Mentre a quest'altri ....
je rode!

Il due luglio scorso il People’s Liberation Army Daily, giornale ufficiale delle forze armate cinesi, ha affermato che l’Esercito popolare di liberazione (Elp) soffre della “malattia della pace”. Nell’editoriale si sostiene che dagli anni Settanta, ovvero dalla guerra contro il Vietnam, il “virus” ha infettato ogni comparto di quello che attualmente è l’esercito più grande al mondo, mettendo seriamente a rischio la sua “capacità di combattere”.
“La malattia della pace è stata un sintomo comune nel nostro esercito per decenni”, si legge nel quotidiano. “Se non decidiamo di eliminare questi mali, dovremo pagare un costo elevato in caso di guerra”. L’articolo continua spiegando che è possibile “fermare una guerra solo se si è in grado di combatterla”. Per far questo, prosegue, “l’esercito deve tornare sulla strada giusta, concentrandosi sulla prontezza al combattimento”.
In risposta alla possibile mancanza di abilità operativa, il presidente – nonché comandante in capo – Xi Jinping, che da quando è al potere ha annunciato una seria riduzione e razionalizzazione delle forze armate e ha aumentato il numero delle esercitazioni di tutti i reparti, ha ordinato ai militari di migliorare la loro operatività.
Obiettivo: “diventare uno degli eserciti più potenti”
Non è un mistero che il Dragone sta cercando di affermarsi anche in campo militare. E non sono un caso le sempre più frequenti esercitazioni navali nel Mar cinese meridionale e l’apertura di una base a Gibuti.
D’altronde, subito dopo aver preso il comando della Nazione più popolosa al mondo, Xi Jinping ha dichiarato di volere “un Paese ricco e un esercito forte”. In pochi mesi, poi, ha promosso uomini fidati, garantendosi generali fedeli all’interno delle truppe armate.
L’obiettivo del presidente, come ha sostenuto in più occasioni, è che l’Elp diventi “uno degli eserciti più potenti del mondo entro i prossimi trent’anni”.
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