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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 13/05/2015, 19:24 
Se non ci sono più comunisti non ci sono più nemmeno i fascisti ... [^] Invece, tutt'e due, alzano il braccio! [;)]


Invece io alzo le ... [:298]



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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 23/05/2015, 13:24 
Il Magistrato Varone: lo Stato deve emettere moneta gratuitamente senza farsela prestare!
http://iodubito.altervista.org/il-magis ... -prestare/

Probabilmente avremo un po di respiro prima di esalare l'ultimo. [xx(]



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La scienza è solo una perversione, se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità.(Nikola Tesla)
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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 23/05/2015, 15:28 
Ufologo 555 ha scritto:
Se non ci sono più comunisti non ci sono più nemmeno i fascisti ... [^] Invece, tutt'e due, alzano il braccio! [;)]


Invece io alzo le ... [:298]


A noi invece cascano le cosiddette.


Certo che ci sono ancora, ma sono due estremi che non rappresentano più la realtà del mondo in cui viviamo da quando la guerra è finita.
O pensi davvero che nel 2015 il mondo si divida tra fascisti e comunisti?

E' questo che l' Italia, Paese che ancora sussulta alla proposta di chiamare la guerra civile col suo nome, non ha ancora capito.
E non lo capirà mai fino a che non farà i propri conti col passato e col presente.

Invece siamo una colonia americana lasciata a marcire nel suo brodo ideologico mentre governi di "destra" e "sinistra" firmano tutti gli ordini che arrivano dall' estero.



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 25/05/2015, 01:31 
Cita:
A Roma è emergenza criminalità predatoria

Immagine

A Roma negli ultimi tre anni (2010-2013) i borseggi sono aumentati del 75% (molto più della media nazionale, pari a +43,7%), i furti nei negozi del 29,5% (+15,2% in Italia), i furti sulle auto in sosta del 20,6% (+5,1% il valore medio del Paese).

In più Roma rimane una grande piazza dello spaccio di droga: nell’ultimo triennio questi reati sono aumentati del 43,4% contro una media nazionale pari solo a +3,3%. I numeri raccontano una insicurezza crescente in strada, nelle piazze e nei luoghi pubblici della capitale, una pericolosa deriva di micro-illegalità diffusa che semina insicurezza tra i cittadini.

E non mancano forme di illegalità di nicchia più alta, con i furti di opere d’arte e materiale archeologico aumentati del 38,9% negli ultimi tre anni.

I dati provvisori riferiti ai primi nove mesi del 2014 segnalano per Roma una riduzione dei reati complessivi (-6,6%), ma non dei borseggi, che anzi continuano ad aumentare (+18,2%), né delle rapine negli esercizi commerciali (+14%).

Cresce l’insicurezza dei cittadini

Roma è una città percepita sempre meno sicura dai suoi abitanti. Il 55,4% dei romani ritiene la capitale una città oggi meno sicura rispetto a qualche anno fa. Ne sono convinti soprattutto i residenti dei quartieri del centro (58,6%) e della estrema periferia (56,4%), le donne (60,5%) e i più giovani (di 18-29 anni: 65%).

La mappa della paura

È l’Esquilino il quartiere più insicuro (lo pensa il 13,8% dei romani), seguito da San Basilio (12,3%), Corviale e il Trullo (11,2%), Centocelle (11,1%), Torpignattara (10,4%), Torre Angela e Torbellamonaca (9%). Per i cittadini i luoghi più pericolosi sono la stazione Termini e i relativi dintorni (67,5%), piazza Vittorio (20,4%), la stazione Tiburtina (18,6%) e la stazione Ostiense (11,7%). Sono considerate molto insicure e da evitare le strade isolate (lo pensa il 54,7% dei romani), le stazioni della metropolitana (32%), i luoghi di ritrovo di extracomunitari e delle comitive di giovani (27,1%), le fermate degli autobus (13,3%) e i vagoni della metro (12,3%). Le stazioni della metro sono percepite come pericolose soprattutto dalle donne (35,2%), le strade isolate mettono paura soprattutto alle persone anziane (53,6%) oltre che alle donne (55,9%).

La città si incattivisce e i vigili perdono la fiducia dei romani

È il terrorismo internazionale la minaccia globale che preoccupa di più i romani. Fa paura al 43% dei cittadini, più della crisi economica internazionale (39%), dei rischi climatici che potrebbero causare catastrofi naturali (34,8%), delle guerre legate alle diversità religiose e culturali (26,7%), della perdita di competitività della città (21%), delle ondate migratorie provenienti dai Paesi poveri o dai teatri di guerra (19,9%), del ritorno di malattie un tempo debellate o endemiche (15,5%).

Per i romani la sicurezza torna al vertice dell’agenda dell’amministrazione cittadina. Per rassicurarli non basteranno estemporanee esibizioni «muscolari», ad esempio con i militari nelle strade, ma servirà una strategia integrata che metta insieme l’impegno delle forze dell’ordine (dai colpi duri inferti alla criminalità organizzata al controllo del territorio, cominciando dai suoi punti più fragili), il decoro della città, la possibilità concreta di fruire liberamente dei luoghi pubblici (sempre e ovunque, di giorno e di notte), ma anche le tante forme di autotutela privata da parte di cittadini e operatori economici (telecamere, sistemi di sicurezza, congegni antifurto, ecc.). Questa è l’unica vera strategia per rendere la città impermeabile alla criminalità micro e macro, e per rilanciare nel mondo l’immagine di Roma come città sicura e accogliente.

Questi sono i risultati del 1° numero del diario «Roma verso il Giubileo» del Censis, che ha l’obiettivo di cogliere e descrivere i principali temi nell’agenda cittadina in vista dell’Anno Santo attraverso una serie di note di approfondimento diffuse nel corso del 2015.


http://www.ecplanet.com/node/4643


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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 26/05/2015, 18:16 
Cita:
Sono italiane le nuove schiave dei campi


Più affidabili, ma soprattutto più ricattabili e più facili da piegare alla volontà dei caporali: per questo chi controlla il mercato del lavoro agricolo preferisce le connazionali. Nella sola Puglia, secondo i dati della Cgil, circa 40mila braccianti sono gravemente sfruttate con paghe che non superano i 30 euro per 10 ore trascorse a raccogliere fragole o uva. "Non vogliono più stranieri perché loro si ribellano e noi no"

Così metà paga finisce al caporale

di RAFFAELLA COSENTINO
TARANTO - Alle tre di notte le donne del Brindisino e del Tarantino sono già in strada. Indossano gli abiti da lavoro e hanno in mano un sacchetto di plastica con un panino. Nei punti di raccolta, agli angoli delle piazze, alle stazioni di benzina, aspettano il caporale che viene a prenderle con l'autobus gran turismo per portarle sui campi, dove lavorano sfruttate e ricattate, a volte anche con la richiesta di prestazioni sessuali. Sono soprattutto italiane, più affidabili, ma soprattutto più "mansuete" delle lavoratrici straniere, protagoniste in passato di proteste e denunce.

Per costringere le italiane al silenzio non servono violenze fisiche. Basta la minaccia "domani resti a casa". "I proprietari dei pullman sono i caporali. È a loro che ci rivolgiamo per trovare lavoro in campagna o nei magazzini che confezionano la frutta", racconta Maria, nome di fantasia, che ha 24 anni e lavora sotto i caporali da quando ne aveva 16. Secondo le stime del sindacato Flai Cgil, sono 40mila le braccianti pugliesi vittime dei caporali italiani, che in molti casi hanno comprato licenze come agenzie di viaggio, riuscendo così ad aggirare i controlli.

Il reclutamento. "Nei paesi ci sono delle persone, generalmente sono delle donne, che fanno da tramite tra chi vuole lavorare e il caporale. Raccolgono i nominativi per lui - racconta Antonietta di Grottaglie - Il caporale decide dove mandare a lavorare le braccianti e quello che deve essere dato come salario. Cercano di non avere uomini, anche per i lavori pesanti, perché le donne si possono assoggettare più facilmente". Antonio, altro nome di fantasia, è ancora più esplicito: "Non vogliono stranieri, il motivo è che loro si ribellano e gli italiani no: ci sentiamo gli schiavi del terzo millennio, ci hanno tolto la dignità".

Le italiane sfruttate per la fragola "top quality". "La donna si presta di più a un lavoro piegato di tante ore - spiega un produttore agricolo che assume circa 60 operaie nelle sue serre di Scanzano Jonico - Io ho quasi tutte italiane, andiamo a prendere la manodopera in Puglia, perché quella locale non basta. In tutta Scanzano esistono 600 ettari di coltivazioni di fragole. A 6 donne a ettaro fanno 3600 braccianti donne". Ci sono rumeni che si propongono per la raccolta, ma non vengono quasi mai presi in considerazione. "La fragola è molto delicata - dice Teresa - facilmente si macchia e diventa invendibile, per questo servono le donne a raccoglierla nelle serre, con la temperatura che raggiunge i 40 gradi". Tra Scanzano, Pisticci e Policoro si produce la fragola Candonga, brevettata in Spagna e diventata un'eccellenza molto apprezzata sul mercato perché è più grande e ha una lunga durata. Spesso vengono "trattate" con ormoni come la gibberellina, come vediamo dalle scritte sui tendoni "campo avvelenato".

Caporali tour operator. Da aprile a settembre centinaia di grossi pullman si spostano carichi di lavoratrici tra le province di Brindisi, Taranto e Bari per la stagione delle fragole, delle ciliegie e dell'uva da tavola. Grottaglie, Francavilla Fontana, Villa Castelli, Monteiasi, Carosino, sono solo alcuni dei nomi della geografia del caporalato italiano che sfrutta le donne. Il nome del caporale è scritto in grande, stampato sulla fiancata dei bus, insieme al numero di cellulare. "È per questo che nessuno li ferma", dice Teresa, altro nome di fantasia.


http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... /?ref=fbpr


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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 26/05/2015, 19:44 
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anno dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi, l’Italia.





A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.

E’ la drammatica ricostruzione di Nino Galloni, già docente universitario, manager pubblico e alto dirigente di Stato. All’epoca, nel fatidico 1989, Galloni era consulente del governo su invito dell’eterno Giulio Andreotti, il primo statista europeo che ebbe la prontezza di affermare di temere la riunificazione tedesca. Non era “provincialismo storico”: Andreotti era al corrente del piano contro l’Italia e tentò di opporvisi, finche potè. Poi a Roma arrivò una telefonata del cancelliere Helmut Kohl, che si lamentò col ministro Guido Carli: qualcuno “remava contro” il piano franco-tedesco. Galloni si era appena scontrato con Mario Monti alla Bocconi e il suo gruppo aveva ricevuto pressioni da Bankitalia, dalla Fondazione Agnelli (facenti anche loro parte del gruppo Bilderberg) e da Confindustria. La telefonata di Kohl fu decisiva per indurre il governo a metterlo fuori gioco. «Ottenni dal ministro la verità», racconta l’ex super-consulente, ridottosi a comunicare con l’aiuto di pezzi di carta perché il ministro «temeva ci fossero dei microfoni». Sul “pizzino”, scrisse la domanda decisiva: “Ci sono state pressioni anche dalla Germania sul ministro Carli perché io smetta di fare quello che stiamo facendo?”. Eccome: «Lui mi fece di sì con la testa».

Questa, riassume Galloni, è l’origine della “inspiegabile” tragedia nazionale nella quale stiamo sprofondando. I super-poteri egemonici, prima atlantici e poi europei, hanno sempre temuto l’Italia. Lo dimostrano due episodi chiave. Il primo è l’omicidio di Enrico Mattei, stratega del boom industriale italiano grazie alla leva energetica propiziata dalla sua politica filo-araba, in competizione con le “Sette Sorelle”. E il secondo è l’eliminazione di Aldo Moro, l’uomo del compromesso storico col Pci di Berlinguer assassinato dalle “seconde Br”: non più l’organizzazione eversiva fondata da Renato Curcio ma leBr di Mario Moretti, «fortemente collegate con i servizi, con deviazioni dei servizi, con i servizi americani e israeliani». Il leader della Dc era nel mirino di killer molto più potenti dei neo-brigatisti: «Kissinger gliel’aveva giurata, aveva minacciato Moro di morte poco tempo prima» (Kissinger è anche l’assassino di Salvador Allende).

Tragico preambolo, la strana uccisione di Pier Paolo Pasolini, che nel romanzo “Petrolio” aveva denunciato i mandanti dell’omicidio Mattei, a lungo presentato come incidente aereo. Recenti inchieste collegano alla morte del fondatore dell’Eni quella del giornalista siciliano Mauro De Mauro. Probabilmente, De Mauro aveva scoperto una pista “francese”: agenti dell’ex Oas inquadrati dalla Cia nell’organizzazione terroristica “Stay Behind” (in Italia, “Gladio”) avrebbero sabotato l’aereo di Mattei con l’aiuto di manovalanza mafiosa. Poi, su tutto, a congelare la democrazia italiana avrebbe provveduto la strategia della tensione, quella delle stragi nelle piazze.

Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico: Ciampi, Andreatta e De Mita, secondo Galloni, lavorano per cedere la sovranità nazionale pur di sottrarre potere alla classe politica più corrotta d’Europa. Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese è in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico. Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipita: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati) il debito pubblico esploderà fino a superare il Pil. Non è un “problema”, ma esattamente l’obiettivo voluto: mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione. Degli investimenti pubblici da colpire, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».

Al piano anti-italiano partecipa anche la grande industria privata, a partire dalla Fiat, che di colpo smette di investire nella produzione e preferisce comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquista più, i tassi sono saliti e la finanza pubblica si trasforma in un ghiottissimo business privato. L’industria passa in secondo piano e – da lì in poi – dovrà costare il meno possibile. «In quegli anni la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione» (il piano lo stà ultimando Renzi con il suo Job Acts). Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo e quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione».

Alla caduta del Muro, il potenziale italiano è già duramente compromesso dal sabotaggio della finanza pubblica, ma non tutto è perduto: il nostro paese – “promosso” nel club del G7 – era ancora in una posizione di dominio nel panorama manifatturiero internazionale. Eravamo ancora «qualcosa di grosso dal punto di vista industriale e manifatturiero», ricorda Galloni: «Bastavano alcuni interventi, bisognava riprendere degli investimenti pubblici». E invece, si corre nella direzione opposta: con le grandi privatizzazioni strategiche, negli anni ’90 «quasi scompare la nostra industria a partecipazione statale», il “motore” di sviluppo tanto temuto da tedeschi e francesi.Deindustrializzazione: «Significa che non si fanno più politiche industriali». Galloni cita Pierluigi Bersani: quando era ministro dell’industria «teorizzò che le strategie industriali non servivano». Si avvicinava la fine dell’Iri, gestita da Prodi in collaborazione col solito Andreatta e Giuliano Amato. Lo smembramento di un colosso mondiale: Finsider-Ilva, Finmeccanica, Fincantieri, Italstat, Stet e Telecom, Alfa Romeo, Alitalia, Sme (alimentare), nonché la BancaCommerciale Italiana, il Banco di Roma, il Credito Italiano.

Le banche, altro passaggio decisivo: con la fine del “Glass-Steagall Act” nasce la “banca universale”, cioè si consente alle banche di occuparsi di meno del credito all’economia reale, e le si autorizza a concentrarsi sulle attività finanziarie peculative. Denaro ricavato da denaro, con scommesse a rischio sulla perdita. E’ il preludio al disastro planetario di oggi. In confronto, dice Galloni, i debiti pubblici sono bruscolini: nel caso delle perdite delle banche stiamo parlando di tre-quattromila trilioni. Un trilione sono mille miliardi: «Grandezze stratosferiche», pari a 6 volte il Pil mondiale. «Sono cose spaventose». La frana è cominciata nel 2001, con il crollo della new-economy digitale e la fuga della finanza che l’aveva sostenuta, puntando sul boom dell’e-commerce. Per sostenere gli investitori, le banche allora si tuffano nel mercato-truffa dei derivati: raccolgono denaro per garantire i rendimenti, ma senza copertura per gli ultimi sottoscrittori della “catena di Sant’Antonio”, tenuti buoni con la storiella della “fiducia” nell’imminente “ripresa”, sempre data per certa, ogni tre mesi, da «centri studi, economisti, osservatori, studiosi e ricercatori, tutti sui loro libri paga».

Quindi, aggiunge Galloni, siamo andati avanti per anni con queste operazioni di derivazione e con l’emissione di altri titoli tossici. Finché nel 2007 si è scoperto che il sistema bancario era saltato: nessuna banca prestava liquidità all’altra, sapendo che l’altra faceva le stesse cose, cioè speculazioni in perdita. Per la prima volta, spiega Galloni, la massa dei valori persi dalle banche sui mercati finanziari superava la somma che l’economia reale – famiglie e imprese, più la stessa mafia – riusciva ad immettere nel sistema bancario. «Di qui la crisi di liquidità, che deriva da questo: le perdite superavano i depositi e i conti correnti». Come sappiamo, la falla è stata provvisoriamente tamponata dalla Fed, che dal 2008 al 2011 ha trasferito nelle banche – americane ed europee – qualcosa come 17.000 miliardi di dollari, cioè «più del Pil americano e più di tutto il debito pubblico americano».

Va nella stessa direzione – liquidità per le sole banche, non per gli Stati – il “quantitative easing” della Bce di Draghi, che ovviamente non risolve la crisi economica perché «chi è ai vertici delle banche, e lo abbiamo visto anche al Monte dei Paschi, guadagna sulle perdite». Il profitto non deriva dalle performance economiche, come sarebbe logico, ma dal numero delle operazioni finanziarie speculative: «Questa gente si porta a casa i 50, i 60 milioni di dollari e di euro, scompare nei paradisi fiscali e poi le banche possono andare a ramengo». Non falliscono solo perché poi le banche centrali, controllate dalle stesse banche-canaglia, le riforniscono di nuova liquidità. A monte: a soffrire è l’intero sistema-Italia, da quando – nel lontano 1981 – la finanzia pubblica è stata “disabilitata” col divorzio tra Tesoro e Bankitalia. Un percorso suicida, completato in modo disastroso dalla tragedia finale dell’ingresso nell’Eurozona, che toglie allo Stato la moneta ma anche il potere sovrano della spesa pubblica, attraverso dispositivi come il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio.

Per l’Europa “lacrime e sangue”, il risanamento dei conti pubblici viene prima dello sviluppo. «Questa strada si sa che è impossibile, perché tu non puoi fare il pareggio di bilancio o perseguire obiettivi ancora più ambiziosi se non c’è la ripresa». E in piena recessione, ridurre la spesa pubblica significa solo arrivare alla depressione irreversibile. Vie d’uscita? Archiviare subito gli specialisti del disastro – da Angela Merkel a Mario Monti – ribaltando la politica europea: bisogna tornare alla sovranità monetaria, dice Galloni, e cancellare il debito pubblico come problema. Basta puntare sulla ricchezza nazionale, che vale 10 volte il Pil. Non è vero che non riusciremmo a ripagarlo, il debito. Il problema è che il debito, semplicemente, non va ripagato: «L’importante è ridurre i tassi di interesse», che devono essere «più bassi dei tassi di crescita». A quel punto, il debito non è più un problema: «Questo è il modo sano di affrontare il tema del debito pubblico». A meno che, ovviamente, non si proceda come in Grecia, dove «per 300 miseri miliardi di euro» se ne sono persi 3.000 nelle Borse europee, gettando sul lastrico il popolo greco.

Domanda: «Questa gente si rende conto che agisce non solo contro la Grecia ma anche contro gli altri popoli e paesi europei? Chi comanda effettivamente in questa Europa se ne rende conto?». Oppure, conclude Galloni, vogliono davvero «raggiungere una sorta di asservimento dei popoli, di perdita ulteriore di sovranità degli Stati» per obiettivi inconfessabili, come avvenuto in Italia: privatizzazioni a prezzi stracciati, depredazione del patrimonio nazionale, conquista di guadagni senza lavoro. Un piano criminale: il grande complotto dell’élite mondiale. «Bilderberg, Britannia, il Gruppo dei 30, dei 10, gli “Illuminati di Baviera”: sono tutte cose vere», ammette l’ex consulente di Andreotti. «Gente che si riunisce, come certi club massonici, e decide delle cose». Ma il problema vero è che «non trovano resistenza da parte degli Stati». L’obiettivo è sempre lo stesso: «Togliere di mezzo gli Stati nazionali allo scopo di poter aumentare il potere di tutto ciò che è sovranazionale, multinazionale e internazionale». Gli Stati sono stati indeboliti e poi addirittura infiltrati, con la penetrazione nei governi da parte dei super-lobbysti, dal Bilderberg agli “Illuminati”. «Negli Usa c’era la “Confraternita dei Teschi”, di cui facevano parte i Bush, padre e figlio, che sono diventati presidenti degli Stati Uniti: è chiaro che, dopo, questa gente risponde a questi gruppi che li hanno agevolati nella loro ascesa».

Non abbiamo amici. L’America avrebbe inutilmente cercato nell’Italia una sponda forte dopo la caduta del Muro, prima di dare via libera (con Clinton) allo strapotere di Wall Street. Dall’omicidio di Kennedy, secondo Galloni, gli Usa «sono sempre più risultati preda dei britannici», che hanno interesse «ad aumentare i conflitti, il disordine», mentre la componente “ambientalista”, più vicina alla Corona, punta «a una riduzione drastica della popolazione del pianeta» e quindi ostacola lo sviluppo, di cui l’Italia è stata una straordinaria protagonista. L’odiata Germania? Non diventerà mai leader, aggiunge Galloni, se non accetterà di importare più di quanto esporta. Unico futuro possibile: la Cina, ora che Pechino ha ribaltato il suo orizzonte, preferendo il mercato interno a quello dell’export. L’Italia potrebbe cedere ai cinesi interi settori della propria manifattura, puntando ad affermare il made in Italy d’eccellenza in quel mercato, 60 volte più grande. Armi strategiche potenziali: il settore della green economy e quello della trasformazione dei rifiuti, grazie a brevetti di peso mondiale come quelli detenuti da Ansaldo e Italgas.

Prima, però, bisogna mandare a casa i sicari dell’Italia – da Monti alla Merkel – e rivoluzionare l’Europa, tornando alla necessaria sovranità monetaria. Senza dimenticare che le controriforme suicide di stampo neoliberista che hanno azzoppato il paese sono state subite in silenzio anche dalle organizzazioni sindacali. Meno moneta circolante e salari più bassi per contenere l’inflazione? Falso: gli Usa hanno appena creato trilioni di dollari dal nulla, senza generare spinte inflattive. Eppure, anche i sindacati sono stati attratti «in un’area di consenso per quelle riforme sbagliate che si sono fatte a partire dal 1981». Passo fondamentale, da attuare subito: una riforma della finanza, pubblica e privata, che torni a sostenere l’economia. Stop al dominio antidemocratico di Bruxelles, funzionale solo alle multinazionali globalizzate. Attenzione: la scelta della Cina di puntare sul mercato interno può essere l’inizio della fine della globalizzazione, che è «il sistema che premia il produttore peggiore, quello che paga di meno il lavoro, quello che fa lavorare i bambini, quello che non rispetta l’ambiente né la salute». E naturalmente, prima di tutto serve il ritorno in campo, immediato, della vittima numero uno: lo Stato democratico sovrano. Imperativo categorico: sovranità finanziaria per sostenere la spesa pubblica, senza la quale il paese muore. «A me interessa che ci siano spese in disavanzo – insiste Galloni – perché se c’è crisi, se c’è disoccupazione, puntare al pareggio di bilancio è un crimine».


FONTE


Tratto da: alfredodecclesia.blogspot.it

http://www.informarexresistere.fr/2015/ ... -italiana/


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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 00:15 
"Se fossero confermate le tendenze che stanno emergendo nel dibattito tv,
il 5 a 2 sarebbe un importante risultato per il Pd. Aspettiamo di vedere i dati
definitivi". Così il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini.


http://www.ansa.it/sito/notizie/special ... 48ed7.html


Povera Italia............



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 00:29 
Thethirdeye ha scritto:
"Se fossero confermate le tendenze che stanno emergendo nel dibattito tv,
il 5 a 2 sarebbe un importante risultato per il Pd. Aspettiamo di vedere i dati
definitivi". Così il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini.


http://www.ansa.it/sito/notizie/special ... 48ed7.html


Povera Italia............


Da domani nessuno più avrà ai miei occhi il diritto di lamentarsi... il 50 per cento non ha votato... italiani state zitti e subite!

Mi avete stufato!



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Nessuno è così schiavo come chi crede falsamente di essere libero. (Goethe)
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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 04:21 
Atlanticus81 ha scritto:
Thethirdeye ha scritto:
"Se fossero confermate le tendenze che stanno emergendo nel dibattito tv,
il 5 a 2 sarebbe un importante risultato per il Pd. Aspettiamo di vedere i dati
definitivi". Così il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini.


http://www.ansa.it/sito/notizie/special ... 48ed7.html


Povera Italia............


Da domani nessuno più avrà ai miei occhi il diritto di lamentarsi... il 50 per cento non ha votato... italiani state zitti e subite!

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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 08:07 
Acidenti non avrei immaginato che i Migranti avrebbero aiutato così tanto la Lega di Salvini!. [:0]
E ora che farà il partito del solo Nord?. [:291] [:296]
Itagliani svegliatevi!!!!!. [|)] [|)] [|)] [|)] [|)] [|)] [:302]


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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 09:11 
https://twitter.com/ale_moretti/status/ ... 8897485825

in liguria è uno smacco,
sul resto erano difficili
altri risultati..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 10:47 
Atlanticus81 ha scritto:
Thethirdeye ha scritto:
"Se fossero confermate le tendenze che stanno emergendo nel dibattito tv,
il 5 a 2 sarebbe un importante risultato per il Pd. Aspettiamo di vedere i dati
definitivi". Così il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini.


http://www.ansa.it/sito/notizie/special ... 48ed7.html


Povera Italia............


Da domani nessuno più avrà ai miei occhi il diritto di lamentarsi... il 50 per cento non ha votato... italiani state zitti e subite!

Mi avete stufato!

11014937_818000021617880_6573193757327442171_n.jpg



La cosa è semplice da comprendere.... se solo non fossimo un popolo di cialtroni.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 14:00 
Thethirdeye ha scritto:
Atlanticus81 ha scritto:
Thethirdeye ha scritto:
"Se fossero confermate le tendenze che stanno emergendo nel dibattito tv,
il 5 a 2 sarebbe un importante risultato per il Pd. Aspettiamo di vedere i dati
definitivi". Così il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini.


http://www.ansa.it/sito/notizie/special ... 48ed7.html


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Da domani nessuno più avrà ai miei occhi il diritto di lamentarsi... il 50 per cento non ha votato... italiani state zitti e subite!

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La cosa è semplice da comprendere.... se solo non fossimo un popolo di cialtroni.


Un popolo di cialtroni imperiali e disonesti nell' anima che vede la politica, come tutto del resto, come il tifo calcistico,

per cui anche quando è costretto ad ammettere che la propria squadra del cuore fa schifo, piuttosto che andare a votare per il cambiamento se ne sta a casa e lascia che la minoranza decida per tutti.


Un popolo del genere MERITA tutto quello che gli stanno facendo e gli faranno perchè ne è COMPLICE.


Arrivati a questo punto in cui non c'è più speranza per il Paese per colpa di chi lo abita
io mi preoccuperò di me stesso, a come tutelarmi dalla nocività procurata dai miei connazionali,
e loro che si godano pure l' inqulata fino in fondo senza vaselina che hanno tanto voluto.

Invito tutti voi a fare altrettanto.



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 18:25 
A volte rimangono

Finalmente l'Italia si è svegliata! Con un vigoroso colpo di reni nelle regioni più importanti (Liguria e Campania), gli italiani hanno mostrato di saper prendere in mano le redini del proprio destino, ed hanno capovolto a proprio favore delle situazioni decisamente insopportabili: in Liguria hanno scelto un uomo di Forza Italia, e in Campania hanno votato un candidato ineleggibile, oltre che "impresentabile" secondo la commissione antimafia.

Oppure, detta in altre parole: in Liguria i cittadini si sono liberati di una giunta di centro-sinistra votandone una di centro-destra, e in Campania si sono liberati di una giunta di centro-destra, votandone una di centro-sinistra.

********. ******** all'ennesima potenza.

Ora finalmente abbiamo capito perché ambedue i raggruppamenti ritengano "estremamente importante che esista una alternanza": in questo modo il controllo del potere non gli sfugge più. In questo modo si evita il rischio di uno pericoloso sfilacciamento a destra, ...

... come quello di un clamoroso successo dei Cinque Stelle. Che poi governino centrodestra o centro-sinistra non fa nessuna differenza, ovviamente: l'importante è che le redini del potere non sfuggano dalle loro mani.

Non è un caso infatti che tutti i media di regime abbiano concentrato l'attenzione del pubblico sul risultato di tipo calcistico: 7-0, 4-3 oppure 5-2. In questo modo si è data l'impressione che le uniche vere forze in campo fossero quelle dell'alternanza centrodestra-centrosinistra, e che tutto il resto siano soltanto dei risultati marginali.

E i ******** hanno abboccato.

Naturalmente, chi ha la vista un po' più lunga sa bene che le cose non stanno così. Io però sui risultati dei Cinque Stelle non farò commenti, altrimenti mi accusano di essere di parte. Una sola cosa però la voglio dire: il prossimo che viene a dirmi che "andare in tv non serve a niente" lo prendo a sberle direttamente sulle orecchie.

Massimo Mazzucco

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 Oggetto del messaggio: Re: Povera Italia.. (seconda parte)
MessaggioInviato: 01/06/2015, 19:09 
bleffort ha scritto:
Acidenti non avrei immaginato che i Migranti avrebbero aiutato così tanto la Lega di Salvini!. [:0]
E ora che farà il partito del solo Nord?. [:291] [:296]
Itagliani svegliatevi!!!!!. [|)] [|)] [|)] [|)] [|)] [|)] [:302]



Quando governerà vedremo, per il momento è l' unica vera alternativa assieme ai 5 Stelle.
Non sono stati solo i migranti ad " aiutare " Salvini, ma anche i pensionati, gli esodati, gli anti euro, i commercianti, gli artigiani, coloro che vivono in macchina e che nessuno se li fila.
Da quello che posso aver interpretato dal voto, direi che la maggior parte degli astenuti sono di centrodestra, mentre agli elettori di centrosinistra piace molto prenderlo in quel posto. L' ho sempre detto i cntrosinistri sono masochisti. [:D]



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