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MessaggioInviato: 20/06/2012, 18:19 
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sezione 9 ha scritto:
il mercato unico c'era da prima che esistesse la moneta unica, nel 1992 l'Euro non c'era, ma l'Italia fu comunque costretta, dalla speculazione, a svalutare e svendere. Svalutare e poi svendere. E non mi pare che l'economia sia ripartita, anzi.


Se guardi qui capisci un po' di cose che forse ti sono sfuggite

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=13031



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MessaggioInviato: 20/06/2012, 19:26 
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Atlanticus81 ha scritto:

Cita:
sezione 9 ha scritto:
il mercato unico c'era da prima che esistesse la moneta unica, nel 1992 l'Euro non c'era, ma l'Italia fu comunque costretta, dalla speculazione, a svalutare e svendere. Svalutare e poi svendere. E non mi pare che l'economia sia ripartita, anzi.


Se guardi qui capisci un po' di cose che forse ti sono sfuggite

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=13031


Figurati.... qual topic sezione lo evita come la peste..... [:246]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 20/06/2012, 19:36 
TTE, la causa della crisi non è che improvvisamente se la sono presa con l'Italia o la Grecia o chissà chi altro. Questo deve essere il concetto di base: la crisi nasce per una serie di politiche sbagliate (e se leggi quello che ho scritto, dato che parlo di ultimi 40 anni e non di ultimi 10, è evidente che le colpe, almeno almeno di sudditanza intellettuale, le attribuisco anche alla sinistra) che hanno applicato il liberismo puro. Meno stato, meno vincoli, il potere equilibratore del mercato eccetera.

Per cui, quello che dico io è che qualsiasi scelta che non attacchi il pensiero dominante, la teoria liberista, di cui l'austerità è solo uno degli effetti, è velleitaria. Tu dici di uscire dall'euro e svalutare. Questo non è "male minore", è solo prendere tempo, e oltretutto concettualmente non è diverso da quello che si fa ora. Ora si dice che servono sacrifici che verranno ripagati quando l'economia ripartirà. Tu proponi di tagliare della metà gli stipendi e le pensioni promettendo che così l'economia ripartirà. Cosa c'è di diverso se non la fede che quello che si propone sia giusto? Anche gli altri credono di fare la cosa giusta, ma per me sbagliate entrambi. La speculazione attacca ora il debito, ma poi attaccherà qualcos'altro, e non finirà mai. Pensi che uscire dall'euro e svalutare serva ad evitare le speculazioni? Lo sappiamo entrambi che gli attacchi speculativi non si fondano su preoccupazioni reali: il debito italiano non è il più grande del mondo eppure "i mercati sono preoccupati". Cosa ti fa pensare che la tua nuova lira svalutata "rassicuri i mercati"? Come farai ad impedire che la speculazione non attacchi qualcos'altro?

Tu vivi in una teoria che si fonda su un fatto assurdo: per funzionare, serve che "i mercati" facciano spallucce e ci lascino stare. In realtà, anche ammesso che siano tutti così scemi, il problema è molto più grande: è il sistema di distribuzione delle risorse che non funziona più, per cui o si esce da questo sistema, modificandolo (e gradirei anche delle risposte su quello che ho scritto), oppure al massimo si potrà ripartire da capo, fino alla prossima bolla speculativa. Stiamo assistendo alla più colossale concentrazione della ricchezza della storia umana, e non sarà certo uscendo dall'euro che potremo evitare di finire massacrati.


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MessaggioInviato: 20/06/2012, 19:52 
Cita:
sezione 9 ha scritto:
La speculazione attacca ora il debito, ma poi attaccherà qualcos'altro, e non finirà mai. Pensi che uscire dall'euro e svalutare serva ad evitare le speculazioni?


Certo che no.... ma almeno una cosa ce la risparmia. Lo sborsare 600 e rotti miliardi di euro per l'ESM, da qui a due anni. Sai che bel progetto VERO, fatto di SOLDI VERI, e non di chiacchiere virtuali come quelle proposte da Passera, si potrebbe realizzare in termini di sviluppo e crescita per l'Italia con quella somma?

Voglio dire.... ok pronti tutti ai sacrifici. Facciamoli 'sti sacrifici. Ma facciamoli per mettere in sicurezza le aziende (che con una scossa del 4 grado sono cadute come fossero di cartapesta), per dare il lavoro ai giovani, per ricostruire la scuola, la ricerca, il patrimonio paesagistico, monumentale, artistico e culturale di questo paese, per sviluppare il TURISMO cavolo (che solo con quello potremmo vivere tutti di rendita!), per un nuovo piano energetico nazionale, per il dissesto idrogeologico etc etc.... cioè facciamo con quei soldi ciò che avremmo fatto SE LE BANCHE E GLI SPECULATORI fossero crepati all'inferno! E' solo questo che dico io.... Il mondo sta andando al contrario e le cose più ovvie e più costruttive che si possono fare, per colpa di quattro eurocrati del menga, non vengono fatte! E' semplicemente allucinante ciò che ci sta per capitare sezione... è brutto brutto... e mi chiedo se davvero ne siamo fino in fondo consapevoli.....[V]



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MessaggioInviato: 21/06/2012, 10:57 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

TTE e Pegasus, rileggete quello che ho scritto, visto che è chiaro che non avete capito un caxxo.


Che finezza politica, sembri Grillo [:246]!

Poi nell'intervento criticavo Giuliano Amato, scusa se ti rendo pan per focaccia ma chi "caspita" (censored versione [:D]) ti stava pensando.



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MessaggioInviato: 21/06/2012, 12:37 
La crisi secondo me è una forma di governo



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MessaggioInviato: 21/06/2012, 13:06 
La attuale Crisi economica "globale" e` voluta e creata ad hoc per distogliere l`attenzione da altro..statene certi e sicuri.
E non e` checche` ne` dicano schiere di economisti vari una "crisi convenzionale" dalla quale si esce.
L`unica chance di uscita e` verso un nuovo tipo di societa`...con ancora minori diritti di base per le masse...
Ma non arriveremo a questo...perche` prima ci sara` altro.
Quindi mi fanno sorridere tutti gli economisti illustri (molti dei quali ipocriti perche` organici al "sistema" che ha voluto questo stato di cose) che ogni giorno pontificano sulle ricette, sulla ricerca dell`Eldorado chiamato "crescita" ecc. ecc.
Rimanendo in ambito prettamente economico senza sfociare nei temi che mi piacciono di piu` da complottista/visionario/psicolabile quale sono, nessuno di coloro i quali non fa parte "del terzo occhio" (accademici, politici ed economisti) riesce a dare una spiegazione certa all`origine di questo stato di crisi...
Io da perfetto "piccolo complottista" continuo a ritenere che il botteghino che vendeva i biglietti per il grande Esodo sia gia` chiuso da tempo...purtroppo per le persone comuni come me...che hanno una awareness molto ma molto piu` sviluppata della persona comune della strada ma e` senza i mezzi...necessari.
A volte mi sembra di essere come l`ex campione di wrestling che in noto film di Carpenter si aggira per le vie di una citta` con appositi occhiali...

Marco71.



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MessaggioInviato: 21/06/2012, 13:43 
Cita:
MarcoFranceschini ha scritto:

La attuale Crisi economica "globale" e` voluta e creata ad hoc per distogliere l`attenzione da altro..statene certi e sicuri.
E non e` checche` ne` dicano schiere di economisti vari una "crisi convenzionale" dalla quale si esce.
L`unica chance di uscita e` verso un nuovo tipo di societa`...con ancora minori diritti di base per le masse...
Ma non arriveremo a questo...perche` prima ci sara` altro.
Quindi mi fanno sorridere tutti gli economisti illustri (molti dei quali ipocriti perche` organici al "sistema" che ha voluto questo stato di cose) che ogni giorno pontificano sulle ricette, sulla ricerca dell`Eldorado chiamato "crescita" ecc. ecc.
Rimanendo in ambito prettamente economico senza sfociare nei temi che mi piacciono di piu` da complottista/visionario/psicolabile quale sono, nessuno di coloro i quali non fa parte "del terzo occhio" (accademici, politici ed economisti) riesce a dare una spiegazione certa all`origine di questo stato di crisi...
Io da perfetto "piccolo complottista" continuo a ritenere che il botteghino che vendeva i biglietti per il grande Esodo sia gia` chiuso da tempo...purtroppo per le persone comuni come me...che hanno una awareness molto ma molto piu` sviluppata della persona comune della strada ma e` senza i mezzi...necessari.
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Altro che il biscotto calcistico, qui ci stanno rifilando una torta di quelle indigeste.



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MessaggioInviato: 21/06/2012, 15:25 
Cita:
MarcoFranceschini ha scritto:
A volte mi sembra di essere come l`ex campione di wrestling che in noto film di Carpenter si aggira per le vie di una citta` con appositi occhiali...


Per me, stesso stato d'animo.

E questi comunque sono i vari cartelloni elettorali di PDL, PD ed UDC (senza scordare i vari partitucoli come FLI e simli), visti dagli occhiali speciali:
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[:D]

Quel film è più reale della realtà che ti propina odiernamente la medesima TV.


Ultima modifica di Pegasus il 21/06/2012, 15:29, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/06/2012, 22:06 
Articolo uscito sulla Repubblica relativamente alla MMT
Fonte: http://rampini.blogautore.repubblica.it ... ntrazione/

La Teoria Monetaria Moderna ci salverà dalla Grande Contrazione?

L’America entrò nel XX secolo con un debito pubblico inferiore al 10% del Pil. Era salito appena al 16% nel 1929. Ma era balzato al 120% del Pil durante la seconda guerra mondiale. Per poi scendere al 32% nel 1974 alla vigilia del primo shock petrolifero. Trovare un nesso causale fra questi livelli di debito pubblico così disparati e la performance economica – in termini di sviluppo, lavoro, benessere – è impossibile. Perché allora il debito pubblico è diventato (vedi Grecia) l’oggetto di culto prediletto nel “feticismo delle cifre” che ci soggioga?

Le grandi crisi partoriscono grandi idee. Così fu dopo il crac del 1929 e la Depressione. Per uscirne, l’Occidente usò il pensiero di John Maynard Keynes, scoprì un ruolo nuovo per lo Stato nell’economia, inventò le politiche sociali del New Deal e la costruzione del moderno Welfare State. Oggi siamo daccapo. L’eurozona sprofonda nella sua seconda recessione in tre anni. Gli Stati Uniti malgrado la ripresa in atto pagano ancora i prezzi sociali elevatissimi della Grande Contrazione iniziata nel 2008 (almeno 15 milioni di disoccupati). Ma dall’America una nuova teoria s’impone all’attenzione. Si chiama Modern Monetary Theory, ha l’ambizione di essere la vera erede del pensiero di Keynes, adattato alle sfide del XXI secolo. Ha la certezza di poter trainare l’Occidente fuori da questa crisi. A patto che i governi si liberino di ideologie vetuste, inadeguate e distruttive. E’ una rivoluzione copernicana, il cui alfiere porta un cognome celebre: James K.Galbraith, docente di Public Policy all’università del Texas e consigliere “eretico” di Barack Obama, è figlio di uno dei più celebri economisti americani, quel John Kenneth Galbraith che fu grande studioso della Depressione e consulente di John Kennedy.

Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico. E’ un attacco frontale all’ortodossia vigente. Sfida l’ideologia imperante in Europa, che i “rivoluzionari” della Modern Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo. Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l’austerity imposta dalla Germania, per i teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d’acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda.

Un semplice esercizio mette a nudo quanto ci sia di “religioso” nella cosiddetta saggezza convenzionale degli economisti. Qualcuno ha provato a interrogare i tecnocrati del Fmi, della Commissione Ue e della Banca centrale europea, per capire da quali Tavole della Legge abbiano tratto alcuni numeri “magici”. Perché il deficit pubblico nel Trattato di Maastricht non doveva superare il 3% del Pil? Perché nel nuovo patto fiscale dell’eurozona lo stesso limite è stato ridotto a 0,5% del Pil? Chi ha stabilito che il debito pubblico totale diventa insostenibile sotto una soglia del 60% oppure (a seconda delle fonti) del 120% del Pil? Quali prove empiriche stanno dietro l’imposizione di questa cabala di cifre? Le risposte dei tecnocrati sono evasive, o confuse.

La Teoria Monetaria Moderna fa a pezzi questa bardatura di vincoli calati dall’alto, la considera ciarpame ideologico. La sua affermazione più sconvolgente, ai fini pratici, è questa: non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario. La via della crescita, passa attraverso un rilancio di spese pubbliche in deficit, da finanziare usando la liquidità della banca centrale. Non certo alzando le tasse: non ora.

Se è così, stiamo sbagliando tutto. Proprio come il presidente americano Herbert Hoover sbagliò drammaticamente la risposta alla Grande Depressione, quando cercò di rimettere il bilancio in pareggio a colpi di tagli (stesso errore che fece Franklin Roosevelt nel 1937 con esiti nefasti). Il “nuovo Keynes” oggi non è un profeta isolato. Galbraith Jr. è solo il più celebre dei cognomi, ma la Mmt è una vera scuola di pensiero, ricca di cervelli e di think tank. Così come la destra reaganiana ebbe il suo pensatoio nell’Università di Chicago (dove regnava negli anni Settanta il Nobel dell’economia Milton Friedman), oggi l’equivalente “a sinistra” sono la University of Missouri a Kansas City, il Bard College nello Stato di New York, il Roosevelt Institute di Washington.

Oltre a Galbraith Jr., tra gli esponenti più autorevoli di questa dottrina figura il “depositario” storico dell’eredità keynesiana, Lord Robert Skidelsky, grande economista inglese di origine russa nonché biografo di Keynes. Fra gli altri teorici della Mmt ci sono Randall Wray, Stephanie Kelton, l’australiano Bill Mitchell. Non sono una corrente marginale; tra i loro “genitori” spirituali annoverano Joan Robinson e Hyman Minsky. Per quanto eterodossi, questi economisti sono riusciti a conquistarsi un accesso alla Casa Bianca. Barack Obama consultò Galbraith Jr. prima di mettere a punto la sua manovra di spesa pubblica pro-crescita, così come fece la democratica Nancy Pelosi quando era presidente della Camera. Ma la vera forza della nuova dottrina viene dai blog. The Daily Beast, New Deal 2.0, Naked Capitalism, Firedoglake, sono tra i blog che ospitano l’elaborazione del pensiero alternativo. Hanno conquistato milioni di lettori: è una conferma di quanto ci sia sete di terapie nuove, e quanto sia screditato il “pensiero unico”.

La Teoria Monetaria Moderna è ben più radicale del pensiero “keynesiano di sinistra” al quale siamo abituati. Perfino due economisti noti nel mondo intero come l’ala radicale che critica Obama da sinistra, cioè i premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, vengono scavalcati dalla Mmt. Stephanie Kelton, la più giovane nella squadra, ha battezzato una nuova metafora…ornitologica. Da una parte ci sono i “falchi” del deficit: come Angela Merkel, le tecnocrazie (Fmi, Ue), e tutti quegli economisti schierati a destra con il partito repubblicano negli Stati Uniti, decisi a ridurre ferocemente le spese.

Per loro vale la falsa equivalenza tra il bilancio di uno Stato e quello di una famiglia, che non deve vivere al di sopra dei propri mezzi: un paragone che non regge, una vera assurdità dalle conseguenze tragiche secondo la Mmt. Poi ci sono le “colombe” del deficit, i keynesiani come Krugman e Stiglitz. Questi ultimi contestano l’austerity perché la giudicano intempestiva (i tagli provocano recessione, la recessione peggiora i debiti), però hanno un punto in comune con i “falchi”: anche loro pensano che a lungo andare il debito crea inflazione, soprattutto se finanziato stampando moneta, e quindi andrà ridotto appena possibile. Il terzo protagonista sono i “gufi” del deficit. Negli Stati Uniti come nell’antica Grecia il gufo è sinonimo di saggezza. I “gufi”, la nuova scuola della Mmt, ritengono che il pericolo dell’inflazione sia inesistente.

Secondo Galbraith Jr. “l’inflazione è un pericolo vero solo quando ci si avvicina al pieno impiego, e una situazione del genere si verificò in modo generalizzato nella prima guerra mondiale”. Di certo non oggi. Il deficit pubblico nello scenario odierno è soltanto benefico, a condizione che venga finanziato dalle banche centrali: comprando senza limiti i titoli di Stato emessi dai rispettivi governi. Ben più di quanto hanno iniziato a fare Ben Bernanke (Fed) e Mario Draghi (Bce), questa leva monetaria va usata in modo innovativo, spregiudicato: l’esatto contrario di quanto sta avvenendo in Europa.



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MessaggioInviato: 05/07/2012, 20:02 
Se il Capitalismo è destinato a fallire, soffocato suoi stessi paradossi, sotto il peso dell'attuale crisi finanziaria, quale modello socio-economico potrà sostituirlo considerato che il suo speculum (il Comunismo) è fallito già 20 anni prima di lui?

Un mio pallino è il principio dell'economia del dono che trae spunto dalle teorie di Marcel Mauss esplicitate nel suo "Saggio sul dono" (1923)
http://it.wikipedia.org/wiki/Marcel_Mauss

Cita:
L’economia del dono bussa all’Europa
22 maggio 2012

I movimenti di “Insieme per l’Europa” avanzano proposte concrete sul piano economico: moratoria sulla pubblicità rivolta ai bambini e sul gioco d'azzardo, una Tobin Tax sulla finanza, leggi adeguate per l’economia sociale e civile.

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A “Insieme per l’Europa” non poteva mancare l’economia. Ed infatti nella prestigiosa sede del Parlamento Europeo, a Pace de Luxembourg, nella sala dedicata ad Alcide De Gasperi, padre nobile e cofondatore di quella che sarebbe stata l’Unione Europea, si danno appuntamento una schiera di esperti, politici, imprenditori, giovani, cittadini per il convegno: “Economia: un affare di dono”. Certo la posta in gioco è alta: l’attuale, folle corso della finanza malata ha perso la direzione del Bene Comune.

Hendrik Opdebeeck, professore di Filosofia e di Economia presso l’Università di Anversa e membro del Centro di Etica in apertura dei lavori declina in sette punti il concetto di responsabilità e lo coniuga con libertà, alterità, incontro con gli altri, responsabilità delle Istituzioni globali, giustizia, limiti dell’economia di mercato, globalizzazione.

Le recenti elezioni francesi e greche, con le loro pur diverse tensioni sociali, pongono secondo il docente una domanda: distribuire quote di reddito secondo il merito con la visione del liberalismo o concedere a tutti la loro parte in conformità al loro bisogno, secondo la logica socialista? Nell’attuale società europea gli aspetti economici, sociali, legali e finanziari rischiano di prendere forma in strutture organizzate egocentriche e irresponsabili sia a livello nazionale che a livello internazionale e globale. Da questo punto di vista l’Europa in crisi, deve guardare ad un altro, paradigma futuro importante: la responsabilità.

Immagine

Luigino Bruni, associato di Economia all’Università Bicocca di Milano e all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, offre un’analisi lucida e senza sconti all’attuale crisi, ma anche una proposta: l’Economia di Comunione. Evidenzia che l’Economia fin dal suo nascere ha trovato forza ed ispirazione anche dai carismi, dalle comunità monastiche che hanno saputo creare laboratori vivi dai quali sono emerse le prime categorie e le prime istituzioni che diedero vita all’economia di mercato. «Ed è innegabile che se l’umanesimo anche cristiano – ha proseguito – con la sua charitas e la sua charis, hanno svolto un ruolo decisivo». Ma più che di un processo all’economia è la finanza sempre più speculativa ad essere sul banco degli imputati. Per Bruni urge «fare qualcosa» e richiamare dalla marginalità l’azione pubblica dei carismi fatta di reciprocità, gratuità-dono, bene comune.

Come? Riportando la finanza e l’economia nelle piazze perché «è troppo rischioso lasciarle ai soli addetti ai lavori».

Ripartire dai poveri e rilanciare l’idea di un nuovo patto sociale e aver fiducia che i cambiamenti epocali possono essere frutto anche di una minoranza profetica, come è già avvenuto. Infine i giovani: loro possono ridare una svolta all’economia e alla finanza.
Dalle proposte si passa poi a definire azioni puntuali che possono essere esplicitate a livello europeo: moratoria sulla pubblicità rivolta ai bambini che devono essere tolti dalle mani dei ricercatori di profitti, moratoria sul gioco d’azzardo, una Tobin Tax o qualcosa di simile perché anche la finanza, ad alto rischio speculativo paghi un giusto prezzo, infine un rafforzamento, anche con adeguati strumenti legislativi, dell’economia sociale e civile in Europa.

Alla presenza del vice presidente del Parlamento Europeo, l’ungherese Laslo Surjan, responsabile del dialogo con le Chiese sono state esplicitate “buone prassi” economiche: tre imprese, una belga e due croate hanno raccontato come tradurre questi principi del dono in uno scambio commerciali dove “investitori”, soci, lavoratori, pur in ruoli diversi hanno un valore paritario. Jan De Volder della Comunità di Sant’Egidio belga ha raccontato della “rivolta della gratuità” mentre Claude Matz di Azione Mondo Unito (AMU) del Lussemburgo ha mostrato le azioni di sviluppo intraprese negli anni.

Steve Vanackere, vice primo ministro federale e ministro dell’Economia del Belgio ha concluso i lavori evidenziando alcune criticità delle proposte per stimolare un dialogo ancora più serrato con l’attuale sistema economico e ha sfidato la politica a dare «non solo risposte, ma risposte giuste». Rivolgendosi poi al professor Bruni sull’importanza delle minoranze profetiche, ha ribadito: « questa sala lo è».

di Paolo De Maina



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http://www.wallstreetitalia.com/article ... rosso.aspx



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Organizzare la speranza, oltre il massacro che sta arrivando

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http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z204rGZmJr

- di Giorgio Cattaneo - Megachip -

La prima notizia è che le cose vanno di male in peggio: si profila il taglio epocale del sistema di welfare sul quale si sono basati decenni di progresso e pace sociale. Decenni turbati da crisi profonde, ma con sempre una luce in fondo al tunnel: un sistema di diritti e di solidarietà garantite, nonché la fiducia in un avvenire migliore, per sé e per i propri figli. La seconda notizia forse è ancora più preoccupante: la società civile non reagisce e, per ora, si limita a subire in silenzio le spietate punizioni di massa che gli scienziati europei del “rigore” hanno commissionato a Mario Monti.

Dietro la maschera del saggio guaritore incaricato di organizzare la “ripresa” mediante le più drastiche “riforme strutturali”, medicina amara ma necessaria, il tecnocrate del Bilderberg e della Goldman Sachs, esponente dell’élite finanziaria mondiale, sta inoculando nel sangue italiano tossine mortali, in grado di stroncare per decenni qualsiasi economia.

Monti è a Palazzo Chigi grazie al presidente Napolitano, col pieno sostegno di Bersani, Casini e Berlusconi. Il vero “mandante” è Mario Draghi, presidente della Bce (sostenuto da Berlino, non da Roma) nonché esponente del “Group of 30”, potentissima lobby planetaria specializzata nel piegare le leggi degli Stati agli interessi egemonici delle grandi multinazionali, le stesse che fra poco erediteranno – per quattro soldi – quel che resterà dell’Italia, paese che figura tuttora tra le prime 7 economie del mondo.

Lo hanno chiamato “golpe finanziario”, senza timore di evocare dietrologie e complottismi: sono lì a confermare i peggiori sospetti il taglio senza anestesia del sistema sanitario nazionale, che colpisce tutti a cominciare dai più deboli – poveri, vecchi, bambini – e viene dopo la controriforma del lavoro, l’attacco alle pensioni, l’aumento dell’Iva e della benzina, l’imposizione dell’Imu, il taglio del pubblico impiego. Il ricatto dello spread ha prodotto una terapia-choc lineare, orizzontale, non selettiva, destinata solo ad aggravare la crisi e deprimere i consumi, terremotare la vita delle famiglie, spaventare giovani e anziani, strappare le ultime sicurezze rimaste diffondendo angoscia in tutta la società italiana.

I grandi media reggono la coda a Monti e fingono di credere al cosiddetto risanamento dei tecnocrati, che in realtà – lo dice il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman – è una falsa cura, che servirà solo a uccidere il moribondo. I grandi giornali, coi loro editori-affaristi e i loro economisti di corte, gli editorialisti reclutati dalle stesse illustri accademie dimostratesi perfettamente incapaci di prevedere la crisi più devastante dal dopoguerra, concorrono al sonno clinico di una politica annichilita dalla propria mediocrità, dai privilegi di casta, dalle piccole ragioni di bottega.

Una politica incapace di risposte perché innanzitutto priva di visione: vent’anni ininterrotti di ipnosi collettiva, attorno al folklore di Bossi e Berlusconi, mentre la “guerra infinita” inaugurata dall’11 Settembre ha cambiato il mondo, rivelando – dalla mattanza della Diaz contro i no-global fino alla guerra in Libia e ora in Siria – quanto siano pericolose, per tutti, le crisi che minacciano la supremazia degli imperi traballanti, come quello del campione della pace Barack Obama che ogni settimana, rivela il “New York Times”, firma una lista di persone sospette da far assassinare senza processo, in giro per il mondo, con fucili di precisione o meglio ancora sotto i missili sganciati da aerei senza pilota.

A partire dal clamore di “Occupy Wall Street”, è venuta alla luce solo negli ultimi anni la grande protagonista occulta delle nostre disgrazie: la finanza, che ha strangolato l’economia. Lentamente, affiorano strane connessioni: si scopre che la tanto sospirata unità europea, l’agognato traguardo cui anelava l’antifascismo veggente di Altiero Spinelli, non è stata una costruzione realmente federale, né tantomeno democratica, perché la cessione delle sovranità nazionali non è stata negoziata in cambio del controllo popolare sul governo del continente.

Gli elettori europei votano solo il Parlamento di Strasburgo, che non ha nessun potere sull’esecutivo comunitario, la Commissione di Bruxelles che riscrive le regole del nostro futuro: dal Trattato di Maastricht fino al Fiscal Compact, è stato consolidato un assetto autoritario, senza validazioni referendarie, che dal 1° gennaio 2013 toglierà agli Stati anche l’emblema della loro stessa ragion d’essere, ovvero la sovranità in materia di spesa pubblica. Ogni singolo bilancio dovrà prima essere validato da oscuri tecnocrati che nessuno ha eletto, ma che sono stati tutti autorevolmente designati dal super-potere economico e finanziario, lo stesso che – con l’introduzione di una moneta “privata” come l’euro – ha mutilato gli Stati della propria autonomia, trasformando il debito pubblico, motore storico dello sviluppo sociale (scuole, ospedali) in una autentica tragedia.

Analisti come Giulietto Chiesa tendono a mettere in relazione il declino forzato dell’Europa – indotto dalla crisi dell’euro e della finanza, orchestrata da Wall Street – con la grande paura degli Usa: anche se i cittadini americani ne sono sostanzialmente all’oscuro, il loro governo sa benissimo che la resa dei conti con la Cina è ormai vicinissima. In appena una manciata di anni si dovrà decidere come spartire le ultime risorse strategiche del pianeta – acqua, terra, agricoltura, gas, petrolio – e c’è il rischio concreto che la parola possa tornare alle armi, come dimostra il pericoloso attivismo politico-militare statunitense nelle aree-frontiera con gli interessi geopolitici cinesi.

Fino a ieri, studiosi come Serge Latouche e Maurizio Pallante venivano liquidati come cassandre stravaganti; oggi si comincia a comprendere che la decrescita di cui parlano è un modo intelligente per non subire del tutto la decrescita vera, quella che l’impero occidentale in agonia ci sta già cominciando a riservare.

Se l’Iran sarà la prossima tappa della nuova guerra fredda, quella europea resta una retrovia strategica, che forse è meglio tenere sotto controllo con la paura della crisi artificiale, quella decisa a tavolino dalla finanza, dietro cui però si profila un’altra crisi, ancora peggiore, per fronteggiare la quale probabilmente non basterà neppure più il ritorno alle sovranità vitali che la falsa Unione Europea ha scippato ai popoli, con la complicità di partiti e governi.

In Italia, l’unica vera novità politica – controversa fin che si vuole – è rappresentata da Beppe Grillo: efficace, se non altro, nel colpire la casta degli zombie attraverso una mobilitazione dal basso dell’opinione pubblica, trasformata in cittadinanza attiva per un progetto a termine, e cioè salvare il salvabile, sfrattare partitocrati corrotti, promuovere competenze e soluzioni razionali, riprovare a investire sul futuro. Manca un vero programma adeguato al drammatico scenario nazionale e internazionale, dicono molti critici, ma intanto l’eliminazione dell’ostacolo principale – licenziare i maggiordomi dei potentati economici – non può che essere un primo passo indispensabile.

Sono in molti a sostenere la necessità ormai drammatica di una convergenza universale di uomini e donne di buona volontà, ben consapevoli delle smisurate difficoltà che avranno di fronte: la sovranità democratica del singolo cittadino è ormai ridotta a zero, tutte le decisioni che riguardano la sua vita sono prese altrove, lontanissimo, da poteri sempre più irraggiungibili. Resta aperta, in parte, la via dei territori: piccoli sistemi sociali, geograficamente ravvicinati, possono provare a riconvertire l’economia riducendo progressivamente le proprie dipendenze, anche con l’aiuto della finanza etica.

Quello che serve, oggi più che mani, è una politica capace di sistematizzare i nuovi strumenti della speranza e sostenere i modelli virtuosi. Un alfabeto politico chiaro e leale, in grado di parlare la lingua del mondo e lavorare ogni giorno per la pace giusta di un futuro possibile, allontanando la disperazione collettiva in fondo alla quale, prima o poi, c’è sempre la guerra.


http://www.megachip.info/tematiche/demo ... vando.html



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Facciamo da soli
di Nanni Salio - 09/07/2012

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Francesco Gesualdi, Facciamo da soli,
Altreconomia, Milano 2012, pp. 118

http://www.ariannaeditrice.it/articolo. ... colo=43671

In tempi di crisi sistemica globale (economica/finanziaria; ecologica/energetica/climatica; sociale/valoriale/morale; alimentare) è importante riflettere criticamente e individuare possibili percorsi di transizione per uscire dal pericoloso tunnel nel quale si è infilata gran parte dell’umanità. Francuccio Gesualdi ha il merito, acquisito grazie alla sua educazione milaniana, della chiarezza, incisività e semplicità espositiva, unita all’arguzia tipica della tradizione fiorentina e toscana in generale. Nei quattro brevi capitoli della prima parte del libro, egli riesce a delineare e a far capire le ragioni e gli aspetti salienti che stanno alla base della crisi dei debiti sovrani, provocata da un’economia finanziaria di rapina, criminale e priva dei più elementari scrupoli, dove imperversa l’etica dell’avidità senza limiti.

Ma come ben sappiamo non basta la denuncia, ma è necessario, diceva Gandhi, un “programma costruttivo”, che viene delineato nei sei capitoli della seconda parte del libro.

Occorre “cambiare logica”, ovvero mettere in discussione i paradigmi che stanno alla base della concezione neoliberista e capitalista dell’economia e della società, a cominciare dal fallace mito della crescita illimitata.

Ma poi, attuare un cambiamento verso un’economia autocentrata, che ancora Gandhi, e dopo di lui Schumacher, individuava nella piccola scala delle comunità locali. Contestualmente, avviare una “riconversione ecologica” di tutte le attività produttive e di consumo.

“Ripensare il lavoro”, ancora una volta sulla scia dei grandi che ci hanno preceduto: “lavoro per il pane” (Tolstoi, Gandhi), “lavorare tutti lavorare meno”, secondo uno slogan oggi persino più attuale di un tempo. “Rifondare l’economia pubblica”, invertendo la tendenza delle privatizzazioni (che letteralmente significano “privare gli altri di un bene”) a favore di una economia dei beni comuni, di una economia del dono e della semplicità volontaria.

E infine, “liberarci dalla schiavitù del debito”, rinegoziandolo, rimettendo in discussione i tassi di interesse, avviando procedure di audizione per capire come si è creato, chi ne ha approfittato e chi lo sta subendo suo malgrado.

La transizione non sarà immediata, ma è diventata urgente e indispensabile. E il messaggio che riceviamo da questo libro è che essa è possibile e desiderabile: non c’è tempo da perdere. “Buon lavoro” direbbe Schumacher, un augurio che facciamo nostro per tradurlo operativamente nel prossimo campo estivo a Ghilarza, dove avrò modo lavorando con Francuccio, di contribuire ad approfondire questi temi dal 9 al 12 agosto prossimi. Vi aspettiamo numerosi, il vostro apporto è fondamentale.


Fonte: http://serenoregis.org/2012/07/facciamo ... nni-salio/.



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