DIANA, LA DEA DELLE STREGHE Tutti sanno quale orribile sequela di atrocità è stata la caccia alle streghe in Europa nei secoli passati: migliaia di persone innocenti, soprattutto donne, ingiustamente accusate di pratiche demoniache e di riti blasfemi, processate senza prove né testimoni, sottoposte a orribili torture per farle “confessare” qualsiasi blasfemità venisse concepita dalla fantasia malata e paranoica degli accusatori, e alla fine condannate al rogo, la morte più orrenda e atroce che si possa immaginare. Il tutto in nome di Dio e della lotta ai “complotti del Demonio”. Ma anche qui alberga il pregiudizio popolare, e i fatti storici non li conoscono che pochi. Contribuiscono non poco certi mass media che fanno vedere nei film donne medioevali che hanno commesso davvero atti di stregoneria come culto a Satana e perciò vengono condannate al rogo da una Chiesa Cattolica oscurantista e fanatica. Come dire che in fin dei conti una qualche ragione la caccia alle streghe ce l’aveva, ma se non ce l’aveva, in ogni caso è colpa dei cattolici del Medioevo, notoriamente oppressori e contrari ad ogni libertà di coscienza…. Pochi sanno che questo stereotipo filmografico di cui si nutre ancora oggi il pregiudizio popolare è una sequenza di inesattezze e bugie: la verità è che la vera e propria caccia alle streghe riguardò soprattutto la fine del Medioevo, il Rinascimento e il secolo XVII, il secolo in cui la Chiesa cominciava a perdere piede e il Protestantesimo di era ormai diffuso in molti paesi, oltre ai primi bagliori di libero pensiero, che preparavano l’avvento dell’Illuminismo. I protestanti si resero colpevoli del sangue di migliaia di innocenti presunti seguaci di Satana tanto quanto i cattolici, se non di più, dato che il loro fanatismo raggiungeva livelli ancora superiori a quello dei cattolici. Ma come finì la caccia alle streghe? Forse furono i lumi dell’Illuminismo a illuminare la mente delle persone (scusate il gioco di parole, ma non ho potuto resistere), convincendole che il diavolo e le sue stregonerie non esistevano? Col cavolo! Sapete cosa fece finire questo orribile scempio di sangue innocente? Semplicemente la razionalizzazione del sistema giudiziario, dovuto questo sì a un cambiamento di mentalità nelle alte sfere, che si rendevano conto che l’uso della razionalità non solo nel pensiero, ma anche nell’ordine sociale, era un’ottima cosa. Infatti, il sistema giudiziario degli stati europei decise che per accusare e condannare qualcuno erano necessari dei testimoni e delle prove concrete, oltre al fatto che non potevano essere accettate delle denunce anonime, e che inoltre le “confessioni” estorte sotto tortura non erano attendibili, in quanto chiunque è disposto a confessare qualsiasi cosa, a patto che le sofferenze possano cessare. Quando furono introdotte queste semplici norme nei processi, per noi ovvie e dotate del minimo buonsenso, ma per quei tempi rivoluzionarie, improvvisamente tutti i processi per stregoneria cessarono ovunque! Nel Secolo dei Lumi, come per magia, le streghe scomparvero dai tribunali, anche se la gente continuava tranquillamente, e continuerà fino ai nostri giorni, a credere nelle streghe, nei malefici, nella magia, nel malocchio, nei talismani e nei commerci col Demonio. Infatti non si riuscì a trovare una sola prova a sostegno dell'ipotesi che le streghe esistessero e facessero tutto quello di cui erano accusate, così la caccia alle streghe non poté che finire, per fortuna. Ma ogni volta che i popoli e gli stati vengono percorsi da isterie collettive e dalla voglia di accuse infondate a persone e gruppi “scomodi”, di parla ancora giustamente di “caccia alle streghe”, per mitigare con opportuni sensi di colpa storici certe ossessioni pericolosamente vicine a superstizioni antiche. Nel XIX secolo, poi, divenne convinzione generale presso le classi intellettuali che le streghe e gli stregoni, con i loro sabba e i loro rapporti con il Diavolo, non fossero mai esistiti. Non solo perché nessuna persona intelligente e seria poteva più credere a Satana e ai suoi magici inganni, ma perché tali racconti si erano rivelati una serie di fantasie deliranti che esistevano solo nella mente feroce e malata degli inquisitori, pieni di odio per le donne e di disprezzo sessuofobico e sessista per la loro femminilità. Ma ci fu, alla fine dell’Ottocento, chi cominciò ad intravedere un’altra verità più complessa dietro i fantasiosi racconti del passato sul conto delle streghe, e avanzò un’altra teoria, che oggi tende ad essere quella prevalente: le streghe e la stregoneria sono esistite e forse esistono ancora, ma non nel senso e nel modo isterico e fanatico in cui lo intendevano gli inquisitori della caccia alle streghe. Quali le fonti? Analizziamo assieme la storia della stregoneria in Italia. Come ho già detto nel precedente post, il Paganesimo non scomparve completamente dall’Italia e dall’Europa nell’Alto Medioevo, ma continuò a prosperare per molto tempo ancora in località isolate, spesso in modo segreto, ma di cui comunque la società del tempo era a conoscenza. Ce lo conferma il “Canon Episcopi”, cioè “il Canone del Vescovo”, testo religioso del IX secolo, più o meno poco dopo il regno di Carlo Magno, scritto per essere una sorta di guida spirituale per i chierici del tempo, e su come affrontare i problemi della Chiesa del tempo. Il “Canon Episcopi” parla a chiare lettere della stregoneria nell’Italia del tempo, e dei suoi legami con antichi culti pagani, praticati soprattutto da donne, sciamane-sacerdotesse di una Dea tipicamente italica: Diana. Era la cosiddetta “Societas Dianae”, la “Società di Diana”, di cui pare facessero parte molte donne del popolo a quell’epoca. Anche se il “Canon Episcopi” non parla ancora di “streghe”, fa capire che le donne della Società di Diana altro non erano che loro, dato che ne avevano tutte le caratteristiche, ma le descrive secondo un'interpretazione teologica ben diversa da come verranno poi descritte molti secoli dopo, durante la vera e propria caccia alle streghe. Innanzitutto, non le descrive come devote a Satana, bensì a Diana appunto, e il sabba stregonesco non avrebbe per protagonista e signore il Maligno della tradizione cristiana, ma appunto sempre la Grande Dea del Paganesimo, considerata dai chierici una vana illusione, in quanto per essi solo il Dio cristiano esiste realmente. Così anche i presunti poteri magici delle streghe vengono descritti come mera illusione, e i membri della Società di Diana vengono descritti come poveri illusi che si autosuggestionano, credendo di avere poteri magici che in realtà non hanno. Se il Diavolo c’entra con i sabba delle streghe, fa capire il “Canon Episcopi”, esso semplicemente fomenta gli autoinganni delle partecipanti, e nulla più. La “colpa” delle streghe quindi non sarebbe di praticare arti magiche e di adorare il Diavolo, bensì di praticare il Paganesimo e di professare dottrine assurde. Infatti, il “Canon Episcopi” afferma a chiare lettere che le donne della Società di Diana credono di poter trasformarsi di notte in animali come gatti, lupi, civette e via dicendo, per poter volare o correre a grande distanza, e raggiungere il sabba, o di volare in cielo tramite scope, o a cavallo di capri o tavole, al seguito di "Diana ed Erodiade" e altri spiriti. Ma l’autore del “Canon Episcopi” dice che si tratta solo di illusioni, per cui tali donne non si trasformano affatto in animali né volano nel cielo, ma semplicemente credono di farlo, in virtù di un’allucinazione, questa sì dovuta a un inganno del Demonio, che si prende gioco di esse, portandole lontano dalla verità. Delle poverette in preda ad allucinazioni insomma, non certo agenti di Satana. Sconcerta dunque questo atteggiamento così razionalista da parte delle gerarchie della Chiesa Cattolica nei cosiddetti “secoli bui”, che invita a un certo sano razionalismo per contrastare le superstizioni del tempo. Se la Chiesa avesse seguito questa linea di condotta anche nei secoli successivi, quando la civiltà si era evoluta (ma non le menti degli individui, sembra), migliaia e migliaia di innocenti si sarebbero salvati, se non altro per la convinzione che i loro “delitti” non erano questa cosa immonda che poi si è voluto far credere. Il “Canon Episcopi” dunque sembra provare una verità storica essenziale: le streghe sono esistite e così la pratica della stregoneria, ma non si trattava di riti ed incantesimi volti ad adorare Satana ed ottenerne favori, bensì si sarebbe trattato di antichi culti pagani conservatisi in certe sacche nascoste della società medioevale. Ma fu uno studioso americano di idee anarchiche che, paradossalmente, fu il primo a svelare la verità al riguardo, un autore pressoché sconosciuto in Italia, come la sua opera: Charles Godfried Leland. Egli confermò le descrizioni del “Canon Episcopi”, rivelando antiche tradizioni italiche sul culto di Diana e sulle sue sacerdotesse: le streghe. Charles G. Leland aveva viaggiato in molti paesi e nel proprio, raccogliendo leggende e tradizioni locali, finché verso la fine della sua vita, sul finire dell’Ottocento giunse in Italia, e precisamente in Toscana, dove fece delle importanti e sconcertanti scoperte. Morì a Firenze nel 1899 dopo aver pubblicato un libro importantissimo che avrebbe avuto un’influenza notevole sulla cultura anglosassone del Novecento, ma che fu completamente ignorato in Italia (il perché resta un mistero e meriterebbe un’indagine in proposito). Tale libro era “Aradia, or the Gospel of the Witches”, cioè “Aradia, ovvero il Vangelo delle Streghe”). In tale libro afferma di aver scoperto i segreti della cosiddetta “Vecchia Religione”, cioè la religione praticata in Italia prima dell’avvento del Cristianesimo, la Nuova Religione, e che era sopravvissuta in Toscana e in Romagna, soprattutto fra i monti e le valli dell’Appennino, nei luoghi più isolati. Tali culti si incentravano soprattutto sul culto di Diana, Dea della Luna, delle selve e degli animali, Regina del Cielo e delle Streghe. Leland, nell’introduzione al “Vangelo” dice che tale testo gli fu donato da una vera strega, una delle utlime, ormai prossime all'estinzione, custode delle antiche tradizioni della Vecchia Religione, di nome Maddalena. I critici dubitano che sia mai esistita, ma anche se fosse stata una finzione di Leland, resta il fatto che appare assai improbabile che il Vangelo sia un’invenzione sua. Certamente, il culto di Diana non può essere un’invenzione di Leland. Nel Vangelo vengono descritti i riti del sabba e i fondamenti mitici del culto pagano di Diana e Aradia. Secondo il mito descritto nel Vangelo delle Streghe, in origine Diana, Regina delle Streghe, si innamora di suo fratello Lucifero altrimenti detto Splendor, Dio della Luce, ovverosia del Sole e della Luna, che fu “esiliato dal Cielo per il suo orgoglio”, ma senza alcun riferimento al Dio biblico. Il Lucifero di cui parla il Vangelo delle Streghe infatti non ha molto a che vedere con l’angelo ribelle del Cristianesimo. Ricordo infatti che il nome di Lucifero non compare mai né nel Vecchio né nel Nuovo Testamento, in quanto si tratta di un nome latino, che è stato attribuito a Satana solo in seguito. Lucifero quindi originariamente doveva essere una divinità pagana demonizzata dalla tradizione cristiana. Con l’inganno, Diana riesce ad unirsi incestuosamente a Lucifero, e a generare una figlia, Aradia. Vedendo che sulla Terra i ricchi e i potenti opprimono i poveri e li schiavizzano, decide di inviarvi la figlia Aradia, facendo sì che si incarni in una donna mortale, affinché possa insegnare ai deboli, agli oppressi e ai perseguitati, i segreti della magia, al fine di difendersi dai loro oppressori. Aradia dunque diventa la prima strega, e insegna alle sue adepte i segreti della magia, e prima di lasciare nuovamente questo mondo, lascia come testamento i riti del sabba, e la speranza della fine di tutti gli oppressori dalla Terra, preti, ricchi e nobili, i quali saranno puniti nell’aldilà mentre i poveri e gli oppressi verranno ripagati con una vita eterna e felice. Nel Vangelo delle Streghe però è inutile cercare descrizioni di paradisi ed inferni, perché il centro dell’insegnamento di Diana e Aradia è questa vita, e non quell’altra, la quale viene affermata, ma senza descriverla, come se non si volesse accentrare il discorso su di essa. Infatti il Vangelo delle Streghe ha soprattutto la valenza etica di una ribellione alla religione e alla morale cristiane, e alle classi dominanti dell’epoca. Infatti, per esempio, viene detto chiaramente che per celebrare il sabba è necessario che i partecipanti siano tutti nudi, per affermare la loro libertà rispetto ai sessuofobici canoni religiosi dominanti. Ci sono poi parole di vendetta, con la raccomandazione per le streghe di usare le loro arti magiche per punire preti e ricchi, con un chiaro intento di ribellione sociale e religiosa. Nel Vangelo delle Streghe seguono poi una serie di miti e leggende raccolti in vari luoghi da Leland e che originariamente non facevano parte del Vangelo, ma che appartengono comunque alla Vecchia Religione, e in cui il culto di Diana viene visto come consolazione e rifugio per tutti gli oppressi e gli indigenti, mentre sovente i preti cattolici vengono visti come oppressori, che però vengono prontamente puniti dall’ira di Diana, che compie prodigi per salvare i suoi adepti. Nel prossimo post cercherò di sviscerare meglio la natura del culto stregonesco, e della figura di Diana come rappresentazione dell’antica Dea Madre, oltre che della rinascita del suo culto nel XX e nel XXI secolo.
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