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Grigio
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MessaggioInviato: 15/06/2010, 15:44 
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Kasimir ha scritto:

A mio parere, non credo fermamente in una religione che puo' essere cristiana (sono stato molto piu' fervente "prima"), penso che Cristo sia effettivamente venuto tra noi e sia un gran esempio di umanita' che dovremmo seguire.
La religione che ne è seguita ci ha marciato sopra pero' e questo dovete passarmelo, perche' Gesu non aveva nessuna intenzione di far armare intere generazioni di templari e mandarli alla volta di Gerusalemme e simili.




sottoscrivo: Gesù non ha mai inteso fondare religioni, templi e tutto il resto che ne è venuto dopo...
Se avessimo compreso almeno una minima parte di quello che voleva dirci..

Tornando alla sofferenza, non posso fare a meno di dire che la sofferenza è la miglior maestra che ci sia anche se nessuno vorrebbe mai imparare le sue lezioni...



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MessaggioInviato: 27/06/2010, 15:09 
Orbene,

intervengo giacchè spronato a farlo e lo faccio con piacere.

Volevo solo focalizzare il discorso sul fatto che non sono la sofferenza o la temperanza il succo della "parabola della matita".
Al di la dell'aspetto religioso, il discorso rappresenta ben di più e oltre.

Proviamo a vedere più da vicino quello che il fabbricante di matite dice alla matita, gli dice 5 aspetti particolari:

"""
Ci sono cinque cose che devi sapere prima che io ti mandi nel mondo.
Ricordale sempre e diventerai la miglior matita che possa esserci.”

1° Potrai fare grandi cose, ma solo se ti lascerai portare per mano:

2° di tanto in tanto dovrai sopportare una dolorosa “temperata”, ma è necessario se vuoi diventare una matita migliore;

3° avrai l’abilità di correggere qualsiasi errore tu possa fare.

4° la parte più importante di te sarà sempre al tuo interno.

5° a prescindere dalle condizioni, dovrai continuare a scrivere. Lasciare sempre un segno chiaro e leggibile, per quanto difficile sia la situazione.

"""

Quello a cui siamo di fronte, nella bellezza del testo, che confesso non so da chi sia stato confezionato, non è l'aspetto di una più o meno intensa sofferenza o delle prove che temprano lo spirito e non lo temperano come per altro ha già fatto notare efficacemente Kasimir.

Il racconto in se è una metafora della vita, tutta intera. Infondo il fabbricante di matite, manda nel mondo la matita perchè nel mondo viva, parallelamente Dio (per chi ci crede) manda nel mondo l'uomo perchè viva, appunto.

Cerchiamo di essere perlomeno logici, a meno chè non abbiamo una visione pessimistica della vita, al punto da vedere in essa soltanto sofferenza. Un'impostazione a tal guisa onestamente non mi tange, sono fondamentalmente ottimista, magari, nostalgicamente realista, ma non vedo nel racconto altro che le indicazioni per vivere una vita ricca e piena.

1° Potrai fare grandi cose, la locuzione che ne segue esprime il concetto che l'uomo, essendo un animale sociale, per fare le cose (anche se è capace di farle da solo) ha bisogno di condividerle, in questo le cose diventano grandi. Una cosa che serve solo a me e me, non è grande, se ci provate a pensare, il soggetto che tiene tutto per se... è un egoista.

Ora, è solo al secondo punto che si parla delle prove... che la vita ci pone innanzi; tutte le prove che incontriamo, un pochetto ci cambiano, qui la parabola esprime un cambiamento in meglio dalle prove, purtroppo nella vita esistono anche i cambiamenti in peggio... nella vita.

Il terzo punto può apparire addirittura utopico, ma in linea di principio non è impossibile correggere i propri errori, se dai propri errori però dovesse dipendere la vita di qualcun'altro, non vedo come si possano correggere, in tal caso la giustizia è una mitigazione del desiderio di vendetta, che in ogni caso è insito nel cuore dell'uomo, e solo l'amore, nel senso cristiano del termine, ha il potere di cancellare questo sentimento. Cio non di meno anche questo fa parte della vita.

Il quarto assunto è alquanto poetico, le cosiddette qualità nascoste, ma questo potrebbe essere spunto per affrontare il discorso sulla consapevolezza del se. Quasi un cogito ergo sum attualmente sottovalutato e forse anche dimenticato.

Il quinto punto è un'invocazione: - in ogni modo, nella vita, lascia un segno -. Questo è forse ben più difficile di quanto non sia vivere in se; il discorso si fa filosofico più che sociologico e su questa riflessione vorrei lasciarvi:

Cosa vuol dire, per me ed oggi, lasciare un segno?

Buone cose gente

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MessaggioInviato: 09/07/2010, 19:12 
Cita:
fgb ha scritto:





Volevo solo focalizzare il discorso sul fatto che non sono la sofferenza o la temperanza il succo della "parabola della matita".
Al di la dell'aspetto religioso, il discorso rappresenta ben di più e oltre

1° Potrai fare grandi cose, ma solo se ti lascerai portare per mano:

2° di tanto in tanto dovrai sopportare una dolorosa “temperata”, ma è necessario se vuoi diventare una matita migliore;

3° avrai l’abilità di correggere qualsiasi errore tu possa fare.

4° la parte più importante di te sarà sempre al tuo interno.

5° a prescindere dalle condizioni, dovrai continuare a scrivere. Lasciare sempre un segno chiaro e leggibile, per quanto difficile sia la situazione.

"""

Quello a cui siamo di fronte, nella bellezza del testo, che confesso non so da chi sia stato confezionato, non è l'aspetto di una più o meno intensa sofferenza o delle prove che temprano lo spirito e non lo temperano come per altro ha già fatto notare efficacemente Kasimir.

Il racconto in se è una metafora della vita, tutta intera. Infondo il fabbricante di matite, manda nel mondo la matita perchè nel mondo viva, parallelamente Dio (per chi ci crede) manda nel mondo l'uomo perchè viva, appunto.

Cerchiamo di essere perlomeno logici, a meno chè non abbiamo una visione pessimistica della vita, al punto da vedere in essa soltanto sofferenza. Un'impostazione a tal guisa onestamente non mi tange, sono fondamentalmente ottimista, magari, nostalgicamente realista, ma non vedo nel racconto altro che le indicazioni per vivere una vita ricca e piena.

1° Potrai fare grandi cose, la locuzione che ne segue esprime il concetto che l'uomo, essendo un animale sociale, per fare le cose (anche se è capace di farle da solo) ha bisogno di condividerle, in questo le cose diventano grandi. Una cosa che serve solo a me e me, non è grande, se ci provate a pensare, il soggetto che tiene tutto per se... è un egoista.

Ora, è solo al secondo punto che si parla delle prove... che la vita ci pone innanzi; tutte le prove che incontriamo, un pochetto ci cambiano, qui la parabola esprime un cambiamento in meglio dalle prove, purtroppo nella vita esistono anche i cambiamenti in peggio... nella vita.

Il terzo punto può apparire addirittura utopico, ma in linea di principio non è impossibile correggere i propri errori, se dai propri errori però dovesse dipendere la vita di qualcun'altro, non vedo come si possano correggere, in tal caso la giustizia è una mitigazione del desiderio di vendetta, che in ogni caso è insito nel cuore dell'uomo, e solo l'amore, nel senso cristiano del termine, ha il potere di cancellare questo sentimento. Cio non di meno anche questo fa parte della vita.

Il quarto assunto è alquanto poetico, le cosiddette qualità nascoste, ma questo potrebbe essere spunto per affrontare il discorso sulla consapevolezza del se. Quasi un cogito ergo sum attualmente sottovalutato e forse anche dimenticato.

Il quinto punto è un'invocazione: - in ogni modo, nella vita, lascia un segno -. Questo è forse ben più difficile di quanto non sia vivere in se; il discorso si fa filosofico più che sociologico e su questa riflessione vorrei lasciarvi:

Cosa vuol dire, per me ed oggi, lasciare un segno?

Buone cose gente

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fgb,concordo perfettamente su quanto dici...hai snocciolato talmente bene la questione che ci sarebbe ben poco da aggiungere.
Certamente non è la sofferenza il fulcro del discorso..ma.....è comprensibile che le "temperate" siano la parte più indigesta della nostra vita e quindi quelle che più attirano la nostra attenzione.

Guarda ti racconto una cosa: l'altro giorno parlavo con una mia amica e ci stavamo reciprocamente dicendo/lamentando su un determinato argomento che in questo momento ci accomuna.
Alla fine delle lamentazioni,la mia amica conclude dicendo che in questa esistenza sicuramente sono più le disgrazie e i problemi che le gioie...e che questa vita è una valle di lacrime ecc...ecc...
L'ho interrotta ( impresa tutt'altro che facile) e le ho detto che questo è un modo distorto di percepire la realtà..
In verità, secondo me, è vero esattamente il contrario....sono molto di più i piaceri e le gioie che i dolori ( almeno per la maggior parte di noi).
La conosci quella canzone di Modugno...come si intitolava? forse"Meraviglioso"...dove dice che all'aspirante suicida, l'angelo/passante aveva consigliato di gioire di tutto (e di Ringraziare,aggiungo io)...

Facciamo un esempio: oggi c'è stato sciopero dei mezzi e di conseguenza ho preso una delle ultime Metrò....era super affollata....senza aria condizionata...40° gradi almeno...puzza di sudore indescrivibile...mal di testa...il conducente che frenava in un modo che tutte le volte (tante) correvo il rischio di impastarmi la faccia sul finestrino (chiuso, casomai passasse un filo d'aria) .
Ho cominciato a sentirmi vittima di tutto questo e ovviamente piuttosto infelice..ma subito dopo ho pensato a quanto ingiusta e ridicola fosse la mia "protesta"...sicuramente ho fatto viaggi migliori,va bene...ma alla fine in 7 minuti stavo arrivando a destinazione...7 minuti di "sofferenza"....c'è gente che fa chilometri sotto il sole cocente per avere un pò d'acqua....sporca.

La riflessione che ci lasci: cosa vuol dire per me ed oggi, lasciare un segno....non è per me di facile risposta...

Forse smettere di comportarmi come un idiota lamentandomi di tutto..?

Essere degna e riconoscente di questo grandissimo dono che ho ricevuto...?

Che dici,può essere un inizio?

Buone cose anche a te.


[:57] [:57]



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Calicò, ci stanno temperando parecchio.



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Cita:
greenwarrior ha scritto:

Calicò, ci stanno temperando parecchio.



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MessaggioInviato: 10/07/2010, 15:28 
[:263]





Carissima calicò,

Grazie per le parole molto belle che mi hai donato.

Stamane al lavoro (poichè ho lavorato in un posto diverso dal solito, ho preso un bus, il metrò e un tram uscendo di casa alle 5.30, quando di solito esco 45 minuti dopo!!!) mi sono connesso, ma la risposta te la do adesso...

E' proprio vero, il brutto è molto più visibile del bello, ma ciò non vuol dire che il bello sia meno del brutto.

Daltronde lo sappiamo che una foresta cresce nel silenzio e nel lungo periodo, mentre può essere abbattuta in men che non si dica con fragore.

E' che siamo abituati a vedere tutto in negativo:

Cita:
Bisogna far proposte in positivo
senza calcare la mano sulle possibili carenze.
Lasciamo perdere il pessimismo,
l'insofferenza generale dei giovani,
i posti di lavoro,
l'instabilità,
la gente che non ne può più,
la rabbia,
la droga,
l'incazzatura,
lo spappolamento,
il bisogno di sovvertire,
il rifiuto,
la disperazione...

Cerchiamo di essere realisti.

Non lasciamoci trarre in inganno...

dalla realtà!

[align=right]da: "Polli di allevamento" (1978)
Salviamo 'sto paese
di Gaber - Luporini
1978 © Edizioni Curci Srl - Milano
[/align]




Il rischio è quello di non avere più fiducia nel domani, con i pericoli che appaiono appena adombrati all'orizzonte.

Bisogna ribaltare il modo di pensare, ricordi? "Il problema è il mio", c'è poco da fare, se non si riesce a vivevere con un sorriso, per se stessi e per gli altri, non si riesce ad affrontare con serenità le sfide di tutti i giorni.

Solo così il domani non rappresenta un dilemma e non fa più paura, venga pure il 21 dicembre 2012... o l'apocalisse, (io sono cattolico credente), io sono pronto.

Certamente, ricoscere che la vita è degna di essere vissuta in ogni suo aspetto può essere un inizio per rappresentare un segno lasciato nel mondo.

Io, dal canto mio, son convinto che fare il mio dovere con umanità sia il mio "lasciare un segno". Purtroppo, per il lavoro che faccio, sono spesso a contatto con situazioni difficili, dove appunto rischia di mancare l'umanità. Certo, ci sono moltissimi momenti che riesco a passare con gioia, anche quando lavoro, ma la cosa non è così scontata.

Ma questa è solo una parte del mio "essere segno", giacchè essere una matita mi pare un pochetto riduttivo, io mi sento, per così dire, un intero astuccio di colori.

Buone cose.



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MessaggioInviato: 11/07/2010, 07:18 
Cita:
Bisogna far proposte in positivo
senza calcare la mano sulle possibili carenze.
Lasciamo perdere il pessimismo,


Carissimo Astuccio di matite colorate...intanto grazie per le tue parole, grazie per aver postato la bellissima canzone di Modugno e il bellissimo testo di Gaber.
Il pessimismo ormai travolge tutto...è tristissimo.
La situazione generale non è allegra...definirla allarmante è ancora poco..sono d'accordo. Ma senza un filo di speranza e con questo perenne atteggiamento vittimistico,non ne verremo mai fuori...perchè siamo noi, che così facendo, alimentiamo la disfatta.


Cita:

Il rischio è quello di non avere più fiducia nel domani, con i pericoli che appaiono appena adombrati all'orizzonte.

Bisogna ribaltare il modo di pensare, ricordi? "Il problema è il mio", c'è poco da fare, se non si riesce a vivevere con un sorriso, per se stessi e per gli altri, non si riesce ad affrontare con serenità le sfide di tutti i giorni.


venga pure il 21 dicembre 2012... o l'apocalisse, (io sono cattolico credente), io sono pronto.



Appunto...anch'io mi sento pronta [:D]


Cita:
Purtroppo, per il lavoro che faccio, sono spesso a contatto con situazioni difficili, dove appunto rischia di mancare l'umanità.


Ho capito...fai l'esattore delle tasse.....! [8)]
Cita:
mi sento, per così dire, un intero astuccio di colori.



E' un gran bel sentirsi...... [:57] [:57] [:57]

La Pace su di te.... [:D]



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