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MessaggioInviato: 23/03/2011, 02:09 
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Lord Nerevar ha scritto:

Questa sera a Porta a Porta,il titolo è "Guerra per il petrolio"!
Ma bah!!!Lo sapevamo già!!! [8)]


Scherzi?

E' la verità certo....

Ma molti italiani, quando vanno al bar la mattina, dicono ancora che stiamo andando lì per questioni umanitarie... e per salvare dalle grinfie del cattivone il popolo libico. Figurati.....



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 23/03/2011, 03:24 
GLI ITALIANI SO FORTI....

La Libia alla BP, Total e Chevron, l'ENI è fuori. A Roma tutti contenti. Pappata la Fiat, ora vanno per Finmeccanica e Fincantieri. Westerwelle: “Nessun soldato tedesco combatterà in Libia” (vedi qui http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/ ... tp/393880/).

Fonte:
http://www.ecplanet.com/node/2385

Nel giorno del suo compleanno 150 l’Italia viene amputata del potere di avere una politica esterna autonoma nel Mediterraneo, non nella sua ampiezza totale, persino sul pianerottolo con l’inquilino dirimpetto. La ciliegina sulla torta è amara. L’ENI perde le concessioni a favore della British Petroleum (BP), Total, Chevron e Shell. Scacciati da una delle tre aree in cui si continuano a scoprire risorse energetiche o nuovi giacimenti. Congiuntamente all’Iran ed il Venezuela. All’Italia viene negata la funzione storica di ponte europeo verso l’Africa ed il Medioriente, e pure lo spazio di manovra per un’autonoma politica energetica, volta a garantire l’autosufficienza attraverso una propria impresa multinazionale, parzialmente statale.

Quel che un mese fa era un putch militare interno per assicurarsi il controllo dei giacimenti della Libia, divenuto poi un golpe fallito, ha preso finalmente le sembianze di una manovra separatista infruttuosa. Per andare a buon fine, gli sponsor “occulti” di Francia, Inghilterra e Stati Uniti devono sporcarsi le mani con un intervento diretto. Opportuno riflettere sul perché la Germania si defila e dice nein. Siamo tornati ai tempi dell’invasione anglo-francese dell’Egitto, dopo la nazionalizzazione del canale di Suez.

Con una differenza, allora si edificava l’autonomia energetica, con un Enrico Mattei di già in intesa con il Fronte di liberazione algerino. Oggi deve consegnare gli aeroporti per l’aggressione ad un Paese con cui vige un freschissimo trattato d’amicizia, e con cui è in affari contanti e sonanti. Con buona pace di tutti gli umano-interventisti, è solo l’antipasto, poiché gli anglosax esigeranno sempre di più, e puntano alla rottura dell’accordo con la Russia per il gasodotto South stream. L’Italia si coinvolge in un’avventura neo-coloniale, accetta la spartizione e/o l’annientamento della Libia, ricevendo il premio di potersi riscaldare con merce comprata alla concorrenza. Dovrà stracciare anche l’accordo con i russi? La Germania procede indisturbata con il progetto di forniture dirette di idrocarburi dalla Russia.

Oggi, la classe dirigente politica, l’apparato mediatico da cui dipende, con la balbuzie del settore privato, è “stretta a coorte” per la riduzione del Paese ad un minimalismo a tutto tondo, o ad un massimalismo atlantista che non appartenne neppure a De Gasperi. Ammiccano impudicamente come signurine alla baldanza dei suoi scippatori. Consoliamoci, anche la scalcagnata carrozza dell'Unione Europea confessa urbi et orbi che è senza cocchieri e senza mappa. Peggio, è nelle mani improvvide di una “commissione” e in quelle rapaci della Banca Europea.

Si sa che gli inglesi sono nemici dell’unificazione europea, eterni cavalli di Troia di Washington, ma oggi le élites dirigenti italiane subiscono impotenti le iniziative sanzionatorie di un Paese in serio affanno, con i conti in forte disordine, disperato al punto che scalpita scompostamente per risarcirsi con la ricchezza concreta dell’oro nero (mica le bubbole cartacee della City e di Wall street). Con il disastro della Luisiana, la British Petroleum è parecchio malconcia, e dopo il “disastro perfetto” del Giappone anche i Lloyds annaspano e cercano liquidità.



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MessaggioInviato: 23/03/2011, 08:26 
Come al solito i politici italiani si sono dimostrati ciechi e continuano ad esserlo per la paura delle eventuali ritorsioni degli alleati,ma è proprio vero che sono dei quaquaraquà!!!!!.[B)]


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MessaggioInviato: 23/03/2011, 08:52 
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Lord Nerevar ha scritto:

Questa sera a Porta a Porta,il titolo è "Guerra per il petrolio"!
Ma bah!!!Lo sapevamo già!!! [8)]

Ma é giusto che glielo portiamo via tutto il petrolio.


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MessaggioInviato: 23/03/2011, 09:36 
i dittatori in fondo sono più onesti di certi leaders ....democratici
e le dittature delle democrazie.

Nel senso che,come dico io,la democrazia é quella cosa con la quale o senza la quale la dittatura resta tale e quale.

Questo perché sia nell'una che nell'altra predomina l'uniforme,il conforme,il ripetitivo,il coatto e il coattivo anche se in forme diverse
e spesso mimetiche.

Gheddafi é un esempio di dittatore obsoleto,grezzo e tutto sommato con attenuanti dovute a una molto probabile psicosi.

Altri dittatori hanno meno attenuanti ,anzi,di solito,non ne hanno proprio.

Peô anche i leaders delle democrazie hanno attenuanti...eh eh eh...
nel senso detto prima...o possono anche non averle,in quel caso
sono degli inetti , dei....dittatorini in proprio e il pubblico.

Per il resto ,bisogna rileggere ad esempio,Marcuse(L'uomo a una dimensione) e riprendere il discorso critico freudomarxista di Fromm dandogli più spessore e aggressività,per capire come vanno le cose.

Infine c'é una cosa: Mitcherlich ,uno psicanalista tedesco ,scriveva circa 40 anni fa un libro titolato Verso una società senza padre
dove spiegava il declino della figura paterna e l'avvento di una società di ...fratelli.

LA FINE DEI DITTATORI,LA RIVOLTA ATTUALE DI MOLTA GENTE NEI LORO RIGUARDI NON Ê SOLO UNA REAZIONE LIBERALE MA,IN UN CERTO SENSO,PURTROPPO,UNA REAZIONE CONTRO LA FIGURA DEL PADRE CHE QUESTI LEADERS INCARNANO IN UN MODO NATURALMENTE ESTREMO.

Quindi,io ,che non sono un profeta,profetizzo che nei prossimi anni cadranno a poco a poco tutte le dittature e i dittatori,siano essi individuali o di partito....PER I MOTIVI CHE VI HO SPIEGATO SOPRA.

In una società di fratelli,tutti Caini a mio modo di vedere e figli di buonissima donna,i dittatori che ci stanno a fare?le dittature a che servono visto che ormai .....eh eh eh muah?!

un saluto fraterno [^]


Ultima modifica di star-man il 23/03/2011, 10:24, modificato 1 volta in totale.


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IL MIO SITO SPACEART:
http://thesky.freeforumzone.leonardo.it ... 1&f=183131

Inoltre,un ottimo sito per scrivere quello che volete!

http://www.scrivendo.it

eheheh....la verità prima o poi viene a galla no?!
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MessaggioInviato: 23/03/2011, 10:47 



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« Nel regno di chi cerca la verità non esiste nessuna autorità umana. Colui che tenta di recitarvi la parte di sovrano avrà a che fare con la risata degli dei » (Albert Einstein)

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MessaggioInviato: 23/03/2011, 16:28 
Mi è venuta un'idea brillante!Mandiamo in Libia 20000 carcerati italiani!!! [:246]
Così rendiamo il regalo che GHeddafi ci ha fatto con tutti questi clandestini e in più risolviamo il problema del sovvraffollamento nelle carceri italiane!!!


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MessaggioInviato: 23/03/2011, 17:08 
Parigi - La querelle sul ruolo della Nato continua. La Francia non ci sta a passare in secondo piano e precisa ancora. "L'Allleanza Atlantica avrà solo un ruolo tecnico". La Nato non assumerà la "guida politica" della coalizione internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi: puntualizza Francois Baroin, portavoce del governo francese, cioè del Paese che più ha premuto per l’intervento militare. Quello dell’Alleanza Atlantica, ha spiegato Baroin al termine della seduta settimanale di gabinetto, "sarà un ruolo tecnico", cioè essenzialmente operativo e circoscritto alla pianificazione e alla logistica, ma non decisionale. Se non è chairo ci pensa il ministro degli Esteri Alain Juppé a precisare: "La Nato non eserciterà il pilotaggio politico delle operazioni in Libia. Ma interverrà come strumento di pianificazione e di condotta operativa nell’applicazione della no-fly zone".

Martedì vertice a Londra Juppé annuncia che la prima riunione del gruppo di contatto sulla Libia si terrà martedì prossimo a Londra. "Ho appena preso l’iniziativa con il mio collega britannico di riunire a Londra martedì prossimo un gruppo di contatto che include tutti i Paesi piu l’Unione africana, la Lega araba e i Paesi europei associati".

Rasmussen in attesa La Nato "è pronta ad agire se e quando richiesto" ribadisce la portavoce della Nato Oana Lungescu precisando che l’Alleanza ha completato la fase della pianificazione degli interventi.

All'Italia controllo sull'embargo navale L’Italia avrà un ruolo di primo piano nella missione della Nato per il rispetto dell’embargo delle armi, con il comando della componente marittima della missione in Libia. Lo riferisce il colonnello Massimo Panizzi, portavoce del presidente del comitato militare della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola.

La decisione di ieri Ieri sera Parigi e Washington avevano annunciato di aver raggiunto un accordo sul comando della missione, presentandolo però in modo diverso. Per la Casa Bianca, Stati Uniti, Francia e Regno Unito avevano raggiunto un’intesa per affidare alla Nato un "ruolo chiave" nell’operazione. Espressione non ripresa invece dall’Eliseo, che aveva invece riferito di un colloquio telefonico tra Barack Obama e Nicolas Sarkozy, in cui i due leader "hanno raggiunto un accordo sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato a sostegno della coalizione". Oggi si è riunito il Consiglio Nord Atlantico per precisare meglio l’accordo di massima raggiunto da Obama e Sarkozy. Intanto, la Nato ha fatto sapere di avviare oggi il pattugliamento navale per garantire il rispetto dell’embargo sulle armi imposto dalla comunità internazionale alla Libia.


http://www.ilgiornale.it/libia/nato_par ... comments=1


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robs79 ha scritto:

Cita:
Lord Nerevar ha scritto:

Questa sera a Porta a Porta,il titolo è "Guerra per il petrolio"!
Ma bah!!!Lo sapevamo già!!! [8)]

Ma é giusto che glielo portiamo via tutto il petrolio.


Ah ecco...... ma anche se fosse.... "portiamo CHI"?
Il petrolio LO PORTANO VIA ALTRI.... e non noi.



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MessaggioInviato: 23/03/2011, 19:34 
Come al ...solito ...[:(]



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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 23/03/2011, 22:35 
Misurata, il Raìs bombarda l'ospedale
Il suo palazzo-bunker è sotto attacco
La tv satellitare Al Arabiya ha riferito che la caserma-bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli è sotto attacco aereo. Proprio da Baba el Aziziya ieri sera il leader libico si era rivolto ai suoi sostenitori. Il comando inglese ha assicurato che le forze aeree libiche sono state completamente annientate. Ma l'esercito di Gheddafi ha bombardato l'ospedale di Misurata. Gli stessi medici che lavorano all'interno della struttura hanno confermato che i carri armati governativi hanno colpito l'edificio.

Un medico ha riferito - prima che la linea telefonica fosse interrotta - che i tank governativi stanno circondando l'ospedale e bombardando la zona. Oggi a Misurata, sempre secondo fonti mediche, cecchini appostati su edifici attorno all'ospedale sparavano contro chiunque entrasse e uscisse dall'edificio. Secondo il portavoce ufficiale del consiglio nazionale degli insorti, i cecchini di Gheddafi avrebbero ucciso, sempre in giornata, 16 persone, nella città che si trova a 170 km a est di Tripoli.

ITALIA A CAMPO DELLE OPERAZIONI MARITTIME - La Nato ha assegnato all'Italia un ruolo di primo piano nella missione per il rispetto dell'embargo delle armi, con il comando della componente marittima.

L'assegnazione del comando marittimo lo riferisce il colonnello Massimo Panizzi, portavoce del presidente del comitato militare della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola.("Per l'embargo delle armi è stata decisa una operazione da parte della Nato che avrà il contributo di diverse nazioni e vedrà l'Italia come una componente molto importante", ha detto Panizzi. A Napoli c'è un comando, diretto da un generale americano, la cui componente marittima è comandata dal contro ammiraglio Rinaldo Veri", ha aggiunto il colonnello.

FORZE AEREE LIBICHE ANNIENTATE - Le forze aeree libiche non esistono più: lo ha detto, secondo la Bbc, l'Air Vice Marshal della Raf Greg Bagwell a Gioia del Colle dove sono di base i caccia britannici. "La loro forza aerea non esiste più come forza combattente", ha detto Bagwell: "Il loro sistema di difesa integrata e le reti di comando e controllo sono così gravemente degradate che possiamo operare con relativa impunità sulla Libia".

La Francia, dopo giorni di tira e molla, ha concesso di mettere i propri armamenti sotto un comando Nato. A convincere il presidente francese, Nicolas Sarkozy, è stata una telefonata del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ora il comando delle operazioni, dopo l’ok di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia, dovrebbe passare nelle mani della Nato anche se la decisione non è stata condivisa da tutti i membri dell'Alleanza. Si è, dunque, raggiunto un accordo sulla necessità di un “ruolo chiave”' della Nato per l'attuazione della “no-fly zone”, superando gli ostacoli iniziali.

LA NATO IN AZIONE - E gli aerei degli alleati hanno bombardato due volte. Alle 12,45 ora locale (le 11,45 in Italia) stamani e poi di nuovo poco fa", ha raccontato uno dei cittadini di Misurata. “Loro (le forze fedeli a Gheddafi) non hanno sparato un solo colpo di artiglieria da quando sono iniziati i raid”.

GHEDDAFI ALLA FOLLA - E mentre il fronte diplomatico occidentale prova a definire la sua leadership, in Libia il colonnello Gheddafi non è disposto alla resa. Ieri i seguaci del rais hanno bombardato due città, uccidendo decine di persone. “'Alla fine vinceremo noi”, ha detto nella notte il leader libico davanti ad una folla a Tripoli in diretta televisiva, ribadendo l'impegno di voler rimanere nel paese e combattere fino alla fine contro i ribelli e gli “invasori” occidentali. “'Niente mi fa paura, nessun tiranno mi può spaventare”', ha aggiunto Gheddafi in diretta tv. Acclamato da tanti manifestanti, il raìs ha aggiunto di non essere impaurito dai continui bombardamenti: “Queste bombe mi fanno ridere. Siamo pronti per la battaglia, lunga o breve che sia. Questa è una coalizione di fascisti che finirà nell'immondizia della storia”.

GLI ATTACCHI - Nella notte intanto la coalizione ha sferrato un altro attacco a Tripoli bombardando la capitale con missili cruise. All’alba sempre a tripoli due esplosioni hanno svegliato nuovamente la popolazione e dall'Italia continuano a partire gli aerei militari degli alleati. Dalla base di Trapani-Birgi nel cuore della notte si sono alzati in volo due f-18 canadesi mentre l'aeronautica militare italiana ha fatto decollare ieri sei tornado e quattro f-16.

Mercoledì 23 marzo 2011 22.36
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/217597


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MessaggioInviato: 24/03/2011, 08:39 
Altri pensieri Libici
http://www.video.mediaset.it/video/iene ... 1-c1-o1-p1


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FUS: LETTA, AUMENTO ACCISE CARBURANTI PER FINANZIARE TAX CREDIT

(AGI) -Roma, 23 mar. - Salta l'aumento di un euro del biglietto del cinema, e le risorse per il finanziamento, tra l'altro, del tax credit per il cinema arriveranno da "un modestissimo aumento delle accise sulla benzina", annuncia Gianni Letta nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. "Nel Milleproroghe - spiega il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - il meccanismo era finanziato con l'aumento di un euro del biglietto del cinema, cosa che aveva giustamente preoccupato gli esercenti, in un momento in cui soprattutto i giovani sembrano tornare nelle sale, anche per i successi di alcuni film italiani che hanno contrassegnato la stagione passata. Un aumento cosi' forte - osserva - faceva giustamente nascere il timore che interrompesse il flusso di crescita, o rappresentare un messaggio negativo". Letta dunque spiega che "con il decreto di oggi abbiamo abolito quell'euro di aumento, finanziando stabilmente il tax credit. Le risorse per questo intervento, come per altri, vengono - chiarisce - da un modestissimo aumento delle accise sulla benzina, che non riguardano solo lo spettacolo, poiche' gia' nel Milleproroghe c'era una serie di interventi finanziati con questo aumento.
Una parte di questo aumento, peraltro modestissimo, visto che si parla di pochi centesimi, uno o due, e' dirottato sul mondo della cultura e credo che tutti gli italiani saranno lieti di fare questo minimo sacrificio, che non incide sul portafoglio di nessuno in maniera significativa", vista l'importanza della sua destinazione.

http://www.agi.it/politica/notizie/2011 ... tax_credit


La notizia già di suo è allucinante. Il carburante costa un occhio della testa e questi ce lo tassano ancora di più!!!
L'altra cosa che mi ha fatto pensare è questa: non è che l'aumento delle accise serve per pagare in realtà la guerra in Libia?
Tutto fa brodo e con i conti pubblici schifosi che abbiamo penso farebbero qualsiasi cosa per racimolare denaro da "investire" nel conflitto.


Ultima modifica di christex77 il 24/03/2011, 11:31, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 24/03/2011, 12:19 
Cita:
christex77 ha scritto:

[red]
Tutto fa brodo e con i conti pubblici schifosi che abbiamo penso farebbero qualsiasi cosa per racimolare denaro da "investire" nel conflitto.

Perchè hai dubbi?.
Questo è sicuro!.[:(]


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Veramente l'hanno aumentata per far contenti i "Nanni Moretti" del cinema ...[:o)]Spettacoli scadenti come i "cine-panettoni"!


La benzina sarà più cara per pagare Moretti & C.
di Alessandro Gnocchi



Il rincaro delle accise sul carburante finirà a sostenere i produttori cinematografici. I settori in cui investire sono archivi, musei, biblioteche, paesaggio e lirica.


Immagine

Il governo ha reintegrato il Fondo unico per lo spettacolo. Non solo. Ha reso stabi­le e permanente il tax credit, cioè le agevo­lazioni fiscali in favore di chi investe nel cinema, con l’aumento delle accise (tra­dotto: tasse) sulla benzina. Di più. È riusci­to in questo modo a evitare l’aumento di un euro al box office, provvedimento già al centro di una polemica furibonda.

Il risultato c’è: il dimissionario Sandro Bondi, che ieri ha lasciato il dicastero dei Beni culturali a Giancarlo Galan, e il sotto­segretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta hanno onorato una promessa fatta alcuni mesi fa. Ma viene qualche dubbio. Non si era det­to, giustamente, che la cultura (e lo spettacolo, in particolare) deve essere capace di stare sul mercato con le proprie forze? I tagli, oltre a rispondere a una ne­cessità economica, erano piena­mente giustificati in linea di principio: «arte di Stato» è un’espressione che dovrebbe essere sgradita a tutti. Figuria­moci ai liberali.

Si dirà che la sforbiciata dovu­ta alla crisi era stata troppo dra­stica. Sarà. Ma i dati appena dif­fusi sul cinema (e anticipati da un’inchiesta del Giornale ) testi­moniano che le nostre produzio­ni, da quando le sovvenzioni so­no in calo, hanno guadagnato terreno rispetto a quelle stranie­re e conquistato spettatori. Per quale motivo? Ipotizziamo: per­ché ora sono costrette a fare i conti con i gusti del pubblico e non con la politica o la burocra­zia ministeriale.

Si aggiungerà che alcune real­tà, come le Fondazioni liriche, non avranno mai la forza di com­petere perché l’opera è elitaria. In parte è vero. Anche in questo caso, però, i numeri raccontano una storia un po’ diversa: poche serate, costi elevati, biglietteria scarsa, sponsor risicati, perso­nale pletorico, contratti integra­tivi discutibili. Riassumendo: l’opera purtroppo è per pochi, va bene, ma le Fondazioni non decollano dal punto di vista ma­nageriale. Tra l’altro non è che lo scenario sia sempre catastro­fico, in alcuni teatri virtuosi qualcosa sta cambiando in posi­tivo.

Il reintegro lascia passare un brutto messaggio. Cari artisti, re­ali e sedicenti, lo Stato veglia su di voi e vi assisterà per sempre. Tendete la mano per l’obolo, e poi andate in pace con le vostre cineprese a realizzare pellicole che forse neppure vedremo sul grande schermo, tanto sono in­teressanti. Tale messaggio è sta­to subito recepito dall’attore Sergio Rubini che, invece di rin­graziare per l’insperata manna dal cielo, ha commentato così il provvedimento: «Ci danno quel­lo che ci spetta». Francamente, l’idea di finanziare con le tasse (ora anche quando si va a fare il pieno al distributore) i film di Sergio Rubini o Nanni Moretti o chiunque altro non riempie d’orgoglio, un eufemismo per dire che non si vede un solo mo­tivo perché le cose debbano an­dare così. Che poi questo sacrifi­cio non volontario sia pure con­siderato un atto dovuto da chi lo intasca, fa girare vorticosamen­te le bobine.

Al di là delle diatribe sulla con­sistenza del Fus, destra e sini­stra dovrebbero riflettere su quali siano i settori in cui lo Sta­to non può proprio fare a meno di intervenire e da quali si do­vrebbe ritirare al fine di spende­re al meglio le risorse disponibi­li. Archivi, biblioteche, musei, beni culturali, paesaggio, lirica: in questi casi, che riguardano l’identità della nostra nazione, non si debbono fare passi indie­tro, anzi, sarebbe auspicabile farne qualcuno avanti, a patto di tenere sempre aperta la porta ai privati e a una mentalità più attenta al profitto. Sul resto, i ta­gli non dovrebbero fare paura. Soprattutto agli artisti, quelli li­beri.


http://www.ilgiornale.it/interni/la_ben ... comments=1


Letta: "Italiani lieti di piccolo sacrificio" / SCAGLIA

E però questa storia del prezzo di benzina e gasolio sta diventando surreale - anzi, per la verità lo è già da tempo. C’è da trovare in fretta e furia un gruzzolo per l’impellente necessità del momento? Pronti: basta aumentare il conto alla pompa e il giochino è fatto. Dice: ma in questo modo semplifichi troppo, il discorso è più complesso. Ma no, che invece è proprio così. L’ultima è quella dei soldi da racimolare per rifinanziare il Fus, Fondo unico per lo spettacolo, su cui era calata l’empia scure del Tremonti tagliatutto. E intendiamoci, chi scrive è fra coloro che ritiene anche giusto aiutare il settore - cinema, teatro, musica e quant’altro - persino con aiuti pubblici (e però ben calibrati) e sgravi fiscali. Ma insomma: prima s’era pensato di ribilanciare la situazione aumentando di un euro il prezzo del biglietto del cinema, o perlomeno di alcuni film, decisione invero antipatica e impopolare e però con una sua ratio, sul genere coinvolgiamo-gli-spettatori-nel-sostegno-allo-spettacolo. Ma le proteste generali hanno in pratica affossato la trovata. E adesso ecco che arriva l’ideona, per la verità davvero non originale: sostenere il Fus aumentando l’accisa sui carburanti. Secondo quanto dichiarato al termine del Consiglio dei Ministri dal sempre tranquillo e sorridente sottosegretario a Palazzo Chigi Gianni Letta, il rincaro sarà nell’ordine di 1-2 centesimi. Per le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori l’erario potrebbe con quest’aumento incassare fino a un milione e 800mila euro l’anno, mentre la Adoc ha stimato che corrisponderebbe mediamente a «un aggravio di spesa di 20 euro l’anno a veicolo». Poca cosa, dice qualcuno? A parte che è proprio il principio a non convincere - chissà che fine farà il cosiddetto tavolo carburanti intorno al quale, al ministero dello Sviluppo economico, tutti gli operatori del settore chiedono da tempo proprio il taglio delle accise. Ma il fatto è che trattasi solo dell’ultima di una lunga, lunghissima serie di imposte che sono andate accumulandosi negli anni. In questo modo gonfiando a dismisura il prezzo del carburante.
E allora val la pena di ripeterne l’impressionante elenco. Operazione giornalisticamente ripetitiva, ce ne rendiamo conto, e però ogni volta si sperava fosse l’ultima - speranza puntualmente delusa. In ogni caso, ecco: finanziamento della guerra d’Etiopia (1935), finanziamento della crisi di Suez (1956), finanziamento degli interventi legati al disastro del Vajont (1963), e poi l’alluvione di Firenze (1966) e il terremoto del Belice (1968) e quelli del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980), e il finanziamento della guerra in Libano (1983) e della missione in Bosnia (1999), fino al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004). Tutte emergenze affrontate anche utilizzando soldi ricavati dall’aumento di prezzo dei carburanti. Peccato però che le tasse in questione siano poi di fatto rimaste anche a problema concluso, per mantenere il bulimico baraccone dell’incontenibile spesa pubblica nostrana. Tanto che, secondo l’ultima rilevazione, le accise pesano sul costo al pubblico della benzina senza piombo per 0,564 euro al litro (dunque più di un terzo!), su quello del gasolio auto per 0,423 euro, sul gpl 0,125 euro e 0,403 euro al litro sul gasolio da riscaldamento. E c’è da considerare che l’Iva sui carburanti viene poi calcolata anche tenendo conto di queste stesse accise - una tassa sulle tasse! -, che quindi fanno aumentare di molto anche l’imposta sul valore aggiunto. Tanto per dare un altro ordine di grandezza che rende l’idea: il prezzo della benzina senza piombo, al netto delle imposte (sostanzialmente accise e Iva), sarebbe di 0,658 euro al litro. E l’incazzatura è servita.
Decisione, questa del governo, tra l’altro non proprio lungimirante. L’attuale conflitto in corso in Libia rischia infatti di provocare un innalzamento delle quotazioni del greggio - è pressoché sempre successo in occasione di guerre con coinvolgimento di Paesi produttori -e le stesse compagnie petrolifere potrebbero decidere di aumentare i prezzi. Inoltre, se le operazioni belliche in nord Africa dovessero prolungarsi nel tempo, l’Italia sarà costretta ad affrontare anche alti costi militari. E, come abbiamo visto con l’elenco di cui sopra, quasi sempre si è cercato di raggranellare fondi anche e soprattutto agendo sulle tariffe del carburante.
Letta ha poi detto, ecumenicamente sorridendo, che trattasi di «un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare». Evviva.

Di Andrea Scaglia

http://www.libero-news.it/news/698658/A ... nzina.html


Ancora:


La cultura si riprende 149 milioni

Il consiglio dei ministri ha deciso il reintegro del Fondo unico per lo spettacolo. Revocato lo sciopero di domani. Abolito l'aumento di 1 euro al cinema. Le risorse arriveranno dalle accise sulla benzina.


Ultima modifica di Ufologo 555 il 24/03/2011, 12:55, modificato 1 volta in totale.


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