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AleBon ha scritto:
Servono le prove.Ha qualcuno sono mai ricresciuti arti?
Scusate l'O.T: ma quando ci vuò, ci vuò ...
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La gamba ricresciuta
Tutto il materiale riportato su questo episodio è stato tratto dal libro di Vittorio Messori: "IL MIRACOLO", edito nella collana Saggi Superbur della Rizzoli; e da quello di Andrè Deroo : "IL MIRACOLO DELLA GAMBA AMPUTATA" , edito dalla Piemme, titolo originale: "L'homme à la jambe coupèe".
Don Pedro de Apaolaza, Arcivescovo di Saragozza, 27 Aprile 1641
Negli archivi della parrocchia di Calanda, una piccola cittadina a un centinaio di chilometri da Saragozza, figura che il 25 marzo del 1617, festa dell'Annunciazione, il piccolo nato da Maria Blasco e da Miguel Pellicer Bielsa, è stato battezzato con il nome di Miguel-Juan Pellicer. Una piccola famiglia di contadini, questa dei Pellicer, che con il passare del tempo si arricchì di altri sei figli.
Fu così che nel 1636... "Miguel-Juan decise di lasciare la famiglia, animato dal pensiero che la sua partenza avrebbe alleggerito il pesante carico di suo padre e di sua madre. Anzi, egli sperava di guadagnare altrove un pò di denaro e di fornire ai genitori un qualche sostegno".
Durante il suo viaggio alla ricerca di un pò di fortuna, Miguel-Juan cadde dalla groppa di un mulo che stava trainando un carretto carico di grano, e finì con la gamba destra sotto una delle ruote, che gli spezzò la tibia.
"La frattura era grave e non tardò ad infettarsi."
Il povero Miguel-Juan fu trasportato all'ospedale di Castellon de la Plata, da dove il fratello di sua madre, Jaime Blasco, per il quale stava effettuando quel trasporto di grano, "...lo fece trasferire all'ospedale generale di Valencia...", nella speranza che potesse avere cure migliori.
Il libro di Vittorio Messori è ricchissimo di particolari documentati, sia riguardo ai fatti dell'incidente (epoca, luogo, peso del carico del carro, caratteristiche del carro, ecc.), sia a quelli accaduti successivamente; a dimostrazione che della vicenda non si conoscono soltanto i "si dice", o i "pare che..." ma i fatti reali così come sono accaduti.
In quell'ospedale però Miguel-Juan ci resta solo cinque giorni, senza che le cure sortissero alcun effetto: non dimentichiamo che siamo nella prima metà del diciassettesimo secolo. Egli vuole mettersi sotto la protezione della Madre celeste, la Vergine del Pilar: ottiene un salvacondotto per trasferirsi ed inizia il suo penosissimo cammino. La gamba fratturata ed infettata e lo sforzo immane del viaggio, lungo trecento chilometri e durante i quali deve oltrepassare una catena di monti, sono una prova tremenda; ma la fede indomita nella Vergine del Pilar non lascia spegnere quella scintilla di vitalità che lo spinge a proseguire il suo cammino. E finalmente, nell'ottobre del 1637, Miguel-Juan raggiunge Saragozza: "Si è aiutato con le stampelle e, pare, con una gamba di legno su cui poggia il ginocchio: la parte fratturata è piegata e assicurata alla coscia con una cinghia".
"Malgrado lo sfinimento e la febbre alta, appena arrivato nella capitale dell'Aragona si trascina sino al santuario del Pilar, dove si confessa e riceve l'eucaristia. Subito dopo ottiene il ricovero al Real Hospital de Gracia."
"I medici stabiliscono che, data la cancrena avanzata e l'inefficacia dei rimedi applicati durante i primi giorni di ricovero, il solo modo per tentare di salvargli la vita è l'amputazione della gamba. Testimoniando davanti ai giudici, quei sanitari la definiranno <muy flemorizada y gangrenada>, tanto da apparire <negra>".
Verso la metà di ottobre la gamba viene amputata "quattro dita sotto il ginocchio", con sega e scalpello e, quindi, cauterizzata con ferri roventi: etere e cloroformio saranno applicati alla chirurgia solo due secoli più tardi.
"I chirurghi sono assistiti dal giovane praticante Juan Lorenzo Garcia, il quale raccoglie da terra l'arto segato e lo deposita nella cappella dove si compongono i cadaveri. Testimonierà di aver mostrato il sanguinoso reperto ad alcuni infermieri ed anche al cappellano e amministratore, don Pascual del Cacho, egli pure convocato al processo. Questo sacerdote dirà di "aver visto sul pavimento la detta gamba tagliata" e di aver poi saputo che "era stata interrata", nonchè di essersi "avvicinato al letto del paziente, per consolarlo e animarlo con esempi adatti al suo stato".
"Aiutato da un collega, il praticante Garcia seppellisce la gamba nel cimitero dell'ospedale, in un settore apposito".
"Il praticante Garcia deporrà, ovviamente, al processo: testimonierà che il pezzo di gamba fu da lui sepolto orizzontalmente, "in una buca profonda un palmo", cioè ventun centimetri, secondo la misura aragonese. E' quella stessa buca che, quasi due anni e mezzo dopo, sarà trovata vuota".
"La mutilazione del giovane è ancora più evidente a tutti perchè - secondo l'uso dei pordioseros Miguel Juan tiene scoperta la piaga. Tutte le mattine, prima di mettersi al suo posto di questua, assiste devotamente alla messa nnella Santa Capilla, dove la piccola immagine in legno (meno di 40 centimetri) della Madonna con il Bambino sta nella sua colonna, el Pilar, il pilastro, coperto dagli splendidi <manti> ricamati, cambiati ogni giorno".
"Finalmente, dopo più di tre anni di assenza, dopo quasi una settimana per un viaggio lungo 118 chilometri (e nell'imminenza del suo ventitreesimo compleanno), Miguel Juan rivarca la soglia della casa paterna, dove è accolto con affetto, malgrado i suoi timori".
<<Un profumo di Paradiso>>
"Dopo la parca cena, passate le dieci, Miguel Juan si congeda dai genitori, dal soldato, dal piccolo servo e dai due vicini di casa, Miguel Barrachina e sua moglie, Ursula Means, venuti a passare la veglia (come di consueto) con gli amici Pellicer. I due saranno i primi estranei alla famiglia (escludendo il cavalleggero, di certo subito svegliato), a constatare, sconvolti, quanto era successo.
"Durante la vela, la veglia dei contadini, il giovane si è lagnato più del solito dei dolori che il moncone gli provoca, soprattutto dopo uno sforzo come quello di quel giorno.
"Tiene allo scoperto la ferita cicatrizzata, che tutti vedono e che qualcuno palpa. Al processo, ci sarà chi tenterà di descrivere la sensazione <tattile> provata nel toccare quella che chiamano la cisura, il taglio della amputazione, ormai coperto da una spessa crosta. Pare che la presenza del soldato (pratico di cadute e di ferite per la sua esperienza di combattente a cavallo) abbia richiamato l'attenzione e la conversazione sull'arto, proprio quella sera.
"Sul seggiolone della cucina, Miguel Juan lascia la gamba di legno e gli stracci di lana che usa per appoggiare sopra di essa il moncone. Nello stesso posto, depone la stampella. Appoggiandosi al muro per reggersi in piedi, raggiunge, saltellando sul piede sinistro, la camera dei genitori, contigua alla cucina. Poco dopo, anche i coniugi Barrachina, Miguel e Ursula (entrambi cinquantenni), si congedano e ritornano alla loro casa, prossima, se non addossata, a quella dei Pellicer.
"Tra le dieci e mezza e le undici, la madre di Miguel Juan entra, con in mano un candil, una lampada a olio, nella stanza matrimoniale. Subito avverte, come testimonierà, <<una fragranza e un odore soavi e mai sentiti prima>>.
........
"Comunque sia, Maria Pellicer, nata Blasco, 45 anni, sorpresa da quegli effluvi profumati, alza la lampada e si avvicina al giaciglio improvvisato, per vedere come si è sistemato il figlio. Constata che sta dormendo profondamente. Ma vede anche, pensando di sbagliarsi a quella luce incerta che fuori dal mantello, usato come coperta troppo corta, non spunta un solo piede, bensì due: <<uno sull'altro, cruzados, messi in croce>>, come dirà al processo.
"Lì per lì, avvicinatasi e appurato che non ha visto male, la donna pensa che il posto riservato al figlio sia stato occupato, per un equivoco, dal soldato. Chiama, dunque, il marito, attardatosi in cucina, perchè venga a chiarire la situazione. L'uomo, accorso, sposta la cappa, scoprendo l'impossibile: il dormiente è davvero il figlio. Buttato di lato, con affanno, quel mantello, entrambi hanno conferma che proprio del loro Miguel Juan sono quei due piedi cruzados. E constatano che ad ognuno di essi è unita una gamba, come quando, più di tre anni prima, quel loro secondogenito era partito in cerca di fortuna, pieno di forza e di speranza, verso Castellòn de la Plata".
Tratto dal libro di Vittorio Messori, della Superbur: sono 270 pagine di notizie, dati storici, documenti e fotografie. Ogni dubbio residuo e ostinato sparirà. L'intera Europa, a quell'epoca, rimase stupefatta, sbigottita e se ne fece un gran parlare. E dopo, il silenzio, l'oblio dei secoli.
"Chi" lo decretò? Lo possiamo intuire fin troppo bene...
http://forum.cosenascoste.com/religioni ... landa.htmlHo sempre detto: prima di parlare ...
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Anche se questo non è nel contesto, ma è una cosa che sapevo già da ragazzo; se uno è fuori dalla Fede o elle cose della Chiesa (in senso lato) non può esserne al corrente.
Comunque ripeto: le cose religiose compreso naturalmente il Vangelo, io, non le discuto; le "prove" le ho già avute, ora ... tocca a voi!
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