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MessaggioInviato: 07/08/2010, 19:33 
Non c'è limite alla follia umana!!! [8)]


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 01:16 
TGCOM : Cuba, monito di Castro a Obama

Lider maximo in Parlamento dopo 4 anni

Fidel Castro è apparso in pubblico per la prima volta dopo 4 anni. Accolto in Parlamento da un lungo applauso, è intervenuto nel corso di una sessione straordinaria da lui convocata per scongiurare l'ipotesi di un conflitto tra Usa, Israele e Iran. Castro ha avvertito sul rischio di una guerra nucleare, che solo solo Barack Obama può scongiurare: "Se darà l'ordine per un attacco nucleare condannerà alla morte istantanea milioni di persone".

Con indosso la tradizionale camicia militare verde oliva, il leader Maximo, che compirà 84 anni venerdì prossimo, è stato accolto da fragorosi applausi e da evviva da parte dei deputati e dal fratello e suo successore Raul, 79 anni. E' anche la prima volta che Fidel Castro interviene in diretta alla tv dalla grave malattia che il 31 luglio 2006 lo aveva costretto a cedere la presidenza al fratello.

Il 26 luglio scorso, lo stesso padre della Rivoluzione cubana, che resta il Primo segretario del Partito comunista, aveva dichiarato che avrebbe sollecitato la convocazione di una seduta straordinaria del Parlamento per mettere in guardia il mondo contro l'imminenza di un conflitto nucleare nel vicino e Medio Oriente su istigazione degli Stati Uniti.


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 17:21 
Cambiamenti climatici: Probabile prossima migrazione di 7 milioni di messicani
28 luglio 2010


Da uno studio statunitense si è registrato che a causa dei cambiamenti climatici in corso, nei prossimi 70 anni, 7 milioni di messicani migreranno verso il nord America. Lo studio condotta la Princeton University ha elaborato i dati della emigrazione dal 1995 al 2005 mettendoli a confronto con il rendimento dei raccolti agricoli in base ai dati climatici. Praticamente la mancanza di raccolti sufficienti a causa della siccità e la povertà che ne deriverà secondo lo studio effettuato, porterà entro meno di un secolo a far emigrare una intera popolazione pari a quasi sette milioni di persone verso il nord America. Gli studiosi hanno inoltre precisato che tali dati possono essere immedesimati anche ad altre zone del pianeta che presenteranno presto le stesse problematiche.

Fonte
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.6269.7


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 17:23 
I media non ne parlano ma i preparativi per la guerra contro l'Iran sono ad uno stadio avanzato

"L’umanità è ad un crocevia pericoloso. Le preparazioni di guerra per attaccare l’Iran sono “pronte ad in uno stadio avanzato”. Le armi ad alta tecnologia, incluse le testate nucleari sono pienamente dispiegate.

Questa avventura militare è stata nei disegni del Pentagono sin dalla metà degli anni 90. Prima l’Iraq poi l’Iran, secondo un documento declassificato del 1995 da parte del comando centrale USA.

L’escalation è parte della agenda militare. Mentre l’Iran è il prossimo obbiettivo insieme a Siria e Libano, questo dispiegarsi militare minaccia anche la Corea del Nord, la Cina e la Russia.

Sin dal 2005, gli USA e i suoi alleati, incluso i partners americani della NATO e Israele, sono stati coinvolti nel massiccio dispiego e accumulo di sistemi di armi avanzate. I sistemi di difesa aerei degli USA, dei paesi membri della NATO e di Israele sono pienamente integrati.

(…) Il ruolo dell’Egitto, degli Stati del Golfo e della Arabia Saudita (all’interno della alleanza militare estesa) è di particolare rilevanza. L’Egitto controlla il transito delle navi da guerra e delle petroliere attraverso il Canale di Suez. L’Arabia Saudita e gli Stati del Golfo occupano le coste sud occidentale del golfo Persico, lo stretto di Hormuz e il Golfo di Oman.

Agli inizia di giugno "l’Egitto ripetutamente permise ad una nave israeliana e a undici americane di passare attraverso il Canale di Suez… in apparente segnalazione verso l’Iran... Il 12 giugno, la stampa regionale rilasciò delle comunicazioni in cui si diceva che i Sauditi aveva garantito ad Israele il diritto di volare sopra il loro spazio aereo (Muriel Mirak Weissbach, Israel’s Insane War on Iran Must Be Prevented., Global Research, July 31, 2010)

Guerra e Crisi Economica

Le ampie implicazioni dell’attacco NATO- Israelee USA all’Iran sono lungimiranti. La guerra e la crisi economica sono intimamente correlate. L’economia della guerra è finanziata da Wall Street, che è il creditore della amministrazione USA. I produttori americani di armi sono i destinatari dei contratti multimiliardari in dollari stipulati dal Ministro della Difesa USA e relativi ai sistemi di armi avanzate. In cambio “la battaglia del petrolio” nel Medio Oriente e dell’Asia centrale serve direttamente gli interessi dei giganti petroliferi angloamericani.

Immagine

Gli USA e i suoi alleati stanno “battendo il tamburo di guerra” sull’altura di una depressione economica mondiale, per non citare la più seria catastrofe ambientale nella storia del mondo. Uno dei maggiori giocatori (la BP) sulla scacchiera geopolitica del Medio Oriente- Asia Centrale, precedentemente noto come compagnia petrolifera anglo persiana, è l’istigatore del disastro ecologico bel Golfo del Messico.

La disinformazione mediatica

L’opinione pubblica, che oscilla nel battage pubblicitario mediatico, tacitamente sostiene, è indifferente o ignorante ai probabili impatti di ciò che si conferma come “operazione punitiva ad hoc” , diretta contro gli impianti nucleari iraniani piuttosto che una guerra tout court .

(…) La vera crisi che sta minacciando l’umanità, secondo i media e il governo, non è la guerra ma il “global warming”. I media fabbricano una crisi dove crisi non c’è: “una paura globale” – la pandemia globale H1N1- ma nessuno sembra temere una guerra nucleare sponsorizzata dagli Usa.

La Guerra all’Iran alla opinione pubblica viene presentata come una questione tra le tante altre. Non è vista come una minaccia alla “Madre Terra”, come nel caso del “global warming”, non è una notizia di prima pagina.

Il fatto che un attacco all’Iran possa portare ad una escalation e rilasciare potenzialmente una guerra globale non è una questione che preoccupi…"

Autore: Michel Chossudovsky / Traduzione e sintesi a cura di: Cristina Bassi / Fonte originale: globalresearch.ca / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com

Fonte
http://www.ecplanet.com/node/1628


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 22:46 
Guerra all'Iran. Il "plausibile scenario" di Brzezinski!

di Giulietta Chiesa*

Uno scenario "plausibile" per uno "scontro militare con
l'Iran"? Eccolo. E, per favore, non distraetevi: "il
fallimento [del governo] iracheno nell'adempiere ai
requisiti [posti dall'amministrazione di Washington], cui
faranno seguito le accuse all'Iran di essere responsabile
del fallimento, indi, mediante qualche provocazione in Iraq
o un atto terroristico negli Stati Uniti attribuito all'Iran
, [il tutto] culminante in un'azione militare 'difensiva'
degli Stati Uniti contro l'Iran".

L'autore di questa sensazionale rivelazione si chiama
Zbigniew Brzezinski, Segretario alla Sicurezza Nazionale con
Jimmy Carter, uno dei maggiori esperti e consiglieri di
politica estera di numerose Amministrazioni americane.
Dichiarazione fatta e registrata il 2 Febbraio scorso
nell'audizione della Commissione Difesa del Senato degli
Stati Uniti d'America, nella quale, per la prima volta in
assoluto, una voce americana la cui autorevolezza non può
essere messa in discussione, considera "plausibile" che
qualcuno, negli Stati Uniti, possa organizzare un attentato
terroristico contro gli Stati Uniti, per poi attribuire il
tutto a qualche nemico esterno e scatenare una guerra.

Non fa venire i brividi? Non fa venire in mente l'11
Settembre, che a questo "plausibile scenario" assomiglia
come una goccia d'acqua?

Dunque Brzezinski informa i senatori che l'amministrazione
Bush - per meglio dire qualcuno al suo interno e molto in
alto - sta cercando un pretesto per attaccare l'Iran. E
quale pretesto! Si aggiunga che le tappe "1" e "2"
(fallimento iracheno e immediata accusa di Washington contro
Teheran) si sono già realizzate nei giorni scorsi e i
giornali ne sono pieni. Restano le tappe "3" e "4" che
potrebbero avvenire in qualunque momento.

Perché non c'è dubbio che Brzezinski non si sarebbe
spinto a pronunciare quelle parole se non avesse saputo che il piano
è già scattato e se non avesse deciso che l'unico modo
per bloccarlo è di svelarlo.

Ma non c'è riuscito, fino a questo momento, perché il
mainstream informativo sembra non essersi accorto di niente.
E questo silenzio di tomba conferma la sostanziale
complicità dei media con gli organizzatori della guerra.

Delle rivelazioni di Brzezinski ha infatti parlato solo il
Financial Times, ma in sordina, quasi come ordinaria
amministrazione. Molto rivelatore anche il comportamento
dell'Associated Press, che ha riferito la notizia, ma
omettendo il riferimento a un possibile attentato
terroristico sul territorio degli Stati Uniti.

I senatori non hanno chiesto delucidazioni, nemmeno i
democratici, troppo impauriti dalle loro responsabilità
nella guerra irachena per poter fermare quella iraniana che
metterà alla berlina la loro bipartisanship.

Ma come ignorare una voce come quella di Zbigniew Brzezinski,
un uomo che ha guidato per anni i servizi segreti e non ha
mai perduto il contatto con loro? Come tacere sulle
conclusioni di colui che organizzò la trappola afghana in
cui caddero i sovietici nel 1979? Qualcuno, adesso, (specie
tra coloro che hanno taciuto sull'11 Settembre e poi,
chiamati a risponderne, hanno difeso a spada tratta la
versione ufficiale, organizzata dai mentitori che stanno
costruendo questo stesso "plausibile scenario") dirà che
stiamo forzando quello che Brzezinski ha effettivamente
detto.

Il fatto è che l'ex-Segretario alla Sicurezza Nazionale ha
detto molto di più. E ha chiarito ai senatori (forse)
allibiti che stava proprio parlando di una provocazione
ordita non da Al Qaeda, ma dall'interno
dell'Amministrazione. Lo ha fatto ricordando l'articolo del
New York Times del 27 marzo 2006 che riprodusse il
memorandum di un "colloquio privato" tra Bush e Blair, due
mesi prima dell'inizio dell'attacco contro l'Iraq. Quel
memorandum, mai smentito, era stato steso da uno degli
accompagnatori del premier britannico e infatti uscì da
una gola profonda di Londra. In quell'articolo - ecco cosa dice
Brzezinski - "al Presidente venivano attribuite
preoccupazioni per il fatto che avrebbero potuto non esserci
in Iraq armi di distruzioni di massa", che si sarebbero
dovute mettere in piedi altre basi per sostenere l'azione
bellica".

E Brzezinski continua: "vi leggerò semplicemente ciò che
quel memorandum sembra contenere, secondo il New York Times:
il Presidente e il Primo Ministro riconobbero che in Iraq
non erano state trovate armi non convenzionali. Di fronte
all'eventualità di non trovarne alcuna prima della
pianificata invasione, il signor Bush parlò di diversi
mezzi atti a provocare lo scontro. Descrisse i diversi modi in cui
ciò avrebbe potuto essere fatto. Non vorrei entrare nei
dettagli.quei modi erano abbastanza sensazionali, perlomeno
uno di essi lo era."

Nel memorandum del New York Times - Brzezinski delicatamente
non lo ricorda ai senatori - c'era l'abbattimento di un
aereo americano da ricognizione in alta quota, la cui
responsabilità sarebbe stata scaricata su Saddam Hussein.
Ovvio che qui non si parla di Osama Bin Laden. Il
giornalista Barry Grey ( http://www.wsws.org ) gli chiede, per
essere certo di aver ben capito: lei sta suggerendo che
c'è la possibilità che ciò possa aver avuto origine
all'interno dello stesso governo americano?". La risposta di Brzezinski
è tutt'altro che una smentita: "Io sto dicendo che
l'intera situazione può sfuggire di mano e che ogni tipo di calcoli
può produrre circostanze che sarà assai difficile
ricostruire". Esattamente come avvenne l'11 Settembre.
Stanno preparando la guerra e tutti i più importanti mass
media tacciono. Forse ce la racconteranno dopo come hanno
già fatto altre volte.

da http://www.megachip.info /
febbraio 2007


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 22:50 
Home Te lo Nascondono Missili Patriot attorno all’Iran,La guerra e' gia' decisa
Missili Patriot attorno all’Iran,La guerra e' gia' decisa
Scritto da Administrator
Venerdì 12 Febbraio 2010 11:38

utto è pronto per avviare l’attesa escalation militare destinata a colpire l’Iran e il controverso regime degli ayatollah. Il giro di vite annunciato dall’Italia sulla necessità di “sanzioni” dopo l’assalto all’ambasciata tricolore di Teheran fa parte delle variabili di un piano orchestrato da tempo. Mentre le immagini (muscolari) di esercitazioni missilistiche in Iran riempiono gli schermi occidentali ingenerando l’impressione di una minaccia incombente, nessuno ha fatto caso alla vera notizia: gli Usa stanno per circondare l’Iran con batterie di missili Patriot, per neutralizzare la risposta iraniana ad un eventuale attacco.

Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi: «Ognuno di questi paesi, secondo il generale Petraeus – rivela Simone Santini su “Clarissa” (http://www.clarissa.it) – riceverà due batterie di sistemi di missili anti-missile difensivi denominati Patriots, mentre negoziati sono in corso con l’Oman». Il termine “difensivo” non deve trarre in inganno: «Il sistema è concepito per rispondere ad eventuali rappresaglie iraniane in seguito ad un attacco che coinvolga la penisola arabica come corridoio aereo».

In questo modo, aggiunge Santini, Washington intende ottenere una serie di risultati: accrescere la pressione su Teheran; rassicurare i paesi arabi vicini senza l’intervento sul posto di truppe che potrebbero contrariare le opinioni pubbliche di quei paesi; calmare e dissuadereIsraele da un attacco preventivo, il cui rischio è evidentemente reale. I paesi del Golfo sono sempre più inquieti di fronte alla tensione internazionale che cresce fra Iran e Occidente: da più parti si ammette ormai che la crisi sul nucleare possa sfociare in un aperto conflitto, come dimostrano l’armata saudita di 30.000 uomini e gli 80 F-16 acquistati dagli Emirati Arabi Uniti, principale cliente bellico degli Usa, con una spesa di 17 miliardi di dollari nell’ultimo biennio.......continua





Secondo Santini, gli Usa hanno deliberatamente ignorato il sofferto annuncio di Teheran: disponibilità a sviluppare all’estero il proprio programma nucleare civile, per spezzare l’assedio di chi accusa l’Iran di prepararsi alla produzione di armi atomiche. Il ministro degli esteri Manucher Mottaki il 5 febbraio a Monaco di Baviera ha confermato le aperture del presidente Mahmud Ahmadinejad per esternalizzare l’arricchimento dell’uranio, affidando il processo al controllo dell’Aiea, l’agenzia nucleare dell’Onu.

Accordo sfiorato? A gelare l’apertura dell’Iran, spiega Santini, è intervenuto il segretario alla Difesa americano Robert Gates: «Non ho l’impressione che siamo vicini ad un accordo, l’Iran non ha fatto nulla per rassicurare la comunità internazionale della sua volontà di rispettare il Trattato di non proliferazione o metter fine ai progressi verso un’armanucleare». Una chiusura frontale, da parte di una delle “colombe” di Washington, fino a ieri favorevole a un accordo.

Cambio di strategia, dunque. Confermato da un’altra notizia, diffusa dalla televisione iraniana Press-Tv: il capo della Cia, Leon Panetta (altro esponente ascrivibile alla fazione moderata di Gates) a fine gennaio si sarebbe segretamente recato in Israele per incontrare il primo ministro Netanyahu, il ministro della difesa Ehud Barack e il capo del Mossad, Meir Dagan. Motivo del meeting, inizialmente previsto per il mese di maggio: la crescente possibilità di una guerra nella regione. Obiettivi indicati: Iran, Libano, Siria e anche Hamas nei Territori occupati palestinesi.

Si è così arrivati al 7 febbraio, quando Ahmadinejad ha annunciato in televisione che, vista l’indisponibilità dell’Occidente per un accordo sulnucleare civile iraniano, il suo governo avvierà autonomamente la produzione di uranio arricchito. «Non è una provocazione o una sfida, come ha titolato la quasi totalità dei media occidentali, ma, dal punto di vista giuridico internazionale, l’attuazione di uno specifico diritto», osserva Santini. «L’Iran, infatti, quale sottoscrittore del Trattato di Non Proliferazione, ha la possibilità di arricchire uranio, sotto controllo Aiea, come sta regolarmente accadendo, per scopi civili».

La risposta occidentale è stata aspra. «Sull’Iran, buio pesto», ha ammesso a “Repubblica” l’ammiraglio italiano Giampaolo Di Paola, presidente del Comitato militare della Nato, anche se Ahmadinejad ha specificato che, in caso di accordo, l’arricchimento dell’uranio può essere sospeso in qualunque momento, a riprova di quanto il governo iraniano stia disperatamente cercando una via d’uscita e tentando di ottenere una sponda favorevole dall’esterno.

«Diplomaticamente – osserva Santini – gli occidentali si trovano ora nella migliore condizione possibile per concludere un accordo vantaggioso. Se la mano tesa (”open hand”) di Obama fosse stata sincera, è in questo frangente che essa avrebbe dovuto mostrarsi. Invece, dopo un periodo di silenzio sul tema, il 9 febbraio è arrivato da Obama il segnale definitivo di chiusura, la porta sbarrata: “L’Iran si è posto sulla strada per ottenere la bomba. Questo è inaccettabile”. Il partito della guerra voleva arrivare a questo stadio del processo, in questo preciso punto».

Un ruolo di mediazione poteva essere svolto efficacemente dall’Italia, per gli storici legami anche economici con Teheran e dopo l’apertura diBerlusconi alla Libia di Gheddafi. «Questo credito è stato completamente bruciato con la recente visita del premier in Israele ed il discorso pronunciato alla Knesset», in cui Berlusconi ha giustificato la strage diGaza, dove secondo l’Onu sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il risposizionamento italiano verso Israele ha così azzerato ogni possibile dialogo con l’Iran.

Anche analisti prudenti come Lucio Caracciolo hanno avvertito la problematicità dello strappo: «Gli attacchi senza precedenti di SilvioBerlusconi al regime iraniano rappresentano probabilmente anche il frutto dei suoi recenti incontri con i dirigenti israeliani». Secondo il direttore di “Limes”, «nel nostro rapporto con Gerusalemme verremo valutati soprattutto per quello che vorremo e sapremo fare contro Teheran. In particolare, bisognerà vedere fino a che punto saremo disposti a sacrificare i nostri tradizionali, corposi vincoli economici e commerciali con l’Iran».

In ogni caso, i prossimi mesi saranno decisivi. L’Italia potrebbe essere fondamentale nell’isolamento dell’Iran. E i soldati italiani schierati in Libano e in Afghanistan «sotto l’ambiguo ombrello della protezione iraniana», che ha influenza sui miliziani sciiti, sarebbero «tra i primi a subire direttamente e indirettamente le conseguenze di una guerra». I nostri contingenti «sarebbero probabilmente oggetto delle prime rappresaglie iraniane».

Quello che Caracciolo chiama “il partito del bombardamento” necessita di un ulteriore scatto nell’escalation della crisi. Si teme per l’11 febbraio, anniversario della vittoria della rivoluzione islamica: a Teheran è previsto un picco di tensione negli scontri di piazza. «Uno scenario che potrebbe facilmente degenerare e sfociare nell’imposizione della legge marziale, arresti indiscriminati (se non peggio) tra la popolazione e tra i leaders del movimento di protesta. Insomma, una sorta di colpo di stato militarista non più strisciante ma palese», conclude Santini. «A quel punto, l’allarme verso un paese non più sotto controllo (e determinato ad avere la bomba) equivarrebbe ad uno stato di urgenza e necessità che può giustificare qualunque intervento dall’esterno» fonte: megachip


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 22:55 
Ahmadinejad contro Usa e Russia
"Preparano scenario di guerra all'Iran"
Il presidente iraniano accusa gli americani di voler attaccare "uno o due paesi" del Medio Oriente amici del regime di Teheran. E il presidente russo Medvedev di essere diventato il "portavoce" della strategia Usa. "Ma la nazione iraniana manderà in frantumi la loro propaganda"
Il presidente iraniano Ahmadinejad
TEHERAN - Ahmadinejad all'attacco di Usa e Russia, i primi accusati di preparare la guerra contro "uno o due paesi del Medio Oriente", la seconda di esserne diventata complice. Anche se il presidente iraniano, citato dall'agenzia Mehr, non parla di un attaco diretto al suo paese, si tratterebbe di uno "scenario di guerra contro l'Iran", un "copione" preparato dagli americani che prevede di "attaccare uno o due Paesi in Medio Oriente amici dell'Iran con l'aiuto dei Sionisti per indebolire la determinazione della nazione iraniana. Ma la nazione iraniana - ha affermato Ahmadinejad - manderà in frantumi centinaia di messe in scena propagandistiche come questa".

Quanto alla Russia, fino a qualche mese fa il migliore alleato dell'Iran nel suo braccio di ferro con la comunità internazionale sul programma atomico, Ahmadinejad ha accusato il presidente Dimitri Medvedev di essere diventato addirittura il "portavoce" della politica americana contro il programma nucleare di Teheran. In particolare, di avere dato "il segnale d'avvio" al "copione Usa" quando, il 12 luglio scorso, ha affermato che Teheran è "vicina ad avere il potenziale" per fabbricare una bomba atomica. "Le affermazioni di Medvedev sono un messaggio pubblicitario per la rappresentazione teatrale che gli Usa vogliono mettere in scena".

Proprio la Russia sta ultimando la prima centrale nucleare iraniana a Bushehr, ma recentemente ha moltiplicato le prese di posizione critiche verso la Repubblica islamica e il 9 giugno scorso ha votato a favore di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che ha imposto nuove sanzioni a Teheran. "Non capisco perché qualcun altro voglia pagare i costi per gli americani, che pagano sempre i loro costi dalle tasche degli altri" ha concluso Ahmadinejad.


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Israele prepara la guerra contro l'Iran.
Scritto il 2010-06-24 in News


Israele schiera sottomarini armati di missili nucleari al largo delle coste iraniane: così titolava ieri il giornale israeliano Ha'aretz, riprendendo un'inchiesta del britannico Sunday Times. Secondo quanto dichiarato da un ufficiale israeliano, uno dei quattro sottomarini «Dolphin», forniti dalla Germania, si trova già nel Golfo e, con i suoi missili da crociera a testata nucleare (1.500 km di gittata), può colpire qualsiasi obiettivo in Iran.

Alla fine della settimana scorsa, una dozzina di navi da guerra statunitensi e almeno un'unità lanciamissili israeliana avevano attraversato il Canale di Suez, dirette nel Golfo persico, per accrescere la pressione su Tehran. La ragione non è solo quella dichiarata: impedire che la Repubblica islamica si doti di armi nucleari. Ve n'è un'altra, più pressante: agli inizi della settimana scorsa Teheran ha firmato con Islamabad l'accordo, del valore di 7 miliardi di dollari, che dà il via alla costruzione di un gasdotto dall'Iran al Pakistan. Un progetto che risale a 17 anni fa, finora bloccato dagli Stati uniti. Nonostante ciò, l'Iran ha già realizzato 900 dei 1.500 km di gasdotto dal giacimento di South Pars al confine col Pakistan, che ne costruirà altri 700. Un corridoio energetico che, dal 2014, farebbe arrivare in Pakistan dall'Iran, ogni giorno, 22 milioni di metri cubi di gas. Il progetto iniziale prevedeva che un ramo del gasdotto arrivasse in India, ma New Delhi si è ritirata temendo che il Pakistan possa bloccare la fornitura.

C'è però sempre la Cina, disponibile a importare gas iraniano: la China national petroleum corporation ha firmato con l'Iran un accordo da 5 miliardi di dollari per lo sviluppo del giacimento di South Pars, subentrando alla francese Total cui Teheran non ha rinnovato il contratto (mentre l'italiana Eni continua a operare nei giacimenti di South Pars e Darquain). Per l'Iran si tratta di un progetto d'importanza strategica: Tehran infatti possiede le maggiori riserve di gas naturale dopo quelle russe, ancora in massima parte da sfruttare, e attraverso il corridoio energetico verso est può sfidare le sanzioni volute dagli Stati uniti. Ha però un punto debole: il suo maggiore giacimento, quello di South Pars, è offshore, situato nel Golfo Persico e quindi esposto a un blocco navale, come quello che gli Stati uniti possono esercitare facendo leva sulle sanzioni approvate dal Consiglio di sicurezza dell'Onu (che la settimana scorsa ha dato via libera al quarto pacchetto di misure punitive contro la Repubblica islamica).

A Washington brucia che il Pakistan, suo alleato, abbia firmato l'accordo con l'Iran pochi giorni dopo le sanzioni Onu. Da qui la mossa militare, in accordo con gli alleati europei, in particolare la Francia. La portaerei Harry Truman, che guida il gruppo navale diretto nel Golfo Persico, ha fatto scalo a Marsiglia, effettuando il 4-7 giugno nel Mediterraneo, con i suoi 80 caccia, un'esercitazione di interoperabilità con l'aviazione imbarcata sulla portaerei francese «De Gaulle». E mentre era in navigazione verso Suez, il 14 giugno, ha ricevuto la visita del ministro della difesa tedesco, accompagnato dal capo di stato maggiore della marina.

Manlio Dinucci
Fonte: http://www.ilmanifesto.it
23.06.2010


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MessaggioInviato: 08/08/2010, 23:07 
Teheran
La guerra segreta di Israele all'Iran
Omicidi mirati, sabotaggi, spionaggio
di Gregorio Schira
Massud Ali-Mohammadi è morto. È stato ucciso ieri da una motobomba fatta esplodere a distanza. Era un fisico nucleare. Negli scorsi tre anni era accaduto lo stesso a Shahram Amiri e Aredhir Hassanbpour, anch’essi fisici nucleari. E a molti altri, di cui non sono noti i nomi.
Le morti non sono mai state ufficialmente collegate (specie quella di ieri, troppo “fresca” per trarre conclusioni), ma sembra ormai certo che dietro a tutto ciò vi sia la mano del Mossad, gli abilissimi servizi segreti israeliani. Omicidi mirati, sabotaggi agli impianti, infiltrazioni nelle reti di società e aziende che forniscono le componenti necessarie per la tecnologia nucleare, spie e doppiogiochisti. Israele, aiutato dalla CIA, starebbe portando avanti da tempo un’azione di “disturbo” per impedire all’Iran di dotarsi dell’arma atomica.

Fantascienza? Assurde teorie di complotto? Questa volta no. Lo ammette uno stesso ex agente della CIA citato dal “Daily Telegraph”: «Gli incidenti sono architettati per intralciare il programma nucleare senza che il regime di Teheran se ne accorga. L’obiettivo è ritardare, ritardare, ritardare. Sino a quando si renderà possibile un’altra soluzione». Anche Reva Bhalla, un’analista del “think tank” statunitense “Stratfor”, molto vicino agli ambienti dell’apparato di sicurezza americano, non ha dubbi: «L’operazione coperta del Mossad ha l’obiettivo di eliminare fisicamente gli scienziati coinvolti nel programma e sabotare la catena di alimentazione del programma».

Evitare lo scatenarsi di una guerra (conseguenza più che certa di un bombardamento isareliano o statunitense) minando alla base il lavoro dei ricercatori di Teheran. Questo è il piano del Mossad. Un piano utilizzato già in passato contro l’Iraq di Saddam Hussein (negli anni ’80 furono tre gli scienziati iracheni uccisi dai servizi segreti israeliani). Oggi però, il lavoro del Mossad è molto più articolato e complesso. Secondo James Risen, un giornalista USA molto vicino alla CIA, da tempo squadre speciali israeliane e statunitensi si sono infiltrate in Iran. Qui hanno compiuto attentati contro gli impianti nucleari e assoldato spie iraniane per fare il doppiogioco. Ma non solo: Israele avrebbe persino costruito società di facciata che forniscano materiale “difettoso” agli scienziati di Teheran.
Una vera e propria storia da film, che permette agli Stati Uniti di Obama di utilizzare pubblicamente la politica della “mano tesa” ma nello stesso tempo di tener sott’occhio lo sviluppo tecnologico dell’Iran. Tutto ciò, ovviamente, finché Khamenei lo permetterà.

13.01.2010


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MessaggioInviato: 09/08/2010, 00:55 
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vimana131 ha scritto:


I media non ne parlano ma i preparativi per la guerra
contro l'Iran sono ad uno stadio avanzato



I lavoro dei media di oggi, è paragonabile al lavoro che possono fare i burattini.....
hanno tutti le mani legate e naturalmente un burattinaio che li guida.

Immagine

Purtroppo succederà la stessa cosa che è avvenuta con le ultime guerre
(Iraq e Afghanistan).... un bel giorno accenderemo la tv, e ci diranno
che le danze si sono già aperte. Senza nessun tipo di preavviso....


Cita:
GoldenBoy ha scritto:


Guerra all'Iran. Il "plausibile scenario" di Brzezinski!

non c'è dubbio che Brzezinski non si sarebbe
spinto a pronunciare quelle parole se non avesse saputo che il piano
è già scattato e se non avesse deciso che l'unico modo
per bloccarlo è di svelarlo.

Ma non c'è riuscito, fino a questo momento, perché il
mainstream informativo sembra non essersi accorto di niente.
E questo silenzio di tomba conferma la sostanziale
complicità dei media con gli organizzatori della guerra.



Ecco appunto...... Immagine



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 09/08/2010, 14:03 
TGCOM Nordcorea: Artiglieria Pyongyang Spara a Confine Mar Giallo

(ASCA-AFP) - Seoul, 9 ago - La Corea del Nord avrebbe sparato una raffica di proiettili d'artiglieria nelle acque del Mar Giallo, al confine con la Corea del Sud. Lo ha annunciato all'Afp un portavoce del Ministero della Difesa di Seul, che non ha pero' aggiunto ulteriori dettagli. Secondo l'agenzia Yonhap, Pyongyang avrebbe esploso un centinaio di colpi.


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Iran: Teheran Vara 4 Mini-Sommergibili Autarchici
Ieri - 20.05


(AGI) Teheran - Nuova dimostrazione di forza iraniana: teheran ha varato 4 piccoli sommergibili auto-prodotti. Si tratta di unita' della classe Ghadir da 120 tonnellate, che si aggiungono alle altre 7 unita' dello stesso tipo. Secondo Press TV, la marina degli ayatollah - che ripetutamente ha minacciato di bloccare lo stretto di Hormuz in caso di attacco israeliano o americano - conta anche su 3 sommergibili di fabbricazione russa della classe Kilo e su un'altra unita' autarchica da 500 tonnellate .


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http://www.corriere.it/esteri/10_agosto ... aabe.shtml

Mosca lancia il primo reattore iraniano
Il 21 agosto la Russia caricherà il carburante
nella centrale nucleare di Bushehr

L'ANNUNCIO

Mosca lancia il primo reattore iraniano

Il 21 agosto la Russia caricherà il carburante
nella centrale nucleare di Bushehr

MILANO - Nonostante l'allarme lanciato poche settimane fa dal suo presidente Dmitrij Medvedev, la Russia annuncia l'avvio della prima centrale nucleare iraniana, quella di Bushehr, nel sud del Paese. «Il combustibile sarà caricato nel reattore il 21 agosto» ha detto Sergeij Novikov, portavoce dell'agenzia atomica di Mosca Rosatom. «E' l'inizio del lancio fisico del reattore» ha aggiunto.

L'IMPIANTO - La costruzione della centrale era stata avviata dalla tedesca Siemens oltre 30 anni fa, prima della rivoluzione islamica del 1979. Era stata poi interrotta dalla guerra Iran-Irak del 1980 ed era stata Mosca, nel 1994, a riavviare il cantiere. «Le cassette di combustibile si trovano dentro la centrale, il loro caricamento nella zona attiva durerà un mese e dopo tre-quattro mesi il blocco energetico sarà alla sua potenza minima dell'1%», ha fatto sapere ancora Rosatom.

LE SANZIONI - La comunità internazionale aveva chiesto di ritardare la partenza dell'impianto ma la Russia ha ignorato l'appello. Secondo Mosca la centrale esula dalle sanzioni inflitte dal consiglio di sicurezza dell'Onu a Teheran per il suo programma di ricerca nucleare, sospettato di avere una natura militare. Sarà la Russia a gestire l'impianto, fornire il carburante e smaltire i rifiuti. Mosca è il principale fornitore di armi e tecnologie dell'Iran. Di recente però i rapporti si erano raffreddati, dopo che Mosca si era detta favorevole a sanzioni più dure nei confronti di Teheran per bloccare l'arricchimento dell'uranio. La collaborazione di Mosca è ritenuta decisiva perché le sanzioni siano efficaci.


Questo fatto renderà molto nervosi USA e Israele, e l'attacco all'IRAN diverrebbe imminente... [8]
Dicono che gli incendi in russia non centrino niente con questa storia... eppure la tempistica coincide...


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MessaggioInviato: 13/08/2010, 15:19 
Cita:
AgenteSegreto000 ha scritto:
Dicono che gli incendi in russia non centrino niente con questa storia... eppure la tempistica coincide...


Potrebbe trattarsi di una coincidenza. Così come di una reazione meccanica alla perdità di popolarità di Putin.

La questione, però, è di quelle che fanno tremare le vene dei polsi.



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(Tutta l'instabilità del Medio Oriente è la Siria; tutto passa da lì ...) [;)]



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