"La centrale nucleare in costruzione in Finlandia (paese nordico, quindi dove le opere pubbliche normalmente si fanno in maniera efficiente) costerà, alla fine della sua costruzione, nel 2015 6 miliardi di euro. Scusate ma lo ripeto SEI MILIARDI DI EURO. Quasi due manovre finanziarie italiane in anni normali, 6 miliardi di euro.
Un altro dato sconvolgente alcune scorie radioattive prodotte da una centrale nucleare possono perdere la loro radioattività dopo 240.000 anni. Scusate ripeto anche questo duecentoquarantamila anni, che se non sbaglio equivale a un'era geologica, 240.000 anni.
Ora visto che nessuna impresa privata è disposta a investire 6 miliardi di euro in una centrale nucleare perchè non rientrerebbe mai dell'investimento, se ne deve occupare lo Stato, quindi noi cittadini.
Oltre all'investimento iniziale però, bisogna investire nel trattamento e nello stoccaggio delle scorie (per cui in Italia non abbiamo neanche ancora individuato dei siti idonei ad ospitarle) che non so quantificare ma sicuramente non sarà poco.
Con tutti questi soldi che pagheremo noi, con le nostre tasse, i favorevoli alle centrali nucleari dicono che avremo un grosso risparmio nelle bollette!!!!!!
COMPLIMENTI... ma tutti questi soldi da dove pensano di prenderli?"
http://no-nucleare.blogspot.com/2011/02 ... leare.htmlI costi del nucleare
Per illustrare i presunti vantaggi economici dell’energia nucleare si finge di dimenticare che tutta la filiera economica era ed è basata su una macchina politica di sovvenzioni e privilegi di prim’ordine. Accanto all’esenzione fiscale dei combustibili nucleari e alla mancata assunzione di responsabilità, i costruttori di centrali nucleari ottengono crediti privilegiati e spesso anche finanziamenti di entità sconosciuta. La EdF, che produce l’85% dell’energia elettrica con le centrali nucleari, è una delle aziende più indebitate del mondo e soprattutto per ragioni “nucleari”. Nel periodo compreso tra gli anni 50 e il 1973, i governi OCSE hanno speso più di 150 miliardi di dollari (in valuta corrente) per la ricerca e lo sviluppo nel campo dell’energia nucleare, mentre non hanno investito quasi nulla sulle energie rinnovabili. Dal 1974 (ovvero da quando l’IAEA rileva i dati) al 1992 hanno speso 168 miliardi di dollari e solo 22 miliardi di dollari per le energie rinnovabili. Tutto ciò senza contare le generose erogazioni dell’UE a favore dell’atomo, mentre le cifre francesi sono tuttora segrete. Insieme ai finanziamenti dei paesi non OCSE, in primo luogo gli ex paesi oltrecortina, i contributi complessivi a livello mondiale ammontano ad almeno 1.000 miliardi di dollari; quelli per le energie rinnovabili negli ultimi 30 anni non superano i 40 miliardi di dollari, compresi i programmi di introduzione sul mercato. Nella sola Germania, dagli anni 50 in poi l’energia nucleare è stata sovvenzionata con i seguenti importi: circa 20 miliardi di euro per la costruzione di reattori sperimentali e di ricerca; 9 miliardi per progetti falliti come il reattore veloce, il reattore ad alta temperatura e l’impianto di ritrattamento; 14,5 miliardi per fermare i reattori, decostruirli, smantellarli, risanare i depositi e per i depositi finali delle scorie; 20 miliardi di mancate entrate per il Fisco per le riserve esenti previste nel deposito finale delle scorie radioattive. Non sono quantificate le misure di polizia e di ordine pubblico, le spese per gli istituti universitari e il finanziamento dei centri di ricerca.
(...)
Esistono almeno altre sei ragioni contro un futuro all’insegna dell’energia nucleare:
Il problema dell’acqua. L’enorme fabbisogno idrico dei reattori per la produzione di vapore e per il raffreddamento è in concorrenza con il fabbisogno di acqua della popolazione mondiale, in continua crescita.
La scarsa efficienza. Il calore residuo delle centrali nucleari è poco adatto alla cogenerazione a causa dei costi elevati del teleriscaldamento. Quella nucleare è perciò la fonte energetica con le minori possibilità di ottimizzazione dell’efficienza.
La pericolosità. Con il rischio di “nuove guerre”, non più fra stati ma fra culture, aumenta in tutto il mondo il pericolo del terrorismo nucleare, e non solo quello di attacchi aerei contro i reattori.
Il sistema energetico sbagliato. Le centrali nucleari sono investimenti ad alta intensità di capitali, quindi la loro costruzione è in contraddizione con la liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica con tempi di ammortamento brevi.
La prospettiva incerta dei depositi finali delle scorie. Le scorie radioattive devono essere stoccate in modo sicuro per 100.000 anni. Quale sistema politico è in grado di fornire garanzie per una tale durata, visti i sempre maggiori rischi di destabilizzazione sociale?
L’insidiosa contaminazione radioattiva. Nessuno è in grado di stimare a lungo termine l’impatto di contaminazioni radioattive anche basse sulla natura e sull’uomo. Il rischio aumenta con l’aumentare delle centrali nucleari in esercizio.
http://www.reteambiente.it/sostenibilit ... -nucleare/I costi del nucleare, l’abbandono di Obama, i debiti di Enel
10 giugno 2009
Mentre Tremonti contesta il pacchetto nucleare presentato da Scajola per mancata copertura finanziaria – vedremo presto se è vero conflitto o meno – Enel è impegnata in un aumento di capitale per fronteggiare il debito dovuto alle nuove acquisizioni, in particolare della spagnola Endesa di cui ha comprato gli impianti nucleari e a carbone. Negli USA, in queste settimane, il nucleare oltre a non ricevere fondi dal “pacchetto di stimolo” dell’economia, ha visto bocciare un emendamento repubblicato per un prestito a tasso agevolato da 50 miliardi e le nuove stime del costo industriale presentate dal Dipartimento dell’energia. Questi tre fatti sono collegati tra loro? Non credo, ma meritano qualche commento.
1. A parte il tentativo di “militarizzare” la scelta nucleare con il DDL 1195 approvato al Senato che tornerà in discussione alla Camera – le Regioni hanno preso una posizione fortemente critica – non si capisce come si possa finanziare la scelta nucleare del governo (4 EPR secondo il memorandum con la Francia) e la prospettiva del 25% di elettricità da nucleare (per la quale di EPR ce ne vorranno 9 o 10). Da parte di Enel e di Edison è stato dichiarato che il nucleare lo si farebbe con i soldi delle imprese. Bizzarro: visto che negli USA Bush aveva messo in piedi un sistema di incentivi che ancora non ha prodotto un contratto di costruzione…
2. Enel ha un fatturato simile all’azienda francese EDF, ma un debito doppio. Per ripianarne una parte, oltre all’aumento di capitale in corso per quasi 8 miliardi, si pensa di cedere quote di Enel Greenpower, la divisione specializzata nelle fonti rinnovabili che tra l’altro è la parte oggi più remunerativa del gruppo. Greenpeace con la Fondazione Culturale Responsabilità Etica aveva commissionato un rapporto sull’analisi finanziaria di Enel presentandolo in aprile alla vigilia dell’assemblea degli azionisti, di cui è disponibile una scheda in italiano. Se Enel dovesse dar seguito a tutte le dichiarazioni sul nucleare, secondo il rapporto, avrebbe bisogno di oltre 30 miliardi di altri investimenti: da dove li prende? Siccome sta facendo un aumento di capitale sarebbe importante che facesse chiarezza su queste dichiarazioni: sono serie o si tratta di dar corda a un governo che sul nucleare fa una battaglia ideologica? Sì, ideologico è il governo e non gli ambientalisti e vediamo perchè, sugli aspetti economici. Questa domanda è oggetto di un videoblog lanciato stamattina in risposta a quello di Conti dell’Enel: Greenpeace su Enel, debito e nucleare
4. Nelle stime presentate a marzo dal DOE sui costi industriali dell’elettricitàda nuovi impianti che vanno in produzione al 2020, il nucleare torna a essere la più costosa (più dell’eolico): 10,2 centesimi di dollaro (del 2007) al kWh, contro i 9,9 dell’eolico, i 9,8 del carbone e gli 8,2 del gas. Queste stime sono però basate sull’ipotesi che 1000 MW nucleari costino circa 3,3 miliardi di dollari e non includono gli interessi sul capitale. In realtà i costi complessivi negli USA sono stimati a circa 7,5 miliardi di dollari da Moody’s e una delle proposte presentate per accedere agli incentivi di Bush dalla Florida Light&Power stima in 7,7 miliardi di dollari per 1000 MW. Dunque oltre il doppio di quanto riportato dal DOE. I costi di capitale contano per il 78 per cento del costo industriale dell’elettricità. Dunque, prendendo per più realistiche queste ultime stime, il costo atteso dell’elettricità da nucleare negli USA dovrebbe più ragionevolmente essere di 18 centesimi di dollaro al kWh. Di che cosa stiamo parlando?
In ultimo: se tutti gli investimenti sulle infrastrutture del gas naturale (ampliamento gasdotti, terminali di rigassificazione) andassero in porto, al 2020 l’Italia avrebbe una capacità di importazione di 180 miliardi di metri cubi. Il che corrisponderebbe, secondo il commento di Alberto Clò su Energia dello scorso settembre, a un 50% in più di quello che servirebbe nello scenario tendenziale e al doppio di quanto dovremmo consumare se raggiungessimo gli obiettivi europei al 2020 su fonti rinnovabili ed efficienza.
Invece di continuare a perdere tempo sulle frenesie nucleari di qualche piccola ma potente lobby, dovremmo aprire un vero confronto sulle cose su cui (a parole) siamo tutti d’accordo: efficienza e rinnovabili. C’è tanto da fare e tanta nuova occupazione da creare. A quando una linea razionale su energia e clima?
http://magazine.quotidiano.net/ecquo/on ... i-di-enel/Dunque i privati non vogliono investire nel nucleare e si comincia a intuire il perchè
La domanda successiva da porsi è "Chi è allora che vuole investire sul nucleare e perchè?"