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 Oggetto del messaggio: Su Marte con una tuta made in Italy
MessaggioInviato: 26/08/2009, 08:48 
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Nell'ultimo mezzo secolo Marte ha ricevuto molte visite dalla Terra, ma sempre da parte di navicelle senza equipaggio. Nel 2030, però, potrebbe essere la prima volta di un essere umano: a patto, naturalmente, che i programmi della Nasa siano adeguatamente finanziati. Ma gli ingegneri e gli scienziati non possono smettere di crederci, e non solo a Houston o Cape Canaveral. Ci scommettono anche a Molvena, nell'Alta vicentina. Dove un'azienda tessile rigorosamente made in Italy, la Dainese, si sta preoccupando di come si vestiranno il primo uomo e/o la prima donna che metteranno piede sul "pianeta rosso", con temperature oscillanti tra -140 e +20 gradi centigradi. La tuta dei primi astronauti "marziani" ha nome in codice «BioSuit» e la Dainese (fondata nel 1972) la svilupperà in collaborazione col Mit, ma senza dimenticare la propria tradizione creativa nell'abbigliamento per motociclisti: non a caso è oggi main sponsor di Valentino Rossi. In attesa del countdown del 2030, Dainese continua a lavorare sul suo core business: l'ultima invenzione è un sofisticato air bag elettronico per motociclisti. Perfetto per il primo Moto Gp su Marte.
Nel 1972 a Molvena (in provincia di Vicenza) il ventiquattrenne Lino Dainese fonda un'azienda che produce abbigliamento per motociclisti. Con un obiettivo preciso: garantire la massima sicurezza proteggendo il corpo dalla testa ai piedi nella pratica di sport dinamici. L'idea alla base della mission della Dainese arriva con un viaggio a Londra in moto durante il quale il giovanissimo Lino, attuale presidente, osserva le tute dei centauri inglesi, semplici guaine in pelle, e decide di introdurre il colore ma, soprattutto, le protezioni nell'abbigliamento dei biker. Da subito inizia la collaborazione con piloti ai quali in seguito si aggiungono sciatori, ciclisti e snowborder (da Giacomo Agostini a Valentino Rossi, Giorgio Rocca, Giacomo Agostini, Kristian Ghedina e Debora Compagnoni solo per citarne alcuni) che permette lo sviluppo di una serie di prodotti tecnici, dai paraschiena ai guanti fino a caschi, tute speciali, stivali e altri accessori.
Una strada, guidata dalla ricerca e dall'innovazione, che dopo trentasette anni di attività porta l'azienda veneta negli Stati Uniti, al Mit di Boston, la principale università americana specializzata in engineering technology con la quale Dainese collabora per un progetto per la Nasa: lo sviluppo di una tuta spaziale pressurizzata per la prima passeggiata extraveicolare su Marte nel 2030. Il risultato della collaborazione è la BioSuit, realizzata sulla base di principi bio-medici: una tuta aderente, elastica, attraversata da fili neri e dorati che garantiscono la giusta pressione per il corpo, che consente una grande libertà di movimento e assicura all'astronauta la massima protezione.
«I nostri prodotti sono pensati per unire il design e il comfort alle necessarie caratteristiche di sicurezza e protezione – fanno sapere dall'azienda –. Il 10% del fatturato, 105 milioni l'anno scorso che arrivano a 144 milioni a livello di gruppo con Agv caschi acquisita nel 2007, è re-investito in ricerca e sviluppo nel nostro centro interno di ricerca, il D-tec dove 50 tra ingegneri, tecnici e medici, sviluppano progetti speciali, linee di abbigliamenti ed eseguono test su materiali e protezioni». A questo si aggiunge un altro centro di ricerca e produzione per i caschi Dainese e Agv a Campodoro, in provincia di Padova».
L'azienda sta anche sperimentando il D-air, un sofisticato sistema di air-bag elettronico inserito nella tuta dei motociclisti, un progetto nato circa dieci anni fa che il mese scorso è stato utilizzato per la prima volta da Valentino Rossi e Jorge Lorenzo al Gran Premio di Donington, ma l'obiettivo è di estenderne l'utilizzo anche ai biker non professionisti. «Un sistema che in futuro – commentano dalla Dainese – potrebbe trovare applicazioni anche in altri settori come il mondo del lavoro». O l'equitazione, un segmento sportivo nel mirino di Dainese. Ricerca a parte, nei piani di sviluppo del gruppo vicentino – che realizza il 40% del suo fatturato all'estero ed è presente in tutto il mondo con 18 monomarca, 50 shop in shop e in numerosi multimarca – c'è il potenziamento della già esistente Dainese Usa e l'apertura di una filiale in Giappone.

Fonte: ilsole24ore.com


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MessaggioInviato: 26/08/2009, 10:33 
http://sites.google.com/site/dresda99/m ... e-in-italy

La ditta italiana di abbigliamento tecnico, che veste in gara Valentino Rossi, produrrà la tuta spaziale per la prima passeggiata sul "pianeta rosso" in programma nel 2030

Protetti e "griffati", gli astronauti che metteranno piede su Marte nel 2030 indosseranno una tuta speciale frutto del made in Italy. La realizzerà Dainese, marchio noto soprattutto nel mondo del motociclismo (veste molti piloti, fra i quali il pluricampione Valentino Rossi), che sta sviluppando il progetto del "Bio Suit" assieme agli ingegneri del prestigioso Mit di Boston.

Unica ombra a oscurare il cielo marziano è però l'attuale carenza di fondi che assilla la Nasa, l'ente spaziale americano che si è assunto l'onere di condurre l'uomo sul terzo pianeta del sistema solare. Per il momento, tuttavia, ha dovuto accantonare i piani per riportare gli astronauti sulla Luna, un progetto tornato prepotentemente in auge in occasione del quarantesimo anniversario del primo allunaggio, avvenuto il 20 luglio 1969.

Fondi permettendo, dunque, quando e se un uomo calpesterà il suolo marziano, ciò avverrà indossando la speciale tuta che i tecnici Dainese di Molvena, nel Vicentino, svilupperanno assieme ai colleghi di Boston. I quali, evidentemente, seguono con passione le gare di Moto GP e apprezzano le doti di particolare robustezza ed elasticità dei capi indossati in gara dai piloti, in grado di preservarli anche in seguito a cadute e "scivolate" sull'asfalto che durano decine di metri.

Risultati che i costruttori di tute da gara - settore in cui l'Italia primeggia - hanno conseguito dopo anni di accurate sperimentazioni, unite alla ricerca di materiali sempre più leggeri e performanti. Perfetti, insomma, per essere adattati a un'impresa ad alto rischio come lo sbarco su un pianeta ancora ampiamente sconosciuto, dove tuttavia sappiamo esserci temperature da pollo allo spiedo e condizioni ambientali da girone dantesco.

L'avventura di Lino Dainese, il fondatore dell'azienda veneta che oggi è fra i leader del settore dell'abbigliamento tecnico, delle protezioni e dei caschi (grazie all'acquisizione di Agv) è cominciata nel 1972, quando i centauri andavano in moto coperti da anonime tute in pelle nera, del tutto prive di quelle protezioni a ginocchia, gomiti, spalle e colonna vertebrale che oggi ogni motociclista avvertito sa di dover indossare per la propria sicurezza.

Un'avventura imprenditoriale nutritasi costantemente di ricerca e innovazione: circa il 10% dei 105 milioni di fatturato capitalizzati annualmente dalla Dainese (che diventano 144 a livello di gruppo) viene infatti investito nello speciale centro D-tec, dove opera una task force di una cinquantina fra tecnici, medici e ingegneri, a cui si aggiunge l'analogo presidio di Campodoro (Padova), dove si studiano i caschi Agv.

Fra gli ultimi ritrovati, Dainese può vantare il D-air, un "air bag" che i piloti indossano con la tuta, in grado di gonfiarsi istantaneamente in caso di caduta, migliorando notevolmente le capacità di assorbimento degli urti. Fra i primi a testarne sul campo l'efficacia è stato il compagno di scuderia di Valentino Rossi, lo spagnolo Jorge Lorenzo, autore di una "scivolata" nel corso del recente gran premio di Brno, nella Repubblica Ceca, costatogli la gara. Perdente, ma sano grazie all'abbigliamento tecnico made in Italy.



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MessaggioInviato: 26/08/2009, 11:26 
Sarà... Ma io li vedo in ... "mutande"! Prima dovrebbero pensare con COSA andarci! [:)]



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MessaggioInviato: 26/08/2009, 11:37 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Sarà... Ma io li vedo in ... "mutande"! Prima dovrebbero pensare con COSA andarci! [:)]


Ben detto !
Comunque volere è potere , con un bel po di soldini ci arriverebbero su Marte, certo la spesa non giustificherebbe molto il breve tempo di permanenza dell'uomo sul pianeta, magari riescono ad avere + dati dai rover . . . . . . con spese inferiori.



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Per come la penso io, tolta l'orbita terrestre, non si "muoverà" nessuno verso altri mondi...[8]



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ma... avevo letto che la nasa ha debiti pazzeschi e ha cancellato le future esplorazioni... e ora la dainese progetta la tuta per una probabile esplorazione nel 2030?

che ridere [:246]



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MessaggioInviato: 26/08/2009, 19:28 
Forse sarà un Centauro Italiano a mettere il primo piede su Marte !!.


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Od un ... marziano!



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