Ufologo 555 ha scritto:
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"Potevamo prenderne 100, ci è stato impedito"
Il segretario del Sap Gianni Tonelli ricostruisce la "trattativa" polizia-black bloc avvenuta il 1° Maggio a Milano
Lun, 04/05/2015 - 08:12
Roma - «Ho parlato con i colleghi in prima linea e con altri rimasti feriti e mi hanno detto che, nonostante si siano trovati in condizione eccellente per poter arrestare un numero cospicuo di persone, un centinaio circa, è stato loro impedito».
Gianni Tonelli, segretario del Sindacato autonomo di Polizia (Sap), denuncia la trattativa Stato- black bloc che ha condizionato il mantenimento dell'ordine pubblico durante la manifestazione milanese del primo maggio scorso.
Che cosa è successo?
«I parametri di legalità delle forze dell'ordine sono stati piegati alla Realpolitik , come ha detto il direttore Sallusti».
I video nei quali i funzionari di Polizia intimano agli agenti di non procedere ai fermi sono, dunque, veritieri?
«È così, noi volevamo arrestarli, ma secondo la Realpolitik del governo tutto ciò avrebbe significato esporsi al rischio di sclerotizzare le tensioni per sei mesi. Questo è un modo di affrontare la situazione da pagliacci: non si tratta di repressione ma di applicazione della legge».
Hanno barattato Expo con la dignità della Polizia?
«Lo hanno già fatto. I colleghi ubbidiscono ma sono amareggiati. Soprattutto se pensiamo che hanno utilizzato una norma desueta come il Testo unico sul pubblico impiego per un corpo speciale come la Polizia per punire il nostro collega Fabio Tortosa per un like su Facebook relativo al G8 del 2001».
È indignato?
«Se le condizioni sono queste, allora ci lascino in caserma, perché rischiare la nostra vita per le ragioni di bottega di qualcun altro non è appropriato».
La Polizia è indifesa?
«Sono state lanciate 500 bombe carta con pece in grado di cagionare lesioni gravi. Hanno usato molotov di nuova generazione che paiono innocue perché si innescano con la caduta o, forse, al contatto con l'aria e dunque sono molto più pericolose. Dobbiamo ringraziare il cielo che non sia accaduto qualcosa di irreparabile: rischiamo la nostra vita senza mezzi adeguati per 1.200 euro al mese».
Il ministro Alfano, però, è soddisfatto.
«Del compiacimento del ministro non me ne faccio proprio nulla. Servono strumenti concreti come l'arresto obbligatorio per travisamento e danneggiamento. Servono che non vengano votati provvedimenti come il reato di tortura perché se un collega avesse preso un black bloc intimandogli di rivelare il nascondiglio delle molotov, con la nuova normativa, avrebbe rischiato una pena detentiva. Condurre un interrogatorio anche di un mafioso potrebbe diventare difficile».
Cosa vorrebbe dire al capo della Polizia Pansa e al ministro Alfano?
«Che è ora di fatti concreti e non di frasi di circostanza. Ci devono tutelare dal partito anti-Polizia che prolifera nelle istituzioni e in Parlamento e che ci espone al pubblico ludibrio».
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 23503.html«L’ordine era di non arrestare i violenti»
«Non c’è stata la volontà di fermarli, potevamo farlo senza problemi, avevamo i numeri ed eravamo organizzati per arrestarne molti. Ma ci è stato detto di no». È il vicesegretario provinciale del Sap, Marco Putignano, a raccontare ciò che è accaduto davvero fa per le strade e piazze di Milano. Quando teppisti distruggevano negozi, bancomat e davano alle fiamme automobili parcheggiate. Danneggiando, come al solito, le tasche degli italiani.
Lei era nel cuore degli scontri?
«Sono uno specialista idrantista, sparavo acqua sui manifestanti. Mi trovavo in piazza della Resistenza Partigiana durante i disordini».
Ha assistito al lancio di oggetti contro forze dell’ordine?
«Abbiamo dovuto utilizzare i mezzi con gli idranti, dopo il G8 di Genova pochissime volte sono stati usati».
Avreste avuto modo di bloccare i facinorosi?
«Certamente».
E come?
«Quando hanno iniziato a devastare la città, eravamo 40 agenti con i mezzi pronti per fermarli».
E cosa è accaduto invece?
«È stato contattato il dirigente che si trovava davanti ai manifestanti violenti e gli è stato comunicato che li avremmo potuti circondare e arrestare».
E la risposta?
«Ci è stato negato l’intervento».
Quindi c’è stata proprio la volontà di non fare nulla contro chi nel frattempo dava alle fiamme la città.
«Esattamente. E anche questa volta a rimetterci sono stati soprattutto i cittadini che la mattina si sono svegliati con auto e negozi distrutti».
Poteva accadere di peggio?
«Si, ma grazie ai miei colleghi che erano in strada a lavorare, intendo proprio tutte le forze di Polizia, è stato comunque possibile limitare i danni».
Ma potevate contenerli ancor di più se fosse arrivato il via libera per intervenire e arrestare i violenti.
«Non c’è dubbio».
Avete ricevuto messaggi di ringraziamento da parte dei vertici delle forze dell’ordine?
«No. Non c’è stata prontezza da parte dei vertici per il lavoro che è stato svolto da chi era in divisa a Milano durante i disordini. E dispiace anche per la prontezza invece con la quale è stato sospeso il collega per un post su Facebook. Nessuno sta dicendo che è stato giusto o sbagliato, ma sicuramente in quel caso c’è stata prontezza nel sospendere il collega».
Neanche il ministro Angelino Alfano vi ha rivolto parole di ringraziamento?
«No, ma bastava anche un semplice tweet».
Come spiega il comportamento di chi dava gli ordini?
«L’intenzione era quella di preservare soltanto la zona cosiddetta rossa. C’era un prezzo da pagare e come al solito hanno pagato i cittadini».
Non c’era quindi volontà di fermare chi lanciava oggetti contro di voi.
«Esatto. Loro avevano moltissime bombe carta piene di pece. Quando esplodono si attacca ai vestiti ed è molto difficile poi spegnere il fuoco».
Ciò che è accaduto al vostro collega che aveva le gambe tra le fiamme.
«Sì. Fortunatamente non ha riportato lesioni, ma soltanto grazie all’intervento di altri agenti che sono intervenuti con prontezza».
Potevate dunque evitare molti danni e feriti, ma vi è stato ordinato di stare fermi.
«Ho sentito con le mie orecchie via radio il no secco da parte dei dirigenti».
Anche se avevate la possibilità di bloccare e arrestare i più facinorosi.
«Sapevamo dove erano, dove si stavano dirigendo e quali intenzione avevano. Ma siamo dovuti rimanere a guardare mentre spaccavano tutto».
http://www.iltempo.it/cronache/2015/05/ ... -1.1410819