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MessaggioInviato: 25/04/2010, 00:07 
Più che una festa una liturgia: divide il Paese, falsifica la storia
di Mario Cervi

A liberarci sono state le truppe Anglo-Americane, ma si finge ancora siano stati i partigiani rossi. Il Risorgimento degli anti Cav.


Il presidente Napolitano celebrerà oggi, con un discorso alla Scala, la ricorrenza del 25 aprile. Posso immaginare quale tono e quali contenuti avranno le parole del Capo dello Stato. Ricalcheranno - è un rilievo, non un rimprovero - tante altre parole di tanti altri discorsi. Napolitano rievocherà il 25 aprile come un momento di unità nazionale, di affermazione popolare dei valori di libertà e di democrazia. Immagino che non mancheranno elogi alla Costituzione. Tutto come da copione, tutto molto nobile e alto. L’annunciata presenza di Berlusconi accanto a Napolitano sottolineerà il carattere super partes che il Palazzo vuol dare all’anniversario .

Lo sforzo è lodevole. Ma devo dire, ripetendomi, che a mio avviso è anche votato all’insuccesso. Quella del 25 aprile è una festa di parte. Se dall’ovattato ambiente scaligero si passa alle piazze, ai comizi, agli ordini del giorno, il 25 aprile appare ciò che veramente è.L’occasione per una ritualità partigiana che è in effetti una ritualità rossa, e che distingue gli italiani d’allora, e anche quelli d’oggi, in buoni e cattivi secondo l’ideologia di appartenenza (non è un discorso che opponga anacronisticamente fascismo e antifascismo, è un discorso che oppone la sinistra, monopolizzatrice mediatica e piazzaiola del 25 aprile, ai cosiddetti moderati).

La liturgia del 25 aprile dà per scontate alcune pseudo-verità. Che l’Italia sia stata liberata dalla Resistenza piuttosto che dai carri armati angloamericani; che il popolo italiano abbia sempre anelato a scrollarsi di dosso il giogo mussoliniano e a recuperare la democrazia; che l’Italia possa e debba festeggiare la fine della guerra a fianco dei vincitori. Siamo seri. La guerra l’Italia l’ha malamente perduta. Il fascismo la stragrande maggioranza degli italiani l’ha tranquillamente vissuto. Ci si è accorti delle efferatezze naziste quando la tigre tedesca era ferita, e accerchiata dai cacciatori. Non è avvenuto solo in Italia.

I francesi compattamente petainisti del 1940 furono compattamente gollisti nel 1944. La Francia ha avuto in De Gaulle l’uomo che ha saputo porre un suggello nazionale sulla lotta all’occupante, all’Italia quell’uomo è mancato, era impensabile trovarlo dopo il ventennio in camicia nera. Festeggiare le disfatte può aiutare a rimuoverle, ma non giova alla verità e alla dignità. Dopo la rotta di Sèdan - dove nel 1870 i prussiani umiliarono l’esercito di Napoleone III - in Francia si disse che bisogna ricordarla sempre, non parlarne mai. Noi non facciamo altro che crogiolarci nel chiacchiericcio su un immaginario 25 aprile virtuoso e vittorioso.

Il 25 aprile ebbe un prima e un dopo. Un prima tragico ed eroico. Ai caduti della Resistenza deve andare la gratitudine di tutti gli italiani. Dimostrarono che c’erano ancora dei combattenti nel Paese del «tutti a casa». E il 25 aprile ebbe il dopo di una mattanza sanguinaria che mai ha meritato un cenno e una riflessione nelle alate effusioni di retorica ufficiale. È doveroso rendere onore a quanti vollero la libertà e per la libertà morirono, può essere fastidioso ma èaltrettanto doveroso rammentare che molti comandanti e militanti delle formazioni partigiane non volevano la libertà, volevano una dittatura comunista, e avevano come loro riferimento ideale e ideologico Stalin.
L’irrealtà d’un 25 aprile di conciliazione trova dimostrazione in piccoli e anche meschini episodi. Vietare «bella ciao» è sciocco. Impedire a esponenti del centrodestra di partecipare alle manifestazioni per la liberazione - è avvenuto e continua ad avvenire - è settario. Dopo l’entrata in politica di Berlusconi la strumentalizzazione ideologica del 25 aprile ha assunto connotazioni parossistiche. Si inneggia alla Resistenza includendovi anche la resistenza al Cavaliere, si festeggia la Liberazione ammiccando ai nefasti di Arcore, si esalta la Costituzione voluta da uomini che avevano fatto la Resistenza per scagliarsi contro il lodo Alfano o il legittimo impedimento. Tutto si traduce in bassa bottega della politica politicante.
Conciliazione? L’Anpi, l’associazione dei partigiani, adesso raduna - a causa d’anagrafe - solo una piccola minoranza di veterani della guerra di liberazione, e una schiacciante maggioranza d’iscritti che partigiani non furono mai, e che sono magari giovanissimi. Informati sui fatti della Resistenza, suppongo, come la media dei loro coetanei (ossia zero). Non sanno nulla di Ferruccio Parri, ma di villa Certosa sanno tutto. Si sono arruolati - spiegano i dirigenti dell’Anpi - perché «amano semplicemente la Costituzione». Vogliamo scommettere che tutti i baby partigiani identificano nei berlusconiani i nemici della Costituzione? È così che il 25 aprile è stato sempre piegato, e ora lo è più che mai, a esigenze e finalità di parte. Non si tratta d’impedire, a chi la pensa in un certo modo, di esaltare e propagandare il suo credo. Si tratta soltanto di ricondurre un momento di divisione e non d’unità alla sua autentica essenza. Di una cosa abbiamo gran bisogno, tutti: di non raccontarci reciprocamente delle favolette, di dirci la verità anche quando è amara.

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Il cervello non si lava piu`, ora si candeggia!!! [xx(]



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MessaggioInviato: 25/04/2010, 13:14 
Dai Blitz, si chiamavano Zeloti ai tempi del Jesus , i Partigiani contro Roma , i Vietcong/Charly in Vietnam , i Mujahidin contro gli Inglesi, poi i Russi , ora gli Usa e gli Europodi,

i Partigiani ci saranno sempre .

Mi ricordo ai tempi " Ora e per sempre resistenza " ....il burlone aggiungeva Magneti Marelli .


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BlitzKrieg, "non capisci niente"! Infatti mio padre mi raccontava sempre quando a Roma entravano eserciti di ... partigiani con le bandiere rosse anziché divisioni anglo-americane! (Roba da matti!)
Se i partigiani fossero stati la maggioranza Avremmo fatto la fine della Jugoslavia! Tutti in "mutande"!

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Ultima modifica di Ufologo 555 il 25/04/2010, 16:20, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/04/2010, 18:46 
Io non posso dire quanto i partigiani hanno favorito la causa alleata e se veramente siano stati capaci di aiutare gli anglo-americani nella loro avanzata contro la Germania.
Non sono uno storico.
Su una cosa però mi sento di essere d'accordo. Ai tempi del Fascismo, tutti gli Italiani erano tranquillamente fascisti, come adesso fingono tranquillamente di non esserlo.
Un paese che per secoli e secoli ha vissuto solo sotto padroni clericali o stranieri che l'hanno dilaniato e diviso e ha imparato ad essere astutamente voltagabbana, servile, bugiardo, ladro, antilibertario e amorale per poter sopravvivere, non può cambiare in un istante.
L'Italia ha alle spalle una storia da perdente e oppressa troppo lunga per poter essere cancellata in un istante.
Col fascismo, si è illusa di poter entrare nel novero delle grandi potenze, vivendo il sogno di poter tornare ai tempi di Roma antica. Un sogno impossibile, ovvio. Non si costruisce il futuro ricostruendo il passato che, per sua natura, resta passato.
Il guaio dell'Italia però è appunto che il peso del suo passato e della sua storia sono così pesanti da impedire sistematicamente ogni rivoluzione sociale e culturale.
Il progressismo e la democrazia ci sono state imposte perché non si poteva permettere che un paese come l'Italia potesse rimanere così arretrato in un mondo che avanzava, ma di fatto la mentalità progressista è aliena alla mentalità italiana, e perciò ogni progetto progressista e proiettato verso il futuro è destinato a fallire nel nostro paese, perché gli italiani non riescono neanche ad afferrare il concetto di progresso razionale ed innovatore, da tanto sono legati al loro passato culturale, ai miti della Magna Grecia, di Roma imperiale, della Roma dei Papi, del Rinascimento, delle Repubbliche Marinare e via dicendo.
Per questo siamo e rimaniamo un gigantesco museo delle glorie del passato, in un mondo che cambia e avanza.
Così la Festa della Liberazione non è altro che l'ennesima recitazione ipocrita di una nazione che ormai è fuori posto, ed è la prima a non credere al proprio futuro.


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MessaggioInviato: 25/04/2010, 19:36 
Cita:
Enkidu ha scritto:

Io non posso dire quanto i partigiani hanno favorito la causa alleata e se veramente siano stati capaci di aiutare gli anglo-americani nella loro avanzata contro la Germania.
Non sono uno storico.
Su una cosa però mi sento di essere d'accordo. Ai tempi del Fascismo, tutti gli Italiani erano tranquillamente fascisti, come adesso fingono tranquillamente di non esserlo.
Un paese che per secoli e secoli ha vissuto solo sotto padroni clericali o stranieri che l'hanno dilaniato e diviso e ha imparato ad essere astutamente voltagabbana, servile, bugiardo, ladro, antilibertario e amorale per poter sopravvivere, non può cambiare in un istante.
L'Italia ha alle spalle una storia da perdente e oppressa troppo lunga per poter essere cancellata in un istante.
Col fascismo, si è illusa di poter entrare nel novero delle grandi potenze, vivendo il sogno di poter tornare ai tempi di Roma antica. Un sogno impossibile, ovvio. Non si costruisce il futuro ricostruendo il passato che, per sua natura, resta passato.
Il guaio dell'Italia però è appunto che il peso del suo passato e della sua storia sono così pesanti da impedire sistematicamente ogni rivoluzione sociale e culturale.
Il progressismo e la democrazia ci sono state imposte perché non si poteva permettere che un paese come l'Italia potesse rimanere così arretrato in un mondo che avanzava, ma di fatto la mentalità progressista è aliena alla mentalità italiana, e perciò ogni progetto progressista e proiettato verso il futuro è destinato a fallire nel nostro paese, perché gli italiani non riescono neanche ad afferrare il concetto di progresso razionale ed innovatore, da tanto sono legati al loro passato culturale, ai miti della Magna Grecia, di Roma imperiale, della Roma dei Papi, del Rinascimento, delle Repubbliche Marinare e via dicendo.
Per questo siamo e rimaniamo un gigantesco museo delle glorie del passato, in un mondo che cambia e avanza.
Così la Festa della Liberazione non è altro che l'ennesima recitazione ipocrita di una nazione che ormai è fuori posto, ed è la prima a non credere al proprio futuro.


Sono d'accordo con tutto il tuo discorso ...[;)]



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Enkidu ha scritto:

Io non posso dire quanto i partigiani hanno favorito la causa alleata e se veramente siano stati capaci di aiutare gli anglo-americani nella loro avanzata contro la Germania.
Non sono uno storico.
Su una cosa però mi sento di essere d'accordo. Ai tempi del Fascismo, tutti gli Italiani erano tranquillamente fascisti, come adesso fingono tranquillamente di non esserlo.
Un paese che per secoli e secoli ha vissuto solo sotto padroni clericali o stranieri che l'hanno dilaniato e diviso e ha imparato ad essere astutamente voltagabbana, servile, bugiardo, ladro, antilibertario e amorale per poter sopravvivere, non può cambiare in un istante.
L'Italia ha alle spalle una storia da perdente e oppressa troppo lunga per poter essere cancellata in un istante.
Col fascismo, si è illusa di poter entrare nel novero delle grandi potenze, vivendo il sogno di poter tornare ai tempi di Roma antica. Un sogno impossibile, ovvio. Non si costruisce il futuro ricostruendo il passato che, per sua natura, resta passato.
Il guaio dell'Italia però è appunto che il peso del suo passato e della sua storia sono così pesanti da impedire sistematicamente ogni rivoluzione sociale e culturale.
Il progressismo e la democrazia ci sono state imposte perché non si poteva permettere che un paese come l'Italia potesse rimanere così arretrato in un mondo che avanzava, ma di fatto la mentalità progressista è aliena alla mentalità italiana, e perciò ogni progetto progressista e proiettato verso il futuro è destinato a fallire nel nostro paese, perché gli italiani non riescono neanche ad afferrare il concetto di progresso razionale ed innovatore, da tanto sono legati al loro passato culturale, ai miti della Magna Grecia, di Roma imperiale, della Roma dei Papi, del Rinascimento, delle Repubbliche Marinare e via dicendo.
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Così la Festa della Liberazione non è altro che l'ennesima recitazione ipocrita di una nazione che ormai è fuori posto, ed è la prima a non credere al proprio futuro.


Hai ragione Enkidu



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MessaggioInviato: 26/04/2010, 00:31 
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Ufologo 555 ha scritto:

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BlitzKrieg, "non capisci niente"! Infatti mio padre mi raccontava sempre quando a Roma entravano eserciti di ... partigiani con le bandiere rosse anziché divisioni anglo-americane! (Roba da matti!)
Se i partigiani fossero stati la maggioranza Avremmo fatto la fine della Jugoslavia! Tutti in "mutande"!

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In mutande, se andava bene



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MessaggioInviato: 26/04/2010, 00:37 
La strage ignorata del ’45: sette fratelli massacrati
di Giordano Bruno Guerri


I sette fratelli Cervi, antifascisti convinti e attivi, vennero fucilati dai fascisti nel novembre 1943, al poligono di tiro di Reggio Emilia. I sette fratelli Govoni si interessavano poco o niente di politica, soltanto due erano aderenti alla Repubblica Sociale Italiana. Per di più la guerra era finita quando, nel maggio del 1945, insieme ad altre dieci persone, furono uccisi a freddo da ex partigiani.
La ferocia della vendetta superava quella della guerra. E prosegue, nella dimenticanza, ancora oggi
. Provate a fare una semplice ricerca su Internet. Per i fratelli Govoni troverete 12.500 fonti, in gran parte di nostalgici; per i fratelli Cervi ne troverete 121.000, fra cui musei, associazioni, scuole, istituti a loro dedicati.
Se poi andiamo a vedere la storiografia, non c’è libro sul periodo 1943-45 che non si diffonda sui Cervi, mentre i Govoni sono ricordati degnamente in tre volumi: Il triangolo della morte di Giorgio Pisanò (ristampato da Mursia nel 2007), Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer, 2003) e Vincitori e vinti di Bruno Vespa (Mondadori, 2005). È facile dedurre la spiegazione di una simile differenza proprio dal titolo di Vespa: la storia la fanno i vincitori, e guai ai vinti.
Fausto Bertinotti, non molti anni fa, ha invece voluto dire qualcosa di diverso: «Come vittime i sette giovani Cervi e i sette giovani Govoni, per me sono uguali; come vittime! La differenza consiste che i primi hanno costruito la Repubblica italiana e perciò vanno onorati non come morti, ma come attori di quel cambiamento. Gli altri non hanno fatto niente, sono vittime, ma non come attori della storia. Ci sarà pure una differenza, o no?». Un discorso che non farebbe una piega, se non suscitasse orrore proprio quell’essere stati uccisi benché non avessero «fatto niente». Forse, la loro colpa fu proprio essere sette, come quegli altri fratelli che dovevano essere onorati con una vendetta a freddo.
Il 10 maggio del 1945 - a Pieve di Cento, non lontano da Campegine, paese dei fratelli Cervi - degli uomini armati bussarono alla porta degli anziani coniugi Govoni, contadini da generazioni, e prelevarono sette dei loro figli; l’ottava si salvò perché, sposata, si era trasferita altrove. Soltanto Dino (41 anni) e Marino (33) avevano aderito alla Rsi, senza peraltro essersi macchiati di delitti o soprusi. C’erano poi Emo (32 anni), Giuseppe, padre di un bambino di tre mesi (30), Augusto e Primo (di 27 e 22 anni). Venne presa anche Ida, che aveva vent’anni e stava allattando un bambino di due mesi. Gli uomini con il mitra dissero che si trattava soltanto di un breve interrogatorio, per raccogliere delle informazioni.
La vecchia madre, anni dopo, chiedeva ancora disperatamente notizie dei figli a un amico degli uomini che li avevano prelevati. Si sentì rispondere: «Cercali con un cane da tartufi».
I sette giovani Govoni erano stati buttati in una fossa comune, ad Argelato, insieme ad altre dieci vittime. Quando i cadaveri vennero ritrovati, sei anni dopo, si scoprì che uno solo aveva ferite di arma da fuoco. Portati in un magazzino, tutti erano stati presi a calci, pugni e bastonati per tutta la notte; la mattina dell’11 maggio, sull’orlo di una fossa anticarro, erano stati finiti per strangolamento con un filo del telefono, oppure a colpi di roncole, vanghe e zappe. Finora ho usato la parola vendetta, ma la vendetta c’entra poco: il progetto politico dei partigiani comunisti era seminare il terrore per continuare ad avere il controllo della situazione, anche a guerra finita, almeno nelle zone più «rosse».
Gli autori dell’eccidio, la «Brigata Paolo» venivano da formazioni partigiane comuniste. Il processo, in seguito si concluse con quattro condanne all’ergastolo: ma i quattro erano già stati messi al sicuro, oltrecortina. Cesare e Caterina Govoni, i due genitori, ricevettero dallo Stato una pensione di 7000 lire, mille lire per ogni figlio. Non mi serve fare il conto del corrispondente in euro dei nostri giorni. Sono dolori che niente può pagare.
Ma, forse, oggi, un rimedio c’è. Si continui a dare il giusto onore ai fratelli Cervi, giustiziati in base a una legge di guerra – un’atroce guerra civile - perché ospitavano in casa soldati stranieri, sbandati o fuggiti dai campi di prigionia. Ma si onori anche la memoria di chi è stato ucciso – senza «avere fatto niente» - per un motivo più abietto: spargere il terrore in tempo di pace.
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Cita:
barionu ha scritto:



Dai Blitz, si chiamavano Zeloti ai tempi del Jesus , i Partigiani contro Roma , i Vietcong/Charly in Vietnam , i Mujahidin contro gli Inglesi, poi i Russi , ora gli Usa e gli Europodi,

i Partigiani ci saranno sempre .

Mi ricordo ai tempi " Ora e per sempre resistenza " ....il burlone aggiungeva Magneti Marelli .


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Ho capito che vuoi dire, ma farsi candeggiare il cervello dai...

Quella burlonata della resistenza, me la ricordo anch'io [:D]



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Io sapevo che era la festa degli elettricisti: tutti a misurare la ... "resistenza"! [:246]



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MessaggioInviato: 26/04/2010, 12:25 
Non capisco il vostro voler riscrivere la storia. Vi da così tanto fastidio che in passato alcune persone abbiano potuto lottare, combattere e morire per la libertà? Ringraziate chi ha scelto la montagna invece dell'inchino riverenziale, altrimenti ora avremmo parlato tedesco. [V] (e naturalmente non mi rivolgo ad Enkidu, che ha scritto l'ennesimo post da incorniciare)


Ultima modifica di Knukle il 26/04/2010, 12:27, modificato 1 volta in totale.

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Certo che ringraziamo anche loro! Ci mencherebbe! ma da qui, a farli passare tutti per .... Vabbèh.



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Certo che ringraziamo anche loro! Ci mencherebbe! ma da qui, a farli passare tutti per .... Vabbèh.


Ma ci mancherebbe, non erano tutti eroi ne super uomini. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio. C'era chi invece di parteggiare stuprava e saccheggiava, purtroppo. Piuttosto, mi da fastidio questo revisionismo ad oltranza...


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Cita:
Knukle ha scritto:

Vi da così tanto fastidio che in passato alcune persone abbiano potuto lottare, combattere e morire per la libertà? Ringraziate chi ha scelto la montagna invece dell'inchino riverenziale, altrimenti ora avremmo parlato tedesco. [V]


Come non quotarti?

E' anche vero che per alcuni utenti, la priorità assoluta (in ogni post) è quella di estremizzare i concetti per poi suddividere le cose come se fossero tutte bianche o tutte nere, tutte di destra o tutte di sinistra, tutte della Roma o tutte della Lazio. Come se al mondo non esistessero "milioni di colori" intermedi in grado di meritare comunque la nostra attenzione.

Personalmente, questo modo di fare oramai diffuso, comincia a darmi davvero il voltastomaco.....



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Da castigare perché sulle spalle portavano la bandiera rossa invece di quella americana?
Ma che te frega del colore, potevano essere verdi blu bianchi e gialli.. l'importante è ciò che hanno contribuito a fare.

Vedi un po' cosa son costretto a leggere. Ora i cattivi non sono più i fascisti ma i pochi che han tentato di opporsi.


Ultima modifica di Lawliet il 26/04/2010, 14:55, modificato 1 volta in totale.


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