Stamattina, dopo la mia ora di stress lavorativo mattutino... mentre ero in una pausa riflessiva... ho preso carta e penna e me li sono piazzati davanti per scarabocchiare... ho chiuso gli occhi e all'improvviso veramente un flash che non so descrivere... mi ha folgorato.

Nussun missing time.. però ho avuto la sensazione di avere avuto non solo una semplice visione.. non lo so spiegare... non mi è mai capitato... ma ho visto una scena.

Una scena che poi ho disegnato. Ho visto una sono sorta di animali alieni che come vermi giganteschi mangiano il terreno attorno a loro. Come se avessi visto un documentario spaziale di un pianeta lontano.

E' durat

Immagine:

132,68 KBo veramente un istante... ricordo questi animali a forma di verme. E delle luci verticali in cieli color verdino... ma non so perchè l'ho associato ad una piramide che li emettesse.

Il resto della scena è solo scenografia... ma l'idea di base era quella..

Sto diventando pazzo?

Ah per la cronaca... prima che facciate battutine... non fumo, non bevo e non uso sostanze alternati.
Insomma che mi è capitato secondo voi??

Sapessi quante visioni, molto dettagliate, vive, vivide... Quando avevo tempo si trasformavano facilmente in disegni o racconti. Oggi, sinceramente, cerco semplicemente di "lasciarle passare", senza permetter loro di condizionarmi troppo (dato che il rischio c'è!)

Che centra con le chiacchere ufologiche?

Cambia spacciatore ...ahahahha...passatemi la battutina dai

Magari era solo fame: i vermoni sembrano fatti di pan carré.

no son fatti di pan bauletto ... =)

2. Il concetto platonico di reminescenza

La reminiscenza è una funzione di tipo rimemorativo- per cui avere reminiscenza di x significa ricordare x-, ma essa non va confusa con il semplice ricordo, con la greca mnème: Platone, infatti, distingue nettamente e, per certi versi, contrappone anàmnesis e mnème Tale distinzione emerge con chiarezza da un confronto tra i brani di alcuni dei dialoghi in cui compaiono i due termini(4): ad una lettura anche solo superficiale appare evidente, infatti, che il nostro filosofo fa un uso diverso di queste due parole, ovvero che, scrivendo mnème egli?intende indicare qualcosa di differente da ciò a cui, invece, si riferisce scrivendo anàmnesis, e viceversa.

Egli, infatti, pare servirsi del termine anamnesi per designareun particolare atto di rimemorazione, di tipo associativo, che può avere per oggetto tanto la realtà sensibile quanto quella intelligibile e che, in quest'ultimo caso, equivale all'apprendimento del vero. Vediamo i testi più significativi sulla base dei quali è stata formulata quest'ipotesi interpretativa (5).

Tratto da : http://www2.units.it/~etica/1999_2/zannier.html