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MessaggioInviato: 14/04/2013, 18:48 
Cita:
Wolframio ha scritto:



Per evitarli bisogna pure vederli [;)]


Ti posso assicurare che non è così.
E' stato detto scritto e tramandato che bisogna evitarli e basta.

[;)]



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catwalk ha scritto:

Cita:
MaxpoweR ha scritto:


Cita:
catwalk scrive:
Lo scopo del Male è proprio quello di confondere.


Tu parli del male come fosse una entità fisica a se stante, il male non esiste come non esiste il bene in termini assoluti :) Tutto è male e tutto è bene a seconda del punto di vista. Un uomo intelligente diceva: tutto è relativo :)



Al di sopra di tutto ci sta la

GIUSTIZIA DIVINA

Poi seguono L'AMORE E LA PACE.

Infatti senza Giustizia non può esserci
nè l'uno nè l'altra.

Solo con la Giustizia può Regnare il Bene.
Senza Giustizia Regna il Male.

E' una Legge Universale Immutabile.
su cui si Regge l'Intero Universo.

"Chi parla d'Amore senza parlare di Giustizia
ha le Corna. "


Non esiste alcuna giustizia divina, è solo una scemenza per giustificare l'ingiustificabile agli occhi degli ignoranti.

Cita:
catwalk ha scritto:

Cita:
Wolframio ha scritto:

Così ?


Wolf...per cortesia ....non stiamo parlando di stupidaggini.
potresti se puoi ..se no chiedo aiuto ai moderatori ...cercare
di non postare simboli satanici PER FAVORE ?
IO NON LI VOGLIO NEMMENO VEDERE.
ED E' BENE CHE NON LI VEDANO NEMMENO GLI ALTRI.
GRAZIE!!!




Tranquilla che satana non esiste è solo una costruzione ideologica e teologica :) E' solo un escamotage per creare al falso culto monoteistico di dio un NEMICO contro il quale lottare, altrimenti senza diavolo non ha senso nemmeno il dio così come descritto dalla teologia. Per far ciò si è presa in prestito la figura del SATAN che era semplicemente la pubblica accusa. Pensa un pò in alcuni passi della bibbia è perfino IL PRESUNTO DIO (YHWH) a nominare un SATAN che accusi qualcuno per suo conto :)

Cita:
Satana [sà-ta-na]: Il significato in ebraico sarebbe "avversario", "colui che si oppone"[2], "accusatore in giudizio", "contraddittore"[3]


Ultima modifica di MaxpoweR il 14/04/2013, 19:01, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/04/2013, 19:11 
Max ha scritto:

"Pensa un pò in alcuni passi della bibbia è perfino IL PRESUNTO DIO (YHWH) a nominare un SATAN che accusi qualcuno per suo conto :)"



E lo dici a me...mi sa che non hai studiato nulla
del materiale da me postato...per parlare così.
Ancora non hai capito che i demoni li ha creati il Padre???
Sono Angeli decaduti.Che il Padre ha trasformato
in demoni per la loro disubbidienza (e per la nostra).
Ma cosa parlo con te...sei ancora in fasce.

Immagine



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vabbè, è proprio vero che la fede è cieca :)



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MessaggioInviato: 14/04/2013, 19:23 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

vabbè, è proprio vero che la fede è cieca :)


Ma lo vedi che sei sempre impreciso ?
La fortuna è cieca,
non la fede....ahahahahah!

:o)

non risp. più .
ma devo ammettere che metti buonumore.ghgghh!
;o)



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MessaggioInviato: 14/04/2013, 19:29 
anche la fede è cieca, molto più della fortuna ^_^



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Si vabbè BUONANOTTE E Sogni d'oro!

Se fosse cieca potrebbe mai spostare le montagne???
Non credo proprio ehehehh!

Ma poi ...non lo avevi classificato intelligente...
qualche post fa ...'sto tizio?

MISTERO ! [8D]

"La scienza senza la religione è zoppa.
La religione senza la scienza è cieca. "
(Albert Einstein)



p.s: ma cose dei pazzi ahahah!



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MessaggioInviato: 14/04/2013, 21:58 
perchè chi è che sposta le montagne?

Condivido pienamente quanto dice, ma non è certo la religione che intendi tu e cioè la cieca credenza a delle storielle per bambini :)

In altri post ho detto che studiando con occhio IMPARZIALE ciò che ci dicono le religioni ed i fatti da queste descritte come ad esempio la religione induista o buddista o ebraista o i culti maya, incas, nord americani aborigeni, cinesi, giapponesi (il cristianesimo non è una religione è una serie di copia\incolla del tutto senza senso) potremmo fare ulteriori passi avanti, e nella ricerca reale delle nostre origini e nella comprensione di eventuali altre presenze aliene sulla terra, nonché scoprire che molte delle cose che queste religioni proclamano come reincarnazione ed altri fenomeni simili sono davvero fenomeni reali che al momento ci sfuggono ma che stiamo pian piano recuperando.

Ma se si leggono quei testi (bibbia in primis) con già in testa l'idea che lì si parli di dio (unico? hahaahah) pensando a dei sulle nuvole, a demoni sputafuoco, angeli con le ali da piccione, male e bene come entità a se stanti ed altre amenità simili o facendo i ragionamenti che fai tu onestamente serve a poco o nulla la religione, anzi come si è visto E' SOLO DI INTRALCIO, e la storia anche moderna è foriera di lezioni simili e di bavagli ideologici al progresso da parte di istituzioni che si proclamano portatrici della parola del signore.

Che poi uno voglia credere a determinate cose liberissimi di farlo, ma se tali credenze sono basate su quei testi, onestamente mi spiace molto per queste persone, peggio per loro. LA fede viene dal profondo non ha bisogno di amenità-bugie simili per sostenersi :) Le cose che dite voi CREDENTI BENDATI sono del tutto inventate da UOMINI che nulla sapevano e nulla sanno di un eventuale al di là.



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MessaggioInviato: 22/04/2013, 00:54 
Cita:
FORCES OCCULTES: FILM-DENUNCIA SULLA MASSONERIA.

Immagine

Forces Occultes è un film francese del 1943. È il più importante film-denuncia sulla massoneria.

La trama. Un deputato francese, in buona fede ma ingenuo, viene cooptato dalla massoneria. Dopo il rito di iniziazione, cominciano le delusioni di Avenel. Il deputato capisce che la maggior parte dei massoni utilizza l’ordine solo per ottenere favori, guadagnare soldi e prestigio e aggirare le leggi dello stato. Ma c’è di più. Avenel scopre che oltre alle misere ambizioni dei massoni di basso grado, esiste una volontà massonica internazionale molto più inquietante. Sarà infatti la massoneria francese a far entrare la Francia nella seconda guerra mondiale. Avenel proverà a fermare l’entrata in guerra ma sarà accoltellato da alcuni “fratelli” e si sveglierà in ospedale quando il conflitto è ormai iniziato.

Le conseguenze. Lo sceneggiatore del film, Jean-Marie Rivière, venne arrestato, mentre il regista, Jean Mamy (sotto lo pseudonimo di Paul Riche) e il produttore, Robert Muzard, vennero giustiziati per il loro ruolo nella realizzazione di questa pellicola.

Il “complottismo”. A differenza di quanto sostengono tanti debunker prezzolati che sono riusciti a convincere molte persone ignoranti e superficiali, le “teorie del complotto” non sono fantasie partorite dalla mente di visionari e diffuse tramite la rete. Il film è la prova che in passato, la consapevolezza dei cittadini riguardo alle “forze occulte” che dominano gli eventi mondiali, era molto maggiore. È anche la prova che in passato era più semplice trovare artisti, registi, sceneggiatori, produttori, ecc., disposti a raccontare la verità al grande pubblico. Oggi il sistema si è perfezionato. Da un lato è aumentata la censura, dall’altro la “dissidenza” è controllata: i paladini della “verità” sono uomini della massoneria, a cui viene data tanta visibilità ma a cui viene vietato di esporre la verità fino in fondo, con il risultato di allontanare i cittadini dalla percezione dei reali problemi e dal potere dei personaggi dietro le quinte. Tutti gli attivisti che vanno oltre i limiti del consentito, sono tacciati di complottismo, dietrologia, paranoia, ecc..

Rai 3. Il film è stato mandato in onda su Rai 3. La Rai, però, ha ben pensato di tagliare quasi tredici minuti che, coincidenza, sono i tredici minuti più importanti e significativi della pellicola. La censura della Rai, televisione massonica di stato, è la conferma di come il sistema si sia appunto perfezionato.

Le due versioni. Fortunatamente, in rete, è possibile trovare sia la versione integrale, sia la versione “ridotta” di Rai 3.

Qui il link per vedere l’originale. Qui il link per vedere la versione adatta al pubblico italiano.

Nella versione censurata il taglio avviene al minuto 31:55. Nella versione originale, come potete controllare, la scena corrispondente si trova al minuto 30:35. La scena tagliata dura fino al minuto 43:15.

Le scene tagliate. I tredici minuti censurati contengono quattro scene.

1° Scena: I massoni sono riuniti nella loggia mentre il popolo francese è in rivolta nelle piazze. La polizia reprime la rivolta sparando sulla folla. Quattordici cittadini francesi muoiono. Centinaia i feriti. Il film evidenzia come la responsabilità diretta della morte di quei cittadini sia da attribuire alla massoneria francese. Addirittura il Gran Maestro dice:

Il popolo francese può morire purché la massoneria viva.

2° Scena: Il parlamento francese elegge una commissione d’inchiesta per indagare sugli omicidi avvenuti nella rivolta. La massoneria esulta perché ben 35 commissari su 50 sono massoni e l’ordine ne esce pulito.

3° Scena: Il Gran Maestro organizza l’entrata in guerra della Francia telefonando ai fratelli massoni a capo delle più importanti istituzioni. Nell’ordine chiama: il Ministero degli Esteri, la Banca di Francia, lo Stato Maggiore, il Segretario del partito Radical Socialista, il quotidiano Le Temps e la fabbrica di aerei da guerra.

4° Scena: Sono i cinque minuti più importanti del film: il discorso tra il protagonista Avenel e il Gran Maestro. Trascrivo le battute più importanti del 33° grado. Riguardo ai massoni di basso grado dice:

Nella massoneria si nasconde tutto a chi ha un rango modesto. In basso non si sa niente.

Ma il Gran Maestro aggiunge che anche i massoni dei vertici, i gradi 33, non sono i dirigenti, come si potrebbe pensare:

Non ci sono dei capi tra noi, ci sono solo esecutori.

E allora chi è che detta gli ordini? Chiede Avenel. Il 33 risponde spiegando:

Cos’è la massoneria? Dei gruppi di uomini che si sono riuniti ai quattro angoli del pianeta per chiudere il mondo in una rete dalle maglie impenetrabili. Siamo 50 mila in Francia, 500 mila in Inghilterra, 3 milioni negli Stati Uniti.

Formiamo un unico blocco e una sola volontà.

Ci diffondiamo dappertutto, comandiamo dappertutto. Qui 300 parlamentari sono massoni. In Inghilterra il re fa parte del nostro ordine. Negli Stati Uniti il presidente è un 32°.

Non esiste un paese in cui non abbiamo appoggi segreti, i nostri uomini, le nostre banche, i nostri zelanti gruppi.

E questo è niente.

È solo la potenza materiale della massoneria.

C’è qualcos’altro. Una dottrina superiore.

La domanda finale. Se anche tra i massoni dei gradi più alti non ci sono dei capi ma solo esecutori, da chi è rappresentata quell’unica volontà che dirige la massoneria universale? Il film non lo dice esplicitamente ma lo lascia intendere. O almeno, lo lasciava intendere ai telespettatori degli anni ’40. Ma oggi, dopo altri settant’anni di propaganda e lavaggio di cervello, quanti telespettatori sono ancora in grado di capirlo?


http://www.nexusedizioni.it/storia-e-cu ... 3-censura/


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MessaggioInviato: 23/04/2013, 15:11 
Il piano degli Eurocrati per creare lo Stato Continente (verso il NWO...)
http://www.nocensura.com/2013/04/il-pia ... re-lo.html



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 29/04/2013, 02:59 
NWO - Problema Reazione Soluzione secondo David Icke

Guarda su youtube.com



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MessaggioInviato: 01/05/2013, 02:52 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Thethirdeye ha scritto:


A bordo del Britannia, a decidere le sorti dell'Italia.
Era il 1992.... un anno cruciale.


Tratto da:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=204383

Angeldark ha scritto:

Tutti a bordo
Partiamo proprio dal mare. Eccoci a bordo del Britannia, il panfilo della regina Elisabetta in rotta lungo le coste tirreniche, dalle acque di Civitavecchia e quelle dell’Argentario. E’ il 2 giugno, festa della Repubblica, sono trascorsi esattamente cento giorni dall’arresto di Chiesa. Ma i potenti, si sa, hanno le antenne ben tese e si organizzano in un baleno. Negli splendidi saloni del panfilo si son dati appuntamento oltre centro tra banchieri, uomini d’affari, pezzi da novanta della finanza internazionale, soprattutto di marca statunitense e anglo-olandese. A guidare la nostra delegazione - raccontano in modo scarno le cronache dell’epoca - proprio lui, Draghi, che ai «signori della City» illustra per filo e per segno il maxi programma di dismissioni da parte dello Stato e di privatizzazioni. Un vero e proprio smantellamento dello Stato imprenditore.

A quel summit, secondo i bene informati, avrebbe partecipato anche l’attuale ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che sul programma Draghi cercò di far da pompiere: «non venne programmata alcuna svendita - osservò - fu solo il prezzo da pagare per entrare tra i primi nel club dell’euro». Più chiari di così…. In perfetta sintonia con l’attuale “avversario” (del Polo) l’allora presidente Iri, Romano Prodi e quello dell’Eni, Franco Barnabè.

Fonte:http://www.disinformazione.it/stirpedraghi.htm

"L’anno 1992 fu davvero un anno cruciale per il destino del nostro paese, tant’è vero che quando Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l’incontro sul panfilo, con il decreto 333 dell’11 luglio trasformò in SpA le aziende di Stato IRI, ENI, INA ed ENEL e mise in liquidazione l’Egam. In quell’anno, quando Amato dovette far fronte alla speculazione contro la Lira di Soros, utilizzò 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d’Italia, dopo avere operato un prelievo forzoso dell’8 per mille dai conti correnti degli italiani. Sempre in quell’anno mise in liquidazione l’Efim, le cui controllate passarono all’IRI e trasformò le FS in SpA. Sempre nel 1992 Draghi, Direttore del Tesoro preparò la Legge Draghi che entrerà in vigore nel 1998 con il governo Prodi e si predispose una legge per permettere la trattativa privata nella cessione dei beni pubblici qualora fosse in gioco “l’interesse nazionale”….
Prodi, che dal 1990 al 1993 fu consulente della Unilever e della Goldman Sachs, quando nel maggio del 1993 ritornò a capo dell’IRI riuscì a svendere la Cirio Bertolli alla Unilever al quarto del suo prezzo e a collocare le azioni che le tre banche pubbliche, BNL (diventanta della BNP Paribas), Credito italiano e Comit detenevano in Banca d’Italia, privatizzando il 95% della stessa. Indovinate chi scelse come "Advisor"?
Uomini della Goldman, nel senso che vi hanno lavorato sono, oltre a Costamagna e Prodi, Monti (catapultato alla carica di Commissario), Letta, Tononi e naturalmente Draghi. Sicuramente ce ne sono altri; molti nostri uomini politici se non lavorano per la Goldman, lavorano per l'FMI, come Padoa Schioppa, presidente della BEI, Banca europea per gli Investimenti.


Queste sono informazioni che dovrebbero essere spiegate in lungo e in largo dalla stampa, e sicuramente superate dagli avvenimenti - tranne articoletto del Corriere sopra - e invece sono state, e lo sono tutt'ora, accuratamente occultate al grande pubblico, anche se per quelli che gli altri si divertono a chiamare complottisti, per denigrarne le parole, è storia arcinota."
Fonte: Nicoletta Forcheri
http://governoladroinfo.blogspot.com/20 ... a-nel.html
[/f]




[wbf]"Governo tecnico e svendita dell'Italia"

Pubblicato il 21 maggio 2012| Ora 12:18

http://www.wallstreetitalia.com/article ... talia.aspx

Intervista a Rino Formica nella trasmissione "L'Ultima Parola" in onda su "RAI 2". Si parla di sistema di poteri occulti, lobby nazionali e internazionali, le decisioni prese sul Panfilo Britannia il 2 giugno 1992, la svendita all'estero dei gioielli di casa, le aziende italiane come banche, Enel, Eni, Finmeccanica, telefonia. Politica subalterna ad economia e finanza. E poi Bce, Mario Draghi.



Roma - Intervista a Rino Formica nella trasmissione "L'Ultima Parola" in onda su "RAI 2". Si parla di sistema di poteri occulti, lobby nazionali e internazionali, le decisioni prese sul Panfilo Britannia il 2 giugno 1992, la svendita all'estero dei gioielli di casa, le aziende italiane come banche, Enel, Eni, Finmeccanica, telefonia. Politica subalterna ad economia e finanza. E poi Bce, Mario Draghi.

L'incontro, avvenuto in acque italiane, divenne famoso, tra l'altro, per quella che sarebbe stata secondo alcuni critici e complottisti "la pianificazione della svendita dell'industria italiana".

La nave attracco' al porto di Civitavecchia facendo poi rotta lungo la costa dell'Argentario. Alla riunione parteciparono, oltre ad alcuni banchieri inglesi, anche un gruppo di manager ed economisti italiani, tra cui l'attuale presidente della Bce Mario Draghi, allora direttore Generale del Ministro del Tesoro, Herman van der Wyck, presidente Banca Warburg, Lorenzo Pallesi, presidente INA Assitalia, Jeremy Seddon, Direttore Esecutivo Barclays de Zoete Wedd, Innocenzo Cipolletta, direttore Generale di Confindustria, Giovanni Bazoli, Presidente Banco Antonveneto, Gabriele Cagliari, presidente ENI, e il politico Luigi Spaventa.
[/f]




[wbf]
Cita:
ubatuba ha scritto:


La lunga marcia di logoramento dell’Italia

Dietro le forti pressioni esercitate dalla Commissione Europea e dagli organismi dell’Antitrust sia europeo che italiano, l’ENI si accinge a cedere la propria quota di controllo (51%) della Snam. Le ragioni che stanno alla base dello scorporo discendono tutte dal mantra liberista venerato acriticamente dalle istituzioni europee, secondo il quale sottraendo la distribuzione all’azienda si attiverebbe un circolo virtuoso di “sana” concorrenza che garantisca a tutti gli operatori del settore le pari condizioni di accesso che il controllo della Snam da parte dell’ENI avrebbe compromesso. Le compagnie statunitensi, francesi e britanniche avevano caldeggiato con forza questa svolta, in virtù del fatto che dal loro punto di vista lo scorporo della Snam comporta un netto indebolimento dell’ENI.
L’hedge fund statunitense Knight Winke, che controllava una quota ridotta del pacchetto azionario dell’ENI, aveva invece svolto un lavoro “interno” all’azienda, intraprendendo un’opera di convincimento nei confronti dell’azionariato incardinata sul concetto che vendendo la Snam, l’Ente Nazionale Idrocarburi avrebbe incamerato ricchi proventi che avrebbero a loro volta reso possibile l’allargamento del raggio operativo della società. Quando l’Amministratore Delegato di questo hedge fund è volato in Italia per partecipare alla presentazione del bilancio 2011, egli ha sottolineato che la fiducia dei mercati nei confronti dell’Italia è subordinata all’implementazione dei piani di privatizzazione delle ultime aziende su cui lo Stato è ancora in grado di esercitare un controllo effettivo, più che nei confronti del debito pubblico.
Il parossismo generale nei riguardi del debito pubblico – che, lungi dall’essere il fulcro del problema come vorrebbe qualcuno, costituisce invece la vera cartina tornasole capace di misurare grado di deterioramento delle altre attività economiche nazionali – non è altro che uno specchietto per le allodole, utile per giustificare lo smantellamento totale e definitivo dell’industria strategica italiana in nome dell’imperativo categorico di “far cassa”.
Per questa ragione il nuovo piano strategico elaborato da Finmeccanica ha suscitato l’approvazione di Morgan Stanley, che ha alzato il rating sulla società romana poche ore dopo che l’Amministratore Delegato Giuseppe Orsi ebbe esternato pubblicamente l’intenzione di “alleggerire” la holding attraverso la dismissione di alcune aziende “meno produttive”.
Parlare, inoltre, di concorrenza in un sistema estremamente corporativo ed oligopolistico come quello dell’energia appare quanto meno fuorviante, dal momento che i prezzi di petrolio e gas vengono stabiliti arbitrariamente da un cartello composto da un pugno di società petrolifere e da un numero altrettanto esiguo di istituzioni finanziarie che speculano sui rialzi. Alla luce di tutto ciò, giustificare l’indebolimento dell’ENI in nome della concorrenza tirando persino in ballo i minori costi che gli utenti si ritroverebbero ad affrontare appare analogo alla crociata guidata dall’attuale esecutivo “tecnico”, che intendeva provocare una diminuzione dei prezzi della benzina liberalizzando le pompe di distribuzione senza prendere in minima considerazione il ruolo di quelle che Enrico Mattei definiva “sette sorelle”. Il che la dice lunga sulla presunta risolutezza del governo Monti, che “non guarda in faccia nessuno”.
L’ultimo tassello da inserire in questo desolante mosaico è costituito dalla nomina ad advisor (consigliere), con compiti di valutazione delle modalità di vendita della Snam, di Goldman Sachs da parte della Cassa di Depositi e Prestiti presieduta da Franco Bassanini, che nel 1992 era salito a bordo del Panfilo Britannia in compagnia di una nutrita schiera di alti esponenti della politica e dell’economia italiana (Ciampi, Draghi, Costamagna, ecc.).
Sull’onda di Tangentopoli si insediò il governo tecnico presieduto da Giuliano Amato, il quale si affrettò a trasformare le aziende pubbliche in Società Per Azioni mente il Fondo Monetario Internazionale segnalava la necessità di provocare una svalutazione della moneta italiana per favorire il processo di privatizzazione. Così, non appena i “tecnici” del governo Amato ebbero incaricato Goldman Sachs di supervisionare alla vendita dell’ENI, il gruppo Rothschild “prestò” il direttore Richard Katz al Quantum Fund di George Soros per imbastire la colossale manovra speculativa contro la lira, provocando una svalutazione della moneta italiana pari al 30%. Ciò consentì ai Rothschild di acquisire parte dell’ENI a un prezzo fortemente “scontato”.

Lo scorporo della Snam appare quindi come una fase avanzata della lunga marcia di logoramento di quel che rimane dell’industria strategica italiana avviata nel 1992, con Tangentopoli e con gli attentati del 1992 che costarono la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte.
Proprio in questi giorni è stato celebrato l’anniversario della strage di Capaci tra altisonanti discorsi da parte dei più autorevoli esponenti istituzionali. Sarebbe stato interessante se qualcuno avesse osato tirare in ballo le dichiarazione rese dall’ex ministro dell’interno Vincenzo Scotti nel corso di un’intervista resa al quotidiano romano “Il Tempo” il 6 dicembre 1996.

In quell’intervista, Scotti spiegò che nel febbraio 1992 i servizi segreti e il capo della polizia Vincenzo Parisi avevano redatto e fatto pervenire sulla sua scrivania un rapporto in cui erano sommariamente elencate e descritte le modalità di un imminente piano di destabilizzazione politico, sociale ed economico dell’Italia, orchestrato da svariate potenze internazionali in combutta con alcune potenti lobby finanziarie. Il piano in questione, secondo quanto affermato da Scotti, comprendeva attentati di varia natura atti a distorcere la percezione di sicurezza nazionale in seno alla società, in modo da creare un clima di instabilità che spianasse la strada agli attacchi finanziari diretti contro il patrimonio industriale e bancario di stato. Non ricorda qualcosa?

http://www.statopotenza.eu/3809/la-lung ... dellitalia






DECRETO INTERNAZIONALE SULLA FINE DELL'ITALIA.


17/12/2010

Per inquadrare con precisione ciò che accadde in Italia nei primi anni Novanta è sufficiente rimandare la memoria alla spudorata affermazione resa dall'allora direttore della CIA William Webster, secondo il quale, all'indomani del crollo dell'URSS, "Gli alleati politici è militari dell'America sono ora i suoi rivali economici". In sostanza, dal punto di vista di lorsignori, alla defunta Unione Sovietica si erano immediatamente andati a sostituire Europa e Giappone, nani militarmente parlando ma giganti sotto l'aspetto economico.

E' forse superfluo sottolineare il fatto che, in un contesto simile, un paese debole o comunque privo di solidità strutturale non avrebbe potuto far altro che crollare sotto i terribili colpi inferti dall'"alleato" e diventarne una sorta di feudo. Solo rifacendosi a questi precisi presupposti è possibile comprendere a fondo la natura e le modalità dell'inaudita aggressione di cui fu vittima il nostro sciagurato paese nel non lontano 1992. L'aggressione si palesò in tutta la sua gravità in occasione degli attentati che stroncarono le vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (e rispettive scorte), dell'improvviso vortice giudiziario scatenato dal pool milanese di "Mani Pulite", che risucchiò tra le proprie spire un'intera classe politica nata, cresciuta ed invecchiata all'ombra del Muro di Berlino, della privatizzazione ai saldi dell'intero patrimonio industriale e bancario di stato e del violentissimo attacco alla lira.


Tangentopoli

Il 17 febbraio 1992 l'arresto della pedina Mario Chiesa innescò un impressionante effetto domino, una reazione a catena di politici, imprenditori, faccendieri e compagnia bella che si decisero improvvisamente a vuotare il sacco. Emerse un desolante ma arcinoto quadro fatto di clientelismi, tangenti, bustarelle, connivenze, contiguità e quant'altro che portò alla decapitazione e al conseguente disfacimento dei due storici partiti di governo, Democrazia Cristiana (DC) e Partito Socialista Italiano (PSI), crollati sotto i colpi di un'agguerritissima magistratura (con la superstar Antonio Di Pietro in prima linea) sponsorizzata in tutto e per tutto dalla consueta stampa ("La Repubblica", "La Stampa", "Corriere della Sera") di riferimento dei poteri forti che monitoravano (e molto probabilmente orchestravano) la situazione. Nel frattempo, una congrega di rinnegati del comunismo e di transfughi della DC (come Romano Prodi e Oscar Luigi Scalfaro) si attrezzava di tutto punto per "traghettare", come Caronte, il paese in vista delle nuove elezioni, che in quel momento pareva dovessero celebrare il successo della variegata e policromatica Armata Brancaleone in questione.

Gli attentati

Il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone saltò per aria assieme a sua moglie e agli uomini della sua scorta nei pressi di Capaci e cinquantasette giorni dopo la stessa sorte toccò a Paolo Borsellino, anch'egli in compagnia della scorta. Costoro avevano processato e fatto incarcerare il braccio armato di "Cosa Nostra", ma stavano anche risalendo le vie impervie che conducevano agli storici intrecci che sono sempre intercorsi tra mafia e settori dello stato, dell'economia, della finanza e che hanno costantemente e pesantemente influenzato la storia d'Italia. E' bene sottolineare il fatto che la mafia giocò sempre un ruolo attivo nel determinare gli equilibri che regolano questo paese fin dal giorno in cui gli USA se ne servirono per agevolare lo sbarco alleato in Sicilia nel 1943. Da allora la mafia è sempre stata un interlocutore obbligato per i governi di qualsiasi colore e più volte è scesa in capo per risolvere a modo suo questioni che riguardavano direttamente alti esponenti delle istituzioni (come nel caso degli omicidi del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Mino Pecorelli). Nella logica bipolare della "Guerra Fredda" la mafia (come Gladio) è stata un bastione dell'atlantismo, ed è sempre stata utile a sventare i pericoli di slittamento "rosso" in Italia, ed è a questo specifico fattore che si deve il supporto incondizionato fornitole pressoché ininterrottamente fino ad oggi e il suo coinvolgimento nei vari progetti di golpe (golpe Borghese, piano Solo) tentati in Italia. Una volta caduta l'URSS, la mafia ha indubbiamente visto restringere la propria sfera di "competenze", pur rimanendo un solido e fido alleato "atlantico".


La crociera sul Britannia

Il 2 giugno 1992 il panfilo Britannia, con a bordo la regina Elisabetta II e un nutrito "team" di finanzieri angloamericani (rappresentanti di Barclays, della Baring & Co., della Warburg, ecc.), gettò l'ancora al largo di Civitavecchia per far salire il gotha dell'industria e della finanza italiana di stato. Salirono Beniamino Andreatta (ENI) e Riccardo Gallo (IRI), Mario Draghi (direttore generale del tesoro) e Giovanni Bazoli (Ambroveneto), assieme a tanti altri. In sostanza, alti rappresentanti dell'industria e della finanza pubblica italiana si ritrovarono in "trasferta" a discutere coi loro potenziali acquirenti dei destini da riservare all'ingente patrimonio in questione, stimato in decine e decine di miliardi di dollari. La "trattativa" diede, a quanto pare, i frutti sperati (dalle parti della City, per lo meno), se è vero che nell'arco di pochi anni la finanza anglosassone ebbe modo di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, come IRI, Enel, ENI, Telecom, Comit, Buitoni, Locatelli, Ferrarelle, Perugina, Galbani, Negroni. I pochi giornali che si degnarono di sottrarre qualche angusto spazio a "Tangentopoli" per concederlo a questo scempio corsero comunque, come sempre, in aiuto dei più forti, adducendo ridicole e strampalate legittimazioni all'operazione. Furono tirati in ballo l'elevato debito pubblico e la necessità di "aprire" le frontiere ai mercati, motivazioni false alla radice, che si rivelarono ben presto come tali, poiché si tradussero nella formazione di giganteschi oligopoli di cartello che sono andati a distruggere la concorrenza e nell'incasso dell'irrisoria cifra di 198.000 miliardi di lire (8% del debito) da parte dell'erario a fronte dei 2.500.000 miliardi di lire di debito, con il gigantesco particolare che così facendo, i filibustieri che guidarono le svendite non fecero altro che privare definitivamente lo stato italiano delle industrie strategiche in grado di garantire all'Italia un margine di manovra in politica estera e di far ripartire l'economia in corrispondenza di congiunture di crisi.


L'attacco alla lira

Pochi giorni dopo la crociera del Britannia si insediò il governo presieduto da Giuliano Amato. In puntuale corrispondenza dell'insediamento, l'agenzia di rating Moody's decise di retrocedere drasticamente l'Italia, in risposta ai mancati tagli di bilancio e all'ostinata politica assistenziale portata avanti dai passati governi. Questa scelta improvvisa fu varata di punto in bianco nonostante i dati relativi al deficit fossero pressoché inalterati da un paio d'anni. Amato corse immediatamente ai ripari, disponendo di colpo un cospicuo innalzamento dei tassi di interesse sui buoni del tesoro per evitare che i mercati si interrogassero, riflessivi come sono, sull'instabilità italiana e interrompessero, di conseguenza, il flusso degli investimenti. All'epoca il dollaro galleggiava ai minimi storici sul marco tedesco mentre la lira arrancava nella disperata rincorsa ai parametri fissati dal Sistema Monetario Europeo (SME). In questo desolante contesto, il governo Amato e Bankitalia decisero di comune accordo di accedere al credito illimitato concesso momentaneamente dalla Bundesbank, allo scopo di difendere la lira dalle torve manovre speculative internazionali senza ricorrere alla svalutazione. La corpose iniezioni di denaro parvero però non frenare la pericolosissima inerzia innescatasi, cosa che spinse la Germania a chiudere i rubinetti finanziari lasciando così la lira al suo destino. La svalutazione diventava così l'ultima carta da giocare, e infatti la lira subì in breve tempo un deprezzamento del 7% e fu costretta ad uscire dallo SME. Nei quattro anni successivi la lira fu svalutata del 30% rispetto al dollaro. Dietro la colossale manovra speculativa si celavano i soliti noti della finanza internazionale, ovvero il gruppo Rotschild, le banche d'affari Goldman Sachs e Merrill Lynch e soprattutto il magnate popperiano George Soros, il quale usufruì del fiume di denaro anticipatogli dalla Goldman Sachs per l'acquisto all'estero di lire deprezzate da rivendere poi in Italia alla massima quotazione. Una tecnica assai cara al famigerato nababbo ebreo, quella di architettare crisi valutarie per mezzo dei propri ingenti fondi, per poi acquistare i capitali a prezzi oscenamente bassi in dollari. Della svalutazione della lira non beneficiarono tuttavia solo Soros e banche d'affari sopra citate, ma tanti altri squali della finanza, che ebbero così la possibilità di approfittare dell'allora vantaggiosissima situazione di cambio lira - dollaro per accaparrarsi gran parte del patrimonio bancario e industriale di stato a prezzi incredibilmente bassi.

Conclusioni

I sicari mediatici e giudiziari profusero enormi sforzi per fare in modo che le gravissime vicende sopra descritte rimanessero rigorosamente slegate le une dalle altre, al fine di occultare il terribile progetto eversivo nei confronti dell'Italia, e in parte ci riuscirono. Giornalisti pennivendoli assai in voga tentano ancora oggi di ridurre la "stagione" di Tangentopoli a una mera campagna giudiziaria volta a smantellare il sistema di endemico malaffare che attanagliava l'Italia e di spiegare i terribili attentati del 1992 con l'esclusiva follia sanguinaria dei corleonesi assecondata da qualche settore, rigorosamente "deviato", dello stato. Della crociera del Britannia non si è invece mai parlato seriamente, quasi si trattasse di cronaca locale di quart'ordine. Vecchi trucchi che non smettono mai di garantire risultati, a quanto pare. Tuttavia, nel corso di un'intervista resa al quotidiano romano "Il Tempo" il 6 dicembre 1996, l'ex ministro degli interni Vincenzo Scotti spiegò che nel febbraio 1992 i servizi segreti e il capo della polizia Vincenzo Parisi redassero e fecero pervenire sulla sua scrivania un rapporto in cui erano sommariamente elencate e descritte le modalità di un imminente piano di destabilizzazione politico, sociale ed economico dell'Italia, orchestrato da svariate forze internazionali in combutta con alcune potentissime lobbies finanziarie. Il piano in questione, secondo quanto affermato da Scotti, comprendeva attacchi diretti di varia natura ad alti rappresentanti delle istituzioni e al patrimonio industriale e bancario di stato. In effetti le tessere si inseriscono alla perfezione nel mosaico descritto da Scotti. Una classe politica completamente screditata e conseguentemente distrutta da un lato dalla campagna giudiziaria "Mani Pulite" portata avanti da una magistratura a orologeria, che ha agito con modalità decisamente discutibili e una tempistica assai sospetta, dall'altro dall'incapacità di tenere a bada i deliri di onnipotenza della mafia, che mai in passato era apparsa così invincibile. Le due vicende, mixate e strumentalizzate a dovere dai media di riferimento dei poteri forti sopra nominati, portarono all'inevitabile esautorazione degli esponenti del cosiddetto "pentapartito" (DC, PLI, PSI, PSDI, PRI) retto sull'asse DC - PSI e alla loro sostituzione con rinnegati del comunismo, che sono andati a formare governi pieni zeppi di tecnocrati reduci dalla crociera sul Britannia e di altri ben noti elementi come Prodi (ex "senior advisor" della Goldman Sachs), Ciampi (lo strenuo "difensore" della lira), Padoa Schioppa (membro attivo dei quel covo di vampiri che risponde al nome di BCE) o Amato (il primo "svenditore"), personaggi sul cui operato e sulle cui "amicizie" urgerebbe fare un minimo di chiarezza, che per ora non si intravede. Visti i miracoli compiuti dai santi e beati, dai "salvatori" (Draghi su tutti) che ancora oggi vengono acclamati a gran voce dalle masse manifestanti ossessionate dall'ingordigia del "Caimano", è forse opportuno chiudere questa rapida disamina degli orrori con un passo scritto dall'Innominato, colui il quale è stato assurto a status symbol della corruzione, il ladro per antonomasia, la figura su cui si è abbattuta con inedita furia la scure di "sacrosanta" (e altrettanto idiota e sconsiderata) indignazione popolare; il borioso Bettino Craxi che, nell'isolata latitanza di Hammamet, ebbe a scrivere che "Sarebbe interessante riuscire a ricostruire, almeno in parte limitata, la lista dei maggiori soggetti, internazionali e nazionali, che parteciparono allora alla grande manovra speculativa. E' evidente che nelle acque della speculazione si mossero a proprio agio anche astuti squali della finanza italiana e forse anche banche nazionali, presumibilmente tutti bene informati di dove si sarebbe andati a finire. Secondo notizie di stampa, uno degli operatori internazionali sarebbe stato il solito Soros, finanziere americano di larghe vedute e di grandi possibilità, quello che ebbe a dire che l'Italia era un "Boccone ghiotto". Speculando contro la lira, sempre secondo queste notizie, avrebbero realizzato in quattro e quattr'otto utili intorno ai 280 milioni di dollari, con un investimento di 50 milioni (...). Tutto questo naturalmente è finito di corsa in cavalleria. Nessuno si è mai preoccupato di ricostruire la stravagante e singolarissima vicenda, e di chiederne conto agli autori che, con la loro condotta inadeguata, furono responsabili di un autentico disastro finanziario. Alcuni di loro appartengono semmai al gruppo di quanti vediamo sempre, ancora oggi, candidati a tutto e circondati da aureole di olimpica sacralità. Un brutto vezzo di un "Bel Paese". Uno di loro, che di quella assurda e inspiegabile strategia della sconfitta fu il principale responsabile [Ciampi], fu poco dopo persino premiato con la carica di presidente del Consiglio e ancora oggi è nientemeno che il ministro del Tesoro, che pontifica sul risanamento delle finanze pubbliche che, almeno in quel caso, certo non secondario, ha contribuito non poco a dilapidare. Ma, come vediamo, quello che succede in Italia non succederebbe in nessuna democrazia e in nessuna società industriale avanzata del mondo".

da "Il primo attacco all'italia" (di G. Gabellini) - http://conflittiestrategie.splinder.com ... -gabellini



Un altro prezioso contributo, postato da Atlanticus, che va ad integrare gli articoli quotati......[xx(]

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Sempre della serie che se si fosse dato più retta a certe 'folli' idee, oggi non saremmo a questo punto.

La nostra ignoranza è la loro forza...
La nostra consapevolezza la loro maggior paura!

(in giallo le mie personali annotazioni aggiunte all'articolo originale)

Cita:
MARIO MONTI E LA MASSONERIA: UNA RELAZIONE PERICOLOSA PER L’ITALIA
Pubblicato il 14 novembre 2011

Nell’elenco dei 43 massoni italiani che abbiamo pubblicato qualche mese fa ... il nome di Mario Monti c’era.

Il nostro futuro premier, così ben voluto da tutti, é un massone. Ha preso parte alle riunioni segrete del gruppo Bilderberg numerose volte, fa parte della Commissione Trilaterale (la più potente loggia massonica del mondo) ed é membro della Golden Sachs, la più potente banca d’affari dell’intero pianeta, la grande burattinaia dell’intero mercato finanziario internazionale.

La massoneria gestisce l’intera speculazione finanziaria mondiale. La stessa speculazione che ha preso di mira l’Italia e che ci sta facendo sprofondare sempre di più nella recessione.

Mario Monti: Salvatore della Patria o massone doppiogiochista? Avrà più a cuore il suo Paese o la sua loggia massonica? Due interessi pericolosamente contrastanti che confluiscono inquietantemente nella figura del nostro nuovo Capo del Governo.

Il Capo del Governo uscente, l’unico imputato per la crisi economica, in realtà non é il principale artefice della recessione italiana. Lui e le sue fastidiose leggi ad personam, le sue crociate contro quei comunisti dei magistrati e la sua eccessiva fiducia nell’incompetenza reiterata di Tremonti hanno sicuramente contribuito al disastro economico italiano, ma non possono essere le uniche ragioni.
La vera ragione della crisi é la massoneria mondiale. Una cricca di potenti, tanto ricchi da poter creare a piacimento crisi e risanamenti nei conti di una intera nazione. Sono loro che smuovono immense quantità di capitali, che mettono in moto ogni singolo meccanismo speculativo sul mercato finanziario. La morsa che hanno stretto su Gecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, ora sta soggiogando l’Italia.

Il fatto che uno di questi massoni si trovi ora alla guida dell’Italia é una situazione davvero molto pericolosa, perchè a loro interessa il crack finanziario del nostro Paese e ora vedremo il perchè.

ANALIZZIAMO IL PROBLEMA:

In questi giorni, ogni volta che il governo prendeva una spallata e iniziava a vacillare pericolosamente, il mercato dava fiducia all’Italia e lo Spread si assestava. Di contro, ad ogni indizio che portava alla stabilità del governo, specie in concomitanza con le dichiarazioni pubbliche di resistenza del Cavaliere, lo Spread volava. É come se il mercato credesse nell’Italia ma non nel suo governo.

É proprio questa la situazione: la massoneria mondiale non gradiva più Silvio Berlusconi. L’ex premier, che ha goduto per tutti gli anni dei suoi mandati dell’appoggio delle logge, era diventato scomodo. Ero uno ostacolo per la “conquista” dell’Italia. (o forse aveva esaurito il suo compito...)

Ecco le tre motivazioni per le quali la massoneria voleva silurare Berlusconi e vuole il tracollo totale della finanza italiana:

PUNTO PRIMO: La politica energetica italiana da’ molto fastidio ai confratelli anglo-ebraici-americani. Il cavaliere, per quanto criticabile sul tutti i fronti, è però riuscito a instaurare rapporti commerciali energetici con Libia e Russia. Ucciso Gheddafi è rimasta soltanto la Russia di Putin, l’E.N.I. é in difficoltà, nessun accordo con il nuovo governo libico é stato ancora intavolato. Attualmente, il 30% dell’E.N.I. è in mano pubblica. Un altro 20% lo possiedono gli investitori anglo-ebraici-statunitensi che tirano le fila del mercato globale e che vogliono mettere le loro avide mani, grazie alla crisi economica creata ad arte, sulle decine di miliardi che una maggiore proprietà dell’E.N.I significhebbe. Se l’Italia affonda, deve svendere le sue azioni. Se le svende, i grandi burattinai ci guadagnano.
(guarda caso, Paolo Scaroni, A.D. del Gruppo ENI dal 2005, è stato spesso visto alle riunioni Bilderberg negli anni scorsi)

PUNTO SECONDO: Con quasi 2500 tonnellate di oro, l’Italia possiede la terza maggior riserva di oro al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. Il Fort Knox (precisamente 2.451,80 tonnellate) fa gola a molti. Mettere in ginocchio un paese con le tasche così piene d’oro é il sogno di ogni potente speculatore.(dove è finito oggi tutto l'oro presente nei nostri forzieri?)

PUNTO TERZO: L’Italia é un paese con un importante patrimonio pubblico. Se l’Italia va male lo deve per forza svendere. I capitali stranieri sono voraci in termine di patrimoni pubblici. Ogni volta che un Paese va male, o é scosso da un accadimento che lo ha fortemente indebolito, gli avvoltoi sono lì, sempre pronti per nutrirsi di dsigrazie (fonte: disinformazione.it)

FOCUS SUL PUNTO TERZO: In Italia una cosa simile é già accaduta nel 1992 e allora vinsero i massoni: a poche settimane dalla strage di Capaci (il 23 maggio 1992), esattamente il 2 giugno 1992 sul Britannia, il panfilo della Regina Elisabetta II, si organizzò un vero e proprio complotto ai danni dell’Italia.

George Soros, Giulio Tremonti, il Direttore generale del Tesoro Mario Draghi, Il Presidente dell’IRI Romano Prodi, il Presidente dell’ENEL Franco Bernabé, il Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi e il Ministro Beniamino Andreatta, svendettero il patrimonio pubblico ai capitali stranieri come Goldman Sachs, Barings, Warburg e Morgan Stanley.

I nostri B.O.T. Vennero immediatamente declassati dalle agenzie di rating mondiali (indovinate un pò, tra l’altro, nelle mani di chi sono) e lo speculatore ungaro-ebraico George Soros, cercò di impossessarsi di 10.000 miliardi di lire della Banca d’Italia, speculando sterlina contro lira.

Carlo Azeglio Ciampi, per “impedire”, diciamo così, tale speculazione, bruciò le riserve in valuta straniera: 48 miliardi di dollari. Ciampi, per questi suoi servigi sarà premiato con la Presidenza della Repubblica.

Su George Soros indagarono le procure di Roma e Napoli, ma lo strapotere dei suoi amici massoni vinsero ancora una volta e tutte le accuse caddero nel vuoto.

A seguito di questo attacco mirato alla lira, e della sua immediata svalutazione del 30% partì la più grande privatizzazione di Stato a prezzi stracciati (ENEL, ENI, Telecom, ecc.), per opera dei governi Amato (1992-1993) e Prodi (1996-1998). In quel caso la Massoneria si accontentò di una speculazione “mirata”, un colpo all’Italia che sarebbe stato molto lucroso ma non letale per il Bel Paese. Ciò che mi preoccupa é che i loro ingordi stomaci rumina soldi questa volta vogliano mangiare il più possibile, fino a spolpare tutta la carne, facendo affiorare dal sangue le ossa del povero scheletro italico.

SCOMODISSIME CONSIDERAZIONI FINALI:

Il buon Mario Monti é completamente invischiato con questa gente, ne fa parte, é uno di loro. La sua presenza su panfili reali e negli hotel di super lusso – in cui avvengono le riunioni del Gruppo Bilderberg (nel 2004 anche in Italia, a Stresa, sul Lago Maggiore) – sono documentate e comprovate. Questi avidi porci bramosi di denaro che perseguono biecamente il loro benessere, il loro arricchirsi, il loro lucrare sulla povera gente.

Proprio quei porci che definiscono P.I.I.G.S. (anagramma della parola “porci” in inglese) i cinque paesi più in crisi dell’Unione Europea (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) anche se in realtà i veri artefici di questa situazione sono loro: Le loro macchinazioni, il loro prender di mira a turno un nuovo Paese dell’Unione, serve solo alle loro squallide speculazioni. I cosiddetti “Pigs”, i maiali, sono semplice carne da macello, da triturare per generare dei guadagni.

Tutto ciò é possibile grazie alla moneta unica d’Europa. La nascita dell’Euro é stata la più grande speculazione massonica della storia. I maiali sono così stati messi in un grande recinto, dal quale é meglio individuabile il più vulnerabile, colui che offrirà meno resistenza alla propria macellazione (guarda caso, gli inglesi, gli europei più potenti nelle logge massoniche, non fanno parte della moneta unica. Il porcello inglese ingrassa fuori dal recinto).


Conosciuti tutti questi retroscena, sei ancora convinto che Mario Monti farà soltanto il bene dell’Italia? io ora ho tanta paura che voglia compiacere quei maiali dei suoi amici.



A 8 mesi di distanza da questo articolo possiamo davvero dire che lo scenario ivi descritto e le paure del suo autore fossero davvero solo frutto della sua follia complottista???


1992-2012 - "Guerra Finanziaria" all'Italia (con commento di Paolo Barnard)

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[quote]Blissenobiarella ha scritto:

Nino Galloni: "Come ci hanno deindustrializzato", un viaggio che passa da Enrico Mattei e Aldo Moro




MESSORA: Nino Galloni, economista, ex direttore del Ministero del Lavoro; uno che di cose in questo paese ne ha viste tante. Nino, buongiorno.

GALLONI: Buongiorno!

MESSORA: Benvenuto su byoblu.com, a queste interviste volute dalla rete. Io ero rimasto molto colpito dalla tua affermazione in un convegno che ripresi e misi su Youtube, intitolando il video “Il funzionario oscuro che fece paura a Kohl”. Nel tuo racconto del processo con il quale siamo entrati nell’euro, tratteggiavi questa decisione assunta dalla politica italiana di un vero e proprio progetto di deindustrializzazione del nostro paese. E mi sono sempre chiesto: ma perché mai, alla fine, la politica avrebbe dovuto decidere questo strangolamento, questo inaridimento, la morte del nostro tessuto produttivo? Ho cercato, via via, delle risposte nel tempo, ma oggi che sei qua forse queste risposte ce le puoi dare tu. È un processo, quello di deindustrializzazione, che parte da molto lontano. Riesci a farci una carrellata di eventi e poi arriviamo al focus?

GALLONI: Credo che la data dalla quale dobbiamo necessariamente partire sia il 1947, quando al Trattato di Parigi De Gasperi cede una parte della nostra sovranità, ma in cambio ottiene il riassetto di certi equilibri. La componente socialcomunista esce dal governo, ma manterrà una grande influenza nel campo creditizio e questo, vedremo, sarà un fattore decisivo una trentina di anni dopo.

MESSORA: gli Stati Uniti hanno avuto un bel ruolo in questa decisione.



GALLONI: Gli Stati Uniti hanno avuto un bel ruolo perché chiaramente gli aiuti del Piano Marshall erano condizionati all’uscita dei comunisti dal governo. In realtà Togliatti, giustamente, si lamentava del fatto che ci fosse questo ricatto, ma era perfettamente consapevole di doverlo fare di uscire dal governo, anche perché tutto sommato alla Russia stalinista non faceva comodo un Partito Comunista al governo, come poi trent’anni dopo non farà scomodo il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, che tutto sommato era stato additato come interessato a fare avvicinare i comunisti all’area di governo, cosa che poi potrebbe essere sfatata.

Ma torniamo all’industria. Quindi nel 1947 la produzione industriale, per non parlare della produzione agricola italiana, è a livelli del 1938. Il paese è semidistrutto. Tuttavia inizia una ricostruzione. Ad un certo punto di questa ricostruzione, in cui hanno un ruolo le industrie energetiche, quindi Mattei, ma si comincia a sviluppare in modo sorprendente anche il nucleare, ci si trova già negli anni ’60 nel miracolo. Cioè piccole industrie, grandi industrie, industrie a partecipazione statale, soprattutto, e anche cooperative, trainano l’Italia in una situazione completamente diversa. Negli anni ’70 scopriamo che abbiamo superato l’Inghilterra, scopriamo che ci stiamo avvicinando alla Francia, scopriamo che possiamo, dal punto di vista manifatturiero, andare a dar fastidio alla Germania. Nel ’71 si sgancia la moneta dall’oro e questo rende teoricamente tutto più facile: gli aumenti salariali anche in termini reali, la spartizione dei guadagni di produttività che va in parte ai lavoratori e quindi aumentano i consumi, aumentano le vendite, aumenta il valore delle imprese. Questo è un concetto fondamentale che oggi è stato completamente dimenticato. Oggi la consapevolezza e l’orizzonte delle imprese – e di questo ha grave responsabilità la Confindustria – è ridotto all’immediato, al profitto annuale. Le imprese dovrebbero traguardare obiettivi di crescita del valore delle imprese stesse, in modo di contrattare poi con le banche tassi di interesse buoni e invece manca completamente questa consapevolezza.

MESSORA: Negli anni ’70 eravamo all’apice.

GALLONI: All’apice. Diciamo che forse l’anno di maggior crescita è proprio il ’78, che è l’anno, non a caso, del rapimento di Moro.

MESSORA: Cioè noi stavamo raggiungendo e superando le altre economie avanzate.

GALLONI: C’erano stati altri segnali gravissimi di attacco al sistema italiano, come appunto l’omicidio di Mattei, ordinato perché aveva pestato i piedi alle “Sette Sorelle” in Medio Oriente, trovando una formula che ci aveva dato una posizione nel Mediterraneo veramente ragguardevole dal punto di vista della politica estera. E non ci dimentichiamo che Moro era amico degli arabi moderati, quindi aveva contro Israele e aveva contro gli arabi estremisti. Poi abbiamo visto che aveva contro la Russia, che non voleva un avvicinamento del Partito Comunista Italiano al governo e anzi mal sopportava l’importanza in Europa di questo grande partito, e gli americani che temevano – questa è la versione non dico ufficiale, ma su cui concordano molti osservatori, che dobbiamo (va citato in questo caso) alla ricostruzione di mio padre, che era principale collaboratore di Moro a quei tempi – che l’avvicinamento del Partito Comunista all’area di governo, secondo i loro centri studi, i loro servizi, avrebbe potuto vanificare il principale piano strategico di difesa dell’Occidente nei confronti della Russia sovietica, che aveva una supremazia evidente di terra. Quindi un’avanzata dei carri armati sovietici attraverso la Germania orientale, poteva essere fermata prima che i carri arrivassero nella Germania occidentale solo con degli ordigni atomici tattici che erano necessariamente e solo piazzabili e piazzati nel Nord-Est dell’Italia. Quindi se non si poteva fermare con armi atomiche nucleari tattiche l’avanzata dell’esercito sovietico verso occidente, l’Europa era persa e quindi gli americani se ne sarebbero dovuti andare dall’Europa, conseguentemente dal Mediterraneo che – teniamolo sempre presente – è l’ombelico del mondo.

Ma questo è un quadro teorico.

MESSORA: Spieghiamolo bene. Cosa c’entra Moro in questo quadro? Cosa c’entra Moro con le bombe nucleari?

GALLONI: c’entra! Perché se Moro faceva riavvicinare i comunisti al governo, si pensava che i comunisti avrebbero posto un veto all’uso di ordigni nucleari, anche nel caso di un’avanzata dei carri armati sovietici verso occidente. Ma erano scenari che gli americani fanno continuamente, non è detto che le politiche si debbano ispirare a quello.

Però c’è un fatto di cui ci sono testimonianze certe, anche della famiglia di Moro: Kissinger gliel’aveva giurata, aveva minacciato Moro di morte poco tempo prima, Moro lo aveva riferito alla famiglia e la famiglia aveva detto “ritirati dalla politica”, cosa che poi lui non aveva fatto, ma non si sa poi che cosa avesse in mente di fare dopo quel fatidico marzo 1978.

MESSORA: Quindi le Brigate Rosse in realtà avevano avuto un ruolo…

GALLONI: Dobbiamo distinguere le prime Brigate Rosse, per capirci quelle di Curcio, che erano un fenomeno promanante dall’incontro tra l’estremismo, un certo tipo di estremismo marxista-leninista, che bene o male aveva un legame col Partito Comunista, anche se lontano, e forze che tutto sommato, partigiani ed ex partigiani che avevano conservato le armi, anche perché si sapeva che dall’altra parte c’era la minaccia; tutti gli anni ’70, e forse anche prima, sono stati vissuti con l’idea che potesse esserci un golpe di destra, quindi partigiani ed ex partigiani avevano conservato armi, soprattutto nel nord. Quindi una certa continuità col terrorismo si può anche vedere. Le seconde Brigate Rosse, quelle che – per capirci – rapirono Moro, eccetera, invece sono fortemente collegate con i servizi, con deviazioni dei servizi, con i servizi americani, israeliani; ci sono evidenze ormai incontrovertibili su questa lettura.

Torniamo all’industria. Il problema qual è? Il problema è che in pratica il gioco è: quanto e come ci avviciniamo all’Europa, quanto e come sviluppiamo l’economia italiana, che già appunto era arrivata a livelli, come abbiamo detto, di eccellenza. Allora ci sono due strategie, fondamentalmente. C’è la strategia più moderata che vuole l’Europa e che faceva capo anche a Moro, ma che faceva capo anche a Paolo Baffi, governatore della Banca d’Italia, e ad altri personaggi del mondo economico e finanziario italiano, e poi invece emerge una posizione più estremista, pro Europa, che praticamente fa propria l’idea che si debba combattere la classe politica corrotta e clientelare e tutte le sue espressioni facenti capo fondamentalmente alla Democrazia Cristiana e ai suoi partiti alleati, compreso il Partito Socialista, e che per questo si debbano anche cedere porzioni di sovranità, e si comincia con la sovranità monetaria.

MESSORA: Ma chi si faceva propugnatore di questa tesi?

GALLONI: Intanto era cambiata la dirigenza della Banca d’Italia ed era passata la linea, diciamo, più estremista sull’Europa, facente capo a Carlo Azeglio Ciampi. Poi la sinistra democristiana era divisa tra la sinistra sociale, che faceva capo a Donat-Cattin, che era su posizioni euromoderate, e la sinistra politica, che faceva capo a De Mita e soprattutto a Beniamino Andreatta, che invece era su posizioni euroestremiste e giustificavano questa rinuncia alla sovranità monetaria, cioè alla possibilità dello Stato di fare investimenti pubblici produttivi, per impedire alla classe politica stessa, corrotta e clientelare, di avere potere. Quindi per sottrarre potere alla classe politica, si cominciò a rinunciare alla sovranità monetaria, quindi agli investimenti pubblici. Quindi la classe politica poi si trovò ad occuparsi solo di nomine, di poltrone, eccetera, perché non c’era più da discutere gli investimenti pubblici che ormai dovevano minimizzarsi. Degli investimenti pubblici la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia, i trasporti e via dicendo, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale.

MESSORA: Mario Monti era molto vicino a De Mita, quindi potremmo dire che già da allora era un euroestremista.

GALLONI: Di Monti mi ricordo la posizione sulla scala mobile, che era stata considerata interessante da Donat-Cattin, però poi, per il resto, era sicuramente un rappresentante della scuola monetarista, non era un keynesiano. I keynesiani si stavano abbandonando. Anche Andreatta, pur essendo stato un keynesiano, era entrato in quella che noi chiamiamo “la corrente neo-keynesiana”, li chiamiamo anche “keynesiani bastardi”, di cui il maggior rappresentante era il premio Nobel Modigliani, i quali proponevano appunto questo passaggio rispetto alla moneta che impedisse alla classe politica di decidere investimenti in infrastrutture per lo sviluppo industriale, per lo sviluppo del paese. Ecco, questo è stato un errore cruciale che ha determinato poi l’esplosione dei tassi di interesse e quindi del debito pubblico, ma soprattutto l’accorciamento di orizzonte delle imprese industriali che assumevano sempre di meno perché dovevano valutare il profitto immediato e non potevano stare a fare grandi progetti industriali. Quindi quello che accadde per gli investimenti pubblici, accadde anche per gli investimenti privati, a causa degli alti tassi di interesse.

Io negli anni ’80 feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo e quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione.

Il passaggio successivo però è molto più grave e riguarda appunto il periodo che va dalla fine degli anni ’80 all’inizio delle privatizzazioni.

MESSORA: Ci arriviamo. Ci spieghi però, a noi che non siamo economisti, come si lega questa nuova politica monetarista con l’esplosione dei tassi di interesse? Questo passaggio tecnico ce lo spieghi un po’?

GALLONI: Fino al 1981 la Banca d’Italia, se un’emissione di obbligazioni pubbliche che servivano per ottenere moneta da parte dello Stato non veniva completamente coperta, comprava lei il restante, quindi era la compratrice di ultima istanza, come diceva il mio maestro Federico Caffè. Questo faceva sì che se l’emissione avveniva a un tasso di interesse basso, mettiamo del 3%, e una parte non veniva comprata proprio perché il rendimento era basso, la Banca d’Italia comprava quello che avanzava e quindi emetteva moneta.

Con il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, era data alla Banca d’Italia la facoltà di non essere obbligata… Sembra un po’ un gioco di parole però, in fondo, lo stesso divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, di cui stiamo parlando, non è che obbligava la Banca d’Italia a non comprare titoli, le dava la facoltà di non farlo e la pratica, voluta da Carlo Azeglio Ciampi, fu di applicare questo divorzio in modo letterale. Per la cronaca, ricordo che l’Inghilterra aveva le stesse regole, perché noi copiammo quelle, ma non le praticava. Cioè la Banca d’Inghilterra, quando serviva, stampava sterline a gogò, mentre la Banca d’Italia si irrigidì su quella facoltà che le era stata riconosciuta attraverso una semplice lettera del Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, e quindi la parte di emissione obbligazionaria che non veniva coperta, causava un aumento del tasso di interesse finché non si piazzava questo residuo, ma poi questo tasso di interesse andava ad essere applicato su tutta l’emissione della mattinata. Quindi in questo modo c’è stata una rincorsa dei tassi di interesse verso l’alto.

In effetti io feci un appunto e ci fu una discussione col Ministro del Tesoro, in cui dimostrai oltre ogni ragionevole dubbio, applicando semplicissimi tassi di capitalizzazione – come sanno tutti gli economisti – che il debito pubblico sarebbe raddoppiato e avrebbe superato il Pil. Addirittura mi dissero che il debito pubblico non poteva superare il Pil, se no il sistema saltava, al che io gli feci presente che non era così, perché il debito è uno stock e il Pil è un flusso. Ma avevano deciso una cosa e non volevano più cambiarla, non accettavano né le critiche di Federico Caffè né quelle di Paolo Leon, figuriamoci le mie! Per cui poi litigammo e io andai via da quella amministrazione. E siamo a metà degli anni ’80. Il peggio deve ancora arrivare.

MESSORA: Lo scopo era soltanto quello nobile di sottrarre alla politica la gestione dei soldi e quindi andare verso un’Europa che avrebbe potuto salvarli in qualche maniera, o c’era anche sotto una strategia che poi avrebbe portato al nostro processo non solo di deindustrializzazione ma anche di privatizzazione? Qual è stata la road map successiva?

GALLONI: Nel mio ultimo libro “Chi ha tradito l’economia italiana”, infatti, affronto questo problema e identifico due tipi di personaggi, cioè quelli che in buona fede volevano fare i salvatori della patria, come hai ricordato tu, ma anche quelli che traguardavano nella possibilità di una svendita delle partecipazioni statali, nelle privatizzazioni – allora si chiamavano dismissioni – la possibilità di fare immensi profitti, come fu. Quindi c’è stata anche una parte di questa componente, diciamo così, anti-statalista, anti-italiana, anti-sviluppista, che ha fatto affari strepitosi e su cui qualcuno, infatti, ha proposto una commissione di indagine parlamentare.

MESSORA: arriviamo quindi, con questo ragionamento, all’inizio degli anni ’90.

GALLONI: Sì. Diciamo che c’è il passaggio successivo. È prima dell’inizio degli anni ’90, perché all’inizio degli anni ’90 avviene il crollo del sistema monetario europeo, perché non era sostenibile per la semplice ragione che produceva tassi di interesse più alti per i paesi deboli, che quindi si indebolivano di più, e tassi di interesse più bassi per i paesi forti, che quindi si rafforzavano di più.

Ad un certo punto il sistema è saltato, ma era prevedibile. Ma noi ci dobbiamo rapportare, raccontando gli eventi, al tempo in cui accadevano, perché col senno del poi siamo tutti bravi. Nell’89 è emerso, qualcuno aveva detto – lì entra in gioco l’oscuro funzionario, probabilmente-, l’apice della classe politica italiana, che tutto sommato faceva capo in quel momento a Giulio Andreotti, capisce che bisogna trovare una strada un po’ diversa, perché se no si compromettono gli interessi nazionali. Tra le altre cose, quindi, mi manda un biglietto, mi scrive Giulio Andreotti e mi dice “caro dottore, vuole collaborare con noi per cambiare l’economia di questo paese?”. Al che io entusiasticamente aderisco.

Per farla breve io mi trovo al vertice del Ministero del Bilancio, che era il ministero cruciale, alla fine dell’estate del 1989. Quindi in quel momento Andreotti era più vicino alle posizioni americane e più lontano dalle posizioni europeistiche estreme. Passano poche settimane, perché dalla fine di agosto dell’89, quando io ho ripreso servizio al mio ex ministero, fino a quando praticamente vengo di nuovo estromesso, che è novembre, passano due mesi praticamente. In questi due mesi io metto mano, e si sa in giro che io sto mettendo mano, ci fu anche un mio incontro molto in tensione con Mario Monti alla Bocconi. Io stavo appunto col mio Ministro e ci fu questo scontro piuttosto forte sul problema della moneta e del debito pubblico; avevamo posizioni completamente diverse.

MESSORA: La tua qual era?

GALLONI: La mia era che praticamente si dovesse operare per abbassare i tassi di interesse in qualunque modo e dimostrai appunto che la Banca d’Inghilterra aveva lo stesso regime nostro, cioè il divorzio, ma non lo praticava, quindi quando serviva al paese stampava sterline. Questo era il problema.

MESSORA: E la sua?

GALLONI: La sua, che si dovesse andare avanti su una politica di forte europeizzazione e quindi si dovesse continuare con questo forte debito pubblico. Dopo questo incontro alla Bocconi in effetti si scatena l’inferno, perché arrivano pressioni dalla Banca d’Italia, dalla Fondazione Agnelli, dalla Confindustria e vengo a sapere che persino un certo Helmut Kohl aveva telefonato al Ministro del Tesoro Guido Carli per dire “c’è qualcuno che rema contro il nostro progetto”, adesso le parole le ho ricostruite in base a delle testimonianze dirette, però vengono fatte pressioni sul mio Ministro affinché io venga messo da parte, cosa che avviene nel giro di un pomeriggio, nel senso che io ottengo dal Ministro la verità, mi rivela la verità, la scriviamo su un pezzo di carta perché lui temeva ci fossero dei microfoni, gli faccio vedere questo pezzetto di carta, dico “ci sono state pressioni anche dalla Germania sul Ministro Carli perché io smetta di fare quello che stiamo facendo?” e lui mi fece di sì con la testa. Per cui ho mantenuto rispetto per questa persona, però me ne sono andato.

Che cosa era successo? Che fino all’estate del 1989 Andreotti era contrario alla riunificazione tedesca e questo fatto impediva qualunque progresso, ovviamente, perché la Germania voleva fare la riunificazione.

MESSORA: e ci fu quella famosa battuta.

GALLONI: sì, sì. Infatti in quei tempi ad Andreotti chiesero “ma lei ce l’ha tanto con la Germania?”, dice “no, io amo la Germania. Anzi, la amo talmente tanto che mi piace che ce ne siano addirittura due!”. Questa era la frase.

Passano appunto pochi mesi e invece la Germania, pur di ottenere la riunificazione, si mette d’accordo con la Francia per rinunciare al marco, che era quello che faceva paura alla Francia. Però perché questo accordo tra Kohl e Mitterand regga, occorre deindustrializzare l’Italia e indebolire l’Italia. Perché se no che fanno? Si passa a una moneta unica e l’Italia poi…

MESSORA: che stava fiorendo.

GALLONI: stava già perdendo colpi l’industria italiana, da vari punti di vista, però era una situazione ancora di dominio del panorama manifatturiero internazionale. Eravamo la quarta potenza che esportava. Voglio dire, eravamo qualcosa di grosso dal punto di vista industriale e manifatturiero. Bastavano alcuni interventi, bisognava riprendere degli investimenti pubblici e cose del genere. Dopodiché, ovviamente, si entra nella stagione delle privatizzazioni spinte, negli anni ’90, in cui praticamente quasi scompare la nostra industria a partecipazione statale.

MESSORA: Quindi decidono la deindustrializzazione. Dopodiché c’è qualcuno che si attiva.

GALLONI: Sì. La deindustrializzazione significa che non si fanno più politiche industriali. Non ci dimentichiamo che poi c’è stato un periodo in cui Bersani era Ministro dell’Industria, in cui, diciamolo, teorizzò che non servivano le strategie industriali. Adesso sta dicendo il contrario, ma poteva pensarci pure prima. Per dirne una. Non si fanno politiche per le infrastrutture. Questo è importante, perché è un paese che è molto lungo, quindi è costoso trasportare le merci da sud a nord, mentre il nord è già in Europa dal punto di vista geografico e infrastrutturale, il centro e il sud sono lontani, quindi potenziare le infrastrutture sarebbe stato strategico.

Poi, alla fine degli anni ’90, si introduce la banca universale, quindi la possibilità per la banca di occuparsi di meno del credito all’economia e di occuparsi di più di andare a fare attività finanziarie e speculative che poi avrebbero prodotto solo dei disastri, come sappiamo.

MESSORA: La fine del Glass-Steagall Act.

GALLONI: Sì, esatto. Poi la mancanza di strategie efficaci della stessa FIAT, dell’industria privata. Ripeto, in quegli anni la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti – che poi avrebbero prodotto la precarizzazione – aumentare i profitti, quindi una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale, quindi perdita di valore delle imprese, perché le imprese guadagnano di valore se hanno prospettive di profitto che dipendono dalle prospettive di vendita. Questo è l’ABC. Se invece difendono il profitto oggi perché devono realizzare e devono portare ai proprietari una certa redditività ma poi, voglio dire, compromettono il futuro di un’azienda, questa perde di valore.

MESSORA: Si narra di questo incontro sul Britannia. Qual è stato il ruolo anche dell’Inghilterra, secondo te?

GALLONI: L’Inghilterra non è che avesse un interesse diretto all’indebolimento dell’Italia nel Mediterraneo, ma ha una strategia complessiva in Africa e in Medio Oriente, che ha sempre teso ad aumentare i conflitti, il disordine, e c’è la componente che fa capo alla corona, di cui sono espressione anche alcuni movimenti ambientalisti, che poi si debba puntare a una riduzione drastica della popolazione del pianeta; quindi è contraria ad ogni politica che invece favorisca lo sviluppo così come lo intendiamo comunemente.

MESSORA: Quindi è vero che sul Britannia si presero delle decisioni?

GALLONI: Qui dobbiamo capirci. Allora, Bilderberg, Britannia, il Gruppo dei 30, dei 10, gli Illuminati di Baviera, sono tutte cose vere. Gente che si riunisce, come certi club massonici, e decidono delle cose. Ma non è che le decidono perché veramente le possono decidere, è perché non trovano resistenza da parte degli Stati. L’obiettivo è quello di togliere di mezzo gli Stati nazionali allo scopo di poter aumentare il potere di tutto ciò che è sovranazionale, multinazionale e internazionale in questo senso. Dopodiché è ovvio che se gli Stati sono stati indeboliti o addirittura nei governi ci sono rappresentanti di questi gruppi, che siano il Britannia, il Bilderberg, gli Illuminati di Baviera, eccetera, negli Stati Uniti d’America c’era la Confraternita dei Teschi, di cui facevano parte padre e figlio Bush, che sono diventati presidenti degli Stati Uniti. E’ chiaro che dopo questa gente risponde a questi gruppi che li hanno, bene o male, agevolati nelle loro ascese.

MESSORA: Quindi alla fine decidono.

GALLONI: Ma perché dall’altra parte è mancata, da parte dei cittadini e degli Stati, una seria resistenza. Quindi praticamente questi dominano la scena.

MESSORA: Quindi non è colpa di questi ma è colpa di chi non si oppone abbastanza.

GALLONI: Questi si riuniscono, decidono delle cose, però rimangono lì. Ci sono sempre stati i circoli dei notabili che hanno deciso delle cose. Mica è detto che siano riusciti sempre a farle!

MESSORA: Però in questo caso ci sono riusciti.

GALLONI: In questo caso ci sono riusciti perché non hanno trovato resistenza.

MESSORA: Quindi è colpa nostra.

GALLONI: Beh, sì, un po’ sì, secondo me.

MESSORA: L’ignavia del cittadino che non rivendica il potere.

GALLONI: Sì. Ad esempio l’idea montiana che l’aumento della ba



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MessaggioInviato: 01/05/2013, 12:50 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Non esiste alcuna giustizia divina, è solo una scemenza per giustificare l'ingiustificabile agli occhi degli ignoranti.



La "Giustizia Divina", va intesa come "il rispetto delle leggi dell'Universo Creatore" al di sotto della lunghezza di Planck.
"Leggi" che, quando non rispettate "proiettano" nel nostro spazio tempo, una deviazione sequenziale non in linea con il rapporto aureo.

Ciò porta nel micro livello subatomico subito "sopra" la lunghezza di planck, alla incapacità di assemblare "vita" intesa come legame tra le microstrutture base.

Questo "assemblamento" per chiarirci, a livelli più complessi di costruzione della vita (e quindi di consapevolezza) come ad esempio in organi biologici complessi come l'uomo, è ciò che astraiamo nel concetto di Amore che è poi il feedback retroattivo che ci rimette nuovamente a contatto con il dominio sotto la lunghezza di Plank (Ordine Implicito di Bohm, accompagnato dal meccanismo di feedback studiato da Haramein).

E' quindi una relazione complementare quella tra Amore e Giustizia Divina;
La Giustizia Divina fa si che la vita evolva secondo determinate successioni mentre l'Amore è il tramite per muoversi verso gli stati successivi (immaginala come una successione di Fibonacci ove l'amore è quel quid per passare ad esempio dal 13 al 21)

In ultima analisi, la giustizia divina applicata all'uomo è quindi da intendersi nel senso che, quando una persona agisce senza Amore, a livello di ordine implicito vi è un feedback di temporaneo mancato rispetto delle leggi universali, che si proietterà nello spazio tempo come una qualche forma di non assemblamento della vita (Appunto il Rispetto della Giustizia Divina).

La faccenda è ordini di grandezza abnormemente superiori.
per questo può apparire una scemenza a chi non ha fede. sino a poco tempo fa poteva esserne fatto solo un approccio fideistico.

Ma d'altronde non è un torto a mio avviso, la religione è espressione del sentore che ha la coscienza collettiva dell'Universo Creatore quando calata nei contesti sociali.

Quando la maggior parte del contesto "evolve", la religione si muoverà di conseguenza, ma non linearmente.
Avviene sempre in maniera "forte" e discontinuativa.


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MessaggioInviato: 01/05/2013, 13:10 
Ormai è chiaro a tutti il piano di questi "signori", ma che si fà raga ??????



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MessaggioInviato: 01/05/2013, 20:40 
Alcuni punti che mi sono venuti in mente subito leggendo il post di Greenwarrior:

1) Si devono potenziare i canali di informazione alternativa perché la divulgazione e la condivisione di info non è mai abbastanza e se consideriamo che abbiamo degli "scettici" anche qui nel forum nonostante tutti gli articoli caricati... [;)]

2) Fare capire a 'lor signori' che non siamo più ciechi, sordi e muti alla barbarie che stanno realizzando con manifestazioni e mobilitazioni non manovrate dai soliti organismi istituzionali. Per esempio no al concerto del 1°Maggio e sì a quella manifestazione suggerita da Wolframio qualche settimana fa.

3) Inoltre ci vuole una intensa attività politica concreta anti-sistema di modo che si possa formare una classe dirigente istituzionale che possa ricoprire incarichi prestigiosi nei posti "chiave" del mondo politico, del mondo della informazione, del mondo della produzione di beni e servizi, sostituendosi alla "casta" manovrata dal Player C.

4) Promuovere a attivare modelli socio-economici alternativi e controcorrente per dimostrare una volta per tutte che "un mondo migliore E' possibile" a tutti colori che continuano a percorrere i binari già tracciati dal "sistema" solo perché non vedono alternative possibili.



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