quanto avrei mai pensato che potessero fare» – o la morte di Osama bin Laden. «Nulla è stato fatto di quanto raccontato in quella storia, è una grande bugia, non una sola parola è vera», dice Hersh della drammatica incursione nel 2011 delle forze speciali d’élite della marina USA.
Hersh sta scrivendo un libro sulla sicurezza nazionale e ha dedicato un capitolo all’uccisione di bin Laden. Afferma che di un recente rapporto esibito da una commissione “indipendente” pakistana sulla vita nello stabilimento Abottabad presso cui Bin Laden era rintanato non rimarrebbe in piedi nulla se attentamente scrutinato. «I pakistani hanno diffuso un report, non farmene parlare. Mettiamola così, è stato redatto con un notevole input americano. Si tratta di un rapporto fatto di stronzate», dice anticipando le rivelazioni in arrivo sul suo libro.
L’amministrazione Obama mente sistematicamente, sostiene, ma nessuno dei leviatani dei media americani, né le reti televisive né le grandi testate della stampa, osa sfidarla.
«È una cosa patetica, sono più che ossequiosi, hanno proprio paura di prendersela con questo ragazzo [Obama]», dichiara nel corso di un’intervista con il Guardian.
«Era così quando ti trovavi in una situazione in cui era accaduto qualcosa di assai drammatico, il presidente e gli scagnozzi attorno a lui avevano il controllo della narrazione, sapevi abbastanza bene che avrebbero fatto del loro meglio per raccontare direttamente la storia. Ora questo non succede più. Adesso si avvantaggiano di qualcosa di simile e progettano il modo per rieleggere il presidente».
Non è nemmeno sicuro del fatto che le recenti rivelazioni sulla profondità e l’ampiezza della sorveglianza da parte della National Security Agency (NSA) possano avere un effetto duraturo.
Snowden ha cambiato il dibattito sulla sorveglianza
È certo che la talpa della NSA Edward Snowden «ha cambiato l’intera natura del dibattito» sulla sorveglianza. Hersh afferma che lui e altri giornalisti avevano scritto sulla sorveglianza ma Snowden è stato fondamentale perché ha fornito prove documentali – sebbene Hersh sia scettico sul fatto che le rivelazioni possano cambiare la politica del governo USA.
«Duncan Campbell [il giornalista investigativo britannico che ha fatto uscire allo scoperto la storia dell'insabbiamento del caso Zircon], James Bamford [giornalista USA] e Julian Assange, nonché il sottoscritto e il New Yorker, tutti noi abbiamo scritto il concetto secondo cui esiste una sorveglianza costante, ma lui [Snowden] ha esibito un documento, e questo ha cambiato l’intera natura del dibattito: è una cosa reale, adesso», dichiara Hersh.
«I redattori amano i documenti. I redattori da due soldi che non avrebbero toccato storie del genere, amano i documenti, così lui ha cambiato l’intero movimento della palla», aggiunge, prima di specificare ulteriormente le sue osservazioni.
«Ma non so se tutto questo andrà a significare qualcosa a lungo [termine], a causa dei sondaggi che vedo in America: il presidente può ancora dire agli elettori ‘al- Qaida, al-Qaida’ e scommetto due a uno che il pubblico voterà per questo tipo di sorveglianza, il che suona così idiota», commenta Hersh.
Tenendo banco davanti a una platea gremita presso la scuola estiva della City University di Londra sul giornalismo investigativo, il 76enne Hersh va a tutto gas, un vortice d’incredibili storie su com’era il giornalismo di una volta, su come ha esposto il massacro di My Lai in Vietnam, su come ha ottenuto le immagini di Abu Ghraib dei soldati americani che brutalizzavano i prigionieri iracheni, e su cosa pensa di Edward Snowden.
Speranza di redenzione
Nonostante la sua preoccupazione per la timidezza del giornalismo, ritiene che il mercato offra ancora speranze di redenzione.
«Io ho questa sorta di visione euristica sul giornalismo, forse possiamo offrire speranza, perché il mondo è chiaramente gestito più che mai da completi mentecatti… il giornalismo non è sempre meraviglioso, non lo è, ma almeno offriamo una via d’uscita, un po’ d’integrità».
Il suo racconto su come ha scoperto le atrocità di My Lai è un esempio del giornalismo vecchio stile, tutto scarpe di cuoio e tenacia. Tornando indietro al 1969, egli ebbe una dritta su un 26enne a capo di un plotone, William Calley, che era stato imputato dall’esercito per un presunto omicidio di massa.
Invece di alzare la cornetta per chiamare un addetto stampa, salì in macchina e cominciò a cercarlo nel campo militare di Fort Benning in Georgia, dove aveva sentito che si trovava in stato di detenzione. Girò porta a porta cercando in tutto il vasto complesso, a volte estorcendo le informazioni lungo la sua strada, in marcia fino alla reception, sbattendo il pugno sul tavolo e gridando: «Sergente, voglio che Calley spunti fuori adesso».
Alla fine i suoi sforzi furono ripagati con la pubblicazione della sua prima storia sul St.Louis Post-Despatch, che fu poi ripubblicata in contemporanea in tutta l’America e, infine, gli valse il premio Pulitzer. «Ho fatto cinque storie. Mi feci pagare cento dollari per la prima, alla fine il [New York] Times pagava 5mila dollari».
Fu assunto dal New York Times per seguire lo scandalo Watergate e la finì braccando Nixon fino in Cambogia. Quasi trenta anni dopo, Hersh ha riconquistato i titoli di apertura a livello mondiale ancora una volta facendo notizia con la sua rivelazione sugli abusi a danno dei prigionieri iracheni ad Abu Ghraib.
Dedicare più tempo
Il suo messaggio per gli studenti di giornalismo è quello di dedicarvi spazio e tempo. Sapeva di Abu Ghraib cinque mesi prima di riuscire a scriverne, dopo aver ricevuto una soffiata da un alto ufficiale dell’esercito iracheno che ha rischiato la propria vita uscendo da Baghdad verso Damasco, per raccontargli di come i prigionieri avevano scritto alle loro famiglie chiedendo loro di venire a ucciderli perché erano stati “violati”.
«Ci ho messo cinque mesi a cercare un qualche documento, perché senza un documento non c’è niente, non si va da nessuna parte».
Hersh volge nuovamente il suo sguardo sul presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Aveva già detto in precedenza che la fiducia sul fatto che la stampa americana sfidasse il governo USA sia crollata dopo l’11 settembre, ma è fermamente convinto che Obama sia peggiore di Bush.
«Pensate che Obama sia stato giudicato in base ad un qualsiasi standard razionale? Ha forse chiuso Guantánamo? È per caso finita una delle guerre? C’è qualcuno che stia prestando attenzione all’Iraq? Sta seriamente parlando di andare in Siria?
Non stiamo mica andando tanto bene nelle 80 guerre in cui ci troviamo implicati proprio adesso, perché diavolo vuole invischiarsi in un’altra? Che cosa sta succedendo [ai giornalisti]?» si domanda.
Afferma che il giornalismo investigativo negli USA viene ucciso dalla crisi di fiducia, dalla mancanza di risorse e da un concetto sbagliato di ciò che il lavoro comporti.
«A me sembra che ci sia troppa ricerca di premi. Si tratta di giornalismo alla ricerca del Premio Pulitzer», aggiunge. «È un giornalismo confezionato, in modo da scegliere un bersaglio – non intendo sminuire, perché chi lo fa lavora duro – ma sono percorsi che si attraversano indenni e via dicendo, questo è un problema serio, ma ci sono anche altre questioni.
Ad esempio nell’ammazzare gente: come fa [Obama] a farla franca con il programma dei droni, e perché noi non stiamo facendo di più? Come lo giustifica? Dove sta l’intelligenza? Perché non scopriamo se questa politica è buona o cattiva? Perché i giornali citano costantemente i due o tre gruppi che monitorano gli omicidi tramite droni? Perché non facciamo il nostro lavoro?
Il nostro compito è scoprire noi stessi, il nostro lavoro non consiste solo nel dire ‘qui c’è un dibattito’. Il nostro compito è quello di andare al di là del dibattito e scoprire chi ha ragione e chi ha torto sulle questioni. Questo non avviene abbastanza, costa soldi, costa tempo, mette in pericolo, solleva dei rischi. Ci sono alcune persone – il New York Times ha ancora giornalisti investigativi ma lo fanno molto di più per portare acqua al mulino del presidente di quanto avrei mai pensato che fosse … è come se non si osasse più essere fuori dal coro».
Ha aggiunto che in qualche misura era più facile scrivere sull’amministrazione del presidente George Bush. «Nell’era di Bush, ho sentito che era molto più facile essere critici rispetto a quella [di] Obama.
È molto più difficile nell’era Obama», ha dichiarato.
Alla domanda “qual è la soluzione” Hersh si accalora nel difendere la sua tesi, ossia che la maggior parte dei redattori sono pusillanimi e dovrebbero essere licenziati.
«Ti dirò la soluzione: sbarazzati del 90% dei redattori che esistono ora e inizia a promuovere redattori che non puoi controllare», dichiara. L’ho visto al New York Times. Vedo che ad essere promosse sono quelle persone che alla scrivania sono più accondiscendenti con l’editore e con quel che vogliono i redattori anziani, mentre quelli che creano problemi non vengono promossi. Inizia a promuovere le persone migliori che ti guardano negli occhi e dicono ‘non mi importa quel che dici’.
Né si capisce perché il Washington Post abbia trattenuto i materiali di Snowden fino a quando non ha appreso che il Guardian stava per pubblicarli».
Se Hersh fosse a capo della US Media Inc., la sua politica di terra bruciata non si fermerebbe ai giornali.
«Chiuderei le redazioni dei network, e via, ricominciare tutto, tabula rasa. Alle major, NBC, ABC, non piacerà questo: fare solo qualcosa di diverso, fare qualcosa che faccia arrabbiare delle perrsone con te, questo è ciò che noi dovremmo fare», afferma.
In questo periodo Hersh è in pausa dal suo lavoro di reporter, lavora a un libro che sicuramente risulterà una lettura spiacevole sia per Bush che per Obama.
«La repubblica è nei guai, mentiamo su tutto, mentire è diventato il punto fermo». E implora i giornalisti affinché facciano qualcosa al riguardo.


Fonte: The Guardian
Traduzione per Megachip a cura di Alex Sfera e Pino Cabras.
- See more at: http://www.altrainformazione.it/wp/2013 ... HcTkB.dpuf



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 12044
Iscritto il: 05/02/2012, 12:22
Località: Milano
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 03/10/2013, 08:40 
Scherzi TTE? Non hai letto quello che si dice su altri thread? Come fai a non credere ad Attivissimo e alla versione ufficiale? Sei un "Gomploddista"?!?!?

Mi sa proprio che devi partecipare ai "due minuti di odio" in stile orwelliano per 'rientrare nei ranghi'...

http://it.wikipedia.org/wiki/Due_minuti_d'odio

[:D] [:p] [:D]



_________________
Nessuno è così schiavo come chi crede falsamente di essere libero. (Goethe)
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 26/10/2013, 12:48 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Insomma... NESSUNO che commenta questa... emhm... strana coincidenza? [:D]

Maledizione Bin Laden su Navy Seal, decimato 'Team 6'
Un altro incursore morto. Su 25 ne sarebbero in vita solo due

01 aprile, 21:18

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 87447.html

di Serena Di Ronza

NEW YORK - La maledizione dei Navy Seal continua: dopo essere passato alla storia per l'uccisione di Osama Bin Laden nel 2011, il 'Team 6', la squadra d'elite dei Navy Seal americana, e' ormai decimata da una serie di incidenti che avrebbero lasciato in vita solo due dei 25 'super militari'. L'ultimo, in ordine di tempo, a morire e' il 31enne Bratt Shadle, deceduto durante un'esercitazione in Arizona quando si e' scontrato in aria con il paracadute con un altro Navy Seal, di cui non e' stato diffuso il nome (e' identificato come un ufficiale E-6) e che e' attualmente ricoverato in ospedale in condizioni stabili. Shadle, sposato con due figli, e' stato dichiarato morto appena giunto all'Arizona Medical Center.

Le forze armate stanno indagando sull'incidente, avvenuto durante ''un'esercitazione di routine''. Shadle si era arruolato in marina nel luglio del 2000. L'anno successivo ha completato l'addestramento previsto per i Navy Seal e nel 2002 gli e' stata assegnata la prima missione. Secondo indiscrezioni, nella sua carriera militare sarebbe stato sia in Afghanistan sia in Iraq. ''Ha sempre voluto essere un Navy Seal, fin da bambino. E alla fine ce l'aveva fatta'', racconta Donald Shadle, zio di Bratt Shadle, insignito con diverse onorificenze militari fra le quali medaglie di bronzo al valore. In onore di Shadle, il governatore dell'Arizona, Jan Brewer, ha ordinato che le bandiere rimanessero a mezz'asta. ''La sua morte ci mostra ancora una volta i rischi quotidiani che i nostri militari si trovano ad affrontare in casa e fuori, in combattimento o in addestramento''.

Con la morte di Shadle, il bilancio delle perdite del 'Team Six' salirebbe a 23 su un totale di 25 componenti: 22 infatti sono stati uccisi due anni fa quando l'elicottero che li trasportava in Afghanistan e' stato abbattuto, in quello che e' stato il giorno piu' sanguinoso per gli Stati Uniti nella decennale guerra nel Paese asiatico. Il 'Team Six' e' l'all star dei Navy Seal, i cui commando sono inquadrati in team numerati da 1 a 5 e da 7 a 10: il Sei e' quello dell'eccellenza, che fino a qualche anno fa era talmente segreto che ufficialmente non esisteva. L'uccisione di Bin Laden al compound di Abbottabad li ha pero' portati alla ribalta, anche se gia' prima si erano occupati di alcune delle maggiori missioni americane, dando la caccia ai criminali in Bosnia e partecipando a operazioni per liberare gli ostaggi, come l'azione contro i pirati somali nel 2009. I Seal sono stati creati da John F. Kennedy nel 1962 per le operazioni non convenzionali. La nascita del 'Team Six' e' invece successiva: risalirebbe a dopo la crisi degli ostaggi americani in Iran nel 1980.


Ma che sfortuna... eh? [8D]



Come volevasi dimostrare........... Immagine




La strage dei SEALs anti Bin Laden, un inside job

Immagine

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... nside-job/

- di Rowan Scarborough - Washington Times. -

I Familiari delle vittime dell’incidente aereo afghano del Team 6 dei Navy SEALs sospettano che si sia trattato di un “inside job”
Molte domande perseguitano i familiari delle vittime di “Extortion 17”, la missione aviotrasportata in Afghanistan che ha sofferto il numero più alto di vittime USA verificatosi nello stesso giorno durante tutta la guerra contro il terrorismo. I materiali di inchiesta di cui il Washington Times è entrato in possesso dimostrano che la zona di atterraggio dell’elicottero dei SEAL non era stata correttamente controllata per verificare la presenza di possibili minacce, né protetta da fuoco di copertura, mentre certi comandanti militari hanno criticato sia la missione in quanto eccessivamente precipitosa, sia l’utilizzo di un elicottero convenzionale del tipo Chinook, non adatto per azioni di infiltrazione di truppe in zone pericolose.

Ogni giorno, Charlie Strange, il padre di uno dei 30 soldati americani morti il 6 agosto del 2011 nel lampo dell’esplosione di una granata RPG, si chiede se suo figlio Michael sia stato incastrato da qualcuno all’interno del Governo afghano, qualcuno che volesse vendicarsi dei killer di Osama bin Laden, del Team 6 dei SEAL. “Qualcuno ha fatto una soffiata ai Taliban”, ha detto Strange, il cui figlio, che lavorava come tecnico delle comunicazioni cifrate per la Marina degli Stati Uniti, aveva intercettato alcune comunicazioni. “Loro sapevano. Qualcuno li aveva avvertiti. C’erano degli uomini in una torre. Altri uomini lungo la linea dei cespugli. Stavano seduti, ad aspettare. E hanno mandato i nostri ragazzi proprio lì nel mezzo”.

Il figlio di Doug Hamburger, Patrick, un sergente dell’Esercito, è morto insieme agli altri quando il Chinook CH-47D si apprestava ad atterrare in un punto a meno di 140 metri da dove combattenti taliban armati li stavano osservando da una torretta.
Hamburger si chiede perché il comando della missione abbia mandato suo figlio nella valle del Tangi verso un’area di atterraggio pericolosa utilizzando un elicottero da trasporto invece di un mezzo adatto ad operazioni speciali. Gli elicotteri modificati per questo tipo di operazioni, come l’MH-47 e l’MH-60 Black Hawk, di cui lo stesso Team 6 dei SEAL aveva utilizzato la versione “stealth” per condurre l’operazione di cattura e uccisione di Osama bin Laden, sono pilotati da ufficiali specialisti addestrati specificamente alle rapidissime manovre evasive che si utilizzano per mantenere la copertura ed evitare di essere individuati dal nemico.

“Quando devi volare in una vallata, e ti trovi in mezzo alle colline, e voli tra le case costruite lungo tutta la valle, allora sei in una missione estremamente pericolosa”, ha detto Hamburger. “Gli elicotteri MH, quelli di ultima generazione, hanno radar in grado di individuare un missile o una granata RPG in arrivo. Sono più veloci, sono più agili. C’erano tutte le ragioni del mondo per utilizzare quel tipo di elicottero quella notte”. Sith Douangdara, il cui figlio ventiseienne John era uno specialista di Marina delle truppe cinofile, ha detto di avere moltissime domande ancora prive di risposta.

“Io voglio sapere perché così tanti uomini delle forze armate USA, e specialmente dei SEAL, erano tutti imbarcati su un solo elicottero”, ha detto. “Io voglio sapere perché la scatola nera dell’elicottero non è stata trovata. Io voglio sapere molte cose”.
Non tutte le famiglie delle vittime credono che le conclusioni del rapporto investigativo stilato dal Brigadiere Generale Jeffrey Colt abbiano dato risposta a tutte le domande. Il Generale Colt, che in seguito è stato promosso a Maggiore Generale, ha detto ai comandanti militari coinvolti nell’inchiesta che il suo compitonon era quello di trovare dei colpevoli e che il suo rapporto non intendeva puntare il dito su singole persone o decisioni. “Io voglio che le persone siano tenute a rispondere delle proprie azioni”, ha detto Strange, un ex operaio edile che oggi lavora al tavolo di Blackjack in un Casinò a Philadelphia. Un portavoce del Comando Centrale Militare USA, ha rifiutato di rispondere alle domande dei familiari delle vittime, e ha rimandato i giornalisti alle conclusioni del rapporto del Generale Colt.

Il coinvolgimento del Congresso degli Stati Uniti

Più di due anni dopo i fatti, alcune risposte potrebbero venir fuori. Il Comitato per il controllo e la riforma del Governo, guidato dal deputato repubblicano dello stato della California, Darrell E. Issa, sta conducendo un’indagine, dopo aver incontrato alcune famiglie delle vittime. Larry Klayman, che guida l’organizzazione Freedom Watch, ha presentato un ricorso legale contro il Pentagono, l’Aeronautica, l’Esercito e la Marina degli Stati Uniti, presso la Corte Distrettuale di Columbia. Egli chiede che un giudice ordini ai militari di rendere disponibile un insieme di documenti ai sensi delFreedom of Information Act (la legge USA sull’accesso dei cittadini alle informazioni di emanazione pubblica, NdT). Klayman ha affermato che il Dipartimento della Difesa ha respinto tutte le sue richieste scritte di accesso agli atti, e che in seguito al successivo ricorso ai giudici, lo scorso mese Freedom Watch ha visto accolta la propria richiesta, e il Governo è stato costretto a rendere disponibili gli atti dell’inchiesta.
Per la prima volta, Larry Klayman ha consentito al Washington Timesdi consultare i documenti dell’indagine militare resi finalmente disponibili ai familiari delle vittime dopo due anni dai fatti. “Le famiglie dei nostri eroi caduti, che io mi onoro di rappresentare, esigono che questa tragedia si concluda”, ha detto Klayman. “Ci sono molte domande ancora prive di risposta, e la spiegazione data dai militari, fino ad oggi, circa le cause dell’incidente, non sta in piedi”.

Klayman ha detto che le famiglie delle vittime vogliono che siano cambiate le direttive sulle modalità di combattimento troppo restrittive che hanno impedito ai piloti dell’elicottero USA di rispondere al fuoco dei taliban. “Le famiglie vogliono anche che le direttive sul combattimento siano cambiate, come atto di testimonianza e in onore dei loro figli”, ha detto Klayman. “Quando la nostra nazione entra in battaglia, deve essere per vincere la battaglia, non per conquistare il cuore e la mente degli estremisti islamici e della popolazione civile musulmana che è usata da questi come scudo umano”. Klayman vuole anche sapere la vera identità dei soldati afghani che erano a bordo del velivolo, e perché la scatola nera dell’elicottero, sparita dopo un fortissimo temporale, non sia stata più trovata, nonostante fosse dotata di un sistema di localizzazione.

“Vogliamo essere sicuri che i nostri eroi caduti siano rispettati, che ci siano date le risposte che cerchiamo”, ha detto. A proposito di un possibile tradimento, Klayman afferma: “non stiamo dicendo che sia successo, ma è una eventualità che va esplorata, perché sempre più Americani vengono uccisi ad opera degli Afghani”. Persino tra il personale militare c’è chi ha messo in discussione l’operazione. Il pilota navigatore della cannoniera volante AC-130 che per tre ore ha sorvolato la valle del Tangi dopo l’accaduto, ha espresso già nel 2011 quel che i familiari delle vittime stanno pensando oggi.

“Una delle altre cose di cui abbiamo parlato – del genere, cosa ti sta venendo in mente, signore – è a proposito del fatto che, vede, per tre ore siamo stati su a fare buchi nel cielo”, ha dichiarato l’ufficiale al team del Generale Colt. “Hai questi Apache che girano attorno, e c’è un sacco di rumore e, di fatto, l’intera valle sa che c’è qualcosa che sta succedendo in questa area. Allora, se vuoi fare un’infiltrazione su X o Y, è chiaro, avere l’elemento sorpresa all’inizio dell’operazione è una buona cosa, ma quando sono tre ore che stiamo lì sopra, e la festa è iniziata, allora portarsi anche un altro velivolo come quello, signore, potrebbe non essere la decisione tatticamente più sensata”.

La missione

Dopo che il rapporto del Generale Colt fu reso pubblico, nel settembre del 2011, i militari organizzarono un incontro con i parenti delle vittime il 12 di ottobre, a Little Creek, in Virginia, vicino alla base del “NAVAL SPECIAL WARFARE DEVELOPMENT GROUP”, meglio noto come il Team 6 dei SEAL. L’incidente ha portato via la vita a 17 SEAL e 5 membri del gruppo operazioni speciali, facendo di quel giorno il più funesto nell’intera storia delle operazioni speciali navali degli Stati Uniti.
La lista dei passeggeri dell’elicottero includeva cinque soldati dell’esercito, tre avieri, sette soldati afghani ed un interprete afghano. Tutti e 38 gli uomini a bordo sono morti. Ventidue di loro, tra cui il sottufficiale Strange, sono stati sbalzati fuori dal velivolo. Gli altri sono tutti morti nell’esplosione.

La camera mortuaria presso la base aerea di Dover, nel Delaware, ha confermato che tutti sono morti nel giro di pochi secondi. Il Generale Colt ha detto che “si è trattato con tutta probabilità di morti rapide”. Il Presidente Obama si è recato a Dover per portare omaggio ai caduti e consolare i familiari. “Suo figlio ha cambiato l’America”, ha detto Obama, secondo quanto riportato da Strange. “Io ho afferrato il Presidente dalle spalle e ho detto ‘io non ho bisogno di sapere di mio figlio. Io ho bisogno di sapere cosa è accaduto”. L’intera nazione si è chiamata in raccoglimento mentre trenta funerali avevano luogo in tutto il Paese, molti dei quali nell’America delle piccole comunità cittadine. Il pubblico è rimasto inchiodato alle immagini della cerimonia funebre tenutasi a Rockford, nell’Iowa, per il sottufficiale di prima classe Jon Tumilson, dei SEAL. Il suo amato labrador, Occhio di falco, è rimasto accanto al feretro, leale fino alla fine, mentre più di 50 SEAL assistevano alla cerimonia.

L’inchiesta militare

Il Generale Colt aveva l’esperienza necessaria per condurre le indagini: è un veterano delle guerre in Iraq ed Afghanistan, ed un pilota di elicotteri di carriera, che ha prestato servizio nel famoso 160° Reggimento Operazioni Speciali. Oggi è il vice-comandante di Fort Bragg, in Nord Carolina. Per l’incontro con le famiglie, il 12 ottobre, il Generale ha esposto le sue principali conclusioni, poi il suo staff ha distribuito dei DVD con i dati relativi all’inchiesta. Ma le domande che i parenti delle vittime hanno oggi, si sono materializzate solo dopo che essi hanno iniziato a sfogliare le oltre 1300 pagine di mappe, schemi, note di riunione e trascrizioni di interviste condotte ai comandanti della task force del Team 6 ed ai pianificatori dell’operazione culminata nel disastro.

La tragedia si è sviluppata alle 10.55 della sera del 5 agosto 2011, quando 47 uomini dei Rangers hanno preso posto su due CH-47 Chinook che dovevano condurre un volo di perlustrazione e monitoraggio della valle del Tangi. La missione faceva parte di una intensa campagna finalizzata all’uccisione o alla cattura di leader taliban, un obiettivo che ha richiesto un enorme sforzo alla flotta degli elicotteri e che ha lasciato i reparti a corto di elicotteri adatti per le operazioni speciali. Quella notte, l’obiettivo era Qari Tahir, identificato come uno dei massimi leader dell’area critica a sud di Kabul, da dove il nemico è libero di muoversi attraverso le frontiere con il Pakistan.

I Rangers avevano perquisito una casa che si riteneva ospitasse Tahir. I nemici – i militari li chiamano “mocciosi” – si sono dati alla fuga da una porta di servizio. Il comandante del reparto di Rangers allora ha preso una decisione importante: ha chiesto alla task force delle operazioni specali di mandare una forza di reazione immediata per aiutare i SEALS a catturare i “mocciosi”, sebbene non si potesse sapere se Tahir fosse tra loro. È poi venuto fuori che Tahir in quel momento si trovava in un altro villaggio.
Il comando ha schierato la forza di reazione in 50 minuti. Si sono imbarcati su un CH-47 convenzionale, contrassegnato “Extortion 17”, per il breve volo condotto da un esperto militare della Guardia Nazionale ed un più giovane riservista.

A quel punto, la situazione era diventata molto più pericolosa di quanto non fosse tre ore prima, al momento dell’azione di infiltrazione dei Rangers. Essi avevano potuto godere dell’effetto sorpresa, Extortion 17 no. Stava volando nel fuoco nemico, mentre il rumore del volo degli elicotteri Apache, dei droni, e dell’AC-130 stava avvisando chiunque si trovasse nella valle che era in corso un attacco. Extortion 17 decollò alle 2.22, si fermò in quota per diversi minuti, poi si mosse annunciando “meno un minuto” alle 2.38. In quel momento, rallentò a 58 miglia, scese a non più di centocinquanta piedi, avvicinandosi al punto di atterraggio circondato da alberi e capanne in mattoni di fango, illuminato dallo scintillio di un rivelatore a infrarossi puntato dalla cannoniera volante AC-130.

Nel buio, in quel momento, i taliban hanno lanciato due o tre granate a razzo RPG, del tipo anti-uomo OG-7 di fabbricazione sovietica, molto precise entro 150 metri. Chi ha sparato aveva trovato un buon punto di fuoco, ben all’interno del raggio di portata dell’arma. Una delle granate a razzo ha tagliato una delle pale del rotore, mandando il Chinook in un violento avvitamento, fino a schiantarsi al suolo, in fiamme. Nel giro di 30 minuti, nelle varie reti di comunicazione cominciarono a vedersi i messaggi con cui i taliban si vantavano dell’abbattimento.
L’ufficio stampa del Comando di Kabul, in prima battuta, raccontò ai giornalisti che Extortion 17 era impegnato in una missione di salvataggio. Ma i Rangers non avevano bisogno di essere salvati. Avevano messo in sicurezza il complesso ed erano a caccia dei taliban.

“Una forza di reazione è mandata in un’azione di recupero, tipicamente, se i nostri ragazzi sono nei guai e tu gli mandi qualcuno a tirarli fuori”, ha detto Hamburger. “Tu non mandi una forza di reazione per fermare un gruppo di nemici in fuga che scappano via da un villaggio, specie in una valle pericolosa e con un accesso rischioso come quello.”
Il rapporto del Generale Colt conferma la posizione di Hamburger. È raro che il Comando Operazioni Speciali in Afghanistan impieghi una forza di reazione, ancor più raro che un team di élite come il Team 6 dei SEAL sia utilizzato per un incarico come quello di inseguire un gruppo di talebani in fuga.

Uno degli investigatori della squadra di Colt ha chiesto all’ufficiale addetto alle operazioni, “quanto spesso vi capita di impegnare la forza di reazione sul campo?”. “Raramente, Signore”, ha risposto. “E raro assistere ad un’azione pianificata come questa”. Analogamente, un ufficiale della brigata di aviazione che aveva fornito Extortion 17 ha detto che non era a conoscenza di alcuna precedente missione di recupero inviata in azioni di caccia ai guerriglieri taliban. “Non è mai accaduto, Signore”, ha detto al Generale Colt.
L’ufficiale ha detto che Extortion 17 era già decollato prima che egli avesse la possibilità di parlare con il comandante della brigata. C’erano poche informazioni circa la condizione dell’area di atterraggio, tutto ciò che si sapeva era che si trovava a due miglia e mezzo dal complesso in cui operavano i Rangers.

“Io penso che il comandante abbia chiamato direttamente per cercare di avere più informazioni” ha dichiarato l’ufficiale al Generale Colt. L’ufficiale ha poi riconosciuto che la brigata non aveva mai fatto una valutazione accurata dei possibili rischi per la missione di Extortion 17. “Per quanto immediata è stata la missione, non abbiamo approfondito quanto avremmo dovuto per capire quali erano le minacce in quell’area”, ha detto.

Tradimento? Alcuni tra i familiari ritengono che i soldati americani siano stati traditi dal Governo afghano, e che qualcuno abbia dato un’imbeccata ai taliban. Una delle ragioni che essi citano è che i taliban avevano iniziato a infiltrare dei propri agenti all’interno delle forze di sicurezza, allo scopo di uccidere cittadini o soldati americani, una pratica nota come “assassinii verdi o blu”. Essi sostengono che il Team 6 dei SEAL era un bersaglio designato, a causa del fatto che dall’amministrazione Obama erano filtrate varie indiscrezioni verso i media circa il ruolo del team nella cattura e nell’uccisione di Osama bin Laden, avvenuta tre mesi prima. Alcuni ufficiali hanno detto al team di investigatori del Generale Colt che i taliban avevano dislocato cento combattenti nella valle del Tangi al solo scopo di abbattere veivoli americani. Un velivolo con 17 SEAL a bordo sarebbe stata una preda molto ambita. Ancora, c’è il fatto che un gruppo di combattenti taliban, equipaggiati con radio trasmittenti portatili, aveva lasciato la propria posizione per raccogliersi attorno al punto di atterraggio previsto per Extortion 17, una zona di atterraggio mai usata prima fino ad allora dagli Americani.

Due guerriglieri taliban armati con lanciagranate RPG si erano appena appostati in un’alta torretta a meno di centotrenta metri dalla zona di atterraggio del Chinook. Un paragrafo del rapporto Colt ha suscitato l’attenzione dei parenti delle vittime. In quel passaggio del rapporto, il team di investigatori stava interrogando gli ufficiali in comando della “Joint Special Operations Task Force” che aveva organizzato la missione. Ad uno di essi è stato chiesto dell’elenco del personale imbarcato sull’elicottero. “Si, Signore”, ha risposto uno dei comandanti. “E io sono certo che lei sappia, ad oggi, che l’elenco era preciso, fatta eccezione per il personale [CENSURATO] a bordo. Così il [CENSURATO], quei nomi erano non corretti – tutti e sette i nomi non erano quelli corretti. E io non posso parlare delle ragioni che stanno dietro a ciò”.

I “sette”, dicono i familiari, sono soldati afghani. Il rapporto di Colt non fa riferimento al motivo per cui l’elenco del personale in volo era sbagliato. La censura militare ha oscurato ogni riferimento agli Afghani. Alcuni tra i familiari delle vittime ritengono che il comando della missione, all’ultimo momento, sia stato costretto a sostituire sette soldati afghani, i cui nomi sono rimasti nell’elenco, con altri sette. Il comando dell’esercito afghano era a conoscenza della missione, perché ogni operazione deve essere preventivamente approvata da un gruppo di coordinamento operativo composto da americani e da membri delle forze della sicurezza nazionale afghana.

Un portavoce del Comando Centrale non ha voluto commentare la questione. “La mia teoria è che siano stati fregati dai militari afghani”, ha detto Hamburger. “Sono veramente convinto che questo sia il motivo per cui gli Afghani che dovevano essere a bordo siano stati sostituiti all’ultimo momento. Ecco perché non erano sull’elenco. Io penso che i nostri militari abbiano scoperto qualcosa e che non vogliano dire la verità alle famiglie. Non posso esserne certo, ma se metti tutto quanto insieme a proposito della missione di quella notte, e viene fuori che c’è qualcosa che non quadra, questo è veramente qualcosa che ti mette inquietudine”. Il Generale Colt ha scritto che ritiene che i taliban erano pronti a far fuoco per una semplice ragione: la missione dei Rangers che era in corso da ben tre ore, e gli aerei continuamente in volo sull’area, avevano allertato ogni forza nemica nell’aera sul fatto che altri elicotteri potessero essere in volo verso quella zona. “L’arrivo da subito [degli elicotteri Apache] dei Rangers presso entrambe le [CENSURATO] zone di atterraggio, assieme ai primi combattimenti dinamici con elementi nemici, ha probabilmente fornito ai combattenti taliban un allerta preventivo circa la possibilità che altri elicotteri potessero essere in volo verso l’area”, ha scritto.

Il velivolo sbagliato

I familiari delle vittime ritengono anche che i SEAL siano decollati con il velivolo sbagliato. Il CH-47D, un elicottero convenzionale guidato da piloti e copiloti comuni, è un ottimo mezzo per il trasporto di truppe e materiali verso aree non situate in zona di combattimento. Ma infiltrare commando in un’area calda avrebbe dovuto richiedere l’impiego di mezzi ben più sofisticati, come gli MH-47 e MH-60 guidati da piloti abilitati ad operazioni speciali, sostengono i familiari delle vittime. Si tratta di mezzi che possono volare velocemente e a bassa quota, mentre il CH-47D per raggiungere il punto di atterraggio deve scendere da altezze significative, il che lo rende un bersaglio facile.

Un comandante di un team di operazioni speciali ha detto al Generale Colt, a proposito dei CH-47D, che “il livello di fiducia nel mezzo è basso, perché non volano, non planano e non atterrano come un velivolo adatto alle operazioni speciali. Faranno pure, si sa, un atterraggio piano. O se si ha una squadra diversa che si esercita su diverse zone, faranno l’atterraggio su cima”. L’ufficiale ha affermato che gli elicotteri convenzionali rendono i commando meno efficaci. “È dura”, ha dichiarato al Generale Colt. “Intendo dire, e io ho dato loro le istruzioni per operare comunque al meglio. E loro erano in grado di eseguirle. Ma ciò comunque limitava la nostra efficacia. Limitava le nostre opzioni e la nostra flessibilità tattica. La nostra capacità di manovra era chiaramente limitata, nel senso di dove potevamo andare, e quanto velocemente potevamo arrivarci”. A differenza degli elicotteri di tipo MH, il CH-47D non era dotato di alcun sistema di allarme difensivo contro le granate RPG. Il rapporto del Generale Colt mostra che gli elicotteri MH hanno un miglior ruolo di impiego, almeno nei 45 giorni precedenti l’abbattimento.

Il 6 giugno, due CH-47 che si apprestavano a sbarcare delle truppe nella valle del Tangi hanno dovuto interrompere la missione dopo aver incontrato fuoco nemico di granate RPG. Più tardi, quella stessa notte, un elicottero MH-47G ha incontrato fuoco nemico mentre sbarcava truppe nella stessa zona di atterraggio senza riportare alcun danno.
È rimarchevole che il comando abbia utilizzato elicotteri MH, e non CH, per inviare sul luogo dell’abbattimento la squadra di salvataggio e il gruppo per la rimozione delle armi, e che i 47 Rangers impiegati nell’azione di caccia ai guerriglieri taliban siano stati recuperati utilizzando elicotteri del tipo utilizzato nelle missioni speciali.
Hamburger ha detto che gli è stato riferito che non c’erano velivoli MH disponibili, quando Extortion 17 è stato scelto per la sua ultima missione.

Il rapporto del Generale Colt afferma che i sistemi aerei di controllo e sorveglianza disponibili, probabilmente dei droni di tipo “Predator”, sono rimasti fissi sui guerriglieri in fuga e non sono stati dirottati alla zona di atterraggio di Extortion 17 per verificare la possibile presenza di combattenti nemici. Ma Hamburger ha anche riferito che un soldato gli avrebbe detto di aver potuto osservare la ripresa video di un Predator che ha mostrato l’abbattimento dell’elicottero. Se ciò fosse vero, il padre esige che il Comando Centrale mostri questo video. Hamburger sostiene che un altro motivo della sua azione è ottenere maggiore informazioni circa le direttive sulle modalità di combattimento per i soldati statunitensi. Vuole che siano cambiate.

I mitraglieri non possono fare fuoco su Afghani in fuga senza aver prima avuto conferma del fatto che i fuggitivi stiano portando armi, neanche nel caso in cui sia del tutto evidente che si tratti di combattenti taliban. Regole di questo genere hanno impedito, quella notte, che gli Apache e l’AC-130 in volo potessero fare fuoco. Il comando delle operazioni speciali a Kabul voleva autorizzare che si facesse fuoco sui taliban in fuga, “ma non è stato in grado di determinare se il gruppo di taliban fosse armato”, scrive Colt nel suo rapporto. Il comandante a quel punto ha ordinato alla sfortunata pattuglia di SEAL di aiutare i Rangers a catturare ogni fuggitivo. Se ci fossero state diverse regole di ingaggio, quella missione avrebbe potuto non essere necessaria. Alcuni momenti dopo l’abbattimento, il pilota di un Apache ha individuato il punto da cui era stata lanciata la granata RPG, ma non ha potuto far fuoco.

“A causa delle regole di ingaggio, e delle direttive tattiche, non ho potuto far fuoco alla casa dove pensavo si trovasse il nemico, così ho mirato direttamente al lato ovest dell’edificio”, ha riferito il pilota al Generale Colt. Hamburger ha anche affermato che la missione non ha seguito il consueto protocollo operativo. Il volo non era dotato di una scorta “dedicata” di Apache, né della protezione della cannoniera volante AC-130, che avrebbe potuto fornire più occhi ad osservare la zona di atterraggio. Il comando si basava sull’aereo che era stato mandato a supporto del team di Rangers, ma il suo equipaggio aveva due compiti, e aveva deciso di dare più attenzione al primo di essi, ossia sorvegliare il taliban in fuga. Sembra che ci sia una certa contraddizione tra quanto sostiene il rapporto di 27 pagine del Generale Colt e quanto i piloti degli Apache hanno riferito durante le indagini.

Gli elicotteri AH-64 Apache sono utilizzati come “guardie del corpo” per i Chinook durante una tipica operazione di infiltrazione di truppe, scortando i Chinook fino al punto di atterraggio e tenendo sotto mira eventuali nemici sul terreno. Ma Extortion 17 non aveva Apache di scorta. Il rapporto del Generale Colt sostiene che il comando dell’operazione non ha disposto che i due Apache a supporto dei Rangers, dotati di sistemi di visione e mira notturna, si muovessero a copertura della zona di atterraggio di Extortion 17. Un ufficiale dei Rangers sul campo si è assunto autonomamente la responsabilità di dare quell’ordine, riferisce il rapporto. Ma le trascrizioni degli interrogatori mostrano una storia più complessa, e danno un quadro inquietante per le famiglie delle vittime.

Nel corso del suo interrogatorio, il Generale Colt stesso ha detto al comandante dell’operazione: “Lasci che le dia un feedback. I ragazzi dell’Apache, loro veramente pensavano che il loro compito primario fosse quello di continuare a monitorare quegli uomini. Quello era il loro focus. E per quanto riguarda il livello di attenzione dedicato alla zona di atterraggio, quello era un incarico secondario per loro”.

Il pilota di uno dei due Apache, chiamati Gun 1 e Gun 2, incaricato della protezione dei Rangers, ha detto al Generale Colt che non hanno mai interrotto il loro supporto tattico ai Rangers per controllare l’area di atterraggio del Chinhook fino ad appena tre minuti prima dell’ora prevista per l’atterraggio.
“Onestamente, Signore, io non credo che nessuno abbia veramente controllato l’area di atterraggio”, ha detto il pilota di Gun 1. “Voglio dire, in qualunque momento avessimo individuato i taliban, o i Rangers avessero trovato armi, noi dovevamo – almeno così è come la vedevo io in quel momento – essere pronti a far fuoco se fosse stato confermato che erano armati, ma noi dovevamo confermare l’identificazione, prima di tutto”. “Così, non avevamo neppure iniziato, ancora, a controllare l’area di atterraggio”, perché in quel momento c’era un livello di minaccia superiore a est, con i taliban”, ha detto il pilota. “A proposito della chiamata dei ‘meno tre minuti’, è quando Gun 2 ha iniziato a dare un’occhiata all’area di atterraggio. Direi che quello è il primo momento in cui abbiamo veramente iniziato a controllare quell’area”.

La pianificazione dell’invio di una forza di reazione rapida si presume sia fatta in relazione alla missione principale. In questo caso non è stato così. La pianificazione è iniziata poco dopo l’una di notte, ed è durata meno di un’ora. Il comandante dell’AC-130 ha riferito che nessuno, realmente, ha coordinato le operazioni definendo chiaramente chi dovesse controllare i taliban in fuga nella parte orientale della valle, e chi avrebbe dovuto guardare ad ovest per coprire Extortion 17. “Quel coordinamento probabilmente avrebbe potuto funzionare meglio, e, io credo, non sono sicuro, ci e sembrato che l’intero piano di attacco alla zona fosse approssimativo, io credo”, ha detto. “Io non so se questo sia il caso, ma è un genere di cosa che io pensavo avrebbe potuto essere condotta un po’ meglio”. L’operatore dei sensori dell’AC 130 ha dichiarato: “Semplicemente non ci piaceva l’idea di portare un altro elicottero in zona, specialmente senza un team a terra che mettesse in sicurezza l’area di atterraggio per loro”.

Valutazioni

Secondo I familiari delle vittime, la missione era nata male fin dall’inizio: utilizzare un velivolo inadeguato, volarci verso una zona di atterraggio non verificata e non sorvegliata, infestata di taliban, e mettere su una missione un piano di reazione nel giro di minuti per un’azione che avrebbe dovuto essersi conclusa alcune ore prima.
Il Times ha chiesto l’opinione di un ufficiale dei corpi speciali attualmente in servizio, e che può parlare solo in anonimato e confidenzialmente.
“In questo caso, il CH-47 è stato utilizzato in modo completamente inappropriato, date le sue caratteristiche, e il risultato è stata la morte di tutti quelli che erano a bordo”, ha detto l’ufficiale.

“Le forze di primo livello devono essere impiegate dietro una accurata pianificazione”, ha aggiunto. “Il costo e il tempo necessario per il loro addestramento comporta che utilizzarle in un modo così inadeguato, come forza di reazione rapida, e in questo contesto, pone risorse critiche a un livello di rischio assolutamente eccessivo, specialmente se utilizzati con questa concentrazione di truppe in una missione del tutto non critica”. Il Team 6 dei SEAL e la Delta Force dell’esercito sono considerate le risorse di primo livello, le più specializzate unità d’elite impiegate nel controterrorismo. Quando abbiamo chiesto come un talebano, di notte, abbia potuto colpire il CH-47, ha aggiunto, “non mi sono mai chiesto come abbia potuto fare a colpirlo, non esiste il buio assoluto, e il CH-47 è un bersaglio enorme e rumoroso”.

Il consulente legale del Generale Colt ha iniziato una sessione di interviste con le truppe di terra dicendo: “Ovviamente, qui abbiamo un’inchiesta del Comando Centrale affidata a un ufficiale Generale per essere certi che abbiamo collegato tutti i punti e che il nostro rapporto sia accurato e completo, e che non sia rimesso in discussione dai soliti gruppetti di civili”. Un mese dopo il giorno più tragico della guerra, gli Stati Uniti hanno avuto una specie di vendetta. Il comando NATO a Kabul ha annunciato l’uccisione di Tahir con un preciso attacco aereo, mentre era in compagnia di un altro terrorista.

Fonte: http://www.washingtontimes.com/news/201 ... #pagebreak.
Traduzione per Megachip a cura di Giampiero Obiso e Pino Cabras.
Tratto da: http://megachip.globalist.it/Detail_New ... inside-job.
NOTA DI PINO CABRAS:

Abbiamo già pubblicato articoli su questo oscuro avvenimento sin dal 2011:

Uomo morto non parla: Gli US Navy SEALs distrutti per coprire la bufala.
Come si copre un’operazione coperta.
SEALs uccisi nel 2011: famiglie contro governo.
Seymour Hersh: la fine di Bin Laden e altre bugie.

Già dopo tre mesi dai fatti di Abbottabad, durante i quali si eliminò dalla storia l’icona del supercattivo Osama Bin Laden, erano già morti 17 su 25 componenti del Team Six dei Navy SEALs. Ad oggi, un incidente dopo l’altro, siamo già a 23 morti su 25. La storia comincia a non quadrare non solo per noi.
L’articolo che avete letto è stato pubblicato da un quotidiano conservatore USA, il Washington Times. Estremamente conservatore è anche l’approccio dei familiari delle vittime, molti dei quali vivono nell’America profonda delle piccole comunità e delle grandi chiese cristianiste che punteggiano la Bible Belt.
Come avete modo di leggere, per loro non è in discussione la Guerra infinita contro nemici incomprensibili, i taliban che – come quarant’anni fa i vietcong – stranamente osano sparare a chi occupa il loro territorio.

Lungi dal mettere in discussione la guerra, i familiari del Team Six eliminato si lamentano che le direttive sulle modalità di combattimento proteggono troppo gli afghani: per loro, si dovrebbe poter sparare al mimimo sospetto, a costo di colpire innocenti. Non si pongono il problema di aggravare così un quadro già odioso di attacchi indiscriminati su assembramenti sospetti, come i tanti banchetti nuziali spazzati via dall’aeronautica USA in Afghanistan e in Pakistan. I parenti dei Navy SEALs sacrificati pagano dunque il prezzo di un’ideologia che non permette loro di aprire gli occhi sulla guerra. Ma l’ideologia non arriva a impedire loro di vedere i fatti. E i fatti sono semplici: quella storia non sta in piedi, le inchieste sono state dei vergognosi insabbiamenti, tutto il potere USA – politici, militari, grandi media – ha lavorato sin dall’inizio per depistare e ingannare. Dall’11/9 in poi, questa palude di inganni pervade la costituzione materiale di USA e satelliti, e le Commissioni d’inchiesta sono Commissioni d’insabbiamento, tanto da dichiararlo, quando spiegano di non voler accertare colpe.


[1]NdT: Si tratta della stessa identica formula adottata dalle Commissioni d’inchiesta statunitensi sui fatti dell’11/9.
Fonte: http://pino-cabras.blogspot.com/2013/10 ... en-un.html






E ora?

Chi lo dirà a Attivissimo? [:D] [:D] [:D]



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 10377
Iscritto il: 01/11/2011, 19:28
Località: Astana
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/11/2013, 18:21 
Immagine

Scovò Bin Laden: chiede 25 milioni

Nel 2003 Tom Lee avrebbe indicato all'Fbi il rifugio dell'ex leader di al-Qaida


NEW YORK - Ha aiutato gli investigatori federali a intercettare dove si trovava Osama Bin Laden e ora chiede la sua ricompensa di 25 milioni di dollari. È la richiesta di Tom Lee, 63.enne mercante di gemme, che dice di aver comunicato il rifugio di Bin Laden alle autorità nel 2003.

Lee per ricevere quella che ritiene la sua giusta ricompensa si affida a vie legali, rivolgendosi allo studio Loevy & Loevy, che in agosto ha inviato una lettera al direttore del Fbi, James Comey. Nella lettera si sostiene che un agente dell'intelligence del Pakistan avrebbe riferito a Lee di aver scortato Bin Laden e la sua famiglia da Peshawar ad Abbottad e che lo stesso Lee avrebbe poi girato la 'soffiata' alle autorità Usa.

2.11.2013 - 16:06

ats

[align=right]Source: CdT.ch - Mondo - Scovò Bin Laden: chiede 25 milioni [/align]


Immagine

Capito il giochino? [:p]



_________________
“El saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!”
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/11/2013, 19:50 
Il mondo e', tutta una ... scacchiera ...[8D]



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 10377
Iscritto il: 01/11/2011, 19:28
Località: Astana
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 12/12/2013, 20:14 
11 luglio 2013

Gli USA blindano i segreti su Osama Bin Laden

di Pino Cabras - da Megachip.

Immagine


L'America colpita dalla defezione del dissidente Edward Snowden vuole blindare i suoi segreti più imbarazzanti. Uno di questi è l'operazione con cui nel 2011 venne liquidata la pratica Osama Bin Laden. La storia dell'operazione della Delta Force ad Abbottabad era apparsa sin dall'inizio poco credibile, e prima o poi gli scettici avrebbero potuto ottenere documenti diversi dalle patacche fin qui rifilate al grande pubblico con la sonnecchiante complicità dei principali organi di informazione. I militari coinvolti nel blitz sono quasi tutti morti nel giro di due anni (la maggior parte dopo pochi mesi), ma i segreti a volte trovano una strada. Meglio non rischiare, se ti chiami William McRaven e sei l'ammiraglio che comanda le operazioni speciali delle più potenti forze armate della Storia. Così McRaven ha ordinato che i file concernenti l'intervento sul presunto covo di Bin Laden siano rimossi dai computer del Pentagono e messi al sicuro presso quelli più impenetrabili della CIA. Più impenetrabili non tanto nei confronti di ipotetiche incursioni di pirati informatici, quanto verso qualche ficcanaso che osasse acquisire i documenti in forza della legge USA sull'accesso agli atti non ancora diffusi dal governo, il FOIA (Freedom Of Information Act).

Anche sul segreto doveva esserci un segreto: un metasegreto. Nessuno doveva sapere che si trasferivano i documenti. Ma un breve riferimento all'operazione contenuto in una relazione dell'ispettore generale del Pentagono ha indirettamente portato a galla la storia. Il viaggetto dei file alla chetichella, dal Pentagono alla CIA, eludeva più leggi federali, tra cui il FOIA, ma l'Amministrazione Obama non ha avuto nulla da obiettare. Non ci sorprende, perché da tempo osserviamo le gesta di Barack Obush.

Continuano così a espandersi - ancora nel 2013 - gli effetti del 2001, quando il doppio shock dei mega-attentati dell'11 settembre e delle lettere all'antrace provenienti dai laboratori militari USA costrinse i parlamentari ad approvare a scatola chiusa il PATRIOT Act, la legge che ha alterato definitivamente l'equilibrio dei poteri a Washington, con effetti globali.

I presidenti passano, ma rimane un nucleo più importante dello “Stato profondo” che non accetta limiti. Questo nucleo del potere non ammette più nessuna normale procedura investigativa, tanto meno nelle forme processuali del diritto occidentale. Ma non è solo questione di giudici. Si riducono le possibilità di scrutinio da parte della cosiddetta “pubblica opinione” così come l'abbiamo conosciuta, con alti e bassi, negli ultimi secoli.

Con lo scudo dei segreti, un provvedimento amministrativo dopo l'altro, l'America sta cambiando forma di Stato. Il nuovo potere costituito non può accettare che si vedano le carte legate all'atto fondativo della nuova costituzione materiale: l'11/9 e dintorni.

[align=right]Source: Strategie per una guerra mondi...o i segreti su Osama Bin Laden [/align]



_________________
“El saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!”
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 7004
Iscritto il: 10/01/2009, 13:06
Località: Barletta
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/11/2014, 17:48 
Cita:
Rob O'Neill, il soldato che ha ucciso Bin Laden
"The Shooter", questo il suo nome prima di essere identificato


Immagine



Ha un nome l'uomo che afferma di aver ucciso Osama bin Laden: il Navy Seal che sostiene di aver colpito per tre volte alla testa il capo di al Qaida nel compound di Abbottabad si chiama Rob O'Neill. O'Neill, che ha 38 anni e viene da Butte in Montana, andra' sulla Fox questo fine settimana per raccontare la sua storia. Finora l'identita' del militare era rimasta segreta.

L'occasione e' la programmazione del documentario "The Man Who Killed Bin Laden", uno speciale in due puntate che sara' trasmesso sulla rete di Rupert Murdoch l'11 e il 12 novembre. Durante la presentazione ci sara' un'intervista esclusiva alla "testa di cuoio" che la notte del primo maggio 2011 sparo' a distanza ravvicinata i colpi che misero fine alla vita del ricercato numero uno al mondo, durante la missione Operation Neptune Spear in Pakistan. Il soldato finora era stato identificato come "The Shooter" e oltre a raccontare cosa vuol dire far parte dell'elite delle forze speciali americane, rivelera' anche dettagli sugli ultimi momenti di vita di Bin Laden e cio' che e' successo prima che esalasse l'ultimo respiro. Il nome di O'Neill doveva restare segreto fino all'ultimo ma il quotidiano britannico Daily Mail ne e' venuto a conoscenza e ne ha intervistato il padre Tom.

O'Neill, scrive il Mail online, ha lasciato le forze armate dopo 16 anni di servizio e suo padre ha detto che non ha paura delle conseguenze del suo "outing" come killer del capo terrorista responsabile delle stragi al World Trade Center. "La gente mi chiede se siamo preoccupati che adesso che la sua identita' e' nota l'Isis verra' a prenderlo. Io vi dico che dipingero' un grande bersaglio sulla porta della mia casa e diro': venite pure", ha detto al giornale britannico il genitore dell'ex Navy Seal.


http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/n ... 34fea.html


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/11/2014, 18:35 
Cita:
vimana131 ha scritto:

Cita:
Rob O'Neill, il soldato che ha ucciso Bin Laden
"The Shooter", questo il suo nome prima di essere identificato


Immagine



Ha un nome l'uomo che afferma di aver ucciso Osama bin Laden: il Navy Seal che sostiene di aver colpito per tre volte alla testa il capo di al Qaida nel compound di Abbottabad si chiama Rob O'Neill. O'Neill, che ha 38 anni e viene da Butte in Montana, andra' sulla Fox questo fine settimana per raccontare la sua storia. Finora l'identita' del militare era rimasta segreta.

L'occasione e' la programmazione del documentario "The Man Who Killed Bin Laden", uno speciale in due puntate che sara' trasmesso sulla rete di Rupert Murdoch l'11 e il 12 novembre. Durante la presentazione ci sara' un'intervista esclusiva alla "testa di cuoio" che la notte del primo maggio 2011 sparo' a distanza ravvicinata i colpi che misero fine alla vita del ricercato numero uno al mondo, durante la missione Operation Neptune Spear in Pakistan. Il soldato finora era stato identificato come "The Shooter" e oltre a raccontare cosa vuol dire far parte dell'elite delle forze speciali americane, rivelera' anche dettagli sugli ultimi momenti di vita di Bin Laden e cio' che e' successo prima che esalasse l'ultimo respiro. Il nome di O'Neill doveva restare segreto fino all'ultimo ma il quotidiano britannico Daily Mail ne e' venuto a conoscenza e ne ha intervistato il padre Tom.

O'Neill, scrive il Mail online, ha lasciato le forze armate dopo 16 anni di servizio e suo padre ha detto che non ha paura delle conseguenze del suo "outing" come killer del capo terrorista responsabile delle stragi al World Trade Center. "La gente mi chiede se siamo preoccupati che adesso che la sua identita' e' nota l'Isis verra' a prenderlo. Io vi dico che dipingero' un grande bersaglio sulla porta della mia casa e diro': venite pure", ha detto al giornale britannico il genitore dell'ex Navy Seal.


http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/n ... 34fea.html

Vi prego... andatevi a leggere i commenti al link dell'ANSA.... ahaah [:255] [:261]



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 22377
Iscritto il: 08/07/2012, 15:33
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/11/2014, 20:36 
io non ne vedo commenti sotto l'articolo :|



_________________
la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 10377
Iscritto il: 01/11/2011, 19:28
Località: Astana
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/11/2014, 20:58 
Immagine



_________________
“El saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!”
Top
 Profilo  
 

Pleiadiano
Pleiadiano

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 4249
Iscritto il: 09/05/2012, 18:57
Località: roma
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/11/2014, 21:25 
Certo che su questa storia di Bin Laden se ne sono dette e scritte tante, intanto la verità latita e c'è ancora chi è fermamente convinto nelle buone intenzioni salvifiche dei guerraioli americani (vedi primo commento).. [V]

ma.. hanno per caso ritrovato altre videocassette nel bel mezzo del deserto? [:o)] [:D]

Se non ci fossero stati gli americani non avremmo mai conosciuto Bin Laden.. [8]



_________________
La scienza è solo una perversione, se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità.(Nikola Tesla)
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 22377
Iscritto il: 08/07/2012, 15:33
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/11/2014, 21:48 
Cita:
Wolframio ha scritto:



Grazie! non capisco perchè a me non escono sotto :\ Forse perchè non ho un account faccialibro?

Devo ammettere che sono piacevolmente sorpreso! Speriamo che questa consapevolezza venga acquisita sui fatti di casa nostra.



_________________
la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 771 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
cron
Oggi è 23/05/2025, 22:25
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org