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MessaggioInviato: 20/05/2011, 20:27 
Sono sempre loro che fanno e disfano; ma contro il cav. sono sempre UNITI!



«Dovevano fermare l’inchiesta perché coinvolgeva seriamente Mastella e il premier Prodi»

MAI VISTO «Con il governo Berlusconi c’erano sempre proteste: ma non ho mai visto un Guardasigilli chiedere di trasferire chi indaga sull’esecutivo»

Ecco le dichiarazioni rese durante diversi interrogatori dall’ex sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris: «... Con l’inchiesta Poseidone e Why Not mi hanno voluto lanciare un messaggio secondo me per fermarmi, perché non sapevano ancora del livello che avevano raggiunto le inchieste Toghe Lucane e Why Not. Io non mi sono fermato di un centimetro (...). Allora hanno dovuto accelerare in modo fortissimo la richiesta di trasferimento cautelare e qui si sono innestate poi, evidentemente, delle “sinergie istituzionali” perché ovviamente è inquietante il silenzio istituzionale sulla vicenda, per esempio del trasferimento cautelare e in qualche modo del coinvolgimento di Prodi e di Mastella».
«COSÌ CLEMENTE SI È IMMOLATO PER ROMANO»

(LEGGI TUTTO!):

http://www.ilgiornale.it/interni/doveva ... comments=1



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MessaggioInviato: 20/05/2011, 20:33 
.....sai agli amici" inseparabili "si perdona sempre tutto........ [:145] [:146] [:144] [:37] [:76]


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MessaggioInviato: 20/05/2011, 20:35 
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MessaggioInviato: 21/05/2011, 12:21 
Crisi: S&P taglia outlook Italia
Confermato rating A+, pesano deboli prospettive di crescita

21 maggio, 10:54

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 54730.html

(ANSA) - ROMA, 21 MAG - L'agenzia Standard & Poor's ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine e il rating A-1+ al debito a breve. E' quanto si legge in una nota, in cui si sottolinea che ''le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttivita' sembra incerto''.




Italia bocciata da S&P: 'crescita troppo debole'.
Taglio outlook. Alert al governo sul debito


POLITICA E MACRO | La prospettiva passa da stabile a negativa. Confermato il rating A+ sul debito. "Le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttivita' sembra incerto". L'outlook negativo riflette "la previsione di S&P's dei rischi collegati al piano di riduzione del debito nel periodo 2011-2014 e implica una possibilità su tre che i rating possano essere ridotti nei prossimi 24 mesi".

Continua>>>
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1135423



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 21/05/2011, 14:29 
Thethirdeye, no, caro mio. In Italia la crisi non c'è mai stata, e se c'era, è già finita da un pezzo. Comunista venduto antiitaliano che non guarda il TG1.

Quanto tempo siamo stati senza Ministro per lo Sviluppo? Giusto il tempo impiegato per preparare prescrizione breve e processo lungo?

Ufologo, ridi, ridi, che qui ci sarà da piangere se va avanti così. Vi ricordate all'inizio della crisi che in Italia non c'è, quando si diceva "prima l'Irlanda, poi la Grecia, poi Portogallo, poi Spagna, poi Italia..." Tu continui a ridere, ma io sono mesi che dico "Ecco, tocca all'Irlanda, ecco, tocca alla Grecia, ecco, tocca al Portogallo" A noi quanto manca, 1 anno? Entro il 2011 la Spagna, entro il 2012 l'Italia. Come dicevano.

PS: grazie a Tremonti lo dici tu?


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MessaggioInviato: 21/05/2011, 19:24 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

Thethirdeye, no, caro mio. In Italia la crisi non c'è mai stata, e se c'era, è già finita da un pezzo. Comunista venduto antiitaliano che non guarda il TG1.

Quanto tempo siamo stati senza Ministro per lo Sviluppo? Giusto il tempo impiegato per preparare prescrizione breve e processo lungo?

Ufologo, ridi, ridi, che qui ci sarà da piangere se va avanti così. Vi ricordate all'inizio della crisi che in Italia non c'è, quando si diceva "prima l'Irlanda, poi la Grecia, poi Portogallo, poi Spagna, poi Italia..." Tu continui a ridere, ma io sono mesi che dico "Ecco, tocca all'Irlanda, ecco, tocca alla Grecia, ecco, tocca al Portogallo" A noi quanto manca, 1 anno? Entro il 2011 la Spagna, entro il 2012 l'Italia. Come dicevano.

PS: grazie a Tremonti lo dici tu?


Concordo con quanto hai detto..... meno l'ultima frase. Non so quanto hai approfondito il discorso "economia italiana verso il baratro". Certamente le iniziative legate allo sviluppo sono state assenti e i tagli indiscriminati hanno fatto danni in lungo e in largo. E su questo non ci piove. Ma nonostante l'azione drastica di contenimento, temo che senza le controminure adottate da Tremonti, o addirittura SENZA Tremonti stesso nella carica che ricopre, l'ItaGlia si troverebbe oggi in condizioni ben peggiori.



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MessaggioInviato: 21/05/2011, 19:49 
Quello che imputo al Governo italiano è di non essersi assunta la responsabilità di dire che i tempi erano difficili e che bisognava intervenire. L'azione di Tremonti non ha fatto altro che spostare il problema ai ministeri e agli enti locali ("vedetevela voi, io soldi non ve ne do"). Dovevano essere in grado di dire dove tagliare e dove investire, e adesso abbiamo un debito che è cresciuto poco (perchè neanche sono riusciti a tenere i conti in ordine) con tre anni buttati via, senza investimenti (a parte gli incentivi ai fuoribordo), mentre altri ora crescono su ritmi impensabili (vedi Germania). Certo, altri stanno peggio. Ma io da un Governo (che si dichiara il migliore dall'Unità italiana) non voglio sentirmi dire che non mi devo lamentare, vorrei vedere l'invidia degli altri Paesi d'Europa.

Comunque, se il piano procede, quanto tempo credi che ci resti? Strauss-Kahn era considerato dal governo greco un amico, ora, povera Grecia...


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MessaggioInviato: 21/05/2011, 21:12 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Crisi: S&P taglia outlook Italia
Confermato rating A+, pesano deboli prospettive di crescita

21 maggio, 10:54

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 54730.html

(ANSA) - ROMA, 21 MAG - L'agenzia Standard & Poor's ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine e il rating A-1+ al debito a breve. E' quanto si legge in una nota, in cui si sottolinea che ''le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttivita' sembra incerto''.




Italia bocciata da S&P: 'crescita troppo debole'.
Taglio outlook. Alert al governo sul debito


POLITICA E MACRO | La prospettiva passa da stabile a negativa. Confermato il rating A+ sul debito. "Le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttivita' sembra incerto". L'outlook negativo riflette "la previsione di S&P's dei rischi collegati al piano di riduzione del debito nel periodo 2011-2014 e implica una possibilità su tre che i rating possano essere ridotti nei prossimi 24 mesi".

Continua>>>
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1135423


S.&P. Cuts Its Outlook for Italy
http://www.nytimes.com/2011/05/22/business/global/22credit.html

..Moody’s currently has an “Aa2” rating for Italy, while Fitch rates it at “AA-”, which means S.&P. has Italy two notches below Moody’s and one below Fitch. ..


S&P taglia le prospettive (outlook) ma non il rating.
Mentre per ora sia Moody's che Fitch confermano il rating e l'outlook stabile.

Quindi che facciamo?

[;)]


Ultima modifica di rmnd il 21/05/2011, 21:14, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/05/2011, 21:14 
Sarà vero quello che uno preferisce.[:D] A secondo di come butta.



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MessaggioInviato: 22/05/2011, 23:48 
Con 15 ore alla settimana i deputati italiani si portano a casa uno stipendio d'oro


E quanto si guadagna?

Non male.

Tra indennità, diaria e rimborsi vari poco meno di tredicimila euro.

Non troppo lo stress: le sedute in un mese sono circa 13 e dall’inizio della legislatura (nel 2008) sono state 464.

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http://www.ecplanet.com/node/2484


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MessaggioInviato: 23/05/2011, 02:27 
S&P, 'paralisi politica' e debito pubblico dell'Italia:
altro che moschee e ministeri a Milano


di: Roberto Petrini
Pubblicato il 22 maggio 2011| Ora 11:40

http://www.wallstreetitalia.com/article ... lano-.aspx

Roma - Il 22 dicembre del 2009 l'agenzia di rating Moody's annunciò gelida: "Grecia e Portogallo rischiano una morte lenta". La profezia, due anni dopo, sembra realizzarsi e il "pre-declassamento" del nostro debito da parte di Standard&Poor's, agenzia controllata dal colosso McGraw Hill che a sua volta ha come primo azionista il mega fondo Capital World Investors, non sembra promettere niente di buono. Torneremo nel girone infernale dei Pigs, i paesi maiali con rating "B" esposti alla speculazione?

Nella migliore delle ipotesi per l'Italia si profila un percorso di guerra dove di fronte ad ogni ostacolo verrà emesso un giudizio. Un passo falso e la furia dei mercati potrebbe abbattersi sul nostro debito pubblico che nel 2011 chiede risorse per 188 miliardi.

Tremonti ha ribadito anche ieri che l'obiettivo dell'Italia è quello di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 e che entro luglio saranno approvati dal Parlamento i necessari provvedimenti. Due anni dopo, nel 2016, ci sarà la verifica di Bruxelles sulla nuova "regola del debito" che impone di ridurre del 5 per cento l'anno la differenza tra lo stock e il livello del 60 per cento del Pil.

Il governo ha già annunciato una cura da cavallo da circa 40 miliardi per il 2013-2014 che ha fatto alzare il sopracciglio anche alla Banca d'Italia: se non si vogliono imporre sacrifici eccessivi, dicono a Via Nazionale, la crescita deve essere almeno del 2 per cento l'anno. Ed invece il Def prevede per i prossimi tre anni una media dell'1,5 per cento di dubbia realizzazione.

Il debito - vero ventre molle del paese - è per i mercati come l'odore del sangue per i vampiri, e quello italiano è una preda ambita. Nel 2010 è cresciuto di circa 3 punti percentuali rispetto all'anno precedente e nel 2011, sempre secondo le cifre ufficiali, è destinato a toccare la cifra record del 120 per cento. Certo, possiamo consolarci guardando le cifre della Germania, ma chiudendo un occhio sulla base di partenza: nel 2010 Berlino ha aumento il rapporto debito-Pil di 10 punti percentuali e oggi - come è solito ricordare Tremonti - in valore assoluto il suo debito è più alto di quello italiano (2080 miliardi contro i nostri 1.843 [pari a 2,608 trilioni di dollari, al valore dell'euro della chiusura di venrdi' di 1.4155).

Magra consolazione e piuttosto rischiosa se ci si culla sugli allori e si considera che sul fronte della crescita l'Italia segna amaramente il passo ed è assai lontana dalla Germania. Quest'anno cresceremo di uno scarso 1 per cento, contro il 4,9% per cento dei tedeschi. Lo confermano gli attesi dati del primo trimestre di quest'anno: rispetto all'ultimo trimestre del 2010 abbiamo fatto 0,1 mentre Berlino e Parigi, rispettivamente, 1,5 e 1 per cento. Morale: la ripresa dopo la crisi ci vede in affanno.

Mancano - altro punto dolente - interventi più decisi nella spesa pubblica, ma anche un forte ciclo di riforme, che in Germania ha fatto la differenza. Sono molti, da mesi, a chiedere di agire: da Draghi, a settori delle opposizioni, produttivi e anche sindacali. Ma il governo è fermo. Ed è proprio questo il punto che ha fatto parlare Standard&Poor's di "paralisi politica": un paese con una maggioranza costantemente a rischio e un Parlamento occupato dalle leggi ad personam di Berlusconi.

C'è da dire tuttavia che lo "stellone" italiano può ancora aiutarci. Esistono alcuni punti a favore del Belpaese che potrebbero tenerci lontani dai Pigs. La stretta di Tremonti, letale per l'economia, rappresenta tuttavia uno scudo rispetto alle pretese dei mercati (il rapporto deficit-Pil dovrebbe scendere sotto il 3 per cento il prossimo anno). C'è poi la variante debito-estero: un economista autorevole in Europa, Daniel Gros, l'ha individuata come quella decisiva. Sono i paesi che hanno un forte debito estero, molti titoli di Stato in mano agli stranieri e poca ricchezza privata a stare peggio: un identikit che si adatta alla Grecia (con una posizione finanziaria netta sull'estero negativa del 99 per cento), ma non all'Italia (negativa solo del 20 per cento e con una forte ricchezza privata tale da resistere anche ad una patrimoniale).



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E' l'Italia ora a scatenare in Ue timori contagio

di: WSI Pubblicato il 23 maggio 2011| Ora 11:02

http://www.wallstreetitalia.com/article ... agio-.aspx

Roma - Questa volta è l'Italia che scatena i timori di un contagio dei problemi dei Piigs nell'area euro. Certo, in un momento in cui gli occhi degli investitori sono già focalizzati sulla tragedia greca, la decisione di S&P di tagliare l'outlook sul debito italiano presenta un quadro, quello europeo, sempre più desolante. E sempre più denso di preoccupazioni. Basta pensare che lo spread tra rendimenti irlandesi e tedeschi a dieci anni ha già toccato il record, pari al 7,67%, pochi minuti fa.

D'altronde, qualche ora prima dell'avvertimento di S&P sull'Italia, arrivato nel fine settimana, Fitch Ratings aveva già tagliato il rating sul debito greco di tre gradini, affermando contestualmente che la prospettiva di una estensione delle scadenze sui prestiti da pagare verrebbe comunque considerata alla stregua di un default.

Non stupisce dunque vedere come, in un'Europa in cui ormai la "malattia" di un paese assume sempre più i connotati di un'epidemia, il sentiment sia sempre più improntato alla paura. "Se (l'avvertimento di S&P sull'Italia o il downgrade del debito greco) fossero stati eventi isolati, non si sarebbe trattato di un evento così forte e, in condizioni di normalità, non mi sarei aspettato un impatto significativo sul mercato - ha detto in un'intervista a Bloomberg Gary Jenkins, responsabile del reddito fisso presso Evolution Securities, a Londra - Tuttavia, questi non sono tempi normali".

E come fa notare la stessa Bloomberg, i rendimenti dei titoli di stato italiani a dieci anni sono saliti dopo la notizia di S&P di 9 punti base, attestandosi al massimo delle ultime tre settimane, pari al 4,87%.

Insomma, l'Italia diventa il nuovo paese tra i Piigs a rendere più complicata l'intera situazione europea, nonostante le rassicurazioni che arrivano dal ministro dell'economia Giulio Tremonti. "Le agenzie di rating non si limitano a guardare a come la situazione si presenta oggi, in questo momento, ma guardano anche ai possibili sviluppi in futuro, e questo è il problema - ha commentato Nicola Borri, che insegna economia all'Università Luiss di Roma, a Bloomberg- Come potrà l'Italia rispettare i propri impegni senza crescita? Sono necessarie riforme strutturali ma nessun governo, né di sinistra né di destra è riuscito a metterle in atto negli ultimi 10 anni. Ed è di questo che S&P si preoccupa.

Per ulteriori approfondimenti, leggete l'articolo S&P’s Italy Warning May Fan Contagion as Greece Cuts, scritto da Bloomberg.

http://www.bloomberg.com/news/2011-05-2 ... -cuts.html



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Aridatece Bertinotti!
Dopo 11 anni che mi curo adesso m'hanno messo er ticket sulle medicine!!!! [:(!]
(Tanto, chi c'è c'è, i fessi siamo e saremo sempre noi!) [8D]



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scommetto che sono stati i comunisti.......



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'Un quarto degli italiani sperimenta la poverta''
Rapporto Istat: con crisi Italia indietro dieci anni

23 maggio, 12:56

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 95752.html

ROMA - In Italia "la crisi ha portato indietro le lancette della crescita di ben 35 trimestri, quasi dieci anni" e l'attuale "moderata ripresa" ne ha fatti recuperare 13. E' quanto si legge nel rapporto annuale dell'Istat, in cui si sottolinea anche che nel decennio 2001-2010 l'Italia "ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i Paesi dell'Unione europea, con un tasso medio annuo di appena lo 0,2% contro l'1,3% registrato dall'Ue e l'1,1% dell'Uem".

L'Istat rileva in particolare negli anni "un graduale scollamento della performance italiana rispetto alle altre maggiori economie dell'Unione che è divenuto più evidente nella fase di ripresa 2006-2007 e si è aggravato con la crisi". Inoltre, si legge ancora nel rapporto, "per la sua vocazione produttiva e gli scarsi margini di manovra della finanza pubblica il nostro Paese ha subito la crisi in maniera comparativamente forte e stentato nella successiva ripresa: nel 2010 il livello del pil è risultato ancora inferiore di 5,3 punti percentuali rispetto a quello raggiunto nel 2007, mentre il divario da colmare è del 3,7% nel Regno Unito, del 3% in Spagna e di appena lo 0,8% e lo 0,3% in Francia e in Germania". Tracciando il bilancio della crisi, i tecnici dell'Istat spiegano che "lo stock delle imprese si è ridotto di 43 mila unità, per 363 mila addetti". Tornando ad oggi, aggiungono con riferimento agli ultimi dati sul Pil, "la crescita nel primo trimestre è ancora molto lenta" e "in generale si riapre il divario con l'Europa". Anche per quanto riguarda la produttività del lavoro il recupero non basta a riconquistare il terreno perso, "siamo ai livelli del 2000", avvertono i tecnici dell'Istituto. Inoltre, il rapporto fa notare che "il principale fattore trainante per la ripresa è stata la domanda estera, che comunque era anche stata la componente che aveva guidato la caduta nel corso della recessione". Tuttavia, si legge nel volume, "dopo aver agito da traino nella fase di recupero dell'attività industriale, la componete estera della domanda ha però assunto nel periodo più recente un ruolo frenante: il fatturato realizzato sui mercato esteri, che era in fortissima crescita sino al terzo trimestre, ha registrato nel quarto trimestre del 2010 e ancora all'inizio del 2011 un'evoluzione assai modesta, mentre quello relativo alla componente nazionale ha mantenuto una dinamica più moderata, ma persistentemente positiva". Guardando sempre all'estero, i tecnici dell'Istat evidenziano che "le piccole e medie imprese hanno reagito meglio sia nella fase recessiva che, e sopratutto, in quella espansiva, mostrando la capacità di riposizionarsi sui mercati internazionali. Mentre le grandi imprese rappresentano il segmento più in difficoltà specialmente nei mercati europei".

1 ITALIANO SU 4 'SPERIMENTA' POVERTA',ESCLUSIONE - Circa un quarto degli italiani (il 24,7% della popolazione, più o meno 15 milioni) "sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale". Si tratta di un valore - rileva l'Istat - superiore alla media Ue che è del 23,1%.
Il rischio povertà riguarda circa 7,5 milioni di individui (12,5% della popolazione). Mentre 1,7 milione di persone (2,9%) si trova in condizione di grave deprivazione si trova 1,7 milione (2,9%) e 1,8 milione (3%) in un'intensità lavorativa molto bassa. Si trovano in quest'ultima condizione l'8,8% delle persone con meno di 60 anni (6,6% contro il valore medio del 9%). Solo l'1% della popolazione (circa 611 mila individui) vive in una famiglia contemporaneamente a rischio di povertà, deprivata e a intensità di lavoro molto bassa. Nelle regioni meridionali, dove risiede circa un terzo degli italiani, vive il 57% delle persone a rischio povertà (8,5 milioni) e il 77% di quelle che convivono sia col rischio, sia con la deprivazione sia con intensità di lavoro molto bassa (469 mila).

-532 MILA OCCUPATI IN 2009-2010, 501 MILA SONO UNDER 30 - "In Italia l'impatto della crisi sull'occupazione è stato pesante. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità". I più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d'età in cui si registrano 501 mila occupati in meno.

1 GIOVANE SU 5 NE' STUDIA NE' LAVORA,SONO OLTRE 2 MLN - Nel 2010 sono poco oltre 2,1 milioni, 134 mila in più rispetto a un anno prima (+6,8%), i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione. Si tratta del 22,1% degli under 30, percentuale in aumento rispetto al 20,5% del 2009. Lo sottolinea l'Istat nel rapporto annuale 2010, in cui esamina il fenomeno dei cosiddetti NEET (Not in education, employment or training). L'incremento riguarda soprattutto i giovani del Nord Est, gli uomini e i diplomati, ma anche gli stranieri. Infatti, nel 2010, sono 310 mila gli stranieri NEET.

EMORRAGIA LAVORO AL SUD, MA E' CRISI ANCHE AL NORD - Nel biennio di crisi economica 2009-2010 "più della metà delle persone che hanno perso il lavoro erano residenti nel Mezzogiorno", dove l'occupazione si é ridotta di 280 unità. E' quanto emerge dal rapporto Istat 2010, in cui si evidenzia però come la recessione abbia colpito fortemente anche le Regioni del Nord, dove si contano 228 mila occupati in meno. "Le Regioni centrali - si legge nel rapporto - sono rimaste invece sostanzialmente indenni dalle ricadute della crisi".

EROSO RISPARMIO FAMIGLIE, ITALIA SOTTO BIG UE - Le famiglie italiane, per salvaguardare il livello dei consumi, hanno progressivamente eroso il loro tasso di risparmio, "sceso per la prima volta al di sotto di quello delle altre grandi economie dell'Uem", ovvero dell'eurozona. L'Istat sottolinea che lo scorso anno la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 9,1%, "il valore più basso dal 1990".

800 MILA DONNE ESCLUSE DA LAVORO PER NASCITA FIGLIO - Sono circa 800 mila le donne licenziate o messe in condizione di doversi dimettere a causa di una gravidanza. E' quanto emerge dal rapporto annuale 2010 dell'Istat, in base ad un'indagine condotta tra il 2008 e il 2009 sulla vita lavorativa delle madri. Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o che hanno lavorato in passato e la percentuale sale al 13,1% per le donne giovani nate dopo il 1973. In generale, sottolinea l'Istat, il 15% delle donne smette di lavorare per la nascita di un figlio.

QUASI 2 MLN ITALIANI CON PROBLEMI SALUTE SENZA AIUTO - Quasi due milioni di italiani con limitazioni della salute non sono raggiunti da alcun tipo di sostegno. Si tratta di persone che vivono sole o con altre persone con limitazioni, o in un contesto familiare parzialmente o del tutto incapace di rispondere ai loro bisogni. Il 37,6% di queste persone è residente nel Mezzogiorno. Lo afferma il rapporto annuale dell'Istat. Considerato il mix di più fonti di aiuti (informale, pubblico e privato) sono state sostenute nel 2009 il 27,7% delle famiglie (erano il 16,9 nel 2003), con un valore massimo nel nord-est (32,2%) e minimo nel Mezzogiorno (26,1%) dove però c'é più bisogno. L'Istat rileva più aiuti dove le famiglie sono già sostenute. Nel nord-est, ad esempio, il 19,7% delle famiglie con almeno una persona con più di 80 anni ha ricevuto cura e assistenza grazie al sostegno congiunto di più tipi di operatori o servizi; nelle altre zone i valori sono più bassi, intorno al 13,5%. Nel complesso, nel 2009 gli aiuti informali, pubblici e privati, hanno raggiunto il 36,7% delle famiglie con bambini sotto i 14 anni (30,5% nel 1998); sono risultate in aumento anche le famiglie con bambini aiutate dal settore pubblico (da 3,4 del 1998 a 6,3%), stabili invece i nuclei che si rivolgono a strutture private (11,5%). Gli aiuti sono cresciuti per le madri che lavorano (da 43,1% del 1998 a 48,9% del 2009), comprese quelle single (da 38,1% a 47,1%). Per le famiglie con anziani, il ricorso esclusivo ai servizi a pagamento è più alto nel Mezzogiorno (13,7%), al Centro (13,5%) e nel nord-est (13,4%) rispetto al nord-ovest (10,6%). Nel 2009, l'aiuto economico da altre persone non coabitanti, da Comuni o altri enti pubblici e privati, ha raggiunto appena il 3,4% delle famiglie con anziani contro il 6,3% registrato per il totale delle famiglie. Circa 700 mila famiglie di anziani sono state raggiunte solo da aiuti pubblici (3% della categoria) o da una combinazione di aiuti pubblici con altre fonti di aiuto (4,8%).

DONNE 'CARE GIVER', 2,1 MLD ORE DI AIUTO L'ANNO - La rete di aiuto e cura informale in Italia si regge sulle donne. Sono loro a svolgere i due terzi del totale delle ore svolte, ben 2,1 miliardi l'anno. Emerge dal rapporto annuale dell'Istat, secondo il quale, sono aumentati gli aiuti gratuiti fra persone che non coabitano (care giver): erano il 20,8% nel 1983, sono stati il 26,8% nel 2009. Diminuiscono, però, le famiglie aiutate (dal 23,2% al 16,9%), soprattutto quelle con anziani (dal 28,9% al 16,7%). Sono invece in aumento gli aiuti economici erogati dai care giver, il 19,9% contro il 15% del 1998. Questi aiuti hanno raggiunto il 20,6% delle famiglie (18,9%); i destinatari sono soprattutto famiglie con persona di riferimento disoccupata (67,1%) e quelle con madre sola casalinga (42,7%). Anche se sono il fulcro degli aiuti informali, le donne hanno diminuito il tempo dedicato a questa attività (da 37,3 ore al mese nel 1998 a 31,1 nel 2009) perché hanno sempre meno tempo a disposizione; in calo anche il tempo degli uomini (da 26,4 a 21,5). L'età media dei care giver si è alzata, da 43,2 anni nel 1983 a 50,1 nel 2009. In particolare, sono aumentati soprattutto nella classe di età 65-74 anni (da 20,2% a 32,7%) e fra gli over75 (da 9,3% a 16,3%). Nel 6,6% dei casi i care giver sono volontari e risiedono più frequentemente al Nord (8,1% nel nord-ovest, 7,5% nel nord-est). L'assistenza informale agli adulti è diminuita nel corso degli anni (da 759,3 milioni di ore nel 1998 a 730,5 milioni nel 2009) mentre è aumentata di oltre il 50% quella per i bambini (da 805,5 milioni di ore l'anno a 1 miliardo 322 milioni); in calo le ore dedicate alle prestazioni sanitarie, in aumento quelle per compagnia ed accompagnamento. Le donne sono coinvolte per lo più nelle attività domestiche (84,5%), assistenza di audlti (73%), cura di bambini (66,7%), aiuto nello studio (61,5%). L'Istat lancia un allarme: la catena di solidarietà femminile fra madri e figlie su cui si fondava la rete di aiuti informale "rischia di spezzarsi" perché le donne sono sempre più sovraccariche di lavoro all'interno della famiglia e le nonne sono sempre più schiacciate tra la cura dei nipoti, dei genitori anziani non autosufficienti e dei figli adulti.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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