Notiziario Ufo n°7 – Luglio Agosto 1996Il Caso Carlos DiazSono SEMPRE venuti QUIE’ una calda giornata – il che è comprensibile, data la latitudine – della prima decade del dicembre 1995. Dopo averlo conosciuto con sua moglie al Congresso “Dialogo con l’Universo” organizzato a fine ottobre a Düsseldorf/Kaarst da Michael Hesemann, da Città del Messico – dove abbiamo a lungo dibattuto gli sviluppi più recenti del fenomeno UFO in Messico con Jaime Maussan – telefoniamo a Carlos Diaz Martinez. Come eravamo rimasti d’accordo, Diaz è ben lieto di riceverci nella sua casa di Tepoztlan e ci chiede anzi di raggiungerlo al più presto. Pertanto, su un’auto a noleggio guidata da Daniel Munoz, collega di Maussan, con l’amico Guido Ferrari e una troupe leggera della TSI (Televisione della Svizzera Italiana) di Lugano, composta da un cameraman e da un fonico, ci mettiamo in viaggio. Nel giro di poche ore, attraversata l’inquinatissima capitale, ci troviamo in un paesaggio in stridente contrasto con quello che ci siamo lasciati dietro.

La vallata di Tepoztlan è un’oasi di verde di vegetazione lussureggiante, è l’ideale anche per vedere il volto di un Messico rurale e di provincia che non tutti i turisti possono cogliere. La zona si è trovata al centro di un “caso” del tutto particolare: quello appunto di Carlos Diaz, il quale da 1981 avrebbe stabilito una serie di contatti con gli occupanti degli UFO. Questa vicenda di “contattismo” però presenta ben altre caratteristiche che non le semplici dichiarazioni dell’interessato. Fotografo, Diaz ha realizzato infatti diverse istantanee di questi oggetti volanti e perfino dei brevi filmati con una videocamera. Sono “naves de luz”, navi di luce, pilotate, egli dice, da “seres de luz”, esseri di luce originari di altri mondi. Nel 1993 anche l’attrice Shirley McLaine, notoriamente appassionata di Ufologia, è venuta a Tepoztlan sconvolgendo il paese, sconcertato dalla presenza di una star di Hollywood, e si è detta molto colpita dalla personalità di Carlos.
Percorsi preferenzialiIl giorno prima della nostra visita a Tepoztlan, nella capitale, ci eravamo incontrati con un tecnico ed un esperto di analisi al computer: l’Ing. Victor Quezada, responsabile informatico dell’Università “Grupo Sol” di Città del Messico. Quezada, cui Jaime Maussan ha fatto analizzare sia le fotografie che i filmati (realizzati di notte) prodotti da Diaz, ha eseguito diverse analisi computerizzate di tale materiale, senza rilevare in esso contraddizioni o apparenti falsificazioni. E ce lo aveva confermato senza mezze misure, mostrandoci sul terminale dell’Aula di informatica momenti e aspetti della sua ricerca.
Comprensibilmente intrigati, siamo dunque giunti a Tepoztlan senza preconcetti o intendimenti diversi dal desiderio di ricavare direttamente in loco una serie di dati e impressioni in termini quanto più obiettivi.
Usciti dal casello autostradale in direzione di Tepoztlan con un certo anticipo, decidiamo di fare benzina all’imbocco del casello, dove, come d’accordo, Carlos Diaz ci verrà incontro in macchina. Un distributore di carburante come tanti, forse più modesto di altri: qui, mentre facciamo il pieno, conversiamo col benzinaio, un giovanotto dal volto calcinato dal sole ed estremamente disponibile. E il nostro fonico, abbastanza scettico sul personaggio che intervisteremo a Tepoztlan, non si trattiene più; ne scaturisce una breve ma interessante conversazione sugli UFO, nel corso della quale, in uno spagnolo per noi più che chiaro anche senza traduttore, “el hombre de la gasolina” ci dice che gli UFO, a tepoztlan, li hanno visti spesso in tanti, anche lui. Di Diaz non ci dice gran che: si, lui dice di aver incontrato gli extraterrestri che li piloterebbero, ma è affar suo. Gli avvistamenti che interessano la zona, invece, sono qualcosa a cui la gente del posto si è abituata. Tant’è.
La conversazione è interrotta dall’arrivo di Carlos Diaz, con la moglie e i due bambini. Una bella coppia e una bella famiglia, non c’è che dire. Dopo i saluti, Diaz ci apre la strada verso il paese, dove la prima tappa è l’Hotel Tepoztlan, il miglior albergo del posto, dalla cui terrazza si domina l’intera vallata a 360 gradi. Un punto di osservazione prezioso per le riprese televisive della troupe di Ferrari, che coinvolge il direttore, Jaime Sanchez. Cortesissimo, costui non si sottrae alle nostre domande. Apprendiamo così che gli UFO li ha visti anche lui, sono davvero di casa in zona. Che addirittura sembrano seguire nei loro spostamenti dei percorsi preferenziali, e che la gente si è abituata a queste presenze. Presenze, osserva, che oggi definiamo “tecnologicamente” UFO, ma che in realtà sono ricorrenti nel passato del luogo, e nelle sue radici precolombiane. Nella vallata c’è chi – come in passato – collega tali apparizioni alle visite degli dei, “los dioses” mai del tutto cancellati e dimenticati dal Cattolicesimo sincretista messicano, tanto influenzato dalla matrice Azteca del popolo. Su una delle alture vicine si scorgono tuttora le rovine di una piccola piramide a gradoni, e la stessa toponomastica locale, riferita a siti specifici, è in tale ottica di grande suggestione: il “Monte della Luce”, il “Monte del Tesoro”, il “Monte della Vita”, cui si aggiunge la “Porta del Mistero”, un lastrone litico da cui e in cui, precisa Sanchez, misteriose sfere luminose fuoriescono di tanto in tanto.
Uno di LORO era qui fra noiEseguite intervista e riprese e consumato un rapido pasto in un ristorantino non lontano, con Carlos Diaz passeggiamo poi per Tepztlan, “un luogo dove ho radici”, dice l’interessato, “e da cui non conviene muoversi perché a misura d’uomo. Città del Messico? Un crogiuolo che non fa per me. I visitatori mi hanno insegnato il valore della qualità della vita”. Ma chi sono i “visitatori?”, chiediamo. “A vederli sembrano uomini e donne come noi: media statura, capelli castani – afferma Diaz. – E che ci crediate o no nel ristorante dove abbiamo mangiato c’era uno di loro”. Ci guardiamo increduli e senza parole, ricordando il suo fugace cenno di saluto ad una donna nel locale. “Vengono da altri mondi – precisa Carlos – Sono sempre venuti qui”.
Perché? Chiediamo. L’espressione di Diaz è serena e distesa.
“La Terra è una perla di rara bellezza nell’infinità dell’Universo; nulla di strano perciò che in molti la visitino; mescolandosi talvolta in mezzo a noi” aggiunge con un sorriso. Gli chiediamo di approfondire le sue parole, a questo punto. “Dal primo incontro con loro nel 1981 ho imparato a conoscerli. Sono esseri di grande sapienza e intelligenza, e anche se questa non corrisponde alla loro natura originaria, sono esseri in grado di assumere forma umana, operando così fra noi. Sono esseri di Luce; io conosco solo loro anche se mi hanno detto che il nostro pianeta è spesso visitato anche da altri”.
UFO come organismi vitaliChi sono gli altri? Chiediamo. Diaz sorride. “Non posso parlarvi di ciò che non conosco, ma solo di loro e delle loro Navi di Luce, ambienti naturali pulsanti di vita come un organismo, con cui loro si spostano nel Cosmo. Io ci sono stato dentro per breve tempo ed entrare nella luce è un’esperienza esaltante.
Però questo non mi ha cambiato; semmai, invece di farmi considerare un eletto – che non sono – mi ha confermato che occorre essere e rimanere umili. Il loro incontro con me è stato quasi certamente casuale, e improntato a sentimenti di rispetto e amicizia. Avrebbero tanto da insegnarci, se volessimo apprendere.
Ma i tempi non sono maturi. Noi, non siamo maturi. Sono molto preoccupati dalla crisi ecologica che la Terra si trova oggi a dover affrontare. Ma è un nostro problema. Non il loro”.
Chiediamo a Diaz se ha un messaggio da diffondere: “Si e no. In pratica la mia esperienza mi ha dato un messaggio da trasmettere agli altri. Ma farlo o meno è un mio problema. Loro non me l’hanno chiesto, e io non sono tenuto a farlo. In ogni caso si tratta di insegnamenti che esulano del tutto dalla sfera mistica, del tutto fuori luogo. Il problema UFO è estremamente oggettivo, e non va proiettato in dimensioni che non gli competono”.
E i vari “contattisti” di tono misticheggiante finora venuti alla ribalta? Lo incalziamo. “Non è un problema che mi riguarda – sottolinea Carlos – ognuno interpreta i fatti che vive a modo suo. Magari stravolgendoli in funzione di una sua visione aprioristica della realtà. Non è il mio caso”.
Ci tratteniamo nella zona del campo di calcio di Tepoztlan, di fronte al “cerro de la vida”, dove Diaz ha avuto molti dei suoi “contatti” con loro. Da dove vengono? Gli chiediamo. “Potete essere scettici, ma non me l’hanno mai detto. Hanno detto che non ha grande importanza. E forse hanno ragione, in effetti”.
Ma perché Tepoztlan? “Tepoztlan non è unica. Certi luoghi sulla Terra sono apparentemente “preferiti” dagli UFO. Ma solo perché ci sono venuti tanto tempo fa. E oggi ci ritornano”, risponde Carlos. Poi ci lasciamo, con l’impegno di rivedersi in serata a casa sua. Il primo incontro ci ha tutti impressionati positivamente. Diaz è franco, aperto, semplice, immediato. “E’ un bel soggetto” commenta Ferrari. “Se simula, vuol dire che non so più valutare il mio prossimo, in barba ad una vita di esperienze in tutto il mondo e in qualsiasi ambiente”.
A sera, in macchina, ci dirigiamo nel buio (la periferia del paese non è illuminata) verso l’abitato periferico di Tepoztlan. La casa di Carlos è un’umile costruzione, parte della quale ancora non ultimata. Scesi dall’auto ci avviamo verso la facciata, con Ferrari che ci guida. Il cielo è terso e stellato. Ad un certo momento un’esclamazione lacera il buio. E’ la mia.
E la telecamera non è pronta“Cosa è quella roba?” chiedo, indicando un punto di luce che si muove sul tetto della casa di Diaz.
“Le telecamere!” urla Ferrari alla sua troupe, che si precipita verso il nostro mezzo poco lontano. Intanto l’oggetto puntiforme luminoso continua ad evoluire sulla casa zig-zagando. Poi scompare.
Naturalmente non è stato possibile riprenderlo in tempo. Un classico. Quasi una beffa. Quando, fattici accomodare, Diaz ci chiede il perché della nostra agitazione e gli raccontiamo l’accaduto, la sua reazione è di estremo distacco. “Qui molti vedono strane cose; e non solo qui. A quanto pare è accaduto anche a voi”, commenta. La serata prosegue e si chiude con una visita amichevole ad un uomo di grande umiltà e dignità. “Carlos ha vissuto e vive ancora qualcosa più grande di lui” sottolinea la moglie Margarita. “E lo fa con la purezza e l’ingenuità di un bimbo. Ecco perché io sono solita dire che ho tre figli: due sono i nostri bambini; il terzo è Carlos”.
“Parlate dell’esperienza che ho vissuto, più che di me” si raccomanda Carlos Diaz sulla soglia, salutandoci. “La gente deve sapere; e capire”.
Rientrando a Città del Messico, quella sera, nessuno ha fatto commenti. Non era facile.
Contatto a Tepoztlan
I computer non riescono a spiegare le straordinarie caratteristiche degli UFO fotografati da Diaz. I suoi incontri con “Esseri” identici agli umani e integrati nella nostra società – continuerebbero ancora.
Daniel Munoz è un giornalista e regista messicano che da anni si occupa attivamente del problema UFO. Parla perfettamente cinque lingue (tra cui l’italiano e il giapponese) e collabora strettamente ocn il collega Jaime Maussan, noto in tutto il mondo per il suo “Programas de Investigacion” in onda su Televisa, il principale network televisivo del Messico. L’articolo che segue contiene pareri ed informazioni inerenti il caso di Carlos Diaz, il cui giudizio lasciamo completamente ai nostri lettori.
Prima di affrontare il caso di Carlos Diaz, vorrei soffermarmi sul fatto che da tempo ci sono personaggi, soprattutto americani, che non hanno esitato ad esporsi pubblicamente. Parlo di Robert Dean, John Lear, Bob Lazar fra gli altri, che dicono di sapere cose tremende – ad esempio sull’Area 51 – che a tutt’oggi non è stato possibile verificare. Senza nulla togliere al valore delle loro asserzioni, accade loro quello che spesso è accaduto ad alcuni contattati / contattisti, cioè sconfinare nel non verificabile e quindi diventare discutibili. Prendiamo ad esempio un caso contatti stico emblematico, quello di Eduard “Billy” Meier: Egli cominciò ad inventare cose dopo aver perso il suo “contatto”, ne consegue che, a causa della fine di esperienze così importanti, l’individuo finisce col sopperire alla loro mancanza, il che è umano e comprensibile, creando con la propria fantasia un “continuum” che si sostituisce ai precedenti contatti.
La paura di perdere il contattoDevo dire che dubbi nel caso di Carlos Diaz ne ho avuti anch’io. Questo è avvenuto alcuni anni fa, quando ebbi l’impressione che anche per Carlos momentaneamente o definitivamente i contatti si fossero interrotti. Lo esprimeva ripetendo spesso “io non sopporterei di perdere il contatto” e tirava fuori delle immagini dicendo “questo è un nuovo video”, mentre sapevo che lo aveva registrato anni prima. Costruiva delle fondamenta non vere di una situazione che egli voleva intensamente che continuasse. Subiva ovviamente svariate pressioni e, al di là della sua caratura morale (Carlos è persona semplice e sincera) ha contato molto sulla sua famiglia, tutt’oggi molto unita. Si sente molto, al suo fianco, la presenza della moglie, che è da tempo determinante nella gestione dell’immagine pubblica di Carlos, e dei due figli, uno di tredici anni, l’altro di nove: tutti hanno visto gli oggetti, non hanno però avuto le stesse esperienze di contatto di Carlos, non hanno cioè parlato con “loro”, è solo Carlos a parlare con loro. Quando si è reso conto di essere unico, e di non potere (e forse anche non volere) condividere con altri le sue esperienze, è entrato in crisi. All’epoca aveva già raccolto numerose foto ed alcuni filmati. Le foto erano state analizzate da Victor Quezada, dell’Universita Grupo Sol, poi da Mario Torres, un fisico matematico e da un altro ricercatore, che si trova a Nord di Monterrey, Ismael Rodriguez, super esperto di computers specializzato a livello di “stato dell’arte” su apparecchiature Silicon Graphics. Il loro responso è stato che il materiale di Carlos Diaz è completamente genuino. Ma hanno messo in chiaro un aspetto, che rientra nella logica: è il problema della luce. Questi oggetti non emettono luce, la luce entra dentro l’oggetto, sembra anzi essere assorbita dall’oggetto stesso. Gli scienziati non se lo spiegano. Il computer dice che si tratta di una situazione aberrante, perché l’oggetto non può generare luce e non emetterla verso l’esterno. Un alone esterno presente attorno all’oggetto librato in aria dovrebbe esserci, ma negli UFO ripresi da Diaz ciò non avviene e gli scienziati brancolano, per così dire, in questa luce irradiata solo internamente.
Un modello di riferimentoLa risposta che cerchiamo forse è in un “pattern”, un modello di riferimento ancora da individuare. In Messico stiamo lavorando alla ricerca di questo “pattern”, ed è giusto farlo perché la ricerca ufologica secondo noi si è fermata di fronte all’ostacolo delle molteplici evidenze filmate. Prendiamo i diversi tipi di UFO filmati sulla Crimea, da Carlos Diaz, da Billy Meier, o quelli dell’eclisse di Città del Messico ed ecco ch e puoi esprimere valor come la luminosità, la densità della luce, la velocità, le caratteristiche meteorologiche, dati che puoi raccogliere in una tabella cui attribuire un valore “x” e confrontare con gli altri. Trattandosi di parametri reali, attraverso questi sappiamo se l’oggetto è reale. Per la scienza se il modello si riproduce, allora è vero. Se ne desume che i più qualificati ricercatori, Jim Dilettoso, Victor Quezada, Mario Torres, Corrado Malanga, progrediscono nei loro studi ma, per trovare un “pattern” distinguibile, i risultati devono essere collegati. Solo così si giungerà a creare modelli di “UFO-tipo” validi e riconosciuti, cioè delle unità di misura come il chilogrammo o il chilometro. Ma forse è un’illusione.
All’alba su una montagnaMa torniamo al caso Diaz. Innanzitutto devo dire che al di là della bellezza dei suoi documenti foto e filmati, io stesso ho visto personalmente questi oggetti. Erano circa le 23 di una sera dei primi di settembre del 1994 e mi trovavo, in compagnia di un’altra persona, nei pressi dell’abitazione di Diaz a Tepoztlan. Abbiamo potuto vedere un oggetto molto grande di colore giallo e rosso, che poi è stato come “assorbito” dalla stessa montagna diventando un fascio di luce, un bagliore strano, contenuto dentro i limiti della stessa figura, che non emetteva luce verso l’esterno. Era assolutamente identico ad uno degli UFO fotografati da Carlos. Questo mi ha dato una conferma interiore. Io credevo nel suo caso, ma a livello tecnico ho potuto avere la certezza che era reale, che l’oggetto era vero.
I contatti di Diaz, cominciarono 14 – 15 anni fa, a Città del Messico, dove lui risiedeva con i suoi genitori, a Cohacan, un quartiere a sud della capitale. Sappiamo che da tempo Carlos credeva nella realtà del fenomeno UFO e che aveva avvistato delle piccole luci dalla sua finestra, ma una volta poté vedere un oggetto più grande, stazionario, che sembrava posasse per lui. Carlos aveva la passione per la fotografia, prese quindi la sua macchina e riuscì a scattare un paio, forse tre foto: ne abbiamo vista una, è veramente straordinaria, mostra un UFO pressoché identico a una delle sue foto più famose. Passò un certo periodo e fino ai primi anni ‘80 Carlos ha vissuto una vita normale, diventando sempre più bravo come fotografo. Un giorno gli fu richiesto di fotografare l’alba su una montagna che si chiama Cerro del Acusco. Aveva fermato la macchina in una piazzola dell’autostrada e stava aspettando il sorgere del sole e invece spuntò improvvisamente un oggetto molto grande, che all’inizio Carlos confuse col sole ma poi, visto che l’oggetto era fermo a non oltre cento metri da lui, si convinse che non era il sole e febbrilmente iniziò a fotografare. Carlos era già un professionista, prova ne sia che un suo libro di foto di antiche mappe del Messico era stato pubblicato dall’Istituto di Antropologia del Messico, ma in quel momento non disponeva dell’attrezzatura idonea per realizzare trucchi o fotomontaggi, a causa di seri problemi economici. Fu quindi preso di sorpresa da quella strana cosa, che si era alzata e si era fermata, sospesa nell’aria. Carlos aveva la macchina ritardata su 40 Ohm per riprendere il sole e allora scattò un paio di foto in cui si vede l’astronave raddoppiata a causa della sovrimpressione, poi regolò la macchina e scattò due foto dell’oggetto, una di lato, una di sotto. Poi i suoi contatti sono continuati diretti invece, con gli esseri, sono venuti quattro o cinque anni dopo, quando già abitava a Tepoztlan.
Esseri identici a noiDa 500 anni questi oggetti appaiono su Tepoztlan, e in questa cittadina di 20.000 persone, 18.000 li hanno visti e per la gente gli avvistamenti sono un fatto normale, ma non vengono interpretati come UFO.
Dicono molto poeticamente, che quelle luci sono il modo in cui le montagne comunicano fra loro. Tepoztlan si trova in una piccola valle circondata da montagne che anticamente erano considerate sacre nella cultura Tllauica, di derivazione Azteca. Erano visti come “segni del cielo”, la cui presenza era collegata a fenomeni che dovevano succedere, come terremoti, eclissi solari ecc. In un convento francescano di Tepoztlan, i frati, curiosamente, hanno dipinto le cupole con dei fiori simili alla forma di un’astronave, un fiore che peraltro non cresceva in quella regione. Carlos ha avuto dunque la possibilità di fotografare, ma poi è arrivato il giorno in cui, per la prima vola, ha visto le entità, che apparivano (e lo sono ancora oggi) identici agli esseri umani. Niente grandi teste, antenne, ma esseri – questo ce lo ha spiegato Diaz – che si erano inseriti e perfettamente integrati nella società, con i loro figli che studiavano alle stesse scuole dei bambini di Tepoztlan, persone che mangiavano come noi e che avevano modificato la loro genetica per adattarsi al nostro eco-sistema terrestre e che da tempo, da molto tempo abitavano sulla Terra. In merito alla loro provenienza, Diaz ha sempre ribadito che essa non è importante, che quello che conta è che sono già sulla Terra. Condivido la sua opinione. Si ritiene comunque che vengano dalla costellazione delle Pleiadi e che fra di loro ci siano individui di diverse razze. C’è quindi un accostamento, anzi, una possibile continuazione del caso Meier. Sappiamo a livello non ufficiale, che lo stesso Meier ha scritto a Carlos e che in una lettera lo ha messo in guardia contro i pericoli che esistono con i ricercatori senza scrupoli come gli Elders, Welch ecc. C’è quindi un pericolo di inquinamento, ma siamo del tutto certi che, almeno fino a questo punto, Diaz è pulito e sano. Non crediamo peraltro che diffonderà altro materiale per 2 ragioni: perché non lo ha o perché preferisce tenerlo celato. Oltre alle foto e ai filmati trasmessi dalla televisione messicana, Diaz si è già mostrato in pubblico nel 1993, nel “Programas de Investigacion” di Jaime Maussan. Esistono però dei filmati di Diaz pressoché inediti; in uno si vede l’astronave che ondeggia lievemente e poi emette un raggio di luce che raggiunge il suolo e, in un altro, un oggetto di colore verde, ripreso tra le montagne di Tepoztlan.
Molti altri hanno vistoConosco altre persone che, grazie ad un appostamento, hanno filmato proprio questo stesso oggetto sull’Hotel Tepoztlan, nei pressi della casa di Diaz. Sarebbe, secondo quello che mi hanno descritto, lo stesso che io ho avuto modo di vedere ma non la fortuna di registrare.
La mia è stata un’esperienza incredibile, durata solo 25 secondi. Avevo già visto degli UFO, ma non come quello e a distanza così ravvicinata. Ho provato una grande emozione, combinata con la voglia di non perdere il minimo dettaglio di quello che stavo osservando e poi un’ansia molto forte e il desiderio anche di vedere gli “esseri”. Ero con una mia assistente, anche lei ha visto e poi abbiamo visto delle luci, sul campo di calcio di Tepoztlan. Altri, moltissimi testimoni hanno potuto seguire questo oggetto, e contemporaneamente, registrare strani problemi di corrente elettrica che va via esattamente nel movimento in cui compaiono questi oggetti in cielo. Ogni 8 settembre l’oggetto puntualmente ricompare, per Tepoztlan è diventato un appuntamento turistico e la gente arriva da tutte le parti con le videocamere, per filmare le sue evoluzioni. Ma è certo che l’altro aspetto del problema, quello della “presenza” di questi esser tra noi, è più rilevante.
A bordo delle astronaviResta difficile pensare che degli “alieni” si siano insediati nel nostro paese, eppure è così. Essi non si manifestano ai ricercatori UFO, bensì alla gente semplice. Non c’è una collaborazione con gli esperti, scelgono invece le persone a loro piacimento, il contatto – ad esempio con Carlos – avviene in modo molto sporadico, a volte una o due volte al mese, a volte ogni sei mesi, non c’è una continuità. Anche per questo Carlos non può essere considerato un contattista che ha un messaggio da diffondere, ma è un contattista comunque perché ha contatti continui, vissuti da lui come un’offerta di alternativa alla vita pericolosa che stiamo vivendo sulla Terra, perché ha potuto estrarre, dai concetti da loro comunicati, il succo; vale a dire la salvezza con l’ecologia, e formule precise. Carlos si è per esempio interessato, attraverso l’aiuto di persone con sostanziose possibilità economiche, alla costruzione di una casa totalmente autosufficiente a livello energetico. La casa esiste, è pratica e funzionale. Diaz dice di essere stato invitato a salire sull’astronave 3 o 4 volte (come premio per essersi guadagnato la loro fiducia). Vi si accede attraverso le sezioni rosse, che sono meno calde delle gialle. Entrando egli si sentiva come trasformati in luce stessa, non sentiva più il suo corpo. Carlos racconta di come a volte si sia coperto gli occhi con le mani per controllare se riusciva più o meno a vedere la luce e non la sua mano. Ha capito quindi di essere diventato lui stesso di luce, la stessa luce dell’astronave, non è però riuscito a spiegarsi se il corpo resta fuori, se cioè avvenga uno sdoppiamento e solo l’anima ha accesso, oppure se tutto il corpo diviene luce. Una volta “integrato” nel corpo dell’astronave (Carlos la intende con un’entità biologica, viva), egli avrebbe dunque avuto la possibilità di viaggiare con loro e di sorvolare la regione dei Chiapas, dove i Pleiadiani avrebbero una loro base e su un altro posto della Repubblica Messicana, Tsacatecas. Carlos dice che questi Pleiadiani sono “esseri di luce” che hanno la possibilità di crearsi un corpo quando lo desiderano e di contattare liberamente le persone prescelte. Sicuramente deve esserci un programma specifico dietro questa metodologia di scelta: Carlos non è certo che possano aver contattato altre persone, ma ritiene che si siano insediati, oltre che a Tepoztlan, anche a Città del Messico e che, sul piano ipotetico, egli può “volere” degli incontri, ma che tutto dipende da loro. E’ un programma di sensibilizzazione per un piano futuro, per farsi conoscere, mano a mano, nel tempo. Sembra che questa razza stabilitasi a Tepoztlan abbia relazioni con altre specie aliene, come i “Grigi”; lo si deduce dal fatto che Carlos ha fotografato altri tipi di UFO, di aspetto metallico e non di luce, e sembra anche che i Pleiadiani gli abbiano detto che questi altri esseri piccoli, i “Grigi” siano a loro servizio, quindi c’è già un collegamento.
Apparentemente, il tipo di “entità umane superiori”, o meglio entità che possono “umanizzarsi” sono benevole, mentre gli altri non sembrano benevoli. Ma questo, al mio rientro in Messico, sarà oggetto di ulteriori approfondimenti, perché il problema dei rapimenti, pur non essendosi mai verificato alcun caso specifico a noi noto, dovrà essere affrontato anche nel nostro Paese.