Io sono straconvinto che la politica debba avere un finanziamento pubblico, visto che è servizio pubblico (ovviamente, sto parlando di teoria, senza riferirmi a particolari partiti o epoche storiche, insomma). La politica ha bisogno di soldi, ed è meglio che siano fondi pubblici che privati, a meno che non si voglia finire come in America, dove ti sganciano assegni in cambio di altri "aiuti". Cose che da noi sarebbero corruzione, là sono campagne di raccolta fondi. Devono essere proporzionati, certo, ma devono esserci. E non venirmi a raccontare che alcuni fanno campagne elettorali con 5mila euro, perchè (e parlo di esperienza diretta), solo di volantini dalle mie parti gli stessi che dicono queste cose hanno speso palesemente molto di più. Anche dello stesso PD. Tra l'altro, fare politica seriamente non significa attivarsi solo il mese prima delle elezioni.
Quanto al discorso "antipolitica", come si fa, ti chiedo, ad essere (letteralmente) contro la politica? Davvero, il problema non è la "macchina", casomai il guidatore, e di "guidatori" ce ne sono un migliaio a Roma, qualche decina di migliaia tra regioni, province e comuni, e centinaia di migliaia che non hanno poltrone. Non ti pare ingiusto giudicare tutti sulla base del comportamento di uno (o dieci, o cento)? Oltretutto, scusa sai, ma criticare la politica è fare politica, l'antipolitica è politica. Per cui, più di dire che la politica fa schifo, bisognerebbe avere il coraggio di andare in fondo alle questioni, e dire cosa c'è che non fa funzionare bene la politica, adesso. Non fare questa distinzione significa semplicemente pensare a prendere voti, invece vorrei sapere come risolvere i problemi. Di slogan, se permetti, ne ho sentiti tanti, e ben pochi di peggiori del "linciamoli tutti". Si scherza? Con le parole, non si scherza mai. Mettiamo che a me diano fastidio quelli che fanno antipolitica: posso linciarli tutti?
Il discorso Lusi è "bislacco" per tutta una serie di motivi. Lusi è stato eletto nel PD. Ma si occupa di una fondazione presieduta (e quindi controllata) da un signore che non è più nel PD. Tecnicamente, la fondazione Margherita fa capo all'API, non al PD, anche se il partito Margherita ha fatto il PD. Soldi del PD (compresi i rimborsi elettorali) NON ne sono finiti in tasca alla fondazione Margherita, tranne che per i soldi versati come affitto della sede. Il problema Lusi, visto dalla parte del PD, non è una questione di soldi rubati, nè di possibilità di prevenire un fatto. Il problema è: ma come cavolo si scelgono i parlamentari?
Ecco come si sceglievano qui, a Rovigo (e come si scelgono ancora, per le amministrative). I posti erano 3 (2 camera e 1 senato). Uno dell'alto polesine, uno di Rovigo e uno del Delta. Facile, no? No, perchè non basta la geografia, occorre anche che ci sia almeno 1 donna. E occorre, soprattutto, che vengano rispettate maggioranza e minoranza di partito. Diciamo, 2 alla maggioranza e 1 alla minoranza? Ecco. Maggioranza e minoranza scelgono i candidati (ovviamente col posto più sicuro per uno di maggioranza) AUTONOMAMENTE. Metti che a Rovigo ci sia una corrente con a capo un delinquente patentato (un tipo che tutti conoscono per essere non proprio onesto e corretto, anche se non condannato). Metti che rappresenti una minoranza, abbastanza forte però da non poterla cacciare pena la sconfitta elettorale. Bene, questo signore si sceglie il suo candidato, e il partito non può rifiutarsi, perchè gli accordi interni e la democrazia interna prevedono che la minoranza possa esprimersi liberamente. Alla fine rischi di ritrovarti con un potenziale autore di scandali in Parlamento, pur con la maggioranza del partito contraria. Qua a Rovigo ci sono personaggi che viaggiano da una coalizione all'altra, che i partiti li hanno fatti tutti, sono pochi, due o tre, una infima minoranza, ma si portano in dote un bagaglio di tessere per i congressi e voti per le elezioni che determinano i risultati. E, sempre per restare alla realtà, la giunta di Rovigo rischia di cadere perchè la Lega e il PDL si sono spaccati, dico, rischia di cadere, perchè c'è sempre la possibilità che qualcuno da sinistra passi il fosso e si ritrovi maggioranza...
Insomma, la teoria dell'antipolitica è puramente utopica. Hai voglia a voler fare politica da puro e da purista, ma, purtroppo, i cattivi ci sono (ed equamente distribuiti) e sono questi che stabiliscono chi vince, visto che dappertutto le elezioni si decidono per pochi voti. Dirai: votiamo per i puri e siamo apposto. No, non siamo apposto. Guarda il M5S: è sul 5% e già ci sono i primi dissidi, sulla linea politica e, soprattutto, su come costruire il partito. Pensi forse che se un qualsiasi movimento "purista" cominciasse a diventare determinante non ci sarebbero personaggi strani attorno? Quanti sono i puri, in Italia? Più si cresce numericamente e più si crea interesse, e più aumenta la possibilità di attrarre personaggi "strani". Ma se anche fosse, questo movimento, così bravo da restare "puro" (dappertutto? Anche al sud? Anche nei posti dove girano soldi? Come si fa ad essere sicuri che il "puro" non ceda alla vista di 100 o 200 mila euro? Anche i leghisti si dichiaravano duri e puri, e facevano antipolitica), pensi che sia possibile, in Italia, arrivare ad avere la maggioranza assoluta senza alleanze? E pensi forse che il M5S, pur non essendosi alleato con nessuno, quando si ritrova in consiglio comunale non discuta, non tratti, e non si metta d'accordo con gli altri?
PS: il PD è l'unico partito ad avere un controllo indipendente sui suoi conti.
PS2: no, sono assolutamente contrario a dare soldi pubblici a partiti che non esistono più, che sono troppo piccoli per avere una funzione di rappresentanza, che non si sono presentati con il loro simbolo alle elezioni ma si sono creati dopo apposta per avere i fondi. E lo stesso vale, in piccolo, per i soldi destinati ai gruppi parlamentari: per me non devono poterne creare di nuovi: se hai la crisi di coscienza, dovresti dimetterti, ma, se la tua coscienza è meno "sensibile", allora dovresti scegliere tra entrare in un altro gruppo o nel gruppo misto. E lo stesso discorso vale anche per l'editoria.
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