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“Vedere” lungo 9 diverse lunghezze d’onda, non è da tutti. Planck ha fatto proprio questo, guardando in profondità con diversi occhi verso le regioni di formazione stellare nelle costellazioni di Orione e Perseo. L’immagine sopra mostra il medio interstellare in una regione della Nebulosa di Orione, dove le stella si formano attivamente in grande numero. “La forza della grande copertura in tante lunghezze d’onda di Planck è immediatamente visibile in queste foto” spiega Peter Ade, della Cardiff University, co-Investigatore su Planck. ” L’anello rosso visibile qui, è l’Anello di Barnard(una famosa nebulosa a emissione),e il fatto che sia visibile a lunghezze d’onda più lunghe ci dice che è emessa da elettroni caldi, e non dalla polvere interstellare. L’abilità di separare i diversi meccanismi di emissione è una caratteristica chiave della missione primaria di Planck.”
Una sequenza di immagini, qui sotto, mostra in comparazione, una regione dove meno stelle si stanno formando, vicino alla costellazione di Perseo. Questo mostra come la struttura e la distribuzione del medio interstellare può essere distillato dalle immagini ottenute con Planck.

A lunghezze d’onda dove i sensibili strumenti di Planck osservano, la via Lattea emette fortemente lungo grandi porzioni del cielo. L’emissione nasce principalmente da 4 processi, ognuno dei quali possono essere isolati usando Planck. Alle lunghezze d’onda più lunghe, di circa 1cm, Planck mappa la distribuzione delle emissioni sincrotroniche prodotte dei elettroni a velocità elevate che interagiscono con i campi magnetici della Via Lattea. A lunghezze d’onda intermedi, di qualche millimetro, le emissioni sono dominate da gas ionizzato che viene riscaldato da stelle appena formate. Alle lunghezze d’onda più corte, di circa 1mm e sotto, Planck mappa la distribuzione della polvere interstellare, incluse le regioni fredde compatte nella fase finale del collasso verso la formazione di nuove stelle.
“La vera forza di Planck è riuscire a combinare i strumenti di rilevamento ad Alta e Bassa Frequenza, che ci permette, per la prima volta, di distinguere i tre piani.” spiega il Professor Richard Davis, dell’Università di Manchester, del Centro Jodrell Bank per l’Astrofisica. “Tutto questo è di massimo interesse per sua buona ragione, ma ci permette anche di osservare il Background Cosmico a Microonde,molto più chiaramente.
Una volta formate, le nuove stelle disperdono i circondanti gas e polvere, cambiando il loro proprio ambiente. Un delicato equilibrio tra formazione stellare e la dispersione di gas e polvere regola il numero di stelle che ogni galassia può produrre. Molti processi fisici influenzano questo equilibrio,inclusa la gravità, il riscaldamento ed il raffreddamento del gas e della polvere, i campi magnetici e altro ancora. Come risultato di queste interazioni,il materiale si riassetta e riordina in fasi che coesistono fianco a fianco. Alcune regioni conosciuto come “nubi molecolari”, contengono gas densi e polvere, mentre altri, chiamati Ciro(nome preso dalle omonime formazioni nuvolose terrestri), contengono materiale più diffuso.

Dato che Planck può osservare in un cosi ampi gamma di frequenze, può per la prima volta, fornirci dati simultanei riguardo a tutti i principali meccanismi di emissione principali. E cosi, l’ampio raggio di copertura di varie lunghezze d’onda, richiesto per lo studio del Background Cosmico di Microonde, si dimostra utile anche per il cruciale studio del medio interstellare.
“Le mappe di Placnk sono davvero fantastiche” spiega il Dr. Clive Dickinson, anch’esso dell’Università di Manchester. “Questi sono tempi davvero eccitanti.”
Planck mappa il cielo con i suoi due strumenti, HFI(High Frequency Instrument) che copre le frequenze da 100 a 857 GHz(lunghezze d’onda da 3mm a 0.35mm), eppoi c’è il Low Frequency Instrument(LFI) che include le frequenze che vanno da 30 a 70 GHz(lunghezze d’onda da 10mm a 4mm).
Il Team di Planck completerà il primo esame totale del cielo a metà del 2010, ed il telescopio continuerà a raccogliere dati fino alla fine del 2012, durante questo periodo avrà completato 4 scansioni del cielo. Per arrivare ai principali risultati cosmologici, serviranno almeno 2 anni di analisi dei dati. Il primo set di dati processati e analizati saranno disponibili alla comunità scientifica del mondo verso la fine del 2012.
Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2010 ... /#more-724