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Marziano
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 Oggetto del messaggio: “noi siamo pronti”, dinosauri torneranno in vita
MessaggioInviato: 06/01/2013, 22:35 
E' solo questione di qualche anno, finanziamenti permettendo, ma gli scienziati americani ammettono di essere in grado di “resuscitare” i giganti della preistoria.

econdo uno studio pubblicato da alcune autorevoli riviste scientifiche russe la scienza moderna sarebbe in grado di “resuscitare” i dinosauri. Si, avete capito bene, i dinosauri, quei bestioni scomparsi circa 65 milioni di anni fa che al solo pensiero di sfiorarli o sentirli ti danno i brividi. In realtà, non si tratterebbe di una vera e propria resurrezione ma di ricreare le specie estinte attraverso due procedimenti distinti.
Il primo metodo consiste nell'incrociare le specie domestiche primitive che provengono da un determinato antenato. Con questa tecnica, all'inizio degli anni 70, alcuni biologi tedeschi riuscirono a “riportare in vita” l'antenato del cavallo moderno (Equus caballus), il Tarpan (Equus ferus ferus), un equino selvatico di origine euroasiatica, estintosi definitivamente in Ucraina a cavallo degli anni 1918 e 1919. Gli scienziati stavano “manipolando” i geni contenuti nelle cellule riproduttive di due specie, il Konic e il Sorraia, che presentavano delle affinità con l'animale scomparso e come risultato di questo lavoro hanno dato vita a una creatura il cui aspetto era esattamente lo stesso dell'antenato estinto. Oggi, branchi numerosi di questo animale sono presenti in Polonia e Germania.
Questo approccio, tuttavia, non può essere attuato per riportare in vita i dinosauri visto che non esistono specie domestiche di questi rettili. E' inutile dire che neanche dall'incrocio dei discendenti di questo gruppo, alcune categorie di uccelli (es. i rapaci), i coccodrilli e i varani potrebbe mai uscire nulla del genere! Esiste però una scappatoia: quella di creare degli embrioni ibridi. Se il DNA di un animale estinto viene conservato, è possibile impiantare una molecola, nel nucleo della cellula elementare della specie più vicina. Per i volatili e i rettili si tratta di un'operazione molto semplice da attuare poiché l'intero processo di sviluppo si svolge all'interno di un uovo. Per i mammiferi, l'unica difficoltà è quella di reperire una “madre surrogata”, cioè una femmina della specie più vicina a quella da riprodurre nella quale trapiantare l'embrione. Tanto per fare un esempio, se volessimo “resuscitare” un mammut, l'elefante asiatico femmina giocherebbe il ruolo di madre surrogata. Gli scienziati prevedono di utilizzare questa tecnologia per riportare in vita proprio questo animale, ma anche: il rinoceronte lanoso, il cervo dalle grandi corna, il lupo pouched (sterminato nel 20° secolo); il DNA di questi animali risulta conservato molto bene e di conseguenza si tratta di un'impresa che non presenta grossi problemi.
Un discorso un po' diverso per i “colossi” come il Tyrannosaurus Rex, visto che i laboratori di ricerca non dispongono dei campioni di DNA di questi rettili. Sono infatti passati più di 60 milioni di anni dalla loro estinzione e tutti i materiali organici presenti nelle ossa sono stati sostituiti da sostanze non organiche; quelli che a prima vista sembrano i resti di un dinosauro sono in realtà delle pietre (fossili) e di conseguenza il DNA non può essere estratto e conservato. Bisognerebbe avere un po di fortuna e rinvenire un dinosauro congelato, ma ciò è molto improbabile visto che non si è a conoscenza di alcuna glaciazione avvenuta in corrispondenza dell'Età dei rettili, come invece è accaduto per i mammut. Gli scienziati però hanno trovato un escamotage e ritengono che questi lucertoloni possano essere creati di nuovo. Come? Attraverso i geni omeotici (o omeogeni), cioè quelle unità ereditarie fondamentali che controllano la formazione delle prime fasi di sviluppo dell'embrione e in grado di conservare “informazioni” molto datate che vengono attivate o disattivate da particolari proteine. Questa scoperta è scaturita dallo studio di un semplice insetto lungo appena 3 mm: la drosofila.
Si tratta di un minuscolo moscerino della frutta adottato già come modello per lo studio della genetica animale nel 1909 da Thomas H. Morgan, il cui laboratorio alla Columbia University divenne noto come “la stanza dei moscerini”. Osservando alcuni suoi mutanti, che presentavano delle bizzarre alterazioni del normale modello di sviluppo (esempio zampe al posto delle antenne, due paia di ali anziché uno), gli studiosi individuarono circa una trentina di omeogeni responsabili dell'organizzazione spaziale del corpo dell'insetto; questi regolano la “regionalizzazione” dell’embrione, determinano cioè la posizione di ciascun organo e apparato nei relativi segmenti del corpo, stabilendo gli assi antero-posteriore, dorso-ventrale e destra-sinistra. Per farla breve, i geni omeotici “dicono” cosa produrre e quando durante lo sviluppo. Circa 30 anni fa, si è scoperto che oltre una dozzina di omeogeni individuati sui cromosomi della drosofila contenevano una sequenza di DNA comune chiamata omeobox. Questa “catena” è stata successivamente individuata nel genoma di molti altri animali, dal verme fino all’uomo. I geni che contengono l'omeobox, come parte integrante della loro struttura, svolgono un ruolo fondamentale nell’ordinamento della disposizione spaziale delle parti dell’embrione e coordinano l’espressione di moltissimi altri geni coinvolti nel processo di sviluppo.
Per comprendere quando e dove intervenire nel corso della crescita embrionale, basta pensare al feto umano: nella fase iniziale appare come un pesce, poi si trasforma in anfibio e infine ottiene le caratteristiche tipiche dei mammiferi. Gli uccelli invece, presentano gli omeogeni dei dinosauri, tanto che durante lo sviluppo dell'embrione, anche se per un periodo molto breve, si notano delle somiglianze con i giganti della preistoria. Poi, però, entrano in gioco speciali proteine che disattivano le caratteristiche primitive attivando i geni omeotici specifici dei volatili. La domanda che sorge spontanea a questo punto è se sia possibile prevenire la disattivazione di questi geni. A tal proposito, un gruppo di scienziati della McGill University, diretti da Hans Larsson, mentre osservavano lo sviluppo del feto di una gallina, si sono accorti che nella fase iniziale questo presentava la stessa coda di un rettile. Poi, però, andando avanti nella crescita, l'attività dei geni responsabili della formazione dell'estremità dell'animale si arrestava e la coda spariva per sempre. Da qui l'idea di Larsson di cercare di bloccare l'attività delle proteine che disattivavano i geni della coda. Il team di scienziati è riuscito nell'impresa ma il “Gallus Caudam” (Gallinaceo con la coda) è morto prima che l'appendice si formasse completamente.
Nel 2005, i biologi evolutivi Jhon Fallon e Mattew Harris presso l'Università del Wisconsin, stavano eseguendo degli esperimenti su embrioni di pollo mutante, quando hanno notato delle strane protuberanze emergenti dalle fauci del feto della gallina. Queste sporgenze altro non erano che dei denti a forma di sciabola, identici a quelli posseduti dagli alligatori durante lo stato embrionale e dai piccoli di alcune specie di dinosauri del Giurassico. E' poi emerso che i mutanti hanno un gene recessivo che uccide in genere l'embrione prima della nascita. Tuttavia, si è capito che il gene attiva degli “antichi” omeogeni che conservano la caratteristica “dente” del dinosauro. Per questo motivo, Fallon e Harris hanno creato un virus che si comportava in maniera simile al gene letale recessivo presente nei polli mutanti, ma senza essere mortale. Quando gli scienziati hanno impiantato il virus in embrioni normali, sono cresciuti i denti senza effetti collaterali dannosi. Questa volta però la gravidanza non è stata portata a termine per una vecchia legge degli Stati Uniti d'America, che prevede la distruzione degli embrioni ibridi due settimane dopo il completamento degli esperimenti. Grandi progressi sono stati fatti da allora dalla scienza.
Il Dr Arkhat Abzhanov dell'Università di Harvard è riuscito a stabilire quali geni omeotici sono responsabili della formazione del tipico muso da dinosauro piuttosto che il becco e ha scoperto le proteine per disattivare i geni. Dopo aver aggiunto altre proteine nelle cellule dell'embrione per bloccare i “disattivatori”, Abzhanov è riuscito a crescere una gallina con il muso simile a quello di un coccodrillo. L'embrione ha proseguito a sviluppare e avrebbe dato sicuramente vita ha un “pollodrillo”, se lo scienziato non fosse intervenuto per ucciderlo dopo 14 giorni, nel rispetto delle normative americane. Da tutti questi esperimenti si è capito che è possibile creare i dinosauri dagli uccelli. Sicuramente non saranno le creature che ha abitato in passato il nostro pianeta, visto che il genoma dei nuovi esseri includerà DNA aviario che i dinosauri della preistoria non avevano. Le creature rappresenteranno delle nuove specie create dall'uomo, anche se lo sviluppo fisico e comportamentale sarà quello tipico dei loro progenitori.



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MessaggioInviato: 07/01/2013, 11:05 
Un giorno mescoleremo il nostro DNA con quello di uno scimpanzè o di un macaco; nascerà una nuova razza senziente e saremo per loro delle Divinità.

Dove ho già sentito questa storia? [:D]



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MessaggioInviato: 07/01/2013, 12:22 
Haahaaahhaahahn non è nuova neanche per me :\ ma l'ipotesi giurassik park e cioè di estrarre sangue ebquindi DNA dagli insetti conservati in ambra? È solo fantascienza hollywoodiana?



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MessaggioInviato: 08/01/2013, 19:50 
Non ci credo molto, per lo meno non a breve termine; si parla da tanto tempo di "resuscitare" il buon Tilacino, estintosi del tutto nemmeno un secolo fa, del quale conserviamo molti reperti relativamente "freschi" e nessuno è stato ancora in grado di farlo. E stiamo parlando di un marsupiale che ha molte specie "sorelle" ancora in vita in grado di fungere da "ricettacolo" per un ipotetico esperimento di questo genere. "Resuscitare" specie animali estintesi recentemente a causa dell'uomo e solo a causa dell'uomo, questa sì che sarebbe una bella applicazione della genetica.

Qui si trovano i filmati degli ultimi Tilacini in cattività:

http://www.naturalworlds.org/thylacine/ ... /films.htm


Ultima modifica di quisquis il 08/01/2013, 19:58, modificato 1 volta in totale.


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 08/01/2013, 23:58 
Cita:
quisquis ha scritto:

"Resuscitare" specie animali estintesi recentemente a causa dell'uomo e solo a causa dell'uomo, questa sì che sarebbe una bella applicazione della genetica.

Qui si trovano i filmati degli ultimi Tilacini in cattività:

http://www.naturalworlds.org/thylacine/ ... /films.htm



Sono d' accordo.



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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 09/01/2013, 00:01 
Vorrei far notare che una notizia molto simile c' era già:

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12979

La tecnica proposta è la stessa, disattivare i geni dei volatili attuali che li differenziano dai loro antenati saureschi.



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 Oggetto del messaggio: Re: “noi siamo pronti” i dinosauri torneranno in vit
MessaggioInviato: 13/06/2015, 19:54 
Cita:
Fibre e strutture cellulari scoperte nelle ossa dei dinosauri



Jurassic Park in laboratorio: cellule simili a globuli rossi e fibre, che ricordano il collagene, sono state estratte dalle ossa fossili di un dinosauro vissuto 75 milioni di anni fa. Il risultato, descritto sulla rivista Nature Communications, suggerisce come le strutture organiche nei fossili possano conservarsi molto più a lungo di quanto finora pensato. Cellule e molecole che somigliano alle proteine sono state infatti trovate finora in fossili di molte decine di milioni di anni fa, ma solo in campioni eccezionalmente ben conservati e la cui identificazione si era dimostrata controversa. Da tempo dunque ormai si riteneva che le molecole delle proteine potessero sopravvivere non più di 4 milioni di anni.


Immagine



I ricercatori guidati da Sergio Bertazzo, dell'Imperial College di Londra, sono invece riusciti a rilevare delle strutture organiche in otto ossa di un dinosauro, risalenti al periodo del Cretaceo, nessuna delle quali particolarmente ben preservata. Alcune ossa contenevano strutture a forma di uovo con dei nuclei, che potrebbero essere dei globuli rossi, mentre altre avevano delle fibre, con una struttura a strisce simile a quella delle moderne fibre di collagene.

Il che dimostra, secondo i ricercatori, che vale la pena di fare le analisi molecolari anche di fossili non particolarmente ben conservati, senza contare che la conservazione di proteine attraverso le ere geologiche potrà aiutare nelle ricerche sulla fisiologia e il comportamento di animali estinti da tempo.

Immagine



Il sogno di clonare animali estinti


Appena due mesi fa aveva fatto scalpore le notizia riportata dall' l'Independent di alcuni scienziati russi e sudcoreani che avevano deciso impegnarsi da alcuni anni per ricreare un moderno Jurassic Park, fatto di animali estinti da millenni riportati alla vita. Il primo della lista pronto per essere "scongelato" era il Mammut. L'animale ha dei vantaggi rispetto ai dinosauri: ha un patrimonio genetico più semplice e disponiamo della mappatura del genoma trovato nel pelo, nella pelle e nelle ossa dei resti congelati, in quantità tali da essere stato sequenziato senza molti problemi. Il processo è noto come “de-estinzione”.



http://www.ufoonline.it/2015/06/10/fibr ... dinosauri/


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 Oggetto del messaggio: Re: “noi siamo pronti” i dinosauri torneranno in vit
MessaggioInviato: 13/06/2015, 21:15 
A proposito di queste ossa c'è chi spiega la conservazione del materiale biologico con una datazione di migliaia e non milioni di anni... [:303]



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 Oggetto del messaggio: Re: “noi siamo pronti” i dinosauri torneranno in vit
MessaggioInviato: 14/06/2015, 02:50 
Se non hai il dna originale crei solo nuove razze di cui il 99,99% dell'umanità non sente il bisogno.



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 14/06/2015, 09:24 
Cita:
quisquis ha scritto:

"Resuscitare" specie animali estintesi recentemente a causa dell'uomo e solo a causa dell'uomo, questa sì che sarebbe una bella applicazione della genetica.



Già.... strano che nessuno abbia mai pensato a questo....... [B)]

In merito all'altra notizia, quella più recente, viene da pensare che il tutto sia stimolato,
a suon di denaro sonante, dalla produzione dell'ultimo film boiata di Spielberg.

Dovranno pur rietrare dell'enorme investimento no?

Nostalgia di Godzilla per questo quarto capitolo della saga di Jurassic Park e francamente non se ne sentiva proprio il bisogno. Dopo il film d’esordio nel lontano 1993 con la geniale e mestierante regia di Steven Spielberg, tratto da uno scritto di Michael Crichton, il fenomeno dinosauri ha preso poi piede con altri due sequel a distanza quadriennali: uno nel 1997 “Il mondo perduto”, sempre per la regia di Spielberg e l’altro nel 2001 “Jurassic Park III” con la direzione affidata a Joe Johnston. E dopo una pausa di 14 anni si risveglia l’istinto predatore di Spielberg, più determinato e spietato di qualsiasi altro sauro, compreso questa sintesi di laboratorio chiamata l’indomitus rex, per un ritorno alle origini nell’isola di Nublar, dove tutto era iniziato.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrar ... 1.11608677


A 'sto giro, il dinosauro non è altro che una "manipolazione genetica".....



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 Oggetto del messaggio: Re: “noi siamo pronti”, dinosauri torneranno in vita
MessaggioInviato: 17/09/2021, 01:35 
15 milioni di dollari per riportare in vita il mammut lanoso

Ricreare in laboratorio il mammut lanoso, una specie estinta circa 4mila anni fa, con un investimento di 15 milioni di dollari (12,7 milioni di euro). È l’ambizioso obiettivo appena annunciato in un talk da un gruppo di genetisti e imprenditori, fondatori della compagnia Colossal, che da tempo studiano e lavorano sull’editing del genoma con la tecnologia Crispr. Il finanziamento arriva dall’imprenditore del settore hi-tech Ben Lamm, che ha fondato la startup Colossal insieme a George Church, rinomato genetista statunitense, professore di genetica alla Harvard Medical School. Lo scopo ultimo è combattere i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità. L’idea, infatti, è di riportare l’animale nelle regioni artiche dove viveva, per difendere l’elefante asiatico, fra le specie a rischio, e rinforzare il fragile ecosistema della tundra artica. Ma qualche scienziato è scettico sull’impresa, soprattutto riguardo alle implicazioni etiche del progetto.

Riprodurre il mammut lanoso

“La soluzione è la de-estinzione”, si legge sulla pagina di Colossal, “un’applicazione funzionale di un’avanzata tecnologia di editing genomico con l’obiettivo di ricostruire il dna della megafauna scomparsa e di altri animali che hanno avuto un impatto positivo misurabile sui nostri fragili ecosistemi”. I riflettori sono puntati sul mammut lanoso, un mammifero erbivoro fortemente resistente ai climi gelidi, che si è evoluto dal precedente mammut delle steppe, estinto circa 370mila anni fa. Il proposito degli scienziati non è creare un clone del mammut lanoso, anche perché non sarebbe possibile: il dna estratto dai resti dell’animale congelati nel permafrost sono troppo degradati. Pertanto, il programma è di partire dal dna di un animale simile in termini genetici, l’elefante asiatico, che ha un antenato in comune con il mammut lanoso. Gli scienziati hanno individuato le differenze fra elefante e mammut lanoso e sul sito di Colossal indicano che condividono il 99,6% del dna. Per questo intendono produrre un ibrido di elefante-mammut con caratteristiche molto simili alla specie desiderata.
L’editing del genoma per produrre l’ibrido

Secondo Church, noto per aver scoperto metodi di lettura ed editing del genoma, questo approccio potrebbe portare a un risultato di successo. “L’obiettivo è avere i nostri primi cuccioli entro un periodo che va da 4 a 6 anni”, è la dichiarazione di Ben Lamm riportata dalla Cnn, entro il 2027. E Church confida di riuscirci: sta già lavorando per ottenere maiali i cui organi siano in futuro compatibili con quelli umani e dunque potenzialmente utilizzabili per trapianti. Il processo per la creazione dell’ibrido elefante-mammut è simile e richiede un elevato numero di modifiche con Crispr. L’elefante asiatico è il candidato ideale da cui partire aggiungendo caratteristiche genetiche fra cui tratti che gli permettano di resistere al clima artico, come uno strato isolante di grasso di 10 centimetri e pelo lungo fino a un metro, e l’assenza di zanne per non diventare bersaglio dei bracconieri dell’avorio. Una volta programmata una cellula con queste caratteristiche, l’idea è di creare un utero artificiale che possa ospitare il feto per due anni, arrivando a circa 90 kg, e poi ottenere l’animale.

Dagli obiettivi ai dubbi

I fondatori e gli scienziati di Colossal chiariscono che gli obiettivi del progetto riguardano la difesa del clima e dell’ambiente, dalla salvaguardia degli elefanti e delle praterie artiche al rallentamento dello scioglimento del permafrost e alla riduzione delle emissioni serra qui contenute. Love Dalén, professore di genetica evoluzionaria al centro di Paleogenetica di Stoccolma ha rimarcato il valore scientifico del progetto, come riporta la Cnn, soprattutto rispetto al proposito di difendere la biodiversità di ecosistemi fragili. Tuttavia esprime perplessità riguardo al fatto che a suo parere non si otterrà un mammut ma un elefante con caratteristiche in più, come lo strato di grasso isolante, ma ancora non conosciamo gli elementi genetici per creare un mammut. Inoltre, secondo Dalén, non ci sono prove sufficienti che questi animali possano avere un impatto sui cambiamenti climatici. E ancora, altri scienziati sono scettici a causa delle implicazioni etiche della creazione in laboratorio di questi nuovi animali.Quel DNA vecchissimo che getta nuova luce sui mammut


https://www.galileonet.it/mammut-elefan ... tare-vita/


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