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MessaggioInviato: 12/07/2012, 00:14 
Una lunga e veloce marcia verso una società rifondata a partire dai valori comuni per mettere amorevolmente alla porta massonerie deviate e non, poteri forti e capitalismo finanziario facendo fallire il progetto più inquietante della storia della umanità.

Battere il Nuovo Ordine mondiale, realizzare per la prima volta una reale democrazia diretta e ripartire da una riformulata sovranità nazionale e monetaria con nuove alleanze geopolitiche, superando le obsolete distinzioni ideologiche e creando un sistema di idee e valori del TERZO MILLENNIO non è utopia è una necessità storica.




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MessaggioInviato: 12/07/2012, 01:51 
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Atlanticus81 ha scritto:

Battere il Nuovo Ordine mondiale, realizzare per la prima volta una reale democrazia diretta e ripartire da una riformulata sovranità nazionale e monetaria con nuove alleanze geopolitiche, superando le obsolete distinzioni ideologiche e creando un sistema di idee e valori del TERZO MILLENNIO non è utopia è una necessità storica.



Esatto.... è proprio una necessità storica.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 12/07/2012, 13:12 
Mentre nei palazzi di Bruxelles e di Francoforte si discute della sopravvivenza dell’euro, un grappolo di cittadine europee si è ribellato all’impero della moneta unica. E, non a caso, appartengono a Paesi dell’Eurozona in profonda crisi economica.
A Murgados, municipio della Galizia affacciato sull’Atlantico, gli euro possono rimanere nelle tasche: le bottiglie di cerveza si pagano in pesetas. A Clones, sotto il cielo d’Irlanda, un’ora e mezza di strada da Belfast, altri ‘barbari’ bevono pinte di Guinness grazie ai punt ritrovati nel salvadanaio.
VALUTE COME RELIQUIE. La Banca di Spagna calcola che nella sola penisola iberica il valore delle pesetas dimenticate nei conti correnti o nelle vecchie credenza si aggiri attorno a 1,7 miliardi. Nell’Isola di Smeraldo, invece, ci sarebbe un tesoretto da 285 milioni di euro.
Allora, come il villaggio di Asterix ai tempi dei Romani, alla periferia dell’impero hanno deciso di resistere. Hanno rispolverato le reliquie, ritrovato il denaro dei morti e deciso che nel mezzo della crisi finanziaria rimettere in circolo le vecchia moneta poteva essere un’occasione di guadagno. Un modo per sfruttare la nostalgia degli europei e la cattiva reputazione dell’euro per risollevare boccheggianti economie locali. E ci sono riusciti.
A Mugardos il marzo della peseta
Una commerciante di Mugardos mostra le vecchie banconote.Una commerciante di Mugardos mostra le vecchie banconote.

A vantarsi di aver avuto una buona idea è Higinio Juan Garcìa, il numero uno dell’associazione Mugardos commercio. È stato lui nel 2011 a spingere per istituire nella cittadina iberica il mese della peseta.
In Spagna la Banca centrale cambia ancora la vecchia valuta, al tasso fissato nel 2002 (un euro ogni 166,386 pesetas).
UN CIRCUITO DI 60 NEGOZI. Ma i commercianti di Mugardos hanno fatto leva sulla comodità di spendere i vecchi risparmi nel circuito locale, piuttosto che presentarsi agli sportelli della banca di Spagna, e hanno creato una rete di 60 negozi disposti ad accettare per tutto marzo i pagamenti con la vecchia valuta.
Juan Garcìa ci ha messo del suo: ha speso 238 euro per pubblicizzare l’iniziativa sulla prima pagina del quotidiano regionale e la notizia si è diffusa. Gli abitanti hanno rispolverato i vecchi conti correnti, rotto i salvadanai e scavato tra le piume dei materassi, pur di racimolare potere d’acquisto.
Qualcuno, con un po’ di vergogna, ha confessato di aver setacciato la vecchia casa dei genitori a caccia di piccole eredità abbandonate nella polvere.
RISPOLVERATE LE EREDITÀ. Prima è stato il turno dei cittadini di Murgardos. Poi l’intero circondario affacciato sul Golfo di Ferrol si è riversato nelle vie del paese. Infine, si sono presentati sconosciuti da chissà dove, trascinando sacchetti di monete sonanti e cercando di ottenere in cambio qualche euro.
Anche la stampa straniera è stata attirata da quell’annuncio un po’ choc sulla reintroduzione della vecchia peseta. Gli articoli sui ribelli dell’euro si sono moltiplicati: un’altra pubblicità di successo e il piccolo circuito di scambio delle vecchie monete ha attirato turisti da tutta la Spagna ed è stato replicato vicino e lontano.
ESPERIMENTO ANCHE A GORBEA. Nel 2011, con lo slogan «Ritorniamo alla peseta», l’esperimento è stato ripetuto a Gorbea, nei dintorni di Bilbao, e nel Comune di Salvaterra De Mino, vicino al confine con il Portogallo, e in entrambe le occasioni gli incassi totali hanno raggiunto un valore corrispondente a 10 mila euro.
A gennaio la prova a Villamayor de Santiago, a Sud Est di Madrid, ha dato risultati soddisfacenti, ma in calo: ‘solo’ 6 mila euro.
In Irlanda i profitti vanno al Comune
I vecchi punt irlandesi.I vecchi punt irlandesi.

A maggio del 2012, invece, è arrivata la versione irlandese. A importare le idee spagnole nell’Isola verde è stato un giovane 21enne disoccupato, residente nelle campagne al confine con l’Irlanda del Nord.
A Clones, la cittadina di Ciaran Morgan, la crisi ha colpito duro. In Monaghan Street, la via che taglia in due il paese, il 50% degli esercizi commerciali ha chiuso i battenti o espone cartelli con la scritta vendesi o affittasi.
VOUCHER MADE IN CHINA. Ma da quando la faccia di Daniel O’Connell, l’eroe nazionale che per primo portò i cattolici nel parlamento di Westminster, ha ricominciato a salutare dalle banconote, le cose sono migliorate.
Da maggio, infatti, si può scambiare la vecchia valuta con dei voucher di plastica – fabbricati rigorosamente in Cina – che riportano il controvalore in euro. I buoni possono essere spesi in 45 punti vendita, tra aziende e esercizi commerciali, per acquistare uova e abiti, macchine da toast o crocefissi. Insomma, un po’ di tutto.
L’iniziativa ha avuto talmente successo che a Pasqua i commercianti hanno ringraziato Dio più calorosamente del solito: gli incassi sono aumentati anche di 1.000 euro in un mese.
0,70 CENTESIMI DI GUADAGNO. E ci guadagna anche la cittadinanza: d’accordo con commercianti e amministrazione, Morgan ha infatti fissato un cambio vantaggioso per il Comune. Un punt viene rimborsato con 1,20 euro, mentre la Banca d’Irlanda paga un po’ di più: 1,27 euro. Con quella ‘cresta’ di 0,7 centesimi a punt, il Comune riesce a pagare le spese della festa di San Patrizio e a comprare le luci di Natale.
Peccato che la Banca d’Italia abbia bloccato la convertibilità della lira: che tentazione anche da noi di raschiare il fondo del barile.

Fonte: lettera43

http://www.frontediliberazionedaibanchi ... 26780.html

Tratto da: CRISI, UNA MONETA DI SCORTA PER L’EUROPA | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z20PD94LHS



..potrebbe essere una soluzione x cercare di rendere piu' sostenibile la crisi....[;)]


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 13:40 
Cita:
ubatuba ha scritto:

Mentre nei palazzi di Bruxelles e di Francoforte si discute della sopravvivenza dell’euro, un grappolo di cittadine europee si è ribellato all’impero della moneta unica. E, non a caso, appartengono a Paesi dell’Eurozona in profonda crisi economica.
A Murgados, municipio della Galizia affacciato sull’Atlantico, gli euro possono rimanere nelle tasche: le bottiglie di cerveza si pagano in pesetas. A Clones, sotto il cielo d’Irlanda, un’ora e mezza di strada da Belfast, altri ‘barbari’ bevono pinte di Guinness grazie ai punt ritrovati nel salvadanaio.
VALUTE COME RELIQUIE. La Banca di Spagna calcola che nella sola penisola iberica il valore delle pesetas dimenticate nei conti correnti o nelle vecchie credenza si aggiri attorno a 1,7 miliardi. Nell’Isola di Smeraldo, invece, ci sarebbe un tesoretto da 285 milioni di euro.
Allora, come il villaggio di Asterix ai tempi dei Romani, alla periferia dell’impero hanno deciso di resistere. Hanno rispolverato le reliquie, ritrovato il denaro dei morti e deciso che nel mezzo della crisi finanziaria rimettere in circolo le vecchia moneta poteva essere un’occasione di guadagno. Un modo per sfruttare la nostalgia degli europei e la cattiva reputazione dell’euro per risollevare boccheggianti economie locali. E ci sono riusciti.


Che spettacolo...... [:D]



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MessaggioInviato: 14/07/2012, 14:38 
Il seguente post è indirizzato a tutti quelli che di fronte alla proposta politica anarchica obiettano dimostrando come un tale modello sociale sia esclusivamente pura utopia.

http://italianimbecilli.blogspot.com/20 ... unita.html

Beh, il blog dove è comparso il suddetto post sostiene e dimostra l'esatto contrario, citando in causa quelle società gilaniche pre-esistenti alle prime società storiche studiate sui libri di storia, che volutamente omettono la descrizione accurata di queste prime forme di organizzazione umana.

Società citate come esempio di ottima politica anche da Erich Fromm, filosofo, psicoanalista e sociologo tedesco. Il suo contributo alla sociologia viene collocato nell'ambito dell'Umanesimo Normativo. Questa posizione si basa sul presupposto che:
1. esiste una natura umana universale;
2. la specie uomo si può definire oltre che in termini fisici anche in termini psichici;
3. è possibile rilevare scientificamente e descrivere in termini positivi questa natura;

Nelle intenzioni di Fromm, lo scopo della scienza dell'uomo sarebbe quello di giungere ad elaborare questa definizione di essere umano. Tra le conclusioni eterodosse rispetto alla dottrina freudiana, si evidenzia la tesi espressa e sostenuta in Psicoanalisi della società contemporanea, secondo la quale una intera società può essere malata.

La storia tradizionale ci insegna che prima della nascita delle prime civiltà organizzate ci fossero stati soltanto tribù, clan disorganizzati, incivili, allo stato selvaggio... niente di più falso!

Anzi al contrario le prime comunità umane, sorte, secondo le teorie del Progetto Atlanticus, per opera degli insegnamenti di Enki, erano basate su principi di cooperazione, solidarietà, libertà... in una parola in un sistema basato sul dono.

La portata di questa scoperta è così "pericolosa" che giustifica la costante censura da parte del sistema istituzionale... ed è lo stesso motivo per il quale mai e poi mai potrà essere accettata l'esistenza di una avanzata civiltà precedentemente a ciò che ricordiamo diluvio universale.

Una CIVILTA' prima della civiltà, basata sull'istinto di cooperazione presente nell'uomo, cancellerebbe in un solo momento la giustificazione dell'esistenza del Sistema, facendo perdere allo stesso ragione di esistere.

Negare Atlantide, ridurre l'età dell'oro a semplice mito, restare ancorati alla "verità istituzionalizzata" è funzionale all'autotutela del Sistema:

Un mondo migliore è possibile... anzi è anche già esistito!



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MessaggioInviato: 15/07/2012, 17:22 
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MessaggioInviato: 15/07/2012, 17:32 
Ma no!!! dormite pure sonni tranquilli [:p] [:p]

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=f3wfSZVWrF0[/BBvideo]

Non temereeee.... fidati di lui ...


Ultima modifica di Wolframio il 15/07/2012, 17:35, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 15/07/2012, 21:40 
Economia del dono... non è un'utopia

MARK BOYLE:VIVERE SENZA SOLDI?È POSSIBILE:IO CI STO RIUSCENDO!

Mark Boyle, 31 anni, è un ragazzo inglese che da più di due anni (da novembre 2008 per la precisione) ha deciso di vivere SENZA DENARO e ci riesce benissimo, soddisfando tutti i suoi bisogni primari.E' nominato the no money man.

Mark Boyle è un ex imprenditore del ramo dell’agricoltura biologica, laureato in economia e convinto sostenitore della stretta connessione tra felicità e rispetto dell’ambiente.

Immagine

La sua esperienza lo ha portato due anni fa a decidere di liberarsi dal problema dei soldi, spiegando come della sua vecchia vita non gli manchino lo stress, le bollette e i conti da pagare. Vegetariano già da sei anni, si nutre ora delle piante che coltiva, produce elettricità con un pannello solare, ha un telefono cellulare che utilizza solo per ricevere chiamate ed un notebook che si alimenta ad energia solare.

Tutto è iniziato in un pub, dice Boyle: "Il mio amico ed io stavamo parlando di tutti i problemi del mondo come ad esempio lo sfruttamento della manodopera, la distruzione ambientale, gli allevamenti industriali, la sperimentazione sugli animali e le guerre per le risorse energetiche.

Ho capito che erano tutti, in un modo o nell’altro, collegati al denaro. Ho deciso quindi di rinunciare ai soldi. Ho venduto la mia casa galleggiante a Bristol e ho lasciato il mio lavoro in una società di prodotti alimentari biologici". Se ci pensate il DENARO dovrebbe essere un mezzo per facilitare i nostri scambi di beni\servizi nella vita di tutti i giorni: spostarsi dal punto A al punto B, comprarsi da mangiare, trovare un tetto sotto cui dormire.

Avere il DENARO per soddisfare questi bisogni primari comporta avere UN LAVORO (raro da trovare e da mantenere di questi tempi) che a sua volta obbliga l'individuo a privarsi di 8-10 ore della sua vita (1/3 della sua giornata almeno) e dedicarle allo svolgimento di una mansione.

E se questi bisogni primari fossero soddisfatti in altra maniera?

Nel 2007 Boyle ha fondato la Freeconomy Community, una comunità che promuove la condivisione di abilità e proprietà e che ad oggi conta 28.503 iscritti in 154 paesi, condividono competenze 404.600, 82.749 strumenti e 454 spazi.

La filosofia della comunità è questa: offri i beni che diversamente getteresti via e le tue competenze (riparare scarpe, fabbricare tavoli, insegnare a suonare la chitarra), in cambio chiedi alla comunità i beni\servizi di cui hai bisogno, il tutto avviene senza l'uso di DENARO.

Prima di Freeconomy Community, va ricordato però il progetto Freecycle, un interessante movimento ormai diffuso in tutto il mondo che mira a ridurre l’impatto ambientale delle cose che usiamo. Il loro motto è: cambiare il mondo, un regalo alla volta.

Il network di Freecycle, con base in Arizona, è composto da quasi 5000 gruppi e oltre 8 milioni di soci sparsi in 85 paesi del mondo. E’ un movimento interamente non-profit di persone che scambiano e riciclano oggetti gratuitamente. Freecycle esiste anche in varie città italiane, come Roma, Milano, Bologna, Napoli e Lecce, anche se il progetto viaggia ancora in chiave ristretta visto che è poco conosciuto.

Mark Boyle rappresenta certamente l’esempio vivente di una vita alternativa. Lui adesso si dichiara talmente felice da voler proseguire su questa strada e se gli domandano: "Che cosa ho imparato?" Mark risponde: "Che l’amicizia, non il denaro, è la sicurezza reale. Che la povertà più occidentale è di tipo spirituale. Che l’indipendenza è realmente interdipendenza."

Se il mondo riuscisse a capire che il denaro che tanto si affanna ad accumulare dopo ore e ore di lavoro dietro ad una scrivania o in fabbrica non sia nemmeno suo (vedi "truffa del signoraggio"), forse si comincerebbe a pensare più concretamente a stili di vita alternativi e felici come come di Mark Boyle, "the no money man".

Fonte: http://www.free-italy.info/2012/07/mark ... oldie.html



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MessaggioInviato: 16/07/2012, 01:31 
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-05-06/lasciatemi-fare-eremita-081448.shtml?uuid=AbX78OYF&p=2

Cita:
[color=blue]Lasciatemi fare l'eremita
Ermanno Cavazzoni

C'è una via di fuga dalla rete?
L'elettronica ha dei vantaggi indubbi, non ne discuto. Ma è sempre più difficile la possibilità di ritirarsi dal mondo, far l'eremita. Ognuno nasce cittadino e ha un numero; non ce l'ha ancora sottopelle in un microchip come ce l'hanno i cani, che in ciò sono più avanzati e hanno accettato con lungimiranza il metodo; ma presto mi dicono che ce l'avremo anche noi dalla nascita e significherà l'appartenenza di ciascuno, volente o nolente, allo Stato, sarà come avere la targa, o un antifurto satellitare. Non ci saranno forse evasori, o delinquenti impuniti. Ma uno a un certo punto della vita dovrebbe avere il diritto di andarsene, questo distingue l'uomo dalla formica; a una formica l'eremitaggio non viene in mente, di appartarsi, scavarsi un suo buco e vivere in silenzio senza odio o rancori.

Io dico che è sacrosanto il diritto di stancarsi del consorzio umano e allontanarsene; se togliete questo diritto succedono poi gli eccidi inspiegabili, di chi fa saltare col gas l'appartamento e il condominio coi condomini dentro, perché della vita associata costui ad esempio non ne poteva più. Un tempo, senza dar spiegazioni, prima di compiere queste inutili stragi, un individuo esasperato da tutto partiva dall'oggi al domani: «Dove vai?». «Non lo so…» e andava in qualche dirupo dove si cibava di erba, e per completare la dieta aggiungeva larve di Sfingoidei (per esempio, di Acherontia o di Macroglossa) ricche di proteine, larve del salice (la Phalera bucephala), bruchi di coleotteri, che sono dolci: con uno spicchio di aglio selvatico (Allium Sativum) e un po' di salnitro, sapendo le dosi si ottiene un budino che sembra ricotta in agrodolce, un cibo ottimo e sano, adatto alla vita eremitica; se non basta, nei tronchi marci di quercia si raccolgono larve di cervo volante, ottime; e sotto le cortecce le larve del perdilegno (il Cossus cossus, mangiate anche da Plinio); le si può abbrustolire; quando scoppiano sono pronte, meglio di una bistecca che è piena di estrogeni.

Oggi tutto questo è difficile, nell'era elettronica, o comunque ha costi altissimi. Se uno dall'oggi al domani parte per far l'eremita, prima di tutto accumula bollette non pagate dell'Enel, del gas, dell'acqua, la tassa per i rifiuti, il telefono fisso, il passo carraio, il bollo auto, l'assicurazione, poi l'auto se è in strada gliela portano via per il lavaggio notturno, e costa un tanto al giorno per il deposito, e intanto scade il bollino blu, la multa per la rimozione raddoppia, e intanto si applicano more, affitti arretrati dell'appartamento, il condominio, le tasse, non compilando il 740 si entra nella categoria degli evasori totali, oggi c'è la proposta di additarli al disprezzo, finirebbe tra i cittadini ricercati da Equitalia e dal tribunale.

La virtù della comprensione oggi è svanita; l'esattore di un tempo s'informava del perché, magari capiva, condivideva la scelta: andato a far l'eremita? va bene, lo invidio, gli è abbonata la mora, gli è cancellata la bolletta Enel, niente ritorsioni, azzeriamo; e magari suggestionato partiva anche lui, l'esattore, si veniva a sapere che era andato nel deserto della Tebaide, le cartelle esattoriali disperse al vento; ci pensavano due volte prima di mandare un secondo esattore.

Con la rete informatica tutto invece si è fatto anonimo e automatizzato, quindi spietato. Ogni giorno di eremitaggio avrebbe un costo, che cresce progressivamente secondo un parametro. Equitalia non perdona, l'eremita verrebbe braccato; e, peggio ancora, la sua scomparsa finirebbe in televisione, in quei programmi «Chi è che l'ha visto?», si frugherebbe nella sua vita senza averne diritto: «Torna a casa papà!»; «Ti vogliamo bene!»; lacrime… l'eremita fa la figura del cinico, senza cuore, maledetto da Dio.

Consigliamo perciò un eremitaggio programmato. Se uno ha famiglia la faccenda è dura; se è separato è altrettanto dura: «E gli alimenti?», dice la moglie. «Non avrò reddito», risponde l'eremita. «Com'è possibile?», dice il magistrato. Quindi un eremita consiglio sia scapolo. Deve incominciare col disdire luce, gas, acqua, demolire l'auto e la targa, disdire l'appartamento se è in affitto; se è proprietario cosa fa? Lo lascia a un erede; se odia gli eredi lo vende, siamo in una difficile congiuntura per la vendita immobili, il mercato è fermo; lo svende; ma ci vogliono mesi se è fortunato, un anno, o di più; poi notaio, compromesso, rogito eccetera; dei soldi cosa se ne fa?

Consiglio di comprare oro e seppellirlo. Dove? Consiglio un angolo appartato del cimitero, consiglio di andare di notte, scavare e poi ricoprire, cancellando la terra smossa con del ghiaino. Un giorno ci sarà un fortunato che scava, che scava magari per seppellirsi, perché ad esempio è rovinato dalle utenze, disperato, sul punto di farla finita, e non volendo dar noia agli altri, va al cimitero e si scava un buco in un angolo… invece trova l'oro. Chissà che non ci ripensi.

Ma tornando al nostro eremita, bisogna che vada all'ufficio imposte: Non avrò più reddito, né residenza, né niente. È possibile che si insospettiscano. «Chi la mantiene?». «Nessuno». «Cosa scriviamo? Vagabondo?». «No, eremita». «Non è nella tabella, e poi ci vorrà un patentino; in che Comune intende esercitare?». «Dove mi porta il caso». «Per noi non è sufficiente, manderemo degli accertamenti». «Vorrei restituire il codice fiscale». «Non è possibile, il codice si estingue con la morte». «Mi dichiaro morto». «Non faccia lo spiritoso, lei vuole evadere, i soldi della casa li ha messi all'estero, ci dica dove!». Come si vede questo è uno scoglio sempre difficile.

Ma supponiamo che riesca a scappare da tutto; supponiamo, perché è molto difficile. A questo punto dove va a fare l'eremita? Dove si sistema? Può andare su terreni demaniali, come i greti dei fiumi, montagne, spiagge; alle spiagge però è meglio rinunci perché sono il maggior luogo di turismo estivo e la solitudine sarebbe difficile; ma anche al fiume o alla montagna arriverebbe una guardia a denunciarlo per campeggio abusivo. Notate che se si fa un orticello verrebbe multato, se raccoglie funghi a raccolta regolamentata sarebbe multato, se raccoglie legna verrebbe multato, non parliamo poi se accende un focherello. Una capanna? Abuso edilizio. Ha le fognature? Le altezze? L'indice di risparmio energetico? Il garage? E i rifiuti? L'eremita fa la raccolta differenziata? Distingue il secco dall'umido? E la plastica? Le pile? I medicinali scaduti?

Un eremita non vorrebbe appartenere a nessuno Stato. A quanto mi risulta tutte le terre sono state divise, anche l'Antartide; e c'è il progetto di dividere in lotti la Luna. Unica possibilità il mare aperto, acque internazionali; per far l'eremita al giorno d'oggi bisogna avere una barchetta e non toccare mai terra; recuperare i legni alla deriva per fare occasionali riparazioni; mangiare pesce, che fa bene, alghe, che fanno bene (e fan dimagrire); si rischia lo scorbuto; si rischia di essere scambiati per barchini pirati, su cui c'è libertà di far fuoco.

Ci sono le tempeste, in pieno Oceano sono furiose; ma finora il vento non è sotto brevetto, né è considerato bene demaniale. E tuttavia abbandonandosi al vento si finisce prima o poi su un continente e dunque in uno stato territoriale, un eremita sarà classificato immigrato clandestino, finirà in un campo profughi, dove si sta ammassati, il contrario dell'eremitaggio, si riceve un numero, e siamo daccapo. «Da dove vieni?». «Non lo so». «Sei recidivo?». «Non lo so». «Di chi era l'imbarcazione?». «Mia». «Ah! bene! Da chi prendi ordini?». Denuncia per tratta d'immigrati, senza bandiera, senza patente nautica eccetera, eccetera.

Quindi consiglio: vivere in acque internazionali, anche se è difficile; si campa poco, ma quando l'oceano è tranquillo, si è mangiato un pesce, si è bevuto acqua piovana, si è trovato un po' d'insalata alla deriva, e viene la notte, allora ci si distende in fondo alla barca, e si guarda l'immenso cielo, che finora non è vietato guardare, né ci vuole un biglietto d'ingresso, un abbonamento, un canone, una licenza o la partita Iva. Ma questo è ciò che ci distingue dalle formiche, che sono sempre connesse in una loro rete a molecole chimiche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]



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[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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Credo che la discussione più adatta per queste notizie sia questa,correggetemi se sbaglio. Vi posto qui questi tre link un piccolo ariticolo e delle foto..vorrei spaere se eravate al corrente della notizia e cosa ne pensavate!
Grazie [:D]


http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z20mVO432C

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MessaggioInviato: 16/07/2012, 21:40 
Io continuo a pensare che per uscire dallo stallo dobbiamo iniziare a pensare a un modello economico diverso.

La decrescita, il nuovo sistema economico di Serge Latouche
Una teoria economica che si contrappone al consumismo, che mira a un'autolimitazione dei consumi in favore di un aumento della qualità della vita, tenendo conto dell'ecologia e delle risorse limitate

Immagine

Alle nostre orecchie “decrescita” suona come una parolaccia. La nostra civiltà è cresciuta sotto la splendida palma del consumo e della crescita economica, e il segno meno è difficile da digerire come indicazione positiva.

Eppure, già negli anni settanta, il professore rumeno Georgescu-Roegen gettava le basi di un nuovo sistema economico in contrapposizione alla crescita del PIL come indicatore positivo. Egli dimostrò quanto la teoria dei consumi potesse facilmente condurre la società occidentale all’entropia, alla paralisi.

Nel 1979 i suoi studi vennero pubblicati in Francia attirando l’attenzione degli economisti di tutto il mondo, e si iniziò a parlare di “decrescita” come nuova opportunità, di esaurimento delle risorse non rinnovabili… temi in completo contrasto con il senso comune di quegli anni, che guardava al futuro come a una crescita infinita, fuorviato dall’aumento delle ricchezze e dalla vita comoda.

Oggi questo senso comune non dico sia mutato, ma senza ombra di dubbio le crepe del sistema sono visibili a chiunque e l’insofferenza generale inizia ad avvertirsi nitidamente. E affermare che il miglioramento delle condizioni di vita deve essere ottenuto senza aumentare il consumo, non è più scomunicante ed eretico.

Serge Latouche, economista e filosofo francese, è fra i principali sostenitori della decrescita, ma in Italia anche gli studiosi Maurizio Pallante e il genovese Giovanni Siri, in ambiti diversi, si occupano della materia. Lo scopo è quello di dimostrare concretamente l’alternativa al corrente sistema economico: il “nuovo mondo”. Un’economia fondata sull’autolimitazione volontaria dei consumi a favore di un miglioramento della qualità della vita, da non confondersi con la “crescita negativa” della quale sentiamo parlare nei vari talk show politici.

Un nuovo paradigma sociale quindi, lontano anni luce dal concetto di utopia e basato su alcuni principi portanti: non si può separare la crescita economica dalla crescita del suo impatto ecologico, la limitatezza delle risorse contraddice il principio della crescita del PIL, la ricchezza prodotta dagli attuali sistemi economici consiste soltanto in beni e servizi e non tiene conto di altre forme di ricchezza indispensabili per la qualità della vita.

Letture consigliate: Serge Latouche, “Come si esce dalla società dei consumi” / Giovanni Siri, “La psiche del consumo”

Gabriele Serpe

Fonte: http://genova.erasuperba.it/inchieste-g ... ge-latouch



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MessaggioInviato: 16/07/2012, 21:41 
Ecco l’intervista di Giorgio Avanzino per Era Superba all’economista Serge Latouche





IL MITO DELLA TORTA

“Siamo dentro alla teologia della crescita e non ne vediamo la stupidità. Dobbiamo ritrovare il senso della misura, restituire il suo significato alla parola lavoro. I tempi sono maturi per un cambiamento radicale del nostro stile di vita…” Serge Latouche

Nel pieno di una crisi economica, sociale, culturale, della quale si fatica a vedere l’uscita, fra cambiamenti climatici, inquinamento, disoccupazione e peggioramento delle condizioni di lavoro, qual è la soluzione proposta da politici di ogni schieramento, economisti, giornalisti, industriali, sindacati, insomma da tutti? La parola magica: crescita, alias lavorare, produrre e consumare di più, nell’attesa che una tecnologia verde arrivi a salvarci dai suoi effetti collaterali. La via maestra passa per l’obsolescenza programmata di mercati saturi, come l’automobile e la telefonia, per la produzione di nuovi bisogni, per il concetto di povertà relativa, tutto con l’obbiettivo di rilanciare la produzione/consumo.

Ma la crescita illimitata è auspicabile in un pianeta dalle risorse finite? Lavorare e consumare di più è davvero il fine dell’esistenza? Oggi, finita la sbornia del boom, dentro lo scenario peggiore, la società della crescita senza crescita , il segno meno del Pil, incubo evocato in ogni talk show, iniziamo a chiedercelo. Per rifiutare il dogma che la crescita è buona, sempre e per tutti bisogna decolonizzare l’immaginario e uscire dalla cultura che la considera una verità rivelata, quasi religiosa: questa è la provocazione della decrescita serena proposta dal professore francese Serge Latouche.

Nel suo ultimo libro, Latouche sfata il mito della torta che lievita all’infinito producendo più fette per tutti; è ora di chiedersi non quanto la torta della crescita potrà lievitare, ma quale sia la lista degli ingredienti: buoni o tossici? Ma se l’economia è una religione, chi pratica la decrescita deve essere il suo ateo, e vivere come se non esistesse! Solo sospendendo la fede acritica nella crescita, potremo percepire la tossicità della torta, e non mangiarla più! I movimenti che si ispirano alla decrescita propongono un’autoriduzione volontaria, serena, della produzione e del consumo all’insegna del meno, ma meglio: non abolire il mercato, ma ricondurlo a semplice spazio sociale dello scambio impersonale; ristabilire un equilibrio tra uomo e ambiente; rilocalizzare la produzione di cibo; riscoprire la qualità della vita La decrescita è una rivoluzione culturale, da non confondere con l’ambigua retorica della crescita verde, un’opulenza frugale che deriva dalla presa di coscienza che l’aumento dei consumi non può essere l’unico nostro orizzonte, a scapito dell’esistenza del nostro stesso pianeta.

Andrea Macciò

http://genova.erasuperba.it/inchieste-g ... ge-latouch



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MessaggioInviato: 18/07/2012, 13:39 
JULES ROBERT
latribune.fr

Secondo le proiezioni della Bank of America & Merril Lynch, l'Italia e l'Irlanda avrebbero maggiori vantaggi se lasciassero la zona euro e adottassero una propria valuta. Al contrario, il paese che avrebbe più da perdere sarebbe la Grecia, e quello che potrebbe farlo nel modo più semplice, ma che non ne ha nessun interesse è la Germania.

L’Italia, il cui rating è stato appena degradato di due punti da Moody's, non troverebbe la sua salvezza fuori della zona euro?

Il paese è, secondo l'agenzia di rating statunitense, esposto "al rischio di contagio" da Grecia e Spagna, e al rischio "di non essere in grado di ottenere finanziamenti dai mercati dei capitali" a causa di una crescita "debole" e di una "disoccupazione troppo alta", che impediscono di soddisfare i propri obiettivi di riduzione del disavanzo.

Eppure Venerdì, l'Italia non ha avuto nessuna difficoltà a raccogliere 5,25 miliardi di euro sui mercati obbligazionari.

Mentre molti esperti si aspettano un "Grexit", "Gli investitori sottovalutano la volontà di uno o più paesi di uscire dalla zona euro", hanno sentenziato David Woo e Athanasios Vamvakidis. Questi due strateghi del mercato dei cambi, esperti di Bank of America & Merril Lynch hanno concluso che l'Italia sarebbe il più grande beneficiario di una simile operazione tra gli 11 paesi che hanno adottato la moneta unica.

Facendo una analisi costi-benefici, hanno stilato una classifica basata su quattro domande su una eventuale uscita dalla zona euro:

- Quali sono le possibilità di uscire in modo ordinato?
- Quali saranno gli effetti di un'uscita sulla crescita economica?
- Quali sono gli effetti sui tassi di prestito?
- Qual è l'impatto sul bilancio economico del paese?

Avanzo primario per l'Italia

Nel primo caso, dove si prende in considerazione lo stato del bilancio pubblico e il conto corrente come una misura del rischio di uscita, senza una grave crisi nel settore, l'Italia occupa il terzo posto. L'Italia è davvero l'unico paese a realizzare un vero avanzo primario, con la Germania che è al primo posto, mentre la Francia è nona, come l'Irlanda.

Per la seconda domanda, che si basa sull'evoluzione delle esportazioni in caso di un effetto cambio più favorevole, l'Irlanda potrebbe trarre i maggiori benefici con un incremento del 7% della sua produzione, l'Italia segue con il 3%. Dall’altro canto la Germania sarebbe penalizzata con una riduzione dell'11% della sua produzione e la Francia arriva al quinto posto ma guadagna l'1%.

Sul terzo punto, sul tasso sul debito, è la Grecia, che trarrebbe maggior vantaggio da un'uscita, con una diminuzione del tasso di 2.200 punti base (bps), logicamente seguita da Portogallo e Irlanda, i tre paesi che hanno più accesso ai mercati dei capitali. L'Italia è al quinto posto (- 20 bp) seguita dalla Spagna (-80 bps). La Germania è il paese che ha più da perdere, con un aumento dei tassi di interesse di 80 bps, mentre la Francia occupa il settimo posto, senza alcun effetto.

Infine, per quanto riguarda il bilancio contabile del paese, stabilito tenendo conto della esposizione netta internazionale degli investimenti e applicando un deprezzamento della valuta, l'Irlanda si classificherebbe al primo posto, la Germania ultima (undicesima), l'Italia quarta e la Francia quinta.

Combinando questi quattro criteri, Italia e Irlanda risulterebbero al primo posto, all'ultimo la Germania e la Francia ottava.

In altre parole, la Germania potrebbe facilmente uscire dalla zona euro ma non ne ha nessun interesse ma anche l'Italia potrebbe lasciare facilmente la zona euro e con un grande vantaggio.


Il prezzo da pagare per far restare l'Italia

"La Germania potrebbe ‘corrompere’ l'Italia per farla restare?" Si interrogano su questo punto i due esperti di Bank of America e Merrill Lynch.

Dopo la dimostrazione esposta con la teoria dei giochi che prendono in considerazione i diversi scenari che penalizzano la Germania in caso di uscita o no dell’Italia dalla zona euro, ritengono che Berlino non potrà imporre alla penisola tutto quello che ha imposto alla Grecia, sotto forma di austerità in cambio di aiuti finanziari. I due analisti ritengono che per Berlino il costo per far restare l'Italia nell'area euro sarebbe superiore a quello della sua uscita. Questo sarebbe un motivo in più per la Germania per non trattenere Roma e per minare la coesione dell'area della moneta unica.

Infine, se un tale scenario si rivelasse esatto "Potrebbe avere serie ripercussioni negative per i mercati finanziari nei prossimi mesi", hanno concluso David Woo e Athanasios Vamvakidis, che in questo modo danno anche loro un contributo all’ondata di pessimismo che prevede "una estate assassina" per i mercati.

Jules Robert
Fonte: http://www.latribune.fr/
Link: http://www.latribune.fr/actualites/econ ... -euro.html
16.07.2012


Tradotto per http://www.ComeDonChisciotte.org da ERNESTO CELESTINI


Ultima modifica di ubatuba il 18/07/2012, 13:42, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/07/2012, 19:29 
Il seguente articolo riporta l'attenzione su un paradosso dell'attuale situazione socio-economica, ovvero il fatto che stiamo chiedendo e aspettando la soluzione al problema agli stessi i quali ci hanno portato fin qui.

Cita:

La globalizzazione è la causa della crisi - M. Gallegati e J. Stiglitz

Immagine

"L'economia non si riprenderà da sola, almeno non in un lasso di tempo che conta per la gente comune. La politica monetaria non sta aiutandoci ad uscire da questo pasticcio. La FED ha svolto un ruolo importante nel creare le condizioni attuali, incoraggiando la bolla che ha portato alla insostenibile consumo: chi crede che la politica monetaria sta per resuscitare l'economia sarà assai deluso"
M. Gallegati, PhD e J. Stiglitz, premio Nobel Economia 2001.

Le ragioni della crisi, secondo le teorie economiche tradizionali
"Le interpretazioni della crisi che è iniziata nella seconda metà del 2007 si basano su teorie economiche tradizionali. Secondo tale lettura, un ottimismo ingiustificato sui titoli e sul rischio, accompagnato da una troppo flebile regolazione, credito accordato senza adeguate garanzie, una politica monetaria troppo accomodante, ha condotto a livelli di indebitamento insostenibili per famiglie, imprese e banche. Il collasso inevitabile delle borse ha provocato diffuse bancarotte, effetti domino e bilanci in rosso.

Una teoria alternativa per una crisi senza precedenti
La profondità e la durata dell'attuale crisi è al di fuori del range normale delle crisi succedutesi dopo la seconda guerra mondiale (nonostante il fatto che gli interventi in materia di politica fiscale e monetaria siano stati senza precedenti nella storia del capitalismo), e non si intravede ancora la fine della crisi.

Un lavoro [Delli Gatti, Gallegati, Greenwald, Russo e Stiglitz, Mobility Constraints, Productivity Trends, and Extended Crises, Journal of Economic Behavior and Organization, luglio 2012] propone invece una lettura diversa che enfatizza le relazioni tra fattori ciclici e strutturali, e spiega perché il sistema capitalistico genera, inevitabilmente, una grande crisi. La causa causante della crisi attuale è stato un cambiamento strutturale dell'economia reale: il declino dei redditi nell'industria si deve a ciò che di solito è un bene (l'aumento della produttività) e alla globalizzazione che ha prodotto una forte moderazione salariale. In altri termini: il settore industriale è vittima del suo proprio successo.

La politica monetaria non ci salverà.
Due conclusioni si possono trarre dal lavoro. La prima è che l'economia non si riprenderà da sola, almeno non in un lasso di tempo che conta per la gente comune. La seconda è che la politica monetaria non sta aiutandoci ad uscire da questo pasticcio.

Mauro Gallegati e Joseph Stiglitz



Questo dovrebbe farci capire che se vogliamo davvero uscirne dovremmo provare a chiedere la soluzione ad altri soggetti - forse cercando proprio tra coloro che sono stati tenuti ai margini del dibattito.

I nomi? Eccone alcuni...

Hans Joachim Voth
Nino Galloni
(http://www.movisol.org/10news117.htm)

Bruno Amoroso
(http://www.focus.it/community/cs/forums ... 81587.aspx)

Hans Werner Sinn
(http://cambiailmondo.org/2012/07/06/ger ... bruxelles/)

Robert Solow
Amartya Sen
Eric Maskin
Gary Becker
Jospeh Stiglitz
Paul Krugman
Jeff Madrick
(http://ilmalpaese.wordpress.com/2012/06 ... austerita/)


Ultima modifica di Atlanticus81 il 20/07/2012, 19:34, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/07/2012, 14:50 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Battere il Nuovo Ordine mondiale, realizzare per la prima volta una reale democrazia diretta e ripartire da una riformulata sovranità nazionale e monetaria con nuove alleanze geopolitiche, superando le obsolete distinzioni ideologiche e creando un sistema di idee e valori del TERZO MILLENNIO non è utopia è una necessità storica.



Esatto.... è proprio una necessità storica.


In questo thread abbiamo cercato di individuare alcuni passi da compiersi per raggiungere l'obiettivo definito peraltro come 'necessità storica'.

Abbiamo parlato di economia, di modelli sociali e di comportamento e anche in alcuni passaggi di tecnologie.

Ma forse non abbiamo mai affrontato l'unico elemento senza il quale nessuno dei precedenti potrà realmente compiersi: la CONSAPEVOLEZZA, la COSCIENZA. Consapevolezza dalla quale sorge la VOLONTA' ALL'AZIONE.

E allora mi permetto di dedicare a tutti voi e a Ufoforum, il mito della caverna di Platone raccontato all'inizio del settimo libro della sua opera "La Repubblica". Mito che a mio parere rispecchia perfettamente l'attualità visto che l'umanità rimane imprigionata ancora nel fondo della caverna. Il mito è dedicato a tutti voi e a tutti i ricercatori indipendenti, identificando nel vostro lavoro l'atto di 'uscire alla luce del sole' prima e quello di 'tornare nella caverna' poi per insegnare infine a quelli ancora prigionieri come stanno realmente le cose...

Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Mito_della_caverna

Cita:
Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.

Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri.

Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.
Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (si ricordi che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.

Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del sole ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.

Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.

Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno.

Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che: « è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. »

Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati".

Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.

(Platone, La Repubblica, libro VII, 516 c - d, trad.: Franco Sartori)



Giochiamo fino in fondo il ruolo di colui che esce alla luce del sole...


Ultima modifica di Atlanticus81 il 21/07/2012, 14:52, modificato 1 volta in totale.


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