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Appunto :

Anche in Etiopia musulmani massacrano cristiani
[fonte Zenit]
Incerto il bilancio dei morti, edifici e luoghi di culto cristiani dati alle fiamme
di Paul De Maeyer


ROMA, venerdì, 11 marzo 2011 (ZENIT.org).- Anche dall'Etiopia giungono notizie di un'ondata di violenza interreligiosa. Come ha riferito il sito Compass Direct News (CDN, 7 marzo), l'epicentro dei pesanti scontri fra musulmani e cristiani è la città centro-occidentale di Asendabo, nei pressi di Gimma (o Jimma, capoluogo dell'ex provincia di Kaffa), nella più grande e popolosa regione del Paese del Corno d'Africa, Oromia (o Oromya).
Un bilancio molto provvisorio parla di almeno due cristiani uccisi. Lo ha confermato a Voice of America (8 marzo) il portavoce del governo etiope, Shimelis Kemal. Una delle vittime sarebbe un credente della Chiesa ortodossa etiope (che si definisce "Tewahedo" o miafisita), la cui figlia appartiene alla Chiesa Evangelica Etiope Mekane Yesus (di tradizione luterana). "È difficile fare delle stime in termini di decessi, dato che non abbiamo accesso a nessun posto", ha detto una fonte a Compass. I danni materiali sono molto pesanti: decine di edifici e di luoghi di culto cristiani, fra cui anche alcune scuole bibliche, e case sono state date alle fiamme. La violenza ha provocato inoltre alcune migliaia di sfollati.
Mentre più della metà della popolazione dell'Etiopia è cristiana (secondo l'ultimo censimento, del 2007, il 44% degli abitanti appartiene alla Chiesa ortodossa etiope e il 19% alle varie denominazioni evangeliche e pentecostali), la zona di Asendabo e Gimma è a maggioranza islamica e da tempo teatro di rivalità tra le due comunità. Secondo una fonte di Compass, gli attacchi contro le chiese sono diventati all'ordine del giorno nelle zone a maggioranza musulmana dell'Etiopia, come appunto Gimma o anche Giggiga (o Jijiga), la regione somala nell'est del Paese, dove vige la legge islamica o sharia.
La scintilla che ha fatto scoppiare il 2 marzo scorso l'ondata di violenza è stata una notizia - non confermata - di una presunta profanazione del Corano. Un cristiano avrebbe strappato una copia del libro sacro dell'islam.
Secondo le informazioni raccolte da Compass, dopo i primi scontri avvenuti ad Asendabo la violenza si è propagata a macchia d'olio ad altri centri della zona, come Chiltie, Gilgel Gibe, Busa e Koticha. Migliaia di musulmani hanno dato l'assalto a decine di obiettivi cristiani. Dei 59 luoghi di culto distrutti ed incendiati dalle folle, ben 38 appartengono alla Ethiopian Kale Hiwot Church (EKHC, l'equivalente etiope della Chiesa battista), 12 alla Mekane Yesus e 6 alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno.
Secondo quanto riportato da Compass, alcuni capi evangelici hanno riferito gli episodi alle autorità che finora non hanno fatto nulla per fermare l'ondata, che potrebbe raggiungere Gimma, che con i suoi circa 160.000 abitanti è il più grande centro urbano dell'Etiopia occidentale. Secondo alcune testimonianze, le forze dell'ordine non sarebbero intervenute, nonostante le richieste di protezione da parte della comunità cristiana.
L'inazione o incapacità da parte del governo etiope di fermare la violenza è stata fortemente criticata dall'organizzazione International Christian Concern (ICC). "I pubblici ufficiali etiopi hanno la responsabilità di proteggere i loro cittadini dagli attacchi. È uno scandalo e una violazione del loro obbligo contemplato nel diritto internazionale dei diritti umani che il governo lasci i musulmani uccidere i cristiani e distruggere le loro proprietà", ha detto Jonathan Racho, responsabile regionale per l'Africa dell'ICC (4 marzo).
A respingere l'accusa è stato lo stesso portavoce del governo centrale di Addis Abeba, Shimelis, che sempre a Voice of America ha annunciato l'arresto di 130 "estremisti" sospettati di aver fomentato l'odio religioso e la violenza.
La nuova ondata di violenza settaria coincide con i gravi combattimenti in corso al confine tra Kenya, Etiopia e Somalia, dove le forze del debole governo transitorio della Somalia cercano di cacciare con l'appoggio attivo dell'esercito etiope i miliziani del movimento islamista di Al-Shabaab dalla città di Bulahawo, nei pressi della città keniana di Mandera. Il capo della famigerata milizia estremista, sostenuta dall'Iran, Sheikh Mahad Omar Abdikarim, ha lanciato d'altronde la settimana scorsa un appello ai musulmani "oppressi" in Kenya e in Etiopia di insorgere contro i loro rispettivi governi e di "liberarsi" dal dominio cristiano (Africa Review, 4 marzo).
Il fondamentalismo islamico è d'altronde in crescita in Etiopia. Il 18 novembre scorso, un cristiano di Moyale (città della regione Oromia, sul confine con il Kenya) - Tamirat Woldegorgis, membro della Full Gospel Church - era stato condannato ad una pena di tre anni di prigione per aver dissacrato il Corano ed era stato trasferito in un carcere a Giggiga. Un collega musulmano aveva accusato l'uomo, che di mestiere faceva il sarto ed era stato arrestato ad agosto, di aver scritto "Gesù è il Signore" su un pezzo di stoffa e in un esemplare del Corano, accuse d'altronde mai comprovate dai fatti, come ha sottolineato Compass Direct News (29 novembre 2010).
Sono stati, inoltre, condannati al pagamento di una multa anche due amici di Woldegorgis per aver sostenuto un criminale che aveva dissacrato il Corano ed insultato l'islam. La loro colpa: avevano visitato lo sfortunato sarto in carcere e gli avevano procurato del cibo.
Sempre a Giggiga era stato arrestato dalla polizia ed incarcerato il 23 maggio del 2009 un noto convertito dall'islam al cristianesimo, Bashir Musa Ahmed, perché in possesso di otto esemplari della Bibbia. Nonostante la libertà di religione sia garantita dalla Costituzione etiope e si trattasse di un'edizione della Bibbia molto diffusa nella regione somala del Paese, l'accusa mossa nei confronti di Ahmed è stata di distribuzione di letteratura religiosa con intenti "maliziosi" (CDN, 18 febbraio 2010).
L'attività o zelo dei predicatori evangelici sembra infastidire non solo la comunità musulmana, ma anche la Chiesa ortodossa locale. Il 27 gennaio 2010, due edifici appartenenti rispettivamente alla Brethren Church e alla Mekane Yesus Church sono stati assaltati da gruppi di fedeli ortodossi nella località di Olenkomi, a circa 65 km ad ovest della capitale Addis Abeba, sempre nella regione Oromia (CDN, 15 aprile 2010). Nell'attacco un predicatore in visita nella cittadina, Abera Ongeremu, era rimasto gravemente ferito. All'origine del doppio attacco c'era stato un incendio di natura accidentale che aveva distrutto una chiesa ortodossa. Malvisto nella zona a predominanza ortodossa è anche il fatto che molti insegnanti della scuola secondaria di Olenkomi sono di fede evangelica.

http://cultura-cristiana.blogspot.it/20 ... crano.html


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MessaggioInviato: 19/08/2012, 16:33 
(Tanto non "capiscono" ...) [8]



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MessaggioInviato: 19/08/2012, 16:45 
Cita:
jean ha scritto:
Anche in Etiopia musulmani massacrano cristiani
http://cultura-cristiana.blogspot.it/20 ... crano.html


Torniamo in topic, grazie.



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MessaggioInviato: 22/08/2012, 11:22 
Intanto la propaganda Israeliana batte il chiodo per affrettare i tempi:

Cita:
Iran begins construction of $300 million anti-aircraft missile base
New facility near the city of Abadeh will host 7 battalions, says senior commander


http://www.timesofisrael.com/iran-begins-construction-of-300-million-anti-aircraft-missile-base/



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"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

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MessaggioInviato: 22/08/2012, 19:27 
Per forza, sono quelli che ci rimetterebbero per primi (con le minacce fatte da Ahmadinejad ...) [8D]



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MessaggioInviato: 23/08/2012, 15:56 
Cita:
ISRAELE: 42 MILIARDI DI DOLLARI, È IL COSTO DEL POSSIBILE CONFLITTO CONTRO L’IRAN

Un intervento armato contro l’Iran potrebbe incidere pesantemente sull’economia israeliana. Secondo le previsioni del gruppo BDI-Coface, se Israele dovesse optare per l’azione militare al fine di frenare le ambizioni nucleari di Teheran, i relativi danni economici non sarebbero inferiori ai 167 miliardi di shekel (42 miliardi di dollari), equivalenti al 5,4% del PIL israeliano del 2011 (870 miliardi di dollari).
“I danni indiretti ammonterebbero a 24 miliardi di shekel all’anno per i successivi tre o cinque anni a causa del crollo delle imprese”, continua BDI-Coface. La stampa locale non esclude raid aerei contro gli impianti nucleari iraniani in vista delle elezioni presidenziali statunitensi il prossimo novembre.
BDI-Coface osserva come i 32 giorni di guerra contro il Libano nel 2006 avessero portato ad una riduzione dello 0,5% della crescita economica di Israele, mentre i costi diretti quali danni alle proprietà civili e alle infrastrutture ad un’ulteriore riduzione dell’1,3%.
“Qualora dovesse iniziare una guerra di simili dimensioni, durata e danni, è possibile spettarsi danni per 16 miliardi di shekel”. Il conflitto con il Libano si era sviluppato maggiormente nel nord di Israele, che produce il 20% delle produzioni del paese. “In caso di guerra sarebbe coinvolto anche il centro del paese”, che da solo produce il 70% dell’attività economica israeliana.
All’inizio del mese, anche il governatore della Banca di Israele Stanley Fischer ha paventato lo scenario di una “drammatica crisi economica” se si dovesse scegliere la soluzione bellica.

Fonte

Fonte originale




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"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

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MessaggioInviato: 27/08/2012, 11:55 
Cita:
zakmck ha scritto:

Intanto la propaganda Israeliana batte il chiodo per affrettare i tempi:


E ne frattempo gli USA....

Unicredit: che rapporti ha con l'Iran? Parte inchiesta Usa

Piazza Cordusio nel mirino delle autorità americane per le operazioni condotte dalla controllata tedesca HypoVereinsbank. Si parla di violazione delle norme antiriciclaggio, finanziamento al...

http://www.wallstreetitalia.com/article ... a-usa.aspx

Roma - Unicredit sotto inchiesta in Usa per una possibile violazione delle sanzioni contro l'Iran. Nel mirino del District Attorney's Office della contea di New York e del dipartimento del Tesoro e della Giustizia americani, è finita una sussidiaria tedesca del gruppo, la HypoVereinsbank che la banca italiana ha acquistato nel 2005.

L'inchiesta è l'ultima avviata negli Usa su istituti di credito europei e giapponesi sospettati di aver condotto transazioni illegali in dollari con l'Iran e altri paesi. Piazza Cordusio fa notare che la «questione non è nuova», e di aver reso noto l'apertura di un'inchiesta da parte delle autorità degli statunitensi «in materia di sanzioni» già nel 2011. Secondo Unicredit la controllata Hvb sta pienamente collaborando ed operando le revisioni interne delle operazioni effettuate.

DOCUMENTI INTERNI - Secondo Unicredit sia nella relazione finanziaria annuale consolidata 2011 (pagina 426) che quella semestrale 2012 (pagina 230) riportano il fatto che una società del gruppo (Hvb) sta rispondendo a un'indagine in corso delle autorità Usa sull'antiriciclaggio, contrasto ai finanziamenti al terrorismo e all'attribuzione di sanzioni economiche per garantire il rispetto delle norme.

Motivo per cui arebbe «inopportuno» fare ulteriori commenti. Il gruppo milanese come scrive il Financial Times, sarebbe stato incluso in una lunga lista di banche internazionali finite nel mirino delle autorità americane per aver aggirato le sanzioni contro Teheran. Meno di una settimana fa tra le banche nel mirino è finita Royal Bank of Scotland, dopo che Standard Chartered ha accettato di pagare una multa di 340 milioni di dollari al Department of Financial Services di New York per chiudere le accuse di avere rotto le sanzioni bancarie Usa contro l'Iran.

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MessaggioInviato: 31/08/2012, 18:41 
Gli USA si stanno preparando ad un'azione militare nel Golfo Persico? Obiettivo: l'Iran.




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Gli americani stanno incrementando notevolmente la loro presenza militare nella regione del Golfo del Persico. Da quanto riportato da "La Voce della Russia", la marina americana, con un folto gruppo d’attacco aereo, diverse navi di difesa militare e i sottomarini nucleari si starebbe preparando per una guerra imminente.

Un segnale in questa direzione, secondo il sito d'informazione russo, sarebbe la sostituzione nel golfo Persico della portaerei Enterprise, giunta alla fine della sua lunga carriera e prossima al disarmo, con la John Stennis.



La portaerei Stennis scende in campo 4 mesi prima del previsto. Il Ministero della Difesa americano vuole ridurre al minimo il periodo nel quale gli Usa saranno impegnati nel Golfo Persico con una sola portaerei. La probabilità di un nuovo conflitto nel Vicino Oriente è ancora alta e Washington cerca di mantenere le mani libere, osserva il Presidente dell’Istituto di studi su Israele e sul Vicino Oriente Evgenij Satanovskij.

Andiamo senz’altro verso una guerra nel Golfo. Si stanno portando avanti tentativi di fermarla, di indebolire la pressione sull’Iran o quella dell’Iran sulle monarchie arabe, di sciogliere il conflitto israelo-palestinese. Se il Presidente, in qualità di primo comandante americano, dovrà prendere la decisione di in ingresso in guerra o di dare inizio ad un attacco preventivo contro l’Iran, dovrà avere a disposizione gli strumenti, e questa è una cosa ovvia.

La probabilità di un conflitto rimane alta come all’inizio dell’anno, quando in molti credevano che fosse inevitabile. Allora le “aspettative militari” hanno portato a collocare nel Golfo Persico la portaerei Enterprise che, secondo i piani americani avrebbe dovuto essere rimossa dalla flotta nella primavera di quest’anno, ricorda l’esperto militare Konstantin Bogdanov.

Si tratta di un cambio di piani del tutto nuovo. Non è la prima volta che la portaerei Enterprise, antenato della flotta americana di portaerei atomici, prolunga i tempi di servizio. La Stennis dovrà sostituirla e questo può portare ad un’unica conclusione. Significa che gli americani sono ancora intenzionati a conservare la parte sostanziale degli armamenti nel Golfo nella stessa forma dello scorso inverno.

Gli esperti osservano che persino le due portaerei e i loro arsenali non sono sufficienti per affrontare una campagna aerea contro Paesi della grandezza dell’Iran. Sarà dunque serio parlare di un possibile inizio di guerra solo nel caso in cui nell’area nord occidentale dell’Oceano Indiano comparirà una terza portaerei americana.

http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/ar ... .html#more



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MessaggioInviato: 31/08/2012, 20:00 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Gli USA si stanno preparando ad un'azione militare nel Golfo Persico? Obiettivo: l'Iran.




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Gli americani stanno incrementando notevolmente la loro presenza militare nella regione del Golfo del Persico. Da quanto riportato da "La Voce della Russia", la marina americana, con un folto gruppo d’attacco aereo, diverse navi di difesa militare e i sottomarini nucleari si starebbe preparando per una guerra imminente.

Un segnale in questa direzione, secondo il sito d'informazione russo, sarebbe la sostituzione nel golfo Persico della portaerei Enterprise, giunta alla fine della sua lunga carriera e prossima al disarmo, con la John Stennis.



La portaerei Stennis scende in campo 4 mesi prima del previsto. Il Ministero della Difesa americano vuole ridurre al minimo il periodo nel quale gli Usa saranno impegnati nel Golfo Persico con una sola portaerei. La probabilità di un nuovo conflitto nel Vicino Oriente è ancora alta e Washington cerca di mantenere le mani libere, osserva il Presidente dell’Istituto di studi su Israele e sul Vicino Oriente Evgenij Satanovskij.

Andiamo senz’altro verso una guerra nel Golfo. Si stanno portando avanti tentativi di fermarla, di indebolire la pressione sull’Iran o quella dell’Iran sulle monarchie arabe, di sciogliere il conflitto israelo-palestinese. Se il Presidente, in qualità di primo comandante americano, dovrà prendere la decisione di in ingresso in guerra o di dare inizio ad un attacco preventivo contro l’Iran, dovrà avere a disposizione gli strumenti, e questa è una cosa ovvia.

La probabilità di un conflitto rimane alta come all’inizio dell’anno, quando in molti credevano che fosse inevitabile. Allora le “aspettative militari” hanno portato a collocare nel Golfo Persico la portaerei Enterprise che, secondo i piani americani avrebbe dovuto essere rimossa dalla flotta nella primavera di quest’anno, ricorda l’esperto militare Konstantin Bogdanov.

Si tratta di un cambio di piani del tutto nuovo. Non è la prima volta che la portaerei Enterprise, antenato della flotta americana di portaerei atomici, prolunga i tempi di servizio. La Stennis dovrà sostituirla e questo può portare ad un’unica conclusione. Significa che gli americani sono ancora intenzionati a conservare la parte sostanziale degli armamenti nel Golfo nella stessa forma dello scorso inverno.

Gli esperti osservano che persino le due portaerei e i loro arsenali non sono sufficienti per affrontare una campagna aerea contro Paesi della grandezza dell’Iran. Sarà dunque serio parlare di un possibile inizio di guerra solo nel caso in cui nell’area nord occidentale dell’Oceano Indiano comparirà una terza portaerei americana.

http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/ar ... .html#more


si stanno avvicinando le elezioni americane
tutto qua..
in caso di impazzimento israeliano
(e ritorsioni iraniane su truppe usa)
obama non vuole farsi trovare impreparato..
è una condotta prudenziale..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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Altrimenti non vince le elezioni ...[:o)]



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MessaggioInviato: 31/08/2012, 20:04 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
zakmck ha scritto:

Intanto la propaganda Israeliana batte il chiodo per affrettare i tempi:


E ne frattempo gli USA....

Unicredit: che rapporti ha con l'Iran? Parte inchiesta Usa

Piazza Cordusio nel mirino delle autorità americane per le operazioni condotte dalla controllata tedesca HypoVereinsbank. Si parla di violazione delle norme antiriciclaggio, finanziamento al...

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Roma - Unicredit sotto inchiesta in Usa per una possibile violazione delle sanzioni contro l'Iran. Nel mirino del District Attorney's Office della contea di New York e del dipartimento del Tesoro e della Giustizia americani, è finita una sussidiaria tedesca del gruppo, la HypoVereinsbank che la banca italiana ha acquistato nel 2005.

L'inchiesta è l'ultima avviata negli Usa su istituti di credito europei e giapponesi sospettati di aver condotto transazioni illegali in dollari con l'Iran e altri paesi. Piazza Cordusio fa notare che la «questione non è nuova», e di aver reso noto l'apertura di un'inchiesta da parte delle autorità degli statunitensi «in materia di sanzioni» già nel 2011. Secondo Unicredit la controllata Hvb sta pienamente collaborando ed operando le revisioni interne delle operazioni effettuate.

DOCUMENTI INTERNI - Secondo Unicredit sia nella relazione finanziaria annuale consolidata 2011 (pagina 426) che quella semestrale 2012 (pagina 230) riportano il fatto che una società del gruppo (Hvb) sta rispondendo a un'indagine in corso delle autorità Usa sull'antiriciclaggio, contrasto ai finanziamenti al terrorismo e all'attribuzione di sanzioni economiche per garantire il rispetto delle norme.

Motivo per cui arebbe «inopportuno» fare ulteriori commenti. Il gruppo milanese come scrive il Financial Times, sarebbe stato incluso in una lunga lista di banche internazionali finite nel mirino delle autorità americane per aver aggirato le sanzioni contro Teheran. Meno di una settimana fa tra le banche nel mirino è finita Royal Bank of Scotland, dopo che Standard Chartered ha accettato di pagare una multa di 340 milioni di dollari al Department of Financial Services di New York per chiudere le accuse di avere rotto le sanzioni bancarie Usa contro l'Iran.

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non sono un tecnico bancario..
ma non capisco
in che modo e a quale titolo
le autorità americane possano imporre
sanzioni economiche a banche straniere..
a parte l'interdizione del mercato nazionale..

non riesco a concepire il meccanismo..

è come se lo stato italiano
multasse un automobilista svizzero
per eccesso di velocità
sulle autostradde svizzere..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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Ufologo 555 ha scritto:

Altrimenti non vince le elezioni ...[:o)]


appunto.
ma non credo che voglia attaccare l'iran..
non vuole solo far la figura del fesso
in caso di ritorsioni iraniane..

ma l'azione si limiterebbe
alla difesa delle truppe usa..
non del suolo israeliano..
non so se si capisce..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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Marziano
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zakmck ha scritto:

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ISRAELE: 42 MILIARDI DI DOLLARI, È IL COSTO DEL POSSIBILE CONFLITTO CONTRO L’IRAN

Un intervento armato contro l’Iran potrebbe incidere pesantemente sull’economia israeliana. Secondo le previsioni del gruppo BDI-Coface, se Israele dovesse optare per l’azione militare al fine di frenare le ambizioni nucleari di Teheran, i relativi danni economici non sarebbero inferiori ai 167 miliardi di shekel (42 miliardi di dollari), equivalenti al 5,4% del PIL israeliano del 2011 (870 miliardi di dollari).
“I danni indiretti ammonterebbero a 24 miliardi di shekel all’anno per i successivi tre o cinque anni a causa del crollo delle imprese”, continua BDI-Coface. La stampa locale non esclude raid aerei contro gli impianti nucleari iraniani in vista delle elezioni presidenziali statunitensi il prossimo novembre.
BDI-Coface osserva come i 32 giorni di guerra contro il Libano nel 2006 avessero portato ad una riduzione dello 0,5% della crescita economica di Israele, mentre i costi diretti quali danni alle proprietà civili e alle infrastrutture ad un’ulteriore riduzione dell’1,3%.
“Qualora dovesse iniziare una guerra di simili dimensioni, durata e danni, è possibile spettarsi danni per 16 miliardi di shekel”. Il conflitto con il Libano si era sviluppato maggiormente nel nord di Israele, che produce il 20% delle produzioni del paese. “In caso di guerra sarebbe coinvolto anche il centro del paese”, che da solo produce il 70% dell’attività economica israeliana.
All’inizio del mese, anche il governatore della Banca di Israele Stanley Fischer ha paventato lo scenario di una “drammatica crisi economica” se si dovesse scegliere la soluzione bellica.

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[:22] 42 miliardi di dollari?Ma é una follia!


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Un intervento prima delle elezioni USA ? Mah mi sembra molto improbabile, anche per loro.
Di solito gli israeliani si danno da fare direttamente nel loro orticello, quando si tratta di uscire le guerre le commissionano (le fanno fare agli altri).
Mi sembra molto improbabile un attacco diretto israeliano, sia perché probabilmente non ne hanno le capacità, e soprattutto perché non ne hanno l'interesse (la storia dell'atomica iraniana è un'evidente bufala alla quale non credono nemmeno i servizi israeliani).
Sempre che non scommettano sul fatto che ad un attacco mirato poi gli iraniani non reagiranno come hanno preannunciato... ma sarebbe un gioco d'azzardo... considerato però il livello di follia del governo israeliano, nulla è impossibile (o almeno così vogliono far credere).


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iLGambero ha scritto:

Un intervento prima delle elezioni USA ? Mah mi sembra molto improbabile, anche per loro.
Di solito gli israeliani si danno da fare direttamente nel loro orticello, quando si tratta di uscire le guerre le commissionano (le fanno fare agli altri).
Mi sembra molto improbabile un attacco diretto israeliano, sia perché probabilmente non ne hanno le capacità, e soprattutto perché non ne hanno l'interesse (la storia dell'atomica iraniana è un'evidente bufala alla quale non credono nemmeno i servizi israeliani).
Sempre che non scommettano sul fatto che ad un attacco mirato poi gli iraniani non reagiranno come hanno preannunciato... ma sarebbe un gioco d'azzardo... considerato però il livello di follia del governo israeliano, nulla è impossibile (o almeno così vogliono far credere).


Mah.... forse attenderanno l'insediamento del pupazzone Romney.
Quello sì che darà loro manforte...... [:246]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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