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MessaggioInviato: 04/01/2013, 12:08 
una meteorite proveniente da marte e ritrovato in Marocco è diverso da tutti quelli analizzati finora: è ricco d'acqua e carbonio organico, relativamente recente e probabilmente di origine vulcanica.


Un meteorite così, da Marte, non era mai arrivato. NWA 7034 (le lettere stanno per North West Africa, visto che è stato raccolto in Marocco) è infatti diverso da ognuno dei 110 campioni di meteoriti provenienti dal pianeta rosso finora raccolti sul nostro pianeta. In compenso, assomiglia molto a quelli analizzati dai rover che hanno raggiunto Marte negli ultimi anni. I ricercatori che lo hanno analizzato, guidati da Carl Agee dell'Università del New Mexico, scrivono su Science di questa settimana che NWA 7034 proviene probabilmente dalla crosta marziana (lo strato più esterno del pianeta, a contatto con l'atmosfera) a differenza degli altri campioni finora raccolti sulla Terra.
NWA 7034 ha un contenuto d'acqua che è di un ordine di grandezza superiore a quello di tutti gli altri meteoriti marziani (noti come SNC, dalle località di Shergotty, Nakhla, e Chassign dove sono stati rinvenuti i rappresentanti più significativi): circa 6000 parti di acqua per milione, acqua che potrebbe venire da una sorgente vulcanica o da una falda superficiale. In ogni caso, doveva esserci acqua in superficie su Marte fino al momento in cui questo meteorite ha interagito con l'atmosfera, circa 2,1 miliardi di anni fa (quello che si chiama "primo periodo amazzoniano" nella storia geologica marziana). Inoltre, come spiega Andrew Steele della Carnegie Institution (uno degli autori), "la sua composizione è diversa da quella di tutti i meteoriti SNC. È fatto di frammenti di basalto cementati, un tipo di roccia che si forma dal rapido raffreddamento della lava in presenza di attività vulcanica. Questa composizione è molto comune nei campioni lunari, ma non in quelli marziani. La sua composizione chimica insolita suggerisce che provenga dalla crosta. L'analisi del carbonio suggerisce anche che il meteorite abbia subito processi secondari sulla superficie marziana, il che spiegherebbe la presenza di macromolecole di carbonio organico".
Di certo, notano gli autori, NWA 7034 è il primo meteorite ad avere una composizione coerente con le misurazioni fatte sulla superficie marziana da rover come Spirit, o dallo spettrometro della missione Odissey; cosa che non si può proprio dire ti tutti i meteoriti SNC, che devono provenire o da altre zone del pianeta o da altri strati.

Fonte: MEDIA INAF
http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _marte.txt

e' una notizia forse piu' importante di quella che recentemente era associata a curiosity,magari si sta perdendo tempo con missioni non finalizzate,anzike cercare le modalita'x la conferma dei dati,eclatanti,dei viking.....quanti annualita'perse [:(!]


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MessaggioInviato: 21/01/2013, 20:00 
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Erosioni stagionali nelle latitudini più alte di Marte. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Come sulla Terra, anche su Marte le stagioni passano e passando cambiano tutto sulla superficie! Anche se i cambiamenti possono essere meno radicali rispetto alla complessità della Terra, restano comunque estremamente spettacolari! Hanno inoltre un fascino particolare dato dal fatto che ci mostrano paesaggi esotici che sulla Terra non potremmo mai trovare, come distese enormi di ghiaccio di anidride carbonica, che, sublimando durante le stagioni caldi, crea piccoli geyser che spingono sulla superficie polvere dalla profondità, lasciandosi dietro tracce scure di materiale.

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Una vasta rete di canali scavati nella superficie di Marte dall'erosione dovuta ai continui cambiamenti stagionali. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

I canali che vedete nella foto sopra sono creati dopo milioni di anni di erosione continua. Ogni nuovo anno, ogni cambio di stagione, ogni primavera, quando il ghiaccio secco (ghiaccio di CO2) sublima (cioè passa direttamente dallo stato solido allo stato gassoso), la superficie si frattura. L'erosione avviene perché il gas cerca di trovare vie di fuga dalla superficie e spesso esce fuori in maniera pressurizzata da piccoli canali, che con il tempo si allargano sempre di più.

Una cosa particolare che si nota in questo caso è la struttura poligonale delle fratture sul terreno. Questo è comune nelle latitudini molto più alte. E' colpa della contrazione termica e l'espansione del ghiaccio d'acqua presente nel fango nella superficie. Strutture simili si possono trovare anche sulla Terra nelle zone di permafrost.

http://hirise.lpl.arizona.edu/ESP_029545_0950
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MessaggioInviato: 24/01/2013, 12:09 
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Parte della Reull Vallis, vista in alta risoluzione dalla camera HRSC della sonda Mars Express. Credit:ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

La sonda Mars Express ha ottenuto una nuova spettacolare immagine di una regione di Marte chiamata Reull Vallis, dove si intravede una struttura che è un po' il fossile di un antico fiume che tagliava la Promethei Terra, prima di cadere nel vasto bacino Hellas.
Questa sinuosa struttura, che si allunga per ben 1500 km, è ricco di numerosi segni di piccoli affluenti, uno dei quali può essere visto nella parte a nord dell'immagine sopra.



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Immagine della regione intorno al segmento fotografato dalla sonda Mars Express. Credit: NASA MGS MOLA Science Team

I lati della Reull Vallis sono particolarmente ripidi in queste immagini con lingitudini parallele che coprono il canale stesso. Queste strutture dovrebbero essere state causate dal passaggio di detriti e ghiaccio durante l'inizio dell'era chiamata "Amazoniana" che dura anche oggi. L'erosione è dovuta quindi al passaggio di ghiacciai lungo il canale. Le strutture si sono formate molto dopo il canale stesso quindi che è stato scavato dall'acqua durante il periodo denominato "Hesperiano" tra 3.5 miliardi e 1.8 miliardi di anni fa.
Simili strutture lineari, che dovrebbero essere ricchissime di ghiacci, dovrebbero trovarsi anche all'interno di molti crateri.

Nell'immagine a più ampio contesto, sopra, si vede come questo canale faccia parte di una rete che divide la vale in due parti con la parte superiore che si unisce di nuovo con un'altra per formare una singola vale più grande. La parte a destra (più a nord) è denominata Promethei Terra, e ci sono montagne molto rotondeggianti che si innalzano a circa 2500 metri sopra le pianure circostanti.



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Prospettiva trasversale 3D delle montagne nella Reull Vallis, viste dalla sonda Mars Express. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Questa regione somiglia moltissimo a regioni sulla Terra che hanno subito il passaggio di glaciazioni. Per esempio, si possono vedere delle strutture circolari molto ripide, sui muri interni, pieni di sedimenti, del cratere nello sfondo nell'immagine sopra. Gli scienziati planetari ritengono che queste potrebbero essere segni di dove arrivavano i livelli dell'acqua o dei ghiacciai, prima che acqua e ghiacciai si siano sublimati ed evaporati a varie ondate.

La morfologia della Reull Vallis suggerisce che ha una storia molto varia e molto complessa, con tante analogie all'attività glaciale presente sulla Terra. Queste analogie stanno dando ai geologi planetari l'opportunità di intuire come poteva essere il passato di Marte.

http://www.esa.int/Our_Activities/Space ... through_it

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da considerare che nella prima foto e' visibile all'altezza dell'ansa,la presenza di un qualkosa che potrebbe essere un affluente........[;)]tutto cio' e'un ulteriore conferma che un tempo sul pianeta scorreva acqua...[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 24/01/2013, 12:10, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 25/01/2013, 22:16 
prima ripresa notturna di marte,alla luce dei led bianchi del braccio meccanico
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Immagine di una roccia marziana illuminata dai LED bianchi sul braccio robotico del rover Curiosity. Credit:NASA/JPL/Caltech/MSSS

Il rover Curiosity ha usato per la prima volta la camera presente sul suo braccio robotico per scattare delle foto durante la notte, illuminando intorno con le sue piccole luci bianche e ultraviolette. Gli sicenziati hanno usato il MAHLI (Mars Hand Lens Imager) per ottenere immagini notturne della roccia chiamata "Sayunei" che sta analizzando ultimamente. Nei giorni precedenti Curiosity aveva anche usato la sua spazzola per rimuovere la polvere da sopra la roccia per esaminarla sotto. Il sito è vicino a dove il team pensa di usare per la prima volta la trivella per spezzare una roccia ed esaminarla dentro.
Le immagini della roccia Sayunei sono stati usati per la calibrazione della camera MAHLI il 22 e 23 Gennaio



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Immagine di una roccia su Marte, vista di notte illuminata dai led ultravioletti del braccio robotico di Curiosity. Credit: NASA/JPL/Caltech/MSSS

La MAHLI è una camera a fuoco aggiustabile, a colori, che include dei LED a varie lunghezze d'onda per ottenere immagini più dettagliate di alcuni particolari altrimenti non chiaramente visibili.

"L'obbiettivo delle osservazioni sotto luce ultravioletta è cercare i minerali fluorescenti" ha spiegato Ken Edgett, del Malin Space Science Systems, San Diego. "Questi dati sono appena arrivati questa mattina. Il team scientifico sta ancora cercando di analizzare le osservazioni. Se qualcosa si vede verde, giallo, arancione o rosso sotto luce UV, sarebbe una nitida indicazione di una fluorescenza di qualche minerale.



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Immagine notturna dello strumento per la calibrazione della camera sul braccio robotico di Curiosity. Credit: NASA/JPL/Caltech/MSSS



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Immagine notturna di Marte, dello strumento per la calibrazione della camera, visto in UV. La fluorescenza rossa è quello che indicherebbe un minerale ed è il motivo per cui viene usata la camera UV per illuminare le rocce. Credit: NASA/JPL/Caltech/MSSS

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?r ... 2013-032#4

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MessaggioInviato: 05/02/2013, 12:56 
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Immagine di dune sparse nella Montes Nereidum, su Marte, viste dalla camera HiRISE, a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Se c'è una cosa che su Marte non manca, è la sabbia, o in questo caso la regolite marziana. Ma quella non manca neanche sulla Luna. A differenza del nostro satellite però, Marte ha un'atmosfera che, anche se è meno densa della nostra, permette di creare strutture a noi molto famigliari come le dune! Queste a loro volta, spinte dal vento, hanno eroso nell'arco di milioni di anni la superficie del pianeta, trasformandolo. Molte cose si possono imparare dal modo in cui si muovono le dune, sia riguardo al storia della superficie marziana, che della proprietà del materiale di cui le dune sono composte, che delle proprietà dell'atmosfera stessa e la potenza dei venti generati



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Panorama delle dune sparse vicino alle montagne. Credit: HiRISE/MRO/JPL/NASA/Università dell'Arizona

Quelle che vedete in particolare in questo caso sono delle dune che si trovano nella parte meridionale di un vasto campo nelle Nereidum Montes, che sono una grande catena montuosa che si estende per ben 3677 km, al confine con la Argyre Planitia.

Molte delle dune in questa immagine sovrastano un ripido pendio. I pendii sono inclinati verso sud, ma le dune, come dimostra la loro faccia più ripida, vengono incurvate verso nord. Questo genere di "dune rampicanti" sono già state trovate altrove su Marte, come ad esempio nella Valles Marineris, ma in questo caso sono il risultato della presenza di forti venti provenienti da sud.



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Particolare delle dune, viste in falsi colori per evidenziare la loro struttura. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Un primo piano delle dune evidenzia una delle facce inclinate. Notiamo diversi canali franosi. Questi sono interpretati come la sabbia franata giù, lungo il pendio. Successivamente, il vento ha mosso consistenti quantità di sabbia formando delle increspature all'interno dei canali che sembrano arrampicarsi verso l’alto. Questa ed altre immagini di HiRISE mostrano l'interazione dinamica esistente tra il vento e la gravità, due dei molti processi che si verificano su Marte oggi.

http://hirise.lpl.arizona.edu

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speriamo che oltre alla dinamicita'presente nella superfice marziana,si possa in seguito acclarare la presenza di una qualke forma di vita sul pianeta [;)]


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MessaggioInviato: 21/03/2013, 20:18 
Black out in vista per le comunicazioni da Terra con le diverse sonde che orbitano attorno a Marte: Odyssey, Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) e Mars Express. Nel mese di Aprile le comunicazioni diventeranno difficili, a causa del passaggio, dal punto di vista della Terra, di Marte quasi dietro il sole, una "congiunzione" che avviene ogni 26 mesi. Il Sole, infatti, può facilmente interferire con le trasmissioni radio tra i due pianeti durante quel quasi allineamento. Per evitare che un comando alterato raggiunga un orbiter e un rover, i responsabili della missione Odyssey della NASA al Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena, in California, si stanno preparando a sospendere l'invio di tutti i comandi per i veicoli spaziali su Marte per alcune settimane nel mese di aprile, ma le trasmissioni da Marte alla Terra andranno avanti seppur in maniera ridotta.
"Per la missione Odissey è la sesta congiunzione" ha detto Chris Potts del JPL, responsabile della missione per la Mars Odyssey della NASA, che è in orbita intorno a Marte dal 2001. "Abbiamo molta esperienza utile in queste congiunzioni, anche se ognuna ha una propria caratteristica."
L'angolo apparente tra Marte e il Sole sarà il 17 aprile di appena 0,4 gradi. Il Sole , tra l'altro, è nel periodo più attivo di eruzioni solari per il ciclo in corso, anche se questo ciclo sembra caratterizzato da attività relativamente debole.
"La più grande differenza per la congiunzione del 2013 rispetto alle precedenti è il fatto di avere Curiosity su Marte", ha detto Potts. Odyssey e la sonda Mars Reconnaissance Orbiter inoltrano quasi tutti i dati provenienti dai rover Curiosity e Opportunity, oltre a condurre osservazioni scientifiche proprie.
Le trasmissioni dalla Terra alle sonde orbitanti saranno sospese quando Marte e il Sole saranno separati da meno di due gradi, dal 9 al 26 aprile, con comandi limitati durante i giorni immediatamente prima e dopo. Entrambe le sonde orbitali continueranno le osservazioni scientifiche ma su base ridotta rispetto alle operazioni abituali. Entrambi riceveranno e registreranno dati dai rover. Odyssey continuerà le trasmissioni verso la Terra per tutto aprile, anche se i tecnici si aspettano alcune interruzioni di dati, e i dati registrati saranno ritrasmessi in seguito.
Il Mars Reconnaissance Orbiter entrerà in modalità registrazione solo il 4 aprile. "Per tutto il periodo di congiunzione ci si limiterà alla sola memorizzazione dei dati a bordo ", ha detto Thomas Reid il vice Mission Manager di JPL. Si prevede che le sonde orbitanti potrebbero accumulare circa 40 gigabit di dati provenienti dai propri strumenti scientifici e circa 12 gigabit di dati accumulati dalla sonda Curiosity che saranno inviati a Terra circa il 1 maggio.
Opportunity non riceverà più comandi tra il 9 aprile e il 26 aprile. Il rover però continuerà con le attività scientifiche a lungo termine. Curiosity continuerà a fare osservazioni scientifiche durante il periodo di congiunzione. I suoi responsabili hanno intenzione di sospendere le trasmissioni dal 4 aprile al 1 maggio.

MEDIA INAF
fonte skylive


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MessaggioInviato: 11/04/2013, 20:23 
Nel nuovo video di Link4Universe, parliamo di una missione spaziale umana su Marte e dei tantissimi problemi tecnici e non solo che quest'impresa comporta attualmente. Una simile missione è nei sogni di tutti noi da moltissimo e ci continuiamo a dire, a buona ragione, che mancano i soldi da parte dei governi, ma al di la dei soldi, ci sono dei problemi molto pratici da risolvere prima.



http://www.link2universe.net/2013-04-10 ... -su-marte/


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MessaggioInviato: 12/04/2013, 11:06 
Si trovano nella regione Thaumasia Planum, un vasto altopiano che si trova immediatamente a sud di Valles Marineris, i due crateri da impatto osservati dalla sonda ESA Mars Express.


Marte fa ancora parlare di sé, e per una volta non per quello che il rover Curiosity sta scoprendo sulla sua superficie. Ma per due crateri gemelli che si trovano nella regione Thaumasia Planum, un vasto altopiano che si trova immediatamente a sud di Valles Marineris, il più grande canyon del Sistema Solare, e che sono stati studiati dalla sonda dell'ESA Mars Express, in orbita attorno al pianeta.
Al cratere settentrionale è stato dato ufficialmente il nome Arima nei primi mesi del 2012, mentre quello meridionale rimane senza nome. Entrambi sono poco più di 50 km di larghezza e mostrano caratteristiche interne complesse.
Una vista prospettica del cratere meridionale rivela le sue complesse caratteristiche in dettaglio. Diverse terrazze sono crollate dalle pareti del cratere su un pavimento piano, ma forse la caratteristica più evidente è il pozzo centrale, una caratteristica che condivide con Arima, il cratere a nord.
Quando un asteroide colpisce la superficie di un pianeta roccioso, sia esso che la superficie vengono compressi raggiungendo alte densità. Subito dopo l'impatto, le regioni compresse scaricano la pressione rapidamente, esplodendo violentemente.
A bassa energia, l'impatto crea un cratere a forma di scodella. In caso di maggiore energia, si creano crateri più grandi con caratteristiche più complesse, come ad esempio picchi centrali sollevati o fosse sommerse.
Una idea per la formazione del pozzo centrale è che durante l'impatto la roccia o il ghiaccio sciolto sia defluito attraverso fratture sotto il cratere, così da creare un pozzo.
Un'altra teoria è che il ghiaccio sotto la superficie viene riscaldato troppo rapidamente, e la vaporizzazione crea un'esplosione. Di conseguenza l'esplosione forma una fossa circondata da frammenti rocciosi. Il pozzo è al centro del cratere centrale, dove è stata concentrata la maggior parte dell'energia d'impatto.
Anche se i crateri hanno diametri simili, i loro pozzi centrali sono piuttosto diversi per dimensioni e profondità, come è evidente nella mappa topografica. Il ghiaccio sotto la superficie era forse più presente ed è stato più facilmente vaporizzato nel cratere sud, perforando un tratto di crosta leggermente più sottile e lasciando così una fossa più grande.
Molti altri crateri da più piccoli nelle vicinanze mostrano anch'essi segni della presenza acqua o ghiaccio al momento dell'impatto, in particolare nei depositi di detriti che circondano il cratere.
Crateri da impatto come questi possono quindi fornire finestre sul passato della superficie di un pianeta. In questo caso, forniscono la prova che la regione Thaumasia Planum un tempo ospitava acqua o ghiaccio abbondante nel sottosuolo che sono stati liberati nel corso di eventi di impatto di piccole e grandi dimensioni.

Fonte: MEDIA INAF



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http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _marte.txt


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MessaggioInviato: 15/04/2013, 19:14 
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Crateri Gemelli Arima, nella Thaumasia Planum, su Marte, poco a sud della Vallis Marineris. Entrambi i crateri hanno circa 50 km in diametro. L'immagine è della camera a HRSC, a bordo della sonda Mars Express della ESA. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Drammatiche esplosioni sotterranee, che forse coinvolgono anche tanto ghiaccio d'acqua, sono responsabili per profondi pozzi all'interno di una coppia di crateri gemelli fotografati recentemente dalla sonda Mars Express della ESA. I "crateri gemelli" si trovano nella Thaumasia Planum, un grande plateau che si trova immediatamente a sud della Valles Marineris, il più grande canyon del Sistema Solare.


Il cratere più a nord (quello a destra) fu chiamato ufficialmente Arima, nel 2012. Il cratere accanto rimane ancora senza nome. Entrambi sono però più o meno della stessa grandezza (poco più di 50 km in diametro), e hanno strutture interne molto simili ed intricate. Il cratere più a sud è anche presentato qui sotto da una prospettiva diversa che rivela la complessità del pozzo centrale.



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Si vedono bene terrazze multiple che cadono dai bordi del cratere sul fondale piatto, ma forse la struttura che colpisce maggiormente è il pozzo centrale. Questa particolare caratteristica la condivide con il vicino cratere Arima. I pozzi centrali nei crateri sono comuni si Marte ed anche su altre lune ghiacciate nel Sistema Solare esterno. Ma come si formano?

Quando un asteroide colpisce la superficie rocciosa di un pianeta, sia l'asteroide che la superficie vengono compressi fino ad altissime densità. Immediatamente dopo l'impatto, le regioni compresse si depressurizzano molto rapidamente, esplodendo violentemente! Negli impatti a bassa energia, si forma un cratere semplice scavato. Nel caso di impatti molto più drammatici, i crateri grandi hanno forme molto più complesse, come anche picchi centrali, terrazze, anelli, o appunto pozzi.

Un'idea riguardo alla formazione dei pozzi centrali è che quando la roccia o il ghiaccio si fondono durante l'impatto poi sprofondano attraverso le fratture nella crosta sotto, lasciandosi poi dietro rapidamente un pozzo. Un'altra teoria è che il ghiaccio sotto la superficie, una volta riscaldato tanto, vaporizza subito. Come risultato, la superficie rocciosa viene scavata formando così un pozzo esplosivo circondato da detriti rocciosi. Il pozzo è il centro del cratere principale, dove la maggior parte dell'energia dell'impatto è stata depositata.




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Topografia dei due crateri gemelli, visti vicini da Mars Express. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Anche se i grandi crateri in questa scena hanno in comune molte cose come simili diametri e terrazzi, i loro pozzi centrali sono molto differenti in dimensione e profondità, come evidenziato dalla mappa topografica mostrata sopra. Se paragonato al Cratere Arima, forse molto più ghiaccio sotto la superficie era presente li e si è vaporizzato subito, rispetto al cratere sud.

Molti vicini crateri più piccoli mostrano anch'essi testimonianze di presenza di acqua o ghiaccio al momento dell'impatto, come dimostra la loro contorta coperta di materiale espulso intorno.

Le coperte di materiale espulso sono depositi che circondano il cratere di rocce scavate dall'interno durante il momento della formazione. Hanno lobi simili a petali intorno ai bordi che sono il risultato dell'azione dell'acqua liquida che si è legata al materiale espulso, permettendogli di fluire lungo la superficie, dando così un'apparenza molto fluida.


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Immagine 3D anaglifica dei due crateri. Prendete i vostri occhiali stereo e ammirate la loro struttura. Credit: ESA/DLR/Fu Berlin (G. Neukum)

Simili crateri d'impatto possono fornirci delle vere e proprie porte verso la comprensione della passate geologia della superficie e sub-superficie del pianeta. In questo caso mostrano come un tempo, la Thaumasia Planum, ospitasse grandi quantità di acqua o ghiaccio, finito poi sepolto e liberato da impatti come questo.

http://esa.int/Our_Activities/Space_Sci ... ns_on_Mars

http://www.link2universe.net/2013-04-15 ... -su-marte/


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MessaggioInviato: 29/04/2013, 17:04 
Marte in 3D

Ci sono voluti tre giorni marziani e la visione stereoscopia della Navigation Camera, ma il risultato dell'ultima fatica di Curiosity è spettacolare: immagini a tre dimensioni di Mount Sharp e un panorama a 360 gradi da esplorare in punta di mouse grazie


Avete presente Street View, la popolarissima tecnologia targata Google che da qualche anno ci fa passeggiare per le vie del mondo senza mettere piede fuori di casa? Bene, usando il rover Curiosity come una sorta di "Google Car", la NASA ci permette ora di vivere un'analoga esperienza virtuale sul suolo del pianeta rosso. Combinando in un'unica immagine composita dozzine di foto scattate - fra il 23 e il 26 gennaio scorso, nei giorni marziani (sol) 166, 168 e 169 - dalla Navigation Camera del laboratorio su ruote, lo specialista di ricostruzioni panoramiche John O'Connor ha reso disponibile un'applicazione che permette d'esplorare a 360 gradi e in modo interattivo, voltandosi e zoomando a piacere, la zona circostante il "sito di scavo" John Klein. È pure possibile alzare gli occhi al cielo, ripulito per l'occasione da tutte le "cuciture" fra una foto e l'altra così da simulare, nel modo più realistico possibile, l'impressione che avrebbe una persona che si trovasse effettivamente lì in piedi.
E visto che le macchine fotografiche presenti sulla Navigation Camera sono due, proprio come i nostri occhi, consentendo dunque una visione stereoscopica, chi ha conservato un paio di quegli occhialini bicolore per la visione dei film in 3D - lente rossa a sinistra, verde a destra, raccomanda la NASA - potrà anche assaporare, oltre al panorama interattivo, le immagini in tre dimensioni di Mount Sharp e dintorni. In primissimo piano, sia nel caso della panoramica che per le immagini in 3D, il rover stesso con tutto il suo armamentario, in procinto, all'epoca, a dare il via alle sue prime incursioni con il trapano.
Insomma, in attesa di atterrarci sul serio, magari con un viaggio senza ritorno come quello prospettato da Mars One, le occasioni per prendere confidenza con il pianeta rosso diventano sempre più frequenti e coinvolgenti, seppure ancora del tutto virtuali.

Per navigare su Marte: Carica l'immagine 3D, in alta risoluzione, di Mount Sharp e della zona circostante. Per vederla a tre dimensioni sono richiesti gli occhialini bicolore.
Lancia l'applicazione Java per l'esplorazione panoramica interattiva. Se l'applicazione parte a schermo intero, è possibile ridurla premendo il tasto ESC.

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _in_3d.txt
x il tutto e' necessario aprire il link soprapostato [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 29/04/2013, 17:06, modificato 1 volta in totale.

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Cazpita che bello! Specie guardando all'orizzonte ... [:D] [:264]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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Marte: vento o acqua?

Il rilievo che presto il rover della NASA Curiosity analizzerà potrebbe essersi formato non a causa della presenza di acqua, come si credeva, ma per via della forza del vento


Potrebbe essere il vento, e non l'acqua come molti pensavano, la causa di alcuni rilievi sulla superficie di Marte, a cominciare da quello nei cui pressi si sta aggirando il rover Curiosity. Lo sostiene un team di ricercatori dell'Università di Princeton e del California Institute of Technology con uno studio appena pubblicato su Geology .
I loro studi si sono concentrati sul Monte Sharp, un piccolo rilievo di 5 chilometri al centro del Cratere Gale, a sua volta largo 154 chilometri. Si ritiene che questo cratere possa essere il bacino di un lago prosciugato, e che il rilievo fosse dovuto all'accumulazione di sedimenti sul fondo del lago. Secondo i ricercatori, è possibile che il Gale ospitasse effettivamente un lago, ma il Mount Sharp non sarebbe mai stato sommerso: al contrario potrebbe essere il risultato dell'azione dei venti e dell'atmosfera marziani.
Le caratteristiche del rilievo, ricostruire in un modello al computer dai ricercatori, si sposano meglio con l'idea che Mount Sharp si sia formato per la deposizione progressiva di polveri spinte dal vento, piuttosto che per l'accumulazione di sedimenti sott'acqua. Al posto degli strati piani previsti dai depositi lacustri, si osservano infatti strati inclinati verso l'esterno di circa 3 gradi.
Il Monte Sharp, secondo gli studiosi, non sarebbe mai stato sommerso dall'acqua, anche se la base attorno al rilievo potrebbe aver contenuto acqua in passato. "I dati raccolti non precludono l'esistenza di laghi nel Cratere Gale, ma implicano che la maggior parte del materiale sia stata depositata dal vento", ha detto Kevin Lewis, co-autore dello studio pubblicato lo scorso marzo sulla rivista Geology. E' ancora possibile che la parte bassa del cumulo possa essere il risultato del prosciugamento di un lago, mentre è quasi sicuro che la parte alta del Monte Sharp sia stata scolpita dal vento.
Nonostante ciò, studiando i sedimenti e i diversi strati che compongono questo e altri rilievi e crateri del pianeta, i ricercatori potranno scoprire, come accade sulla Terra, la storia geologica e climatica di Marte.
I ricercatori hanno usato immagini ad alta risoluzione scattate dalla camera High-Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) montata a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter per misurare dall'alto l'orientamento degli strati rocciosi intorno alla base del monte. Edwin S. Kite, altro autore del paper, ha sviluppato al computer un modello matematico per studiare come il vento potrebbe aver depositato il materiale nel Cratere Gale.
Il compito di trovare una soluzione definitiva a questo mistero spetta ora al rover della NASA Curiosity, atterrato nell'agosto scorso proprio in prossimità del cratere. I ricercatori non hanno ancora escluso del tutto la speranza di trovare tracce di acqua sul pianeta e di strati di roccia di origine lacustre. Nel 2014 Curiosity raggiungerà la base del Monte Sharp e verificherà questa e altre ipotesi.

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da skylive


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Dune ricche di olivina sul bordo della Coprates Chasma. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Il lavoro dei geologi planetari è un po' come quello di Sherlock Holmes. Raramente hanno davanti a se quello che cercano, comprensibilmente anche, visto che, per esempio, nel caso di Marte vogliamo sapere com'erano i passati cicli di acqua sul pianeta. Quindi devono partire dai pochi indizi che hanno e cercare di dedurre come poteva essere Marte in passato. Ma quali sono gli indizi migliori? i minerali! In questa nuova immagine per esempio, vedete che ci sono delle dune grandi. La loro origine, probabilmente, ha a che fare con i vicini speroni di roccia, da cui potrebbero essersi sbriciolati depositi minerali vari.

Ma un minerale più di tutti gli altri ha catturato gli occhi dei geologi. Sia le dune di sabbia, che gli speroni rocciosi che i massi visibili vicino alla parte più alta delle pareti, sono parzialmente composti da olivina! L'olivina è uno di quei minerali che fa sempre tantissimo piacere trovare perché la sua origine è legata spesso a processi vulcanici e perché è un minerale altamente sensibile all'acqua! In particolare agli agenti atmosferici ricchi di acqua.

Insomma, trovare questi depositi di olivina nelle dune (grazie ai dati raccolti dallo strumento CRISM, a bordo del MRO), rafforza l'ipotesi secondo la quale gli speroni di roccia sono la sorgente della sabbia che ha formato le dune, e allo stesso tempo, la presenza dell'olivina indica anche che gli speroni e le dune si sono formate dopo che questi agenti atmosferici sono cessati del tutto.Interessante invece è la presenza di minerali argillosi (noti come fillosilicati) rilevati nella parte alta del muro roccioso suggerendo come in realtà una certa alterazione causata dall'acqua è avvenuta in antico passato.

http://hirise.lpl.arizona.edu

http://www.link2universe.net/2013-05-08 ... -su-marte/


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Immagine delle dune poligonali che si formano in regioni polari di Marte. Credit: JPL/NASA/Università dell'Arizona

Marte, come la Terra, ha un asse un asse di rotazione inclinato che gli permette di avere stagioni! Ma su Marte le cose sono, ovviamente, di un altro pianeta! Ed ecco che le temperature bassissime, insieme alla composizione diversa dell'atmosfera e la sua struttura diversa, portano a fenomeni spettacolari, come la formazione di queste dune poligonali. I poligoni che si formano sui terreni sono di grande interesse in quanto spesso indicano la presenza di ghiaccio superficiale o del terreno in essiccazione, come ad esempio uno strato di fango. Tuttavia, infinite sono le vie della natura quando si parla di geologia e chimica. I poligoni si formano in tante condizioni e questi che vedete indicano tutt'altro che terreno in essiccazione.

Questi poligoni si trovano su distese di dune di sabbia, all'interno di una valle tra vaste montagne. Le creste delle dune, ghiacciano e formano intersezioni complesse tra di loro. Nel tempo l'atmosfera può erodere molte delle creste, e spesso i paesaggi hanno solo le tracce di queste complesse strutture, tuttavia sappiamo che periodicamente le dune si muovono anche, e quindi le creste si riformano.



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Immagine del contesto in cui si trovano le dune poligonali. Credit: NASA/JPL

C'è un programma di monitoraggio delle dune, da parte della NASA, tramite l'uso della camera HiRISE a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter. Questo perché ci sono stati segni di movimento delle dune negli anni, e gli scienziati vogliono capire quando l'atmosfera riesce ad alzare e muovere questi blocchi di sabbia. Questo potrebbe dirci qualcosa non solo sull'atmosfera, ma anche sulla capacità di erosione che esercita insieme alla sabbia, sul complesso panorama morfologico della superficie marziana.

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Grazie al Mars Reconnaissance Orbiter, un gruppo di ricercatori ha contato e datato i crateri che si sono formati di recente su Marte in seguito a impatti di asteroidi e frammenti di comete.


Marte detiene un nuovo record tra i pianeti del Sistema Solare: secondo Alfred McEwen dell'Università dell'Arizona è quello di cui conosciamo meglio la frequenza con cui si formano nuovi crateri da impatto. Questo grazie a un nuovo lavoro scientifico, pubblicato questo mese sulla rivista Icarus, in cui McEwen e colleghi hanno passato al setaccio le immagini ottenute dalla camera HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment) di cui è equipaggiata la sonda NASA Mars Reconnaissance Orbiter.
Confrontando alcune zone fotografate più volte nel corso dell'ultima decade, i ricercatori sono arrivati a individuare 248 nuovi siti di impatto, ovvero una serie di crateri provocati da meteoriti caduti molto di recente sul Pianeta Rosso. La stima finale degli scienziati è che Marte sia bombardato ogni anno da più di 200 piccoli asteroidi o frammenti di comete, tipicamente tra 1 e 2 metri di diametro, che danno origine a crateri di almeno 4 metri di diametro.
Una pioggia di meteoriti che sulla Terra sarebbe dissolta dall'atmosfera del nostro pianeta, ben più spessa di quella di Marte. Ma anche un bombardamento più leggero di quanto si pensasse. Stime precedenti avevano infatti calcolato valori tra le tre e le dieci volte maggiori, basandosi su studi di crateri lunari e sull'età delle rocce lunari raccolte durante le missioni Apollo della NASA. I valori della frequenza di impatto e della formazione di nuovi crateri sono utili ai ricercatori come metro di misura per una stima dell'età delle superfici esposte, sia di Marte che di altri pianeti.

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http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _marte.txt


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