A proposito di articolo 18.... Ora vi dimostrerà quale immensa, stratosferica FREGATURA si nasconde dietro la tanto vagheggiata riforma ICHINO (PD), che sicuramente sarà approvata da questo governo.
Cominciamo, i giovani dicono: no al precariato! E cioè ai contratti a tempo determinato. Ora, la riforma prevederà, e torneremo qui tra qualche mese a verificarlo se ci state a mettere alla prova le mie doti di "veggente" (in realtà più prosaicamente analista politico), che sì, per in nuovi assunti, tanto per non scomodare gli attuali lavoratori a T.I. e dividere ulteriormente i prestatori di manodopera, che OGNI nuova assunzione sarà a TEMPI INDETERMINATO. Voi, bene, bravo, bis, finalmente una buona cosa! Calma ragazza, calma... Tanto per cominciare questi contratti a tempo indeterminati saranno in realtà indeterminato solo fintanto l'azienda vorrà. E non servirà a nulla che si nasconda dietro fumose e paludate allocuzioni il fatto che un'azienda potrà licenziare quando vorrà gli assunti con questa tipologia, esattamente come ORA, ad esempio, non viene concesso il part time o l'aspettativa ai lavoratori che da contratto possono farne richiesta, ma l'azienda può "per motivi operativi interni", rifiutare, e lo fa sempre, ma non devo dirvelo io no.
Quindi questo indeterminato già è una truffa, ma non è finita. Infatti, ORA, molti ragazzi e non, svolgono lavori a tempo determinato, magari stagionali, lavoracci di solito, di dura fatica, a volte fatti da studenti, che non vorrebbero mai fare per tutta la vita, ma in quei pochi mesi mettono da parte un gruzzolo e possono poi cheidere la disoccupazione, ordinaria o ridotta, e tirare avanti un altro pochino fino all'anno successivo. Ora tutto questo sarà negato, in quanto SOLO se sarà l'azienda a licenziare, si potrà accedere agli ammortizzatori sociali e non per naturale estinzione del contratto. Ergo, se il datore di lavoro, decide che non ti vuole licenziare, ma magari uno studente Deve lasciare il lavoro perché a ottobre riprendono le lezioni, se la prenderà nel posteriore bellamente, perdendo una bella cifra di disoccupazione. Allo stesso modo vale per i lavoratori che, costretti a lavori usuranti, preferiscono cambiare azienda e tipo di lavoro in forza proprio dei contratti a tempo determinato, avendo negli inframezzi un'assistenza economica. Questo in cosa si traduce? E' presto detto: l'azienda ora avrà diritto di VITA, MORTE E MIRACOLI di un contratto di lavoro, perfino della sua cessazione. Mentre prima il lavoratore poteva accettare un lavoraccio, sapendo di fare un sacrificio personale e temporaneo per qualche mese, potendo poi contare sulla disoccupazione, ora dovrà solo sperare nella privata volontà del datore di lavoro che lo licenzi di sua iniziativa! E ciò, si badi bene, potrà avvenire in qualunque momento, anche quando il lavoratore non ha alcuna intenzione di essere licenziato. Ecco qua, pronta e servita l'ennesimo peso che sulla bilancia tra lavoratore e datore di lavoro viene gettato sul piatto già più pesante.
Sic rebus stantibus, non mi stupirei affatto che, venissero aggravate le procedure per lo stesso licenziamento, già oggi onerose, (si perdono stipendi intieri se non si danno mesi di anticipo). Stiamo rapidamente arrivando al punto che, terminato il denaro a disposizione, il circolante, che è solo un mezzo in fondo, per ciò che conta veramente, ossia lavoro e beni, rimarrà solo il lavoro, che diverrà sempre più coercitivo e pesante. E fu così, che l'europa unita si apre come il basso impero romano del IV secolo, dove il lavoro è obbligatorio, e perfino ereditario, dove la movimentazione sociale è nulla, la classe media annientata, e il baratro si erge tra la classe dei poverissimi, e quella dei ricchissimi. Benvenuta Europa unita, fonte di pace, forse, ma certo non di benessere per i popoli costretti a farne parte.
|