Una serie di immagini ottenute dall'Hubble Space Telescope a giugno 2011 consente finalmente di ottenere una dettagliata immagine di Nettuno dopo quelle della Voyager.
L'immagine del pianeta e di alcuni tra i suoi satelliti è stata realizzata nel giugno del 2011, combinando diverse osservazioni dell'Hubble Space Telescope, il telescopio spaziale frutto della collaborazione tra NASA ed ESA, in orbita intorno alla Terra. Sia Nettuno che alcune sue lune sono visibili in questo fotomosaico, realizzato inquadrando a più riprese il pianeta dal polo sud.
Per ottenere una immagine a colori e dettagliata del disco di Nettuno sono stati necessari molti scatti ottenuti con diversi filtri della Wide Field Camera numero 3 di Hubble. L'immagine così ottenuta permette di distinguere chiaramente le nubi nell'atmosfera del pianeta. E' stato invece necessario combinare ben 48 diverse immagini monocromatiche per mettere in evidenza ed inserire nel fotomontaggio alcune tra le lune più interne del pianeta, altrimenti invisibili perché molto meno luminose del pianeta stesso. Per ogni luna sono visibili diversi scatti del corpo, catturati durante le diverse osservazioni di Hubble, mentre le lune si muovevano lungo la loro orbita (indicata in verde nell'immagine).
La più luminosa delle lune visibili è Tritone, nell'angolo in basso a sinistra. Tritone è sicuramente il satellite più interessante di Nettuno, l'unica che segue un'orbita retrograda intorno al pianeta, portando i ricercatori a pensare che Tritone sia un oggetto catturato da Nettuno in un secondo momento e che non si sia formato nella stessa regione della nebulosa solare del pianeta. Tritone risulta inoltre sorprendentemente attivo geologicamente. La sua superficie è relativamente recente e povera di crateri. All'epoca del fly-by della sonda Voyager 2 presentava numerosi vulcani ghiacciati e geyser attivi.
Avvicinandosi al pianeta, sono poi visibili nell'immagine Proteus, Larissa, Galatea e Despina. Sono 13 le lune di Nettuno note finora ma la maggior parte di loro è troppo poco luminosa per comparire in questo “ritratto di famiglia”.
Fonte: MEDIA INAF
da slylive