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 Oggetto del messaggio: RE: Letto di un Antico Fiume su Marte!:
MessaggioInviato: 28/09/2012, 12:42 
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Roccia esposta nel terreno marziano, vista da Curiosity. La roccia è stata battezzata Hottah, come il Lago Hottah in Canada. A prima occhiata può non sembrare molto, ma questa roccia è composta da conglomerati sedimentari creati dal passaggio di un fiume che ha portato detriti con se. Credit: NASA/JPL/Caltech/MSSS

Il team di Curiosity annuncia forse la più grande scoperta fatta dal rover per adesso, e sicuramente una delle più eccitanti nell'esplorazione marziana. Depositi rocciosi fotografati dal rover mostrano chiari segni della passata azione dell'acqua in questa zona, sotto forma di un fiume che dopo aver scavato un gigantesco canyon, ha creato un vasto delta lasciando depositi su gran parte del fondale del cratere Gale in questa regione. Sul lato della roccia potete vedere che si tratta di agglomerati di ghiaia, tipici dei letti dei fiumi anche terrestri. Su Marte non erano mai state fatte osservazioni così dirette dell'azione passata dell'acqua. La vera novità che ha lasciato tutti a bocca aperta, non è tanto la prova che c'erano fiumi su Marte, ma il fatto che le prove siano così ben esposte, chiare e ricchissime di geologia tutta da scoprire. L'indagine sull'acqua presente su Marte non è incentrata tanto sulla domanda "c'era dell'acqua?" ma su domande come "quanta acqua c'era? come si muoveva e com'era distribuita? che composizione aveva? per quanto tempo è durata sulla superficie Marziana? Che fine ha fatto? C'erano le condizioni giuste perché contribuisse alla nascita della vita? Depositi come questi sono la chiave per trovare una risposta a queste domande fondamentali, e l'essere riusciti a trovarle così presto da anche tanta ragione agli scienziati che hanno spinto per la scelta del Cratere Gale come destinazione del rover.



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Immagine più ravvicinata del deposito roccioso Hottah. Credit: NASA/JPL/Caltech/MSSS

Una delle prime cose che gli scienziati si sono messi a studiare in queste rocce è la grandezza e la forma della ghiaiai. Da queste si può derivare molto sulla velocità e la distanza percorsa dal flusso d'acqua.
"Dalla grandezza della ghiaia che portava, possiamo derivare che l'acqua si muoveva a circa 1 metri al secondo, con una profondità che variava dalla caviglia al fianco." spiega William Dietrich dell'Università della California, co-investigatore della ricerca. "Tante ricerche sono state scritte circa i canali su Marte con tante diverse ipotesi riguardo a come l'acqua fluiva attraverso di essi. Questa è la prima volta che abbiamo trovato dei veri depositi trasportati da acqua su Marte. Si tratta di una grande transizione dalla speculazione circa la grandezza del materiale portato alla diretta osservazione."



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Depositi di ghiaia fotografati dal rover Curiosity su Marte. Questi depositi sono stati battezzati "Link" e sono tra i più importanti depositi mai scoperti su Marte dal punto di vista geologico. Credit: NASA/JPL/Caltech/MSS



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Depositi di ghiaia su Marte e sulla Terra. Credit: NASA

Il sito della scoperta si trova tra il bordo nord del Cratere Gale e la base del Monte Sharp, che si trova al centro del cratere. Immagini ottenute dall'orbita permettono anche di aggiungere ulteriori preziose informazioni per interpretare meglio le scoperte fatte sulla superficie. Si possono infatti notare bene le tracce del delta ricco di canali creato dal fiume che ha scavato il vicino canale (Peace Vallis), depositando molti sedimenti nella zona.
Un'altra cosa interessante è la forma molto rotonda di alcune delle rocce. Questo mostra che i conglomerati di ghiaia sono stati trasportati per una grande distanza da ben oltre il bordo del cratere, attraverso il canale Peace Vallis fino a depositarsi qui. Inoltre, l'abbondanza di canali secondari all'interno del delta suggerisce che il fiume è durato a lungo e non solo pochi anni.

La scoperta si basa sull'analisi di due diversi depositi: uno è chiamato "Hottah" e l'altro è chiamato "Link". Queste osservazioni arrivano in seguito alle già intriganti osservazioni fatte dal rover vicino al suo sito di atterraggio, nelle zone dove i getti dello skycrane avevano mosso molta della polvere sopra il terreno, rivelando appena indizi circa il passato acquoso.



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Prospettiva 3D del Cratere Gale creata usando immagini in luce visibile raccolte dalla Thermal Emission Imaging System camera (THEMIS) a bordo della navicella Mars Odyssey. Le informazioni riguardo alle altezze provengono dai dati dell MOLA (Mars Orbiter Laser Altimeter) presente sul Mars Global Surveyor. Le informazioni a colori derivano da varie porzioni raccolte dalla camera HiRISE sul Mars Reconnaissance Orbiter. Credit: NASA

"Hottah (la roccia in apertura) sembra un marciapiede rotto a metà con un martello pneumatico, ma in realtà si tratta di un blocco di pietra girato su un fianco, che una volta era il letto di un antico fiume." ha spiegato John Grotzinger, del Caltech, parte del team di scienziati di Curiosity.

In entrambi i depositi, la ghiaia depositata va dalle dimensioni di granelli di sabbia a quelle di una pallina da golf. Alcune rocce sono molto spigolose ma tante sono rotondeggianti. "Dalla forma sappiamo che sono state trasportate e dalla dimensione sappiamo che non potevano essere trasportate dal vento. Sono state quindi trasportate dall'acqua." ha spiegato Rebecca Williams del Planetary Science Institute, membro del team di Curiosity.

Gli scienziati hanno in mente di usare Curiosity per cercare di capire la composizione chimica del materiale che tiene insieme le varie rocce. Questo potrebbe dirci molto sulle caratteristiche del fiume e dell'ambiente su Marte quando questi depositi si sono formati. Le rocce nei conglomerati potrebbero anche essere estremamente utili perché forniscono una possibilità di analizzare materiale fuori dal cratere quindi è probabile che vengano studiate diverse di queste per avere un'idea più ampia della geologia della regione, fuori e dentro Gale.



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Il grafico mostra in dettaglio la regione che Curiosity esplorerà nel cratere Gale. Sopra in rosso ci sono i vari canali scavati dall'acqua attraverso il bordo del cratere. In bianco c'è il cerchio dentro il quale è atterrato Curiosity. In viola c'è il delta e sotto i depositi freschi. In arancione è segnata la strada che seguirà il rover per arrivare ai depositi di argille (in verde) e solfati (in giallo). Attraversati quelli strati si pensa di arrivare ai depositi freschi mostrati in fondo. Credit: NASA

Le scarpate alla base del Monte Sharp continuano ad essere la destinazione principale per il rover. Li sono stati rilevati dall'orbita diversi grandi depositi di argille e minerali ricchi di zolfo e questi offrono la possibilità di trovare depositi di molecole organiche ben preservate, e questo è fondamentale per capire quali erano gli ingredienti a disposizione per una chimica pre-biotica (quindi per la futura nascita della vita.) Inoltre è di fondamentale importanza riuscire a trovare composti organici su Marte, visto che non è mai stato possibile trovarne le tracce per adesso.

"Un lungo fiume può sicuramente essere un ambiente abitabile" spiega Grotzinger. "Ma non è la nostra prima scelta nella ricerca di materiale organico. Stiamo ancora andando verso il Mt. Sharp. Tuttavia questo ci dimostra che abbiamo già scoperto il nostro primo ambiente potenzialmente abitabile!"

Durante la missione primaria di Curiosity, che durerà 2 anni terrestri circa, gli scienziati cercheranno di esaminare a fondo tutto il fondale del cratere e arrivare alle zone più interessanti del Mt. Sharp. La speranza è di arrivare trovare delle risposte alle domande elencate in apertura ed aprire la strada verso l'indagine sulla possibilità della vita.

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?r ... 2012-305#1


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probabilmente siamo arrivati al punto in cui la nasa in un lasso di tempo breve,portera' all'opinione pubblica,la notizia di vita,seppure batterica su marte......la strada e' aperta.......................[;)]


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MessaggioInviato: 01/10/2012, 17:26 
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Messaggio di ubatuba
probabilmente siamo arrivati al punto in cui la nasa in un lasso di tempo breve,portera' all'opinione pubblica,la notizia di vita,seppure batterica su marte......la strada e' aperta....................... [;)]


Notizia elettrizzante [:)] e come dici tu la strada è aperta...speriamo che sia come l'acqua (per restare in tema [;)]) di un fiume che prima lentamente erode gli argini e si apre una piccola breccia poi..... erompe improvvisamente in un grande getto in tutta la sua potenza divulgatrice e liberatoria , ops, pardon volevo dire, distruttrice [;)]

Ciao



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MessaggioInviato: 01/10/2012, 19:47 
in effetti questa notizia della presenza di un ex fiume e' di interesse primario,questa ufficialita'porta alla speranza che pure la nasa apra i cordoni con notizie eclatanti [;)]


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MessaggioInviato: 01/10/2012, 21:52 
Notizia davvero di prima importanza, attendiamo aggiornamenti.

Anche se resto del parere che hannop già scoperto da molto tempo molto più di quanto non accennino oggi......

Ottimo lavoro uba!



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MessaggioInviato: 02/10/2012, 00:15 
Cita:
Aztlan ha scritto:

Notizia davvero di prima importanza, attendiamo aggiornamenti.

Anche se resto del parere che hannop già scoperto da molto tempo molto più di quanto non accennino oggi......

Ottimo lavoro uba!


sono d'accordo con quanto tu dici,in effetti hanno lasciato nel dimenticatoio i dati viking,studiati solo molto parzialmente,ed erano dati di primaria importanza,in quanto era appurato l'esistenza di vita batterica......[;)]


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MessaggioInviato: 15/10/2012, 13:49 
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Questa nuova immagine ottenuta dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter, grazie alla camera HiRISE, mostra ancora quanto dinamico è il pianeta in realtà durante i cambiamenti climatici stagionali. Le striature che vedete sui pendii di queste piccole colline sono visibili anche in tante altre zone polverose di Marte (sia più chiari che più scure) e secondo alcuni studiosi potrebbero essere tracce lasciate dall'acqua che passa per lo stato liquido. In realtà non è chiaro qual'è il preciso meccanismo alla base della loro origini, e comunque l'idea più comune è che si formano durante particolari tipi di valanghe in cui particelle molto sottili di pulviscolo scivolano a valle.

L'altissima risoluzione della camera a bordo del MRO permette di notare particolare molto piccoli, ad esempio la striatura a destra che ha incontrato un cratere mentre scivolava giù, lasciandosi dietro degli spazio vuoti sotto il cratere.



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Immagine intera delle striature viste sulle colline Marziane. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona


Particolare di due striature diverse su di una collina Marziana. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Può non sembrarvi granché, ma pensateci.. Perché questa striatura è stata interrotta dal cratere mentre quella a sinistra non ha avuto problemi del genere ? La striscia di destra sembra proseguire lungo il crinale sud senza mai sovrapporsi. Che tipo di materiale ha creato queste striature dal comportamento così diverso e a quale velocità è avvenuta la sua creazione? Inoltre possiamo osservare dei piccoli segni all'interno delle strisce che corrono parallelamente ai bordi, forse questi segni sono altri indizi sul processo di formazione delle striature



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Immagine intera delle striature viste sulle colline Marziane. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona


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Particolare della fonte delle striature, che iniziano in una zona rocciosa in cima alla collina. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Interessante è notare dove tutte queste striature hanno origine. Di solito, come vedete sopra, hanno origine da un punto e si ampliano lungo la discesa. Da questo è possibile dedurre la direzione di discesa. Forse la caduta di alcuni massi da questo affioramento roccioso visto qui sopra è la causa che ha generato le valanghe di polvere che ha creato le striature.

L’immagine in questa pagina è quella che viene definita come “immagine di controllo”, grazie alla quale possiamo confrontare le modifiche del paesaggio con il trascorrere del tempo. In questo caso, possiamo osservare almeno una striscia nuova che si è formata negli ultimi 5 anni!



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Immagini che mostrano nuove striature comparse su Marte. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Studiare la successione di immagini dello stesso luogo, come questa, può indicarci la frequenza con cui si formano le nuove striature, la loro età e come cambiano nel corso del tempo. Questo è il vantaggio di avere missioni che durano per molti anni, invece di brevi missioni di osservazione sommaria. Sono missioni che costano tanto, ma è l'unico modo in cui si può sperare di rilevare cambiamenti così piccoli e che avvengono da una stagione all'altra.

http://hirise-pds.lpl.arizona.edu

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piu' che polvere od altro a me sembra solo una fuoriuscita di acqua,che compiuto un tragitto relativamente breve e' evaporata o puo' pure essere stata assorbita dal terreno,cose simili si possono vedere pure sulla terra basta versare una certa quantita' di acqua da un pendio e si ottiene le medesima situazione [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 15/10/2012, 13:50, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 15/10/2012, 16:39 
Probabile, del resto si parla da tempo della possibile esistenza di acqua nel sottosuolo.


E l' immagine della striscia interrotta dal cratere è interessante, perchè se fosse polvere la "valanga" sarebbe continuata ai lati e trattenuta all' interno, invece è avvenuto l' opposto.

Probabilmente perchè il cratere ha accumulato buona parte del liquido che scorreva sottoterra sul fondo e questo spiegherebbe la minore quantità successivamente presente.

Invece della polvere avrebbe dovuto prima riempirlo, mentre per l' acqua le caratteristiche del terreno possono limitare la quantità drenabile.


Parlo da profano eh, quando tentiamo di dare ipotesi su aspetti così tecnici il rischio di sparare pistolinate è enorme.

Ma vedo che anche degli studiosi avanzano la tesi che si tratti di acqua...

Magari il team lunexit può dedicare qualche risorsa a studiare queste peculiarità? Sono senza dubbio degne di interesse.



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MessaggioInviato: 15/10/2012, 17:03 
in effetti in base alle ns conoscenze,la polvere la escluderei,quelle strisciate hanno piu' le caratteristiche dello scorrere d' acqua......[;)]


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O qualcos'altro; ma penso anch'io che possaa essere stata acqua.[:)]



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MessaggioInviato: 17/10/2012, 12:46 
Cari Uba, Aztlan ed Ufologo, anche io ho sempre ritenuto queste tracce, il passaggio di acqua sulla superficie o nell'immediato sottosuolo.

Oggi però mi viene qualche dubbio.
Osservando la foto postata proprio da Uba, ....

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Si notino le forme lasciate dal ... diciamo liquido. Nel 2007 e nel 2012, hanno esattamente la stessa identica forma.

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Ne frattempo, nei cinque anni trascorsi, si è generata una nuova macchia di "umidità", se vogliamo.

La logica farebbe però pensare a delle modifiche delle forme e delle dimensioni di queste chiazze, che nel corso di 5 anni, avrebbero dovuto comunque mutare o in crescita o in diminuzione (evaporazione, assorbimento etc).
Ed invece no. In 5 anni, fatta eccezione per il nuovo rivolo, hanno solamente cambiato la tonalità e l'intensità dei colori.
Ma le forme, le lunghezze, ... sono rimaste identiche.

La cosa mia ha fatto sorgere qualche dubbio, che si tratti realmente di acqua.


Ultima modifica di Pianetamarte2010 il 17/10/2012, 12:48, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 17/10/2012, 13:17 
giusto quello che tuaffermi sul pianeta marte,xo' come si nota nella zona dove la colata(diciamo cosi)incontra un cratere lascia spazi vuoti sotto il cratere,in poche parole sembra giraci attorno,come fosse acqua....cmq tutto e' ancora da decifrare,se fosse liquido sarebbe opportuno capire il motivo x cui defluisce,suppongo possa trattarsi di fattori dovuti a fatti endogeni,magari marte non e' come si suppone completamente morto nel suo nucleo.........tutte supposizioni.....purtroppo dovremo attendere ancora qualke tempo x avere risposte .....[;)]


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MessaggioInviato: 11/03/2013, 10:46 
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La mappa mostra la zona di Marte dove si trova la Elysum Planitia e la rete di canali Marte Vallis. Credit: NASA/Smithsonian/Isabel Lara

Nuove mappe del sottosuolo di Marte mostrano per la prima volta la presenza di vasti canali presenti sotto la superficie del pianeta. Si ritiene che Marte sia nelle condizioni fredde e secche in cui lo vediamo oggi da almeno 2.5 miliardi di anni, ma questi canali suggeriscono che ci sono state delle grandi inondazioni anche. Riuscire a comprendere l'origine e la grandezza di questi giovani canali presenti nell'Elysium Planitia, che è una distesa di pianure lungo l'equatore e la più giovane regione vulcanica del pianeta, è essenziale per riuscire a comprendere davvero la storia della recente attività idrologica sul pianeta e determinare così se questo tipo di inondazioni hanno indotto anche un cambiamento climatico. Le scoperte sono state fatte da un team del Goddard Space Flight Center, del JPL e del Direttorato per le Scienze Planetarie del Southwest Research Institute insieme allo Smithsonian Insitute, con a capo Gareth A. Morgan. I dati sono stati pubblicati il 7 Marzo sulla rivista Science.




Formazione ed evoluzione del sistema di canali Marte Vallis nella Elisyum Planitia. Credit: Smithsonian/NASA

Come conseguenza di un vulcanesimo esteso durato centinaia di milioni di anni, uno spesso strato di lava giovane copre buona parte della superficie dell'Elysium Planitia, nascondendo così le prove della sua recente storia geologica, inclusa la fonte e buona parte della lunghezza del sistema di canali lungo oltre 1000 km "Marte Vallis".

Marte Vallis ha una simile morfologia ad altri più antichi sistemi di canali sul pianeta rosso che si sono probabilmente formati in seguito a rilasci catastrofici di enormi quantità di acqua; tuttavia, poco si sà riguardo al sistema Marte Vallis perché si trova sepolto sotto la lava. Il team ha così usato il radar a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter per sondare il sottosuolo dell'Elysium Planitia. Così sono stati in grado di stabilire se le inondazioni hanno avuto origine dall'ormai sepolta porzione del sistema di fratture chiamato Cerberus Fossae.

"Le nostre scoperte mostrano che la portata e la scala dell'erosione era stata precedentemente sottostimata e la profondità dei canali è almeno il doppio rispetto alle precedenti approssimazioni." ha spiegato Morgan, geologo presso il Centro per gli Studi Terrestri e Planetari del Museo "National Air and Space" e autore principale della nuova ricerca. "E' possibile che le acque dell'inondazione abbiano avuto origine da un serbatoio presente nelle profondità e potrebbero essere state rilasciate da attività tettonica o vulcanica locale. Questo nuovo lavoro dimostra l'importanza dei radar orbitali per la comprensione di come l'acqua ha formato la superficie di Marte."



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Formazione ed evoluzione del sistema di canali Marte Vallis nella Elisyum Planitia. Credit: Smithsonian/NASA




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Immagine radar del sottosuolo marziano. Credit: Caltech/NASA/JPL/Sapienza

SHARAD è uno strumento fornito dall'Agenzia Spaziale Italiana. Le sue operazioni sono portate avanti dall'Università La Sapienza, di Roma, ed i suoi dati sono poi analizzati da un team congiunto di americani ed italiani. Il Jet Propulsion Laboratory della NASA si occupa invece delle operazioni intere dell'orbiter e degli altri strumenti a bordo.

http://newsdesk.si.edu/releases/new-3-d ... nnels-mars


http://www.link2universe.net/2013-03-10 ... -marziana/

sempre interessanti novita'riguardo la struutura del pianea rosso,manco solo la ciliegina sulla torta.............d'interessante il fatto che questa scoperta e'dovuta(se non erro)a tecnologia italiana [;)]


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ubatuba ha scritto:



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Ai tempi in cui (forse) ci fu molta acqua su Marte possiamo pensare che la parte in blu fosse stato un antichissimo oceano???

[:I]



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di certo e' che l'elysium planitia e'x estensione la seconda regione vulcanica di marte...........


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Cita:
Atlanticus81 ha scritto: Ai tempi in cui (forse) ci fu molta acqua su Marte possiamo pensare che la parte in blu fosse stato un antichissimo oceano???

[:I]

Si, è la zona più depressa e "liscia" del pianeta, se c'era acqua era certamente tutta lì.

In un documentario su FOCUS hanno spiegato che si rituene si sia formato quel'enorme avvallamento con un antichissimo impatto formato tra Marte e un corpo grande quanto Plutone (2.3oo km). Poi successivamente, dopo altri grandi impatti, quella enorme depressione divenne un grande oceano.



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