08/04/2010, 08:59
bleffort ha scritto:Hannah ha scritto:
Scusa Aztlan ma se non ci nutriamo di carne e non ci nutriamo nemmeno di piante, mi dici come sopravviviamo?
Ma sono proprio loro che ci nutrono:le piante ci danno i frutti,gli animali ci danno il latte,le uova e la lana per coprirci,ma noi pretendiamo di più,ci cibiamo di chi ci dà da mangiare!!!.
08/04/2010, 10:16
Hannah ha scritto:bleffort ha scritto:Hannah ha scritto:
Scusa Aztlan ma se non ci nutriamo di carne e non ci nutriamo nemmeno di piante, mi dici come sopravviviamo?
Ma sono proprio loro che ci nutrono:le piante ci danno i frutti,gli animali ci danno il latte,le uova e la lana per coprirci,ma noi pretendiamo di più,ci cibiamo di chi ci dà da mangiare!!!.
E tu pensi che potremmo nutrirci solo di latte ed uova senza problemi? Perfino gli Hare Krishna mangiano frutta e verdura, oltre al latte!
09/04/2010, 20:46
Mi sa che è una panzana
09/04/2010, 21:27
10/04/2010, 02:10
28/02/2011, 00:32
30/09/2013, 01:38
“Le piante sono più intelligenti di uomini e animali”: nasce il 1° laboratorio di neurobiologia vegetale
Anche le piante sono intelligenti. Non solo: oltre ai nostri cinque sensi, ovviamente sviluppati in modo diverso, ne hanno un’altra quindicina. Per cui definire “vegetale” una persona che perde funzioni intellettive e sensibilita’ “e’ proprio una stupidaggine“.
Lo sostiene Stefano Mancuso, professore associato presso la Facolta’ di Agraria dell’Universita’ di Firenze, accademico dei Georgofili e soprattutto “anima” del Linv, il primo laboratorio al mondo di neurobiologia vegetale, scienza da lui stesso fondata assieme al collega Frantisek Baluska dell’Universita’ di Bonn. Mancuso, autore assieme alla giornalista scientifica Alessandra Viola del libro “Verde brillante”, in cui espone con chiarezza e semplicita’ le sue stupefacenti teorie suffragate dai risultati della ricerca, sara’ domenica 29 settembre da Fabio Fazio in occasione della ripresa della trasmissione “Che tempo che fa” su RaiTre alle 20. In vista di questo appuntamento Toscana Oggi lo ha incontrato in esclusiva presso il suo laboratorio al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino per parlare delle sue scoperte. “Solitamente – afferma – si pensa che le piante siano organismi semplici, mentre in realta’ sono sofisticati, complessi, evoluti ma differenti dagli animali. Spesso non lo capiamo perche’ siamo portati ad avere sentimenti e comprensione verso tutto cio’ che ci assomiglia.
Un animale ci puo’ piacere, spaventare ma sicuramente non ci lascia indifferente. Verso le piante invece non abbiamo sentimenti positivi o negativi; le ignoriamo e non ci accorgiamo che hanno un tipo di intelligenza diversa dalla nostra“. Tra le tante sorprendenti informazioni contenute nel libro, si scopre che in termini di ”peso” sulla terra i vegetali rappresentano oltre il 99% dell’intero mondo vivente. La maggior parte di loro potrebbe fare a meno del mondo animale ma sicuramente noi non possiamo vivere senza di loro. Paradossalmente, spiega il fondatore del Linv, “una pianta e’ molto piu’ sensibile di un animale, cioe’ capace di sentire il mondo intorno a se’ e percepire tutto cio’ che proviene dall’ambiente, in maniera molto sofisticata proprio perche’ non puo’ scappare quando qualcosa va male o cambia nell’ambiente: quindi l’unica possibilita’ di sopravvivenza e’ quella di percepire i cambiamenti ambientali in una maniera piu’ sensibile rispetto agli animali e si sono evolute per questo“.
30/10/2013, 21:28
30/10/2013, 21:46
donnacinzia ha scritto:
...quando ero bimbina, facevo una cosa che ho protatto nel tempo x parecchi anni, prendevo contemporanamente due foglie da una qualsiasi pianta, una la mettevo nel ripiano dell'armadio dei vestiti, l'altra la mettevo nel cassetto del tavolo dove studiavo e tutti i giorni aprivo il cassetto e la guardavo pensando "a lei" x due-tre minuti.
Dopo 20 giorni, la foglia del cassetto era ancora verde, l'altra dell'armadio era già putrida, era un gioco ma probabilmente vuole dire qualcosa.
cinzia
31/10/2013, 11:22
01/11/2013, 16:07
Wolframio ha scritto:
Un’altra cosa che Don José Carmen riesce a fare è piantare alberi per attirare la pioggia, scegliendo accuratamente le specie di alberi che pianterà lungo un tracciato poligonale. Lo stesso esperimento è stato condotto presso l’Università di Chapingo, con la quale Don José Carmen ha trascorso un periodo di ricerca, e funziona! Purtroppo, l’esperimento è stato condotto mentre il rettore dell’Università era in procinto di andare in pensione, e la prima cosa che ha fatto il nuovo rettore è stato di tagliare tutti gli alberi!
Ecco un estratto del rapporto ufficiale che riporta i risultati ottenuti:
«Zona situata nel deserto del Vizcaino dove non piove da sei anni: dopo aver disposto la piantagione seguendo le indicazioni di Don José Carmen Garcia Martinez, la pioggia ha iniziato a cadere a dirotto. Su un altro sito dove non pioveva da tre anni, ha cominciato a piovere intensamente ventiquattro ore dopo che l’ultimo albero era stato piantato. Per quanto riguarda la zona nello stato di Oaxaca, che racchiude le tre aree, ancora prima che la piantagione fosse completata ha iniziato a piovere abbondantemente come nelle altre due zone.»
01/11/2013, 18:06
01/11/2013, 18:50
20/01/2014, 00:56
Cosa ricordano le piante
Solo gli animali fanno tesoro delle loro esperienze? Sembrerebbe di no. Anche le piante infatti sarebbero in grado di apprendere e conservare memoria delle informazioni, e di modificare di conseguenza i loro comportamenti. Lo dimostra uno studio del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv) dell’Università di Firenze, realizzato in collaborazione con la University of Western Australia, e pubblicato sulla rivista Oecologia.
Nel loro esperimento, i ricercatori hanno utilizzato alcune piante di Mimosa pudica, un arbusto che ha la curiosa caratteristica di chiudere le sue foglie quando viene disturbato. “La Mimosa pudica è una piccola pianta di origine tropicale, ormai abbastanza comune anche alle nostre latitudini, che è stata a lungo studiata per la sua reazione a stimoli che la disturbano”, racconta Stefano Mancuso, professore di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell'Università di Firenze, e coordinatore dello studio. “La sua reazione immediata e visibile ci ha permesso di studiare le risposte a vari tipi di sollecitazioni, sia pericolose, come il contatto con un insetto, che inoffensive”.
I ricercatori hanno addestrato le piante a ignorare uno stimolo non pericoloso, ovvero la caduta del vaso che le conteneva da un'altezza di 15 centimetri. Già dopo poche cadute, le piante hanno imparato a non chiudere le foglie, risparmiando in questo modo l'energia necessaria per muoverle. Gli arbusti hanno mantenuto memoria dell'esperienza per oltre 40 giorni, dimostrando inoltre la capacità di modificare il loro comportamento non solo in base all'esperienza, ma anche alle risorse disponibili.
“Allevando le piante in due gruppi separati con disponibilità di luce diverse, è stato possibile dimostrare infatti che quelle coltivate a livelli luminosi inferiori, e quindi con meno energia, apprendono più in fretta di quelle che ne hanno di più – continua Mancuso – come se non volessero sprecare risorse. Dobbiamo ancora capire come e dove i vegetali conservino queste informazioni e come facciano a richiamarle quando è necessario. Per farlo applicheremo ad altri tipi di piante, in particolare quelle carnivore, le tecniche utilizzate per studiare il comportamento degli animali.”