Cita:
Lawliet ha scritto: Ok, grazie Leandro, ora va molto meglio. Mi hai risparmiato una figuraccia (in futuro) che nemmeno immagini..
![Goloso [:p]](./images/smilies/UF/icon_smile_tongue.gif)
Prego Lawliet, ma attenzione a non farne una doppia di figuraccia! Perchè qui stiamo in realtà semplificando: per cui occhio al contesto in cui ne discuti

. ll "concetto della fotoelettrica" è appunto una semplificazione che si usa per far capire a chi non è dentro la materia che, in ambito di fisica quantistica, "observation matters" ovvero che l' "osservazione" è parte attiva, interagente, significante. E che quindi, modifica fisicamente gli effetti di ciò che viene osservato.
Ma appunto si tratta di una semplificazione, per cui la tua "perplessità" è più che giustificata. In campo teorico, infatti, persino l'osservazione naturale, la misurazione o la semplice percezione ha il "potere" di determinare il collasso delle funzioni d'onda. Per cui, per quanto possa apparire incredibile per chi è abituato alla fisica classica, si può mutare il comportamento di una particella solo... guardandola. Proprio quello che ti sconcertava. Quindi l'aspetto rilevante, non è l'interazione tra fasci di luce, ma il fatto che quell'interazione rende cosciente l'osservatore dello stato della particella. Quella coscienza costringe la particella - in quel sistema quantistico, ovvero incluso QUELL'osservatore - ad assumere un determinato stato. Occhio: la coscienza, non la volontà.
E' la" componente soggettivistica" della fisica quantistica per cui, quando tu osservatore conosci lo stato di una particella (ovvero lo hai misurato: può trattarsi di spin, di velocità, di carica ecc.) o la sua natura (corpuscolare o ondulatoria), quella particella ai tuoi occhi non può più apparire in uno stato differente.
Per cui la tua perplessità Lawliet era del tutto legittima. A rigore se esistesse un occhio umano talmente sofisticato da riuscire a vedere un fotone o un elettrone che passa attraverso la famigerata fenditura, anche quell'occhiata avrebbe il potere di determinare lo stato particellare.