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nuvolo ha scritto:
Allo stesso modo, io non so cosa accade esattamente in una memoria usb, ma la uso quotidianamente. Mi viene detto che quello che vi accade, è possibile grazie proprio alla meccanica quantistica, alle sue peculiarità.
Quindi c'è un riscontro nel mondo dei grandi, nel mondo deterministico. La mia penna funziona tutti i giorni, immancabilmente fa sempre ciò che mi aspetto da lei, nè più nè meno. Ci ritrovo i files che vi ho lasciato in bit. non tutti i bit che potrebbe contenere. Se questo mondo è composto dalle particelle, perché le particelle dovrebbero avere leggi diverse?


Vedo che ti sei affezionato a questa idea che la fisica quantistica debba funzionare anche nel macroscopico :-)
In realtà, c'è una differenza molto grosso tra te e l'interno della tua penna USB. Appartenente a universi diversi, anche se siete in contatto. Se tu fossi infinitamente piccolo, come gli elettroni che circolano nella tua penna USB anche tu potresti, per esempio, sfrutture l'Effetto Tunnel: ovvero correre contro un muro a gran velocità e avere una buona probabilità di attraversarlo come per incanto. Gli elettroni nella penna USB lo fanno in continuazione per mettere i dati in una cella di memoria. Ma se tu, magari con la tua penna USB in tasca, corri velocemente contro un muro, hai ottime probabilità di farti solo male.
Sono universi separati, ma ovviamente convivono, ciascuno nella sua dimensione: il passaggio dall'uno all'altro richiede un cambio di riferimenti teorici.
Come ti ho già detto, è un problema squisitamente dimensionale, non di particelle. Già un atomo non risponde alla fisica quantistica: è troppo grande. E' necessaria una sua particella, appunto, sub-atomica: un elettrone, un fotone, un protone.


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Marziano
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Lawliet ha scritto:

Ok, grazie Leandro, ora va molto meglio. Mi hai risparmiato una figuraccia (in futuro) che nemmeno immagini.. [:p]


Prego Lawliet, ma attenzione a non farne una doppia di figuraccia! Perchè qui stiamo in realtà semplificando: per cui occhio al contesto in cui ne discuti :-). ll "concetto della fotoelettrica" è appunto una semplificazione che si usa per far capire a chi non è dentro la materia che, in ambito di fisica quantistica, "observation matters" ovvero che l' "osservazione" è parte attiva, interagente, significante. E che quindi, modifica fisicamente gli effetti di ciò che viene osservato.

Ma appunto si tratta di una semplificazione, per cui la tua "perplessità" è più che giustificata. In campo teorico, infatti, persino l'osservazione naturale, la misurazione o la semplice percezione ha il "potere" di determinare il collasso delle funzioni d'onda. Per cui, per quanto possa apparire incredibile per chi è abituato alla fisica classica, si può mutare il comportamento di una particella solo... guardandola. Proprio quello che ti sconcertava. Quindi l'aspetto rilevante, non è l'interazione tra fasci di luce, ma il fatto che quell'interazione rende cosciente l'osservatore dello stato della particella. Quella coscienza costringe la particella - in quel sistema quantistico, ovvero incluso QUELL'osservatore - ad assumere un determinato stato. Occhio: la coscienza, non la volontà.

E' la" componente soggettivistica" della fisica quantistica per cui, quando tu osservatore conosci lo stato di una particella (ovvero lo hai misurato: può trattarsi di spin, di velocità, di carica ecc.) o la sua natura (corpuscolare o ondulatoria), quella particella ai tuoi occhi non può più apparire in uno stato differente.

Per cui la tua perplessità Lawliet era del tutto legittima. A rigore se esistesse un occhio umano talmente sofisticato da riuscire a vedere un fotone o un elettrone che passa attraverso la famigerata fenditura, anche quell'occhiata avrebbe il potere di determinare lo stato particellare.


Ultima modifica di Leandro il 28/12/2009, 23:56, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 29/12/2009, 11:48 
Ringrazio vivamente Leandro, che sta facendo fare palestra ai miei neuroni, ed anche a angeldark, che ha colto una sfumatura che volevo spiegare meglio, (parlo dell'eleganza) a volte sono un pò cervellotico e non mi riesce di spiegarmi bene.... [:I]
Non è che io voglia ostinatamente paragonare il nostro mondo gigantesco a quello degli atomi, o quello degli atomi, gigantesco, a quello delle particelle.
Ma questo aspetto indeterministico (forse perché non lo comprendo), mi pare più di comodo, che un'effettiva realtà. Mi sembra più una scorciatoia che una risposta vera. Everett come essere umano non ho idea di chi fosse, so che non ha mai cambiato la sua teoria, ma potrebbe averlo fatto per orgoglio o cocciutaggine. In realtà la mia domanda partiva da Everett, mi spiego meglio: abbiamo ripassato l'esperimento delle feritoie, quello del gatto ecc.
Ora secondo la teoria di Everett, ad un "evento" quantistico l'universo si sdoppia e così via.....
Ma se l'evento non esistesse, e noi interpretassimo la cosa così, solo per via della nostra condizione umana? Voglio dire se esistessero veramente gli universi paralleli, ma fossero un numero fisso e stabile? Se quella particella educatissima, si comporta a dovere quando la osservo, non potrebbe essere perché è l'unica ad appartenere effettivamente al mio mondo?



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Non trovo un titolo di discussione più appropriato di questo, per inserire questo meraviglioso articolo...
http://www.automiribelli.org/?p=106#more-106
Articolo ufficiale in inglese:
http://www.scientificamerican.com/artic ... -easy-come

"Lo shock di capire improvvisamente che le cose apparentemente separate a un certo livello non lo sono più, può dare le vertigini. Le cose sono connesse in senso concreto, non solo astratto."
Tratto da:
http://www.scienzaeconoscenza.it/scienz ... ntico.html



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Che bella questa discussione, peccato che Leandro ed altri non si facciano più sentire...[8]



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