Al link sottostante, una recensione del trattato Junghiano sl fenomeno UFO: "Un mito moderno, le cose che si vedono in cielo" http://www.arpajung.it/sorgenti/mandala ... spazio.htmDa cui traggo: All'inizio del saggio, Jung aveva posto il problema in questi termini: o "si tratta di un processo obbiettivamente reale, cioè fisico, che costituisce il terreno su cui si genera un mito concomitante", oppure "è un archetipo a provocare una determinata visione. A questi rapporti di causalità bisogna aggiungere una terza possibilità: quella di una coincidenza sincronica, cioè acausale, significativa […]". Il libro si sviluppa poi sulla linea della seconda ipotesi, per la quale i dischi volanti hanno una esistenza immaginaria, anche se non per questo meno produttrice di effetti. Nelle ultime pagine però Jung riprende l'ipotesi della realtà fisica degli UFO, allo scopo dichiarato di introdurre il discorso sulla sincronicità, un argomento che lo aveva lungamente appassionato, che egli aveva già utilizzato nel commento al libro oracolare cinese I Ching , e a cui infine aveva dedicato un saggio, apparso nel 1952 con il titolo La sincronicità come principio di nessi acausali . Nell'intento di introdurre il lettore al tema della sincronicità, porterò un esempio di vita vissuta. Un uomo, dopo essere stato abbandonato dalla fidanzata, sogna una grande farfalla dalle ali nere. Mentre sta raccontando questo sogno al suo analista, una farfalla scura, simile a quella sognata, entra improvvisamente dalla finestra e se ne va a morire in un angolo della stanza. Egli scoppia in lacrime, rendendosi conto che un periodo della sua vita si è definitivamente concluso. Jung avrebbe chiamato questo insieme di accadimenti un evento sincronistico. Se analizziamo gli elementi che lo costituiscono, notiamo anzitutto la improbabile contiguità tra due fatti, di cui uno puramente psichico (il sogno, associato a sua volta alla fine di un amore) ed uno esterno (la farfalla che entra dalla finestra). Questi eventi non sono legati da un rapporto causale (la farfalla sognata non ha causato la farfalla reale, né viceversa) ma da un significato simbolico comune: entrambi sembrano alludere alla morte di qualcosa di delicato e volatile, come può essere un amore o l'anima stessa (in greco farfalla si dice psyché, e chi ha visto il gruppo statuario Amore e psiche di Canova ricorderà che Amore tiene per le ali appunto una farfalla). Sembra anche che la concomitanza dei due eventi sia per così dire retta dalla condizione psichica particolarmente turbata del sognatore, e quindi da una speciale attivazione dell'inconscio. La connessione appare infatti immediatamente significativa all'interessato, come se essa fosse voluta intenzionalmente da una qualche misteriosa entità che regge i destini umani. Naturalmente, ci si potrebbe facilmente sbarazzare di tutto questo parlandone come di una coincidenza fortuita, e non pensarci più. Jung però, che aveva sperimentato, direttamente e indirettamente, numerose coincidenze di questo tipo, elaborò, con l'aiuto del fisico Wolfgang Pauli, un modello interpretativo delle relazioni tra fenomeni che sembrano avere un significato ben definito ma non possono essere spiegate in termini causali. Il modello, che non intende scalzare il principio di causalità ma ad esso affiancarsi, ha un suo retroterra culturale di tutto rispetto. Dal punto di vista scientifico, esso utilizza la relativizzazione di spazio, tempo e causalità operata dalla fisica contemporanea e, per quel che riguarda i processi inconsci, dalla psicoanalisi. Dal punto di vista filosofico, si riallaccia sia all'idea kantiana secondo cui spazio, tempo e causalità non sono proprietà intrinseche delle cose ma piuttosto aspetti del nostro modo di esperire la realtà, sia alla monadologia leibniziana, che postula un parallelismo di natura non causale tra eventi interni ed esterni (l'"armonia prestabilita"). Ancora più indietro, la sincronicità richiama la concezione greca della simpatia che unisce armonicamente tutte le cose, e la nozione medievale di unus mundus, che implica una corrispondenza sistematica fra macrocosmo e microcosmo. E' appena il caso di aggiungere che anche il pensiero orientale tende a considerare le cose come un insieme e a cogliere omologie tra vari ordini di realtà. Naturalmente, se ammettiamo che, nei fenomeni sincronistici, il mondo della materia appare, per così dire, come una immagine riflessa del mondo della psiche, e viceversa, allora la dualità di psiche e materia viene essa stessa relativizzata, in base alla presunzione che la molteplicità del mondo fenomenico poggi appunto sulla unità fondamentale di tutto ciò che è. Se consideriamo la questione da un punto di vista letterario, salta agli occhi che la sincronicità è stata spesso utilizzata come espediente romanzesco, cioè come un modo per mettere o rimettere in movimento l'azione e farla procedere verso l'esito prestabilito. Procedimento che si accorda senza difficoltà con l'idea di un romanziere demiurgico che, come accade soprattutto nella tradizione ottocentesca, governa le vite dei suoi personaggi. Ribaltata su un piano metafisico, questa idea suggerisce l'immagine di un dio "romanziere" che, organizzando astutamente l'intreccio di fenomeni psichici e fisici, tesse i destini degli uomini. Non c'è motivo di credere che Jung trovi in queste corrispondenze qualcosa di provvidenziale. Ci sono romanzi di ogni genere, e il dio può essere cieco, o giocare ai dadi, o volersi divertire. Non così pensa la cultura New Age, che si è impadronita del tema sincronistico, ma distorcendo il pensiero junghiano nella direzione di un generalizzato provvidenzialismo. In questa prospettiva il male e la sofferenza vengono ridotti a incidenti di percorso che preludono a un sicuro riscatto; la vita umana si trasforma in una sorta di fiaba manierata; la realtà diventa realtà romanzesca; il buonismo annega tutto nella sua melassa. Jung ha sempre esposto l'ipotesi sincronistica con molta cautela, proponendo i suoi punti di vista come tentativi di affrontare problemi complessi e forse insondabili. Così fa brevemente anche in questo saggio a proposito dei dischi volanti. Sebbene il numero degli avvistamenti sia notevolmente aumentato a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, tra la condizione psichica dell'umanità e il fenomeno degli UFO in quanto realtà fisica non esiste ovviamente una relazione causale. Si può ipotizzare però una coincidenza significativa i cui elementi essenziali sono, da un lato, le proiezioni che gli uomini fanno sugli UFO e, dall'altro, la forma fisica di questi ultimi: una forma che nelle più diverse culture evoca l'unione dei contrari, e dunque rinvia a uno schema ordinatore che si sovrappone al caos interiore.
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