sezione 9 ha scritto: Cita:
greenwarrior ha scritto: Cita:
sezione 9 ha scritto:
Se ripenso a quella mattina, quando mi svegliarono con "Sai, i leghisti hanno occupato Venezia(!)", e quali pensieri ho fatto nel scendere le scale (informarsi al partito se hanno già organizzato la resistenza, l'occupazione del Comune, della Prefettura e degli altri luoghi di interesse, se stanno già distribuendo le armi..), sinceramente, quei "cristiani" (nel senso "francese" del termine) andavano messi in manicomio. In galera ci dovrebbero andare quelli che hanno organizzato le camicie verdi, ma, credo, la banda armata con scopi politici non sia più reato. Semplificazione leghista (e paura di finirci davvero, in carcere: poi un dice leggi ad personam e pensa solo a Berlusconi, vero, Bossi, Borghezio, Maroni, Speroni?)
PS: ma Miglio chi, quello che chiedeva l'istituzionalizzazione della Mafia? Quello che di Bossi diceva "E' un incolto, buffone, arrogante, isterico, arabo levantino mentitore, lo schiaccerò come una sogliola. Se mi si ripresenta lo caccio a pedate nel sedere" ... "Un botolo ringhioso attaccato ai pantaloni di Berlusconi" ... "Se gli dicessero che, per entrare nella stanza dei bottoni, deve travestirsi da donna, correrebbe a infilarsi la gonna e a darsi il belletto" ?
Mi piace il servizio sull'evasione fiscale. E' un problema di cultura e di presenza dello Stato. Se lo Stato non c'è, perchè dovrei pagare? Vaglielo a spiegare te che se le tasse non si pagano, lo Stato non ci arriverà mai, e il ricco i servizi che non ci sono se li paga di suo...
Bisognerebbe fare una ricerca anche su quali classi sociali pagano e quali no...
Ma dai che lo sai anche tu che le camicie verdi non sono altro che una specie di protezione civile !!!!!!!! Non gridare al lupo quando questi non esiste.
Quando nel maggio 1996 la Lega Nord decise di istituire le Camicie verdi, l’On. Domenico Gramazio della direzione nazionale di Alleanza nazionale così commentò la notizia: “Bossi non sa che le Camicie verdi appartengono alla storia e alla tradizione del vecchio mondo attivistico della destra italiana. Apparvero per la prima volta nel 1953 ai funerali del maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani. È proprio con le Camicie verdi che nel lontano 1956 l’allora segretario giovanile del Movimento sociale italiano, Giulio Caradonna, preparò il famoso attacco alle Botteghe Oscure, al quale parteciparono con la camicia verde, fra gli altri, Vittorio Sbardella, Mario Gionfrida, Romolo Baldoni e tanti altri attivisti dell’Msi”.
Gramazio, pur sbagliando data, rammentò un episodio realmente accaduto. L’assalto alla sede nazionale del Pci avvenne infatti un anno prima, nel 1955, la sera del 9 marzo, quando un centinaio di neofascisti con camicie verdi, bracciali tricolori e cravatte nere, scesi da due pullman, tentarono di irrompere all’interno del “Bottegone”. La porta venne prontamente chiusa. A quel punto si scagliarono contro la sottostante libreria Rinascita con molotov, pietre e bastoni. Nell’occasione Mario Gionfrida, detto “er gatto” (mai appellativo fu così azzardato), nel tentativo di lanciare una bomba si tranciò di netto una mano. Lo si rivedrà di nuovo in giro con una protesi in legno.
Tornando al 1996, il 15 settembre Umberto Bossi dichiarava l’indipendenza della Padania, minacciando il ricorso a vie non democratiche. Il 22 settembre, come filiazione delle Camicie verdi, decideva anche di istituire la Guardia nazionale Padana, suddivisa in cinquanta compagnie e dedita all’“esercizio del tiro a segno come motivo di aggregazione sociale”. Erano gli anni in cui ai magistrati ricordava che “Una pallottola costa solo 300 lire”. L’ex senatore Corinto Marchini, il primo comandante delle Camicie verdi, poi fuoriuscito dalla Lega, solo qualche anno fa in un’intervista a Claudio Lazzaro che stava appunto girando “Camicie verdi”, un film-documentario uscito nel 2006, raccontò come lo stesso Bossi lo avesse istigato a organizzare manifestazioni eclatanti, ben più del semplice bruciare il tricolore nelle piazze. “Bossi mi chiamò all’una e mezza di notte” – ribadì Marchini – “mi disse di sparare ai carabinieri, che le Camicie verdi dovevano essere pronte a sparare”. Seguirà a fine gennaio 1998 la richiesta di rinvio a giudizio del procuratore della Repubblica di Verona Guido Papalia per tutta la dirigenza della Lega e una ventina di Camicie verdi. I reati: attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato, oltre a formazione di associazione militare a fini politici. Un processo mai fatto.
Sarà forse un caso, ma la camicia verde come uniforme fu anche adottata in Europa nel secolo scorso da alcuni dei principali movimenti fascisti. Tra loro, le Croci frecciate ungheresi, fondate nella primavera del 1935 da Ferenc Szalasy, un ufficiale ultranazionalista. Lo stemma ricordava la bandiera nazista: un cerchio bianco, su sfondo rosso, con all’interno al posto della svastica due frecce disposte a forma di croce. Strutturate come un ordine religioso invocavano la benedizione del cielo per la loro crociata “contro gli ebrei e i bolscevichi”. Alleati dei nazisti, costituirono nell’ottobre del 1944 un governo fantoccio in Ungheria sotto la guida di Szalasy, autoproclamatosi “Reggente della nazione”, deportando migliaia di ebrei nei campi di sterminio. Almeno 15 mila, invece, secondo gli storici, gli ebrei direttamente massacrati in quei mesi dalle Croci frecciate a Budapest.
Assai simile all'esperienza ungherese fu la Guardia di ferro rumena, movimento fanatico e antisemita fondato nel 1927 da Cornelius Zelea Codreanu. Nel gennaio del 1941, in un tentativo di colpo di Stato, le bande paramilitari della Guardia di ferro, con tanto di camicia verde, fecero irruzione al quartiere ebraico incendiando case e sinagoghe. Al termine trascinarono al mattatoio comunale centinaia di sventurati. Molti di loro furono sgozzati, simulando una cerimonia kosher, altri decapitati. I corpi furono successivamente appesi ai ganci da macellaio. “Li avevano scorticati vivi a giudicare dalla quantità di sangue”, riferì in un suo telegramma l’ambasciatore degli Stati Uniti in Romania. Tra loro anche una bambina di cinque anni appesa per i piedi.
Movimenti fascisti a sfondo mistico-religioso che percorsero l’Europa, come furono anche i Verdinazo (Vereinigung dienst national-solidaristen) o Associazione dei solidaristi fiamminghi, fondata negli anni Venti da Joris van Severen, il cui progetto era di riunificare il Belgio, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e le Fiandre francesi, riportando la ruota della storia al tempo dell’impero di Carlo V. Dotata di milizie con camicia verde, originò anche un corpo parapoliziesco che collaborò con i nazisti. Storie terribili e lontane, chissà se conosciute dai dirigenti leghisti.
(tratto da Il Manifesto
http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuori ... colo/1099/)
Opinione personale: nel migliore dei casi (se cioè i dirigenti leghisti non conoscessero la storia) creare all'interno di un partito un gruppo di persone che vanno in giro in divisa è quanto meno stupido, perchè di gente che la storia la conosce ce n'è parecchia in giro, e ci mette poco, come hai visto, a trovare paragoni imbarazzanti. Poi, che il reato di banda armata sia o meno reale, deve pensarci un giudice. A proposito, mi pare di aver capito che la questione sia ancora aperta: dovrebbero aver impugnato il decreto con la norma Ad Legam, magari il processo riparte. Come dice (e smentisce e ridice) Bossi, i politici delinquenti devono andare in galera, dopo il processo, ma in galera.
si si queste sono tante belle parole , ricostruzioni giornalistiche e parallelismi storici completamente fuoricontesto, ma nei fatti la lega e le camicie verdi non hanno mai commesso nessun atto violento. O per scelta o per manifesta incapacità, le camicie verdi non fanno paura a nessuno, anzi...
Mentre un serioso impeccabile D'Alema si è vantato di lanciare molotov contro la polizia quando era studente a Pisa.
Il Manifesto invece dovrebbe ricordare di citare tanti suoi giornalisti e amici di lotta continua, contigui alle Brigate Rosse.