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MessaggioInviato: 10/06/2012, 15:34 
Ciao green... mi dai un tuo parere sulle questioni
evidenziate nel video del primo post?



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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Il funzionario oscuro che faceva paura a Kohl

Alla fine degli anni '70 l'Italia aveva superato l'Inghilterra, e nessuno 30 anni prima poteva immaginare un risultato del genere. Aveva quasi appaiato la Francia e stava minacciando la Germania. E' in quella situazione che si stabilisce, in Europa, l'accordo per i cambi fissi. Che cosa significa? I singoli stati sono responsabili della propria bilancia dei pagamenti, cioè di fronte a un disavanzo commerciale non possono svalutare la propria moneta perché si sono impegnati con i cambi fissi e quindi devono offrire questi titoli ad alto tasso di interesse. Ma far crescere i tassi di interesse non è ininfluente per l'economia, per cui si crea un meccanismo per cui gli stati più forti, che esportano di più, non tenuti a rivalutare la propria moneta, diventano ancora più forti e quindi si abbassano i loro tassi di interesse, fanno più investimenti in tecnologia, sono più competitivi e ricominciano a esportare di più. Invece gli stati deboli, per compensare le importazioni nette, devono emettere titoli e far crescere i tassi di interesse, ma l'aumento dei tassi di interesse determina un accorciamento dell'orizzonte delle imprese e quindi minori prospettive di occupazione per i giovani.

Nel 1982/83 io ero funzionario del Ministero del Bilancio e feci uno studio. Lo feci vedere al Ministro, facendogli presente che questo sistema avrebbe rovinato il Paese perché il debito pubblico, nel giro di 5/6 anni, avrebbe superato il prodotto interno lordo, e la disoccupazione giovanile avrebbe superato il 50%. Ne parlai anche col Ministro del Tesoro, che era Beniamino Andreatta, e con alcuni dell'ufficio studi della Banca d'Italia. Tutti quanti concordarono sul fatto che la mia analisi era esagerata e che non era possibile che il debito pubblico superasse il PIL, perché allora il sistema sarebbe saltato. E io dissi: "scusate, se il debito è un fondo e il PIL è un flusso, non c'è nessun problema! Se io oggi, per farvi un esempio, con 50mila euro di reddito della mia famiglia vado a chiedere un prestito di 200, 250mila euro alla banca, me lo danno. Quindi anche un rapporto di 4/5 volte rispetto al PIL è sostenibile. Se è sostenibile per una famiglia, che tutto sommato non ha la forza di uno Stato, perché uno Stato, se supera il 100% del PIL, dovrebbe vivere chissà quali catastrofi?". Allora dissero che le preoccupazioni sulla disoccupazione giovanile erano esagerate... Insomma: litigammo, me ne andrai dall'amministrazione e andai a fare altri lavori.

Nel 1989 ebbi uno scambio con l'allora incaricato Presidente del Consiglio che era Giulio Andreotti, il quale mi disse: "Dobbiamo cambiare l'economia italiana perché così non può andare avanti, ci dia una mano". Io mi misi a disposizione e mi fecero incontrare con il suo braccio destro il quale, come è noto, mi chiese: "Che cosa devo fare per cambiare l'economia di questo Paese?". Dissi: "Guardi, lei si faccia nominare dal prossimo Governo al Ministero del Bilancio e mi metta in mano tutta la struttura. Al resto ci penso io". Poi me ne andai, pensando insomma che non sarebbe successo niente. E invece mi chiamò, dopo qualche settimana, e mi disse: "Guardi, sono Ministro del Bilancio" e mi mise a capo di tutta la struttura. Per cui io, nell'autunno del 1989 cominciai a cambiare l'economia di questo Paese. Nel senso perlomeno di rallentare il processo dell'Europa. Poi io ho avuto la buona scuola di Federico Caffè... non ero un euroscettico, però non ero neanche un euroestremista. Insomma, pensavo che l'Italia dovesse anche guardare all'Europa, ma con i suoi tempi, le sue caratteristiche, le sue peculiarità, per cercare di recuperare un po' di sovranità monetaria etc.

In effetti io lì lavorai due o tre mesi e poi successe l'inferno. Arrivarono al Ministro del Tesoro, Giulio Carli, telefonate dalla Banca d'Italia, dalla Fondazione Agnelli, dalla Confindusitra e, nientedimeno, da un certo Helmut Kohl, il quale era venuto a sapere che c'era questo oscuro funzionario del Ministero del Bilancio che stava cambiando le carte degli accordi. Nel frattempo, però, lo stesso Andreotti stava cambiando idea. Quando mi chiamò, nell'estate dell'89, volevano cambiare. Non volevano fare quello che poi fu fatto. Lui stesso andava in giro dicendo che le rivendicazioni della Germania erano una sciocchezza. Dopo qualche mese ci fu l'accordo tra Kohl e Mitterrand in cui Kohl, in cambio dell'appoggio di Mitterrand per la riunificazione tedesca, rinunciava al marco e quindi accettava la prospettiva dell'euro, accettava cioè di arrivare a una moneta comune che proteggesse la Francia. Ma quest'accordo prevedeva anche la deindustrializzazione dell'Italia. Perché se l'Italia si manteneva così forte dal punto di vista produttivo - industriale, quell'accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto un accordo così, per modo di dire.

C'erano fondamentalmente, contro la spesa pubblica, contro la classe politica del tempo, contro la sovranità monetaria - per quello che comporta - due correnti. Una era interessata soprattutto ai grandi business delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. Hanno guadagnato distruggendo l'industria pubblica: c'erano aziende che venivano vendute al loro valore di magazzino, e quindi come andavano in borsa ovviamente alzavano la loro quotazione. Poi c'erano gli altri, che erano magari in buona fede, cioè avevano l'obiettivo di moralizzare il Paese. In entrambi i casi la contropartita è stata negativa: abbiamo perso quel'abbrivio strategico che avevamo nell'ambito della nostra industria. Quindi in sostanza la nostra classe dirigente ha accettato una prospettiva di deindustrializzazione del nostro Paese.


http://www.byoblu.com/post/2012/06/09/I ... x#continue



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MessaggioInviato: 10/06/2012, 15:58 
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GanjaMan ha scritto:

Il funzionario oscuro che faceva paura a Kohl

Alla fine degli anni '70 l'Italia aveva superato l'Inghilterra, e nessuno 30 anni prima poteva immaginare un risultato del genere. Aveva quasi appaiato la Francia e stava minacciando la Germania. E' in quella situazione che si stabilisce, in Europa, l'accordo per i cambi fissi. Che cosa significa? I singoli stati sono responsabili della propria bilancia dei pagamenti, cioè di fronte a un disavanzo commerciale non possono svalutare la propria moneta perché si sono impegnati con i cambi fissi e quindi devono offrire questi titoli ad alto tasso di interesse. Ma far crescere i tassi di interesse non è ininfluente per l'economia, per cui si crea un meccanismo per cui gli stati più forti, che esportano di più, non tenuti a rivalutare la propria moneta, diventano ancora più forti e quindi si abbassano i loro tassi di interesse, fanno più investimenti in tecnologia, sono più competitivi e ricominciano a esportare di più. Invece gli stati deboli, per compensare le importazioni nette, devono emettere titoli e far crescere i tassi di interesse, ma l'aumento dei tassi di interesse determina un accorciamento dell'orizzonte delle imprese e quindi minori prospettive di occupazione per i giovani.

Nel 1982/83 io ero funzionario del Ministero del Bilancio e feci uno studio. Lo feci vedere al Ministro, facendogli presente che questo sistema avrebbe rovinato il Paese perché il debito pubblico, nel giro di 5/6 anni, avrebbe superato il prodotto interno lordo, e la disoccupazione giovanile avrebbe superato il 50%. Ne parlai anche col Ministro del Tesoro, che era Beniamino Andreatta, e con alcuni dell'ufficio studi della Banca d'Italia. Tutti quanti concordarono sul fatto che la mia analisi era esagerata e che non era possibile che il debito pubblico superasse il PIL, perché allora il sistema sarebbe saltato. E io dissi: "scusate, se il debito è un fondo e il PIL è un flusso, non c'è nessun problema! Se io oggi, per farvi un esempio, con 50mila euro di reddito della mia famiglia vado a chiedere un prestito di 200, 250mila euro alla banca, me lo danno. Quindi anche un rapporto di 4/5 volte rispetto al PIL è sostenibile. Se è sostenibile per una famiglia, che tutto sommato non ha la forza di uno Stato, perché uno Stato, se supera il 100% del PIL, dovrebbe vivere chissà quali catastrofi?". Allora dissero che le preoccupazioni sulla disoccupazione giovanile erano esagerate... Insomma: litigammo, me ne andrai dall'amministrazione e andai a fare altri lavori.

Nel 1989 ebbi uno scambio con l'allora incaricato Presidente del Consiglio che era Giulio Andreotti, il quale mi disse: "Dobbiamo cambiare l'economia italiana perché così non può andare avanti, ci dia una mano". Io mi misi a disposizione e mi fecero incontrare con il suo braccio destro il quale, come è noto, mi chiese: "Che cosa devo fare per cambiare l'economia di questo Paese?". Dissi: "Guardi, lei si faccia nominare dal prossimo Governo al Ministero del Bilancio e mi metta in mano tutta la struttura. Al resto ci penso io". Poi me ne andai, pensando insomma che non sarebbe successo niente. E invece mi chiamò, dopo qualche settimana, e mi disse: "Guardi, sono Ministro del Bilancio" e mi mise a capo di tutta la struttura. Per cui io, nell'autunno del 1989 cominciai a cambiare l'economia di questo Paese. Nel senso perlomeno di rallentare il processo dell'Europa. Poi io ho avuto la buona scuola di Federico Caffè... non ero un euroscettico, però non ero neanche un euroestremista. Insomma, pensavo che l'Italia dovesse anche guardare all'Europa, ma con i suoi tempi, le sue caratteristiche, le sue peculiarità, per cercare di recuperare un po' di sovranità monetaria etc.

In effetti io lì lavorai due o tre mesi e poi successe l'inferno. Arrivarono al Ministro del Tesoro, Giulio Carli, telefonate dalla Banca d'Italia, dalla Fondazione Agnelli, dalla Confindusitra e, nientedimeno, da un certo Helmut Kohl, il quale era venuto a sapere che c'era questo oscuro funzionario del Ministero del Bilancio che stava cambiando le carte degli accordi. Nel frattempo, però, lo stesso Andreotti stava cambiando idea. Quando mi chiamò, nell'estate dell'89, volevano cambiare. Non volevano fare quello che poi fu fatto. Lui stesso andava in giro dicendo che le rivendicazioni della Germania erano una sciocchezza. Dopo qualche mese ci fu l'accordo tra Kohl e Mitterrand in cui Kohl, in cambio dell'appoggio di Mitterrand per la riunificazione tedesca, rinunciava al marco e quindi accettava la prospettiva dell'euro, accettava cioè di arrivare a una moneta comune che proteggesse la Francia. Ma quest'accordo prevedeva anche la deindustrializzazione dell'Italia. Perché se l'Italia si manteneva così forte dal punto di vista produttivo - industriale, quell'accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto un accordo così, per modo di dire.

C'erano fondamentalmente, contro la spesa pubblica, contro la classe politica del tempo, contro la sovranità monetaria - per quello che comporta - due correnti. Una era interessata soprattutto ai grandi business delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. Hanno guadagnato distruggendo l'industria pubblica: c'erano aziende che venivano vendute al loro valore di magazzino, e quindi come andavano in borsa ovviamente alzavano la loro quotazione. Poi c'erano gli altri, che erano magari in buona fede, cioè avevano l'obiettivo di moralizzare il Paese. In entrambi i casi la contropartita è stata negativa: abbiamo perso quel'abbrivio strategico che avevamo nell'ambito della nostra industria. Quindi in sostanza la nostra classe dirigente ha accettato una prospettiva di deindustrializzazione del nostro Paese.


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MessaggioInviato: 10/06/2012, 15:58 
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GanjaMan ha scritto:

Il funzionario oscuro che faceva paura a Kohl

Dopo qualche mese ci fu l'accordo tra Kohl e Mitterrand in cui Kohl, in cambio dell'appoggio di Mitterrand per la riunificazione tedesca, rinunciava al marco e quindi accettava la prospettiva dell'euro, accettava cioè di arrivare a una moneta comune che proteggesse la Francia. Ma quest'accordo prevedeva anche la deindustrializzazione dell'Italia. Perché se l'Italia si manteneva così forte dal punto di vista produttivo - industriale, quell'accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto un accordo così, per modo di dire.

C'erano fondamentalmente, contro la spesa pubblica, contro la classe politica del tempo, contro la sovranità monetaria - per quello che comporta - due correnti. Una era interessata soprattutto ai grandi business delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. Hanno guadagnato distruggendo l'industria pubblica: c'erano aziende che venivano vendute al loro valore di magazzino, e quindi come andavano in borsa ovviamente alzavano la loro quotazione. Poi c'erano gli altri, che erano magari in buona fede, cioè avevano l'obiettivo di moralizzare il Paese. In entrambi i casi la contropartita è stata negativa: abbiamo perso quel'abbrivio strategico che avevamo nell'ambito della nostra industria. Quindi in sostanza la nostra classe dirigente ha accettato una prospettiva di deindustrializzazione del nostro Paese.

http://www.byoblu.com/post/2012/06/09/I ... x#continue


Quindi, tornando alle questioni sollevate da Barnard....

è necessario ringraziare vivamente, per le privatizzazioni selvagge
in Italia e per questo SFACELO del comparto industriale attuale i
seguenti personaggi:

1) Ciampi
2) Amato
3) Prodi
4) D'alema
5) Bassanini
6) Visco
7) Draghi
8) Andreatta


E' corretto? [}:)]



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MessaggioInviato: 10/06/2012, 16:09 
Mette in risalto chi sia il vero nemico dell' Italia ed è un paradosso che pur sapendolo non si sia mai fatto niente. Chi ci ha provato è stato esautorato con scandali sia veri che inventati.
Quando un vecchio politico come Formica si lascia andare a dichiarazioni simili, mi chiedo cosa aspetti ancora la gente a mandare a casa i figli di Stalin.
Ma lo sappiamo entrambi che la lobotomia fatta ai cittadini in 50 anni di politica ha lasciato segni indelebili.
La pulizia in corso da parte dei poteri finanziari ha subito un accelerazione in questo ultimo periodo, fatta fuori la Lega hanno spostato l' obiettivo sul M5S, gli estremi evidentemente non rappresentano un pericolo visto che per il momento a parte un accenno a Vendola non sono stati toccati.
Rimangono PD, PDL, UDC ( i più pericolosi e coinvolti ), escluderei dal giro alcuni personaggi come Tremonti che si sono ribellati al progetto.
Possibile che nessuno si sia accorto che i paesi " illuminati " sono gli unici a non aver aderito all' Euro ? Come si fà ad essere così ciechi.
Io starei attento a tutto ciò che i rete si autodefinisce controcorrente e anti governativo, qualcosa è genuino ma spesso sono trappole per monitorare le tendenze dei villici cittadini.
Io azzarderei l' uscita dall' euro sotto la spinta dei cittadini e lo spostamento degli interessi verso paesi appertamente ostili verso il progetto di distruzione delle singolarità economiche e sociali.
Ha fatto bene il Nano ha fare comunella con Putin se non altro perchè ciò ha dato fastidio ai vecchiacci dell' economia massonica.
Qui purtroppo si tratta di scegliere tra potere e potere, da soli non siamo in grado di difenderci. molliamo tedeschi, francesi e inglesi, liberiamoci dagli americani e puntiamo si India, Cina e Russia.
Che i compagni si diano una svegliata e che per loro il PCI di Peppone resti un piacevole ricordo che mai più tornerà, i veri comunisti sono altri e sono purtroppo estinti.



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Thethirdeye ha scritto:

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GanjaMan ha scritto:

Il funzionario oscuro che faceva paura a Kohl

Dopo qualche mese ci fu l'accordo tra Kohl e Mitterrand in cui Kohl, in cambio dell'appoggio di Mitterrand per la riunificazione tedesca, rinunciava al marco e quindi accettava la prospettiva dell'euro, accettava cioè di arrivare a una moneta comune che proteggesse la Francia. Ma quest'accordo prevedeva anche la deindustrializzazione dell'Italia. Perché se l'Italia si manteneva così forte dal punto di vista produttivo - industriale, quell'accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto un accordo così, per modo di dire.

C'erano fondamentalmente, contro la spesa pubblica, contro la classe politica del tempo, contro la sovranità monetaria - per quello che comporta - due correnti. Una era interessata soprattutto ai grandi business delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. Hanno guadagnato distruggendo l'industria pubblica: c'erano aziende che venivano vendute al loro valore di magazzino, e quindi come andavano in borsa ovviamente alzavano la loro quotazione. Poi c'erano gli altri, che erano magari in buona fede, cioè avevano l'obiettivo di moralizzare il Paese. In entrambi i casi la contropartita è stata negativa: abbiamo perso quel'abbrivio strategico che avevamo nell'ambito della nostra industria. Quindi in sostanza la nostra classe dirigente ha accettato una prospettiva di deindustrializzazione del nostro Paese.

http://www.byoblu.com/post/2012/06/09/I ... x#continue


Quindi, tornando alle questioni sollevate da Barnard....

è necessario ringraziare vivamente, per le privatizzazioni selvagge
in Italia e per questo SFACELO del comparto industriale attuale i
seguenti personaggi:

1) Ciampi
2) Amato
3) Prodi
4) D'alema
5) Bassanini
6) Visco
7) Draghi
8) Andreatta


E' corretto? [}:)]



Corretto [;)], dov'è sezione? Aleggia un "sinistro" silenzio qua intorno.... [:246]



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Cita:
GanjaMan ha scritto:

Corretto [;)], dov'è sezione? Aleggia un "sinistro" silenzio qua intorno.... [:246]



E' vero.... ma spero sinceramente, e con tutto i cuore,
che possa venire presto a riferire in aula...... [:I] [;)]



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
GanjaMan ha scritto:

Corretto [;)], dov'è sezione? Aleggia un "sinistro" silenzio qua intorno.... [:246]



E' vero.... ma spero sinceramente, e con tutto i cuore,
che possa venire presto a riferire in aula...... [:I] [;)]
Starà sfogliando l'album delle figurine panini del pd [:246](scherzo sezione)


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Cita:
greenwarrior ha scritto:

Mette in risalto chi sia il vero nemico dell' Italia ed è un paradosso che pur sapendolo non si sia mai fatto niente. Chi ci ha provato è stato esautorato con scandali sia veri che inventati.
Quando un vecchio politico come Formica si lascia andare a dichiarazioni simili, mi chiedo cosa aspetti ancora la gente a mandare a casa i figli di Stalin.
Ma lo sappiamo entrambi che la lobotomia fatta ai cittadini in 50 anni di politica ha lasciato segni indelebili.
La pulizia in corso da parte dei poteri finanziari ha subito un accelerazione in questo ultimo periodo, fatta fuori la Lega hanno spostato l' obiettivo sul M5S, gli estremi evidentemente non rappresentano un pericolo visto che per il momento a parte un accenno a Vendola non sono stati toccati.
Rimangono PD, PDL, UDC ( i più pericolosi e coinvolti ), escluderei dal giro alcuni personaggi come Tremonti che si sono ribellati al progetto.
Possibile che nessuno si sia accorto che i paesi " illuminati " sono gli unici a non aver aderito all' Euro ? Come si fà ad essere così ciechi.
Io starei attento a tutto ciò che i rete si autodefinisce controcorrente e anti governativo, qualcosa è genuino ma spesso sono trappole per monitorare le tendenze dei villici cittadini.
Io azzarderei l' uscita dall' euro sotto la spinta dei cittadini e lo spostamento degli interessi verso paesi appertamente ostili verso il progetto di distruzione delle singolarità economiche e sociali.
Ha fatto bene il Nano ha fare comunella con Putin se non altro perchè ciò ha dato fastidio ai vecchiacci dell' economia massonica.
Qui purtroppo si tratta di scegliere tra potere e potere, da soli non siamo in grado di difenderci. molliamo tedeschi, francesi e inglesi, liberiamoci dagli americani e puntiamo si India, Cina e Russia.
Che i compagni si diano una svegliata e che per loro il PCI di Peppone resti un piacevole ricordo che mai più tornerà, i veri comunisti sono altri e sono purtroppo estinti.


Concordo con la tua analisi Green.... e concordo anche sul fatto che Tremonti abbia tentato, sin dal lontano 1992 (a bordo del Panfilo Britannia) di fare ostruzionismo nei confronti del progetto.

La stessa cosa la dicevo mesi or sono, quando sezione mi dava del folle.

E la stessa cosa, guarda caso, la dice Barnard in quel video....

PS: Ricordate tutti la faccenda raccontata da Tremonti, quando diceva di essere PEDINATO e della relativa inchiesta della magistratura.... vero?

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/ ... ra-927895/



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MessaggioInviato: 10/06/2012, 16:22 
Io azzarderei un azionariato pubblico per i gioielli nazionali, non legati alla borsa ma sotto il controllo delle realtà locali come comuni, province e cittadini.
Creare delle scatole cinesi che possano sfuggire al controllo della grande finanza, utilizzare le loro stesse strategie di marketing, facciamo come hanno fatto le Coop rosse per anni, niente carte di credito ma solo contanti, incrementiamo la presenza della medio piccola impresa. Facciamo in modo che se vogliono prendere il controllo dei beni pubblici siano costretti al dialogo con centinaia di migliaia di interlocutori, logoriamo i loro interessi, costituiamo una resistenza economica attiva.



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

1) Ciampi
2) Amato
3) Prodi
4) D'alema
5) Bassanini
6) Visco
7) Draghi
8) Andreatta


E' corretto? [}:)]
Ecco io li metterei tutti sull'Ikarus ll(la barca di d'alema)con divieto di attracco per sempre in qualsiasi porto o terra,si devono nutrire solo di quello che pescano e bere acqua piovana,per sempre!


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Cita:
greenwarrior ha scritto:

Io azzarderei un azionariato pubblico per i gioielli nazionali, non legati alla borsa ma sotto il controllo delle realtà locali come comuni, province e cittadini. Creare delle scatole cinesi che possano sfuggire al controllo della grande finanza, utilizzare le loro stesse strategie di marketing, facciamo come hanno fatto le Coop rosse per anni, niente carte di credito ma solo contanti, incrementiamo la presenza della medio piccola impresa. Facciamo in modo che se vogliono prendere il controllo dei beni pubblici siano costretti al dialogo con centinaia di migliaia di interlocutori, logoriamo i loro interessi, costituiamo una resistenza economica attiva.


Ottimo.... ma allora (e qui mi rivolgo anche a sezione, se ci legge) la mia "paura" legata al desiderio irrefrenabile sel sistema bancario di eliminare i CONTANTI, aveva forse un senso? [:246]



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L' Italia è il loro ultimo ostacolo e lo dimostra questa analisi fatta a Friburgo da un agenzia di analisi politico economica che ripropongo dopo averla postata su " Povera italia "

L’Europa e’ fallita, ma prima dell’Europa è FALLITA la Germania.

La notizia avrebbe del surreale, se non fosse stata confermata da Eurostat, dalla Facoltà di Scienze Economiche di Friburgo e dalla fondazione berlinese «Marcktwirtschaft» (Economia di mercato): la Germania ha il debito pubblico in assoluto più voluminoso di tutta Europa. Già la Primavera scorsa Eurostat quantificò il debito pubblico esplicito della Germania in 2080 miliardi di euro: il primo debito dell’eurozona a sfondare la soglia dei 2000 miliardi.

Ma la situazione è ben più grave e pericolosa: se è vero, infatti, che il debito pubblico esplicito tedesco ammonta al 85,8% rispetto al Pil, il debito implicito arriva al 111,8%, portando il divario di sostenibilità ad un inaudito 197,6 %. Ne consegue che il fabbisogno di consolidamento tedesco arriva al 4% netto all’anno. Ma che cosa intendiamo per debito implicito e debito esplicito? Il primo rappresenta il bilancio dello Stato e degli enti periferici, il secondo la spesa per previdenza, sanità, assistenza sociale. Parlando di cifre reali ai 2080 miliardi di cui sopra se ne devono sommare almeno altri 5000 per avere una fotografia chiara dello stato effettivo del deficit tedesco: oltre 7000 miliardi di debito reale. Una cifra che pone la Germania sull’orlo del collasso nonostante la sua tanto decantata virtuosità.

Ma come è possibile che la spesa assistenziale e previdenziale raggiunga una tale spropositata entità? E’ necessario sfatare un mito (l’ennesimo, a dir la verità…): il welfare tedesco, tanto ammirato anche e soprattutto dai tecno-europeisti italiani, è tutt’altro che efficiente. Fa acqua da tutte le parti, anzi. Una distinzione preliminare innanzitutto: quella che noi in Italia chiamiamo «pensione» in Germania si divide in due ben distinte categorie, ovvero «Pensionen» e «Renen». La prima, più assimilabile alla nostra pensione, è destinata solo ed esclusivamente agli ex dipendenti pubblici e risulta particolarmente cospicua: 103.700 fruitori (circa il 15,82% dei beneficiati) percepisce oltre i 3500 Euro mensili, seguiti in percentuale dagli oltre 90.000 che percepiscono circa 2700 euro mensili e dai 77.000 (11,75%) che arrivano ai 2250 euro al mese. In coda abbiamo 9600 ex pubblici dipendenti (appena l’1,46%) che arrivano ai 1000 euro mensili. Complessivamente i fortunati «Pensionare» tedeschi sono circa 650.000. Discorso assai diverso per i «Rentner», ovvero i fruitori di trattamento previdenziale generico: il 46% di questi ultimi infatti non arriva a percepire 700 euro mensili. L’8,37% (1.139.178 individui per la precisione) prende meno di 150 euro al mese (!!!). I «Rentner» più fortunati, appena 26.545 (lo 0,20%) arrivano a circa 2100 euro al mese.

Ora, va da sé che non è immaginabile vivere in un Paese come la Germania, ove il costo medio della vita è molto alto, con cifre esigue al limite del ridicolo (o, meglio, del tragico…), quindi come fanno a campare i poveri (per davvero!) pensionati tedeschi? Semplice: subentra l’assistenzialismo di Stato che integra le magrissime entrate dei «Rentner» al fine di garantire loro la sussistenza e nulla di più. Questo consente al governo di mascherare una spesa corrente effettiva allucinante (circa 5000 miliardi, appunto) come uscita formalmente non incidente sul debito pubblico esplicito dello Stato: una vera e propria cosmesi di bilancio finalizzata a simulare l’adempimento pieno ai parametri di Maastricht. Parametri peraltro ideati e organizzati dalla Germania stessa e che a tutt’oggi non prevedono la valutazione del divario di sostenibilità complessivo (debito esplicito+debito implicito) al fine della valutazione di congruità del bilancio di un paese, ma prendono in esame, guarda caso, solo il debito implicito.

Ecco come si spiegano la rigidità e il granitico immobilismo della Cancelliera Merkel riguardo a tutte quelle iniziative, ispirate a profonda ragionevolezza ed elementare buon senso economico, che bisognerebbe porre in essere per fare attivamente fronte alla crisi, dal rendere la Bce prestatore di ultima istanza (quindi garante dei debiti sovrani) all’emissione di Eurobond che garantiscano rendimenti se non da Lotteria Italia almeno moderatamente proficui.

L’apparente severità da parte di Angela Merkel nei confronti degli altri Stati dell’Eurozona, Italia in primis, non è determinata pertanto dal disdoro, tipicamente luterano, nei confronti di coloro che non hanno svolto il proprio dovere, quanto più da una situazione di oggettiva sofferenza economica in cui la (ex?) «locomotiva d’Europa» versa. Sofferenza che non trova certo giovamento nella serie di manovre economiche che, anziché contenere il debito pubblico, lo hanno ulteriormente espanso: ad esempio la manovra finanziaria tedesca per il 2012, approvata pochi giorni fa, aumenta il debito pubblico da 20 a 26 miliardi di euro, prevedendo tra le altre cose un cospicuo aumento di 600 Euro mensili per le ricche pensioni degli alti burocrati di Stato (fonte: Bild Zeitung). Una mossa certamente poco popolare che contribuisce ulteriormente a spiegare la serie infinita di debacle elettorali che il partito della Merkel ha sistematicamente subito durante gli ultimi anni.

Questo detto, sulla base della valutazione del debito reale, come sta l’Italia? Ebbene, non ci crederete, ma gli stessi organi che hanno evidenziato lo stato di sofferenza della Germania indicano nell’Italia il paese più virtuoso d’Europa! A fronte di un consistente debito pubblico esplicito del 120%, infatti, il nostro debito implicito ammonta solo al 28%, per un divario di sostenibilità complessivo del 148%, comportando così un fabbisogno di consolidamento al 2,4%, circa il 40% in meno rispetto a quello tedesco. Incredibile a dirsi, siamo il Paese in assoluto più stabile di tutta l’Eurozona. In conclusione, quindi, una domanda prettamente politica che tutti dovremmo porci: a fronte di dati oggettivi sostanzialmente contraddittori rispetto alla vulgata corrente che ci ha conculcato l’immagine di un’Italia destinata al «collasso greco», chi ha realmente tratto giovamento da una rappresentazione del nostro Paese così falsa e distorta?

Fonte: http://www.ragionpolitica.it/cms/in...t-reale.html



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MessaggioInviato: 10/06/2012, 16:30 
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Thethirdeye ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

Io azzarderei un azionariato pubblico per i gioielli nazionali, non legati alla borsa ma sotto il controllo delle realtà locali come comuni, province e cittadini. Creare delle scatole cinesi che possano sfuggire al controllo della grande finanza, utilizzare le loro stesse strategie di marketing, facciamo come hanno fatto le Coop rosse per anni, niente carte di credito ma solo contanti, incrementiamo la presenza della medio piccola impresa. Facciamo in modo che se vogliono prendere il controllo dei beni pubblici siano costretti al dialogo con centinaia di migliaia di interlocutori, logoriamo i loro interessi, costituiamo una resistenza economica attiva.


Ottimo.... ma allora (e qui mi rivolgo anche a sezione, se ci legge) la mia "paura" legata al desiderio irrefrenabile sel sistema bancario di eliminare i CONTANTI, aveva forse un senso? [:246]


Certo che si, fà parte del piano.



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MessaggioInviato: 10/06/2012, 16:31 
Tratto da:

Mario Monti e la Massoneria, una relazione pericolosa
http://www.youreporter.it/foto_Mario_Mo ... pericolosa

Ecco le tre motivazioni per le quali la massoneria voleva silurare Berlusconi e vuole il tracollo totale della finanza italiana:

PUNTO PRIMO: La politica energetica italiana da' molto fastidio ai confratelli anglo-ebraici-americani. Il cavaliere, per quanto criticabile sul tutti i fronti, è però riuscito a instaurare rapporti commerciali energetici con Libia e Russia. Ucciso Gheddafi è rimasta soltanto la Russia di Putin, l'E.N.I. é in difficoltà, nessun accordo con il nuovo governo libico é stato ancora intavolato. Attualmente, il 30% dell'E.N.I. è in mano pubblica. Un altro 20% lo possiedono gli investitori anglo-ebraici-statunitensi che tirano le fila del mercato globale e che vogliono mettere le loro avide mani, grazie alla crisi economica creata ad arte, sulle decine di miliardi che una maggiore proprietà dell'E.N.I significhebbe. Se l'Italia affonda, deve svendere le sue azioni. Se le svende, i grandi burattinai ci guadagnano.

PUNTO SECONDO: Con quasi 2500 tonnellate di oro, l'Italia possiede la terza maggior riserva di oro al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. Il Fort Knox (precisamente 2.451,80 tonnellate) fa gola a molti. Mettere in ginocchio un paese con le tasche così piene d'oro é il sogno di ogni potente speculatore.

PUNTO TERZO: L'Italia é un paese con un importante patrimonio pubblico. Se l'Italia va male lo deve per forza svendere. I capitali stranieri sono voraci in termine di patrimoni pubblici. Ogni volta che un Paese va male, o é scosso da un accadimento che lo ha fortemente indebolito, gli avvoltoi sono lì, sempre pronti per nutrirsi di dsigrazie (fonte: disinformazione.it)

FOCUS SUL PUNTO TERZO: In Italia una cosa simile é già accaduta nel 1992 e allora vinsero i massoni: a poche settimane dalla strage di Capaci (il 23 maggio 1992), esattamente il 2 giugno 1992 sul Britannia, il panfilo della Regina Elisabetta II, si organizzò un vero e proprio complotto ai danni dell'Italia.

Continua>>>
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