12/07/2012, 00:14
12/07/2012, 01:51
Atlanticus81 ha scritto:
Battere il Nuovo Ordine mondiale, realizzare per la prima volta una reale democrazia diretta e ripartire da una riformulata sovranità nazionale e monetaria con nuove alleanze geopolitiche, superando le obsolete distinzioni ideologiche e creando un sistema di idee e valori del TERZO MILLENNIO non è utopia è una necessità storica.
12/07/2012, 13:12
12/07/2012, 13:40
ubatuba ha scritto:
Mentre nei palazzi di Bruxelles e di Francoforte si discute della sopravvivenza dell’euro, un grappolo di cittadine europee si è ribellato all’impero della moneta unica. E, non a caso, appartengono a Paesi dell’Eurozona in profonda crisi economica.
A Murgados, municipio della Galizia affacciato sull’Atlantico, gli euro possono rimanere nelle tasche: le bottiglie di cerveza si pagano in pesetas. A Clones, sotto il cielo d’Irlanda, un’ora e mezza di strada da Belfast, altri ‘barbari’ bevono pinte di Guinness grazie ai punt ritrovati nel salvadanaio.
VALUTE COME RELIQUIE. La Banca di Spagna calcola che nella sola penisola iberica il valore delle pesetas dimenticate nei conti correnti o nelle vecchie credenza si aggiri attorno a 1,7 miliardi. Nell’Isola di Smeraldo, invece, ci sarebbe un tesoretto da 285 milioni di euro.
Allora, come il villaggio di Asterix ai tempi dei Romani, alla periferia dell’impero hanno deciso di resistere. Hanno rispolverato le reliquie, ritrovato il denaro dei morti e deciso che nel mezzo della crisi finanziaria rimettere in circolo le vecchia moneta poteva essere un’occasione di guadagno. Un modo per sfruttare la nostalgia degli europei e la cattiva reputazione dell’euro per risollevare boccheggianti economie locali. E ci sono riusciti.
14/07/2012, 14:38
15/07/2012, 17:22
15/07/2012, 17:32
15/07/2012, 21:40
16/07/2012, 01:31
[color=blue]Lasciatemi fare l'eremita
Ermanno Cavazzoni
C'è una via di fuga dalla rete?
L'elettronica ha dei vantaggi indubbi, non ne discuto. Ma è sempre più difficile la possibilità di ritirarsi dal mondo, far l'eremita. Ognuno nasce cittadino e ha un numero; non ce l'ha ancora sottopelle in un microchip come ce l'hanno i cani, che in ciò sono più avanzati e hanno accettato con lungimiranza il metodo; ma presto mi dicono che ce l'avremo anche noi dalla nascita e significherà l'appartenenza di ciascuno, volente o nolente, allo Stato, sarà come avere la targa, o un antifurto satellitare. Non ci saranno forse evasori, o delinquenti impuniti. Ma uno a un certo punto della vita dovrebbe avere il diritto di andarsene, questo distingue l'uomo dalla formica; a una formica l'eremitaggio non viene in mente, di appartarsi, scavarsi un suo buco e vivere in silenzio senza odio o rancori.
Io dico che è sacrosanto il diritto di stancarsi del consorzio umano e allontanarsene; se togliete questo diritto succedono poi gli eccidi inspiegabili, di chi fa saltare col gas l'appartamento e il condominio coi condomini dentro, perché della vita associata costui ad esempio non ne poteva più. Un tempo, senza dar spiegazioni, prima di compiere queste inutili stragi, un individuo esasperato da tutto partiva dall'oggi al domani: «Dove vai?». «Non lo so…» e andava in qualche dirupo dove si cibava di erba, e per completare la dieta aggiungeva larve di Sfingoidei (per esempio, di Acherontia o di Macroglossa) ricche di proteine, larve del salice (la Phalera bucephala), bruchi di coleotteri, che sono dolci: con uno spicchio di aglio selvatico (Allium Sativum) e un po' di salnitro, sapendo le dosi si ottiene un budino che sembra ricotta in agrodolce, un cibo ottimo e sano, adatto alla vita eremitica; se non basta, nei tronchi marci di quercia si raccolgono larve di cervo volante, ottime; e sotto le cortecce le larve del perdilegno (il Cossus cossus, mangiate anche da Plinio); le si può abbrustolire; quando scoppiano sono pronte, meglio di una bistecca che è piena di estrogeni.
Oggi tutto questo è difficile, nell'era elettronica, o comunque ha costi altissimi. Se uno dall'oggi al domani parte per far l'eremita, prima di tutto accumula bollette non pagate dell'Enel, del gas, dell'acqua, la tassa per i rifiuti, il telefono fisso, il passo carraio, il bollo auto, l'assicurazione, poi l'auto se è in strada gliela portano via per il lavaggio notturno, e costa un tanto al giorno per il deposito, e intanto scade il bollino blu, la multa per la rimozione raddoppia, e intanto si applicano more, affitti arretrati dell'appartamento, il condominio, le tasse, non compilando il 740 si entra nella categoria degli evasori totali, oggi c'è la proposta di additarli al disprezzo, finirebbe tra i cittadini ricercati da Equitalia e dal tribunale.
La virtù della comprensione oggi è svanita; l'esattore di un tempo s'informava del perché, magari capiva, condivideva la scelta: andato a far l'eremita? va bene, lo invidio, gli è abbonata la mora, gli è cancellata la bolletta Enel, niente ritorsioni, azzeriamo; e magari suggestionato partiva anche lui, l'esattore, si veniva a sapere che era andato nel deserto della Tebaide, le cartelle esattoriali disperse al vento; ci pensavano due volte prima di mandare un secondo esattore.
Con la rete informatica tutto invece si è fatto anonimo e automatizzato, quindi spietato. Ogni giorno di eremitaggio avrebbe un costo, che cresce progressivamente secondo un parametro. Equitalia non perdona, l'eremita verrebbe braccato; e, peggio ancora, la sua scomparsa finirebbe in televisione, in quei programmi «Chi è che l'ha visto?», si frugherebbe nella sua vita senza averne diritto: «Torna a casa papà!»; «Ti vogliamo bene!»; lacrime… l'eremita fa la figura del cinico, senza cuore, maledetto da Dio.
Consigliamo perciò un eremitaggio programmato. Se uno ha famiglia la faccenda è dura; se è separato è altrettanto dura: «E gli alimenti?», dice la moglie. «Non avrò reddito», risponde l'eremita. «Com'è possibile?», dice il magistrato. Quindi un eremita consiglio sia scapolo. Deve incominciare col disdire luce, gas, acqua, demolire l'auto e la targa, disdire l'appartamento se è in affitto; se è proprietario cosa fa? Lo lascia a un erede; se odia gli eredi lo vende, siamo in una difficile congiuntura per la vendita immobili, il mercato è fermo; lo svende; ma ci vogliono mesi se è fortunato, un anno, o di più; poi notaio, compromesso, rogito eccetera; dei soldi cosa se ne fa?
Consiglio di comprare oro e seppellirlo. Dove? Consiglio un angolo appartato del cimitero, consiglio di andare di notte, scavare e poi ricoprire, cancellando la terra smossa con del ghiaino. Un giorno ci sarà un fortunato che scava, che scava magari per seppellirsi, perché ad esempio è rovinato dalle utenze, disperato, sul punto di farla finita, e non volendo dar noia agli altri, va al cimitero e si scava un buco in un angolo… invece trova l'oro. Chissà che non ci ripensi.
Ma tornando al nostro eremita, bisogna che vada all'ufficio imposte: Non avrò più reddito, né residenza, né niente. È possibile che si insospettiscano. «Chi la mantiene?». «Nessuno». «Cosa scriviamo? Vagabondo?». «No, eremita». «Non è nella tabella, e poi ci vorrà un patentino; in che Comune intende esercitare?». «Dove mi porta il caso». «Per noi non è sufficiente, manderemo degli accertamenti». «Vorrei restituire il codice fiscale». «Non è possibile, il codice si estingue con la morte». «Mi dichiaro morto». «Non faccia lo spiritoso, lei vuole evadere, i soldi della casa li ha messi all'estero, ci dica dove!». Come si vede questo è uno scoglio sempre difficile.
Ma supponiamo che riesca a scappare da tutto; supponiamo, perché è molto difficile. A questo punto dove va a fare l'eremita? Dove si sistema? Può andare su terreni demaniali, come i greti dei fiumi, montagne, spiagge; alle spiagge però è meglio rinunci perché sono il maggior luogo di turismo estivo e la solitudine sarebbe difficile; ma anche al fiume o alla montagna arriverebbe una guardia a denunciarlo per campeggio abusivo. Notate che se si fa un orticello verrebbe multato, se raccoglie funghi a raccolta regolamentata sarebbe multato, se raccoglie legna verrebbe multato, non parliamo poi se accende un focherello. Una capanna? Abuso edilizio. Ha le fognature? Le altezze? L'indice di risparmio energetico? Il garage? E i rifiuti? L'eremita fa la raccolta differenziata? Distingue il secco dall'umido? E la plastica? Le pile? I medicinali scaduti?
Un eremita non vorrebbe appartenere a nessuno Stato. A quanto mi risulta tutte le terre sono state divise, anche l'Antartide; e c'è il progetto di dividere in lotti la Luna. Unica possibilità il mare aperto, acque internazionali; per far l'eremita al giorno d'oggi bisogna avere una barchetta e non toccare mai terra; recuperare i legni alla deriva per fare occasionali riparazioni; mangiare pesce, che fa bene, alghe, che fanno bene (e fan dimagrire); si rischia lo scorbuto; si rischia di essere scambiati per barchini pirati, su cui c'è libertà di far fuoco.
Ci sono le tempeste, in pieno Oceano sono furiose; ma finora il vento non è sotto brevetto, né è considerato bene demaniale. E tuttavia abbandonandosi al vento si finisce prima o poi su un continente e dunque in uno stato territoriale, un eremita sarà classificato immigrato clandestino, finirà in un campo profughi, dove si sta ammassati, il contrario dell'eremitaggio, si riceve un numero, e siamo daccapo. «Da dove vieni?». «Non lo so». «Sei recidivo?». «Non lo so». «Di chi era l'imbarcazione?». «Mia». «Ah! bene! Da chi prendi ordini?». Denuncia per tratta d'immigrati, senza bandiera, senza patente nautica eccetera, eccetera.
Quindi consiglio: vivere in acque internazionali, anche se è difficile; si campa poco, ma quando l'oceano è tranquillo, si è mangiato un pesce, si è bevuto acqua piovana, si è trovato un po' d'insalata alla deriva, e viene la notte, allora ci si distende in fondo alla barca, e si guarda l'immenso cielo, che finora non è vietato guardare, né ci vuole un biglietto d'ingresso, un abbonamento, un canone, una licenza o la partita Iva. Ma questo è ciò che ci distingue dalle formiche, che sono sempre connesse in una loro rete a molecole chimiche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]
16/07/2012, 15:39
16/07/2012, 21:40
16/07/2012, 21:41
18/07/2012, 13:39
20/07/2012, 19:29
La globalizzazione è la causa della crisi - M. Gallegati e J. Stiglitz
"L'economia non si riprenderà da sola, almeno non in un lasso di tempo che conta per la gente comune. La politica monetaria non sta aiutandoci ad uscire da questo pasticcio. La FED ha svolto un ruolo importante nel creare le condizioni attuali, incoraggiando la bolla che ha portato alla insostenibile consumo: chi crede che la politica monetaria sta per resuscitare l'economia sarà assai deluso"
M. Gallegati, PhD e J. Stiglitz, premio Nobel Economia 2001.
Le ragioni della crisi, secondo le teorie economiche tradizionali
"Le interpretazioni della crisi che è iniziata nella seconda metà del 2007 si basano su teorie economiche tradizionali. Secondo tale lettura, un ottimismo ingiustificato sui titoli e sul rischio, accompagnato da una troppo flebile regolazione, credito accordato senza adeguate garanzie, una politica monetaria troppo accomodante, ha condotto a livelli di indebitamento insostenibili per famiglie, imprese e banche. Il collasso inevitabile delle borse ha provocato diffuse bancarotte, effetti domino e bilanci in rosso.
Una teoria alternativa per una crisi senza precedenti
La profondità e la durata dell'attuale crisi è al di fuori del range normale delle crisi succedutesi dopo la seconda guerra mondiale (nonostante il fatto che gli interventi in materia di politica fiscale e monetaria siano stati senza precedenti nella storia del capitalismo), e non si intravede ancora la fine della crisi.
Un lavoro [Delli Gatti, Gallegati, Greenwald, Russo e Stiglitz, Mobility Constraints, Productivity Trends, and Extended Crises, Journal of Economic Behavior and Organization, luglio 2012] propone invece una lettura diversa che enfatizza le relazioni tra fattori ciclici e strutturali, e spiega perché il sistema capitalistico genera, inevitabilmente, una grande crisi. La causa causante della crisi attuale è stato un cambiamento strutturale dell'economia reale: il declino dei redditi nell'industria si deve a ciò che di solito è un bene (l'aumento della produttività) e alla globalizzazione che ha prodotto una forte moderazione salariale. In altri termini: il settore industriale è vittima del suo proprio successo.
La politica monetaria non ci salverà.
Due conclusioni si possono trarre dal lavoro. La prima è che l'economia non si riprenderà da sola, almeno non in un lasso di tempo che conta per la gente comune. La seconda è che la politica monetaria non sta aiutandoci ad uscire da questo pasticcio.
Mauro Gallegati e Joseph Stiglitz
21/07/2012, 14:50
Thethirdeye ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:
Battere il Nuovo Ordine mondiale, realizzare per la prima volta una reale democrazia diretta e ripartire da una riformulata sovranità nazionale e monetaria con nuove alleanze geopolitiche, superando le obsolete distinzioni ideologiche e creando un sistema di idee e valori del TERZO MILLENNIO non è utopia è una necessità storica.
Esatto.... è proprio una necessità storica.
Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.
Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri.
Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.
Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (si ricordi che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.
Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del sole ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.
Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.
Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno.
Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che: « è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. »
Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati".
Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.
(Platone, La Repubblica, libro VII, 516 c - d, trad.: Franco Sartori)